Gaslighting – il battaglione delle “amazzone pazze” del perverso narcisista

Tecnicamente gli ultimi manicomi in Italia sono stati chiusi nel 1994. La legge Basaglia, del 13 maggio del 1978 è stata attuata lentamente, ogni regione ha seguito un iter diverso.

È un argomento doloroso, caduto nel dimenticatoio. Perché? Perché è successo  con gente “pazza”, “irrazionale”, “governate dagli ormoni”, “isteriche”, “attaccabrighe”, “grezze”, “troppo sensibili”, “dementi”, che “dicono cose senza senso” e che “hanno la capacità di discernimento talmente limitata da alterare la realtà”.

Chi ha tempo per sentire cosa ha da dire uno squilibrato?

Chiunque abbia avuto a che fare con un narcisista perverso è costantemente bersagliato da queste accuse, le stesse che hanno portato istituzionalmente e legalmente, con l’appoggio dello Stato, migliaia di persone all’isolamento e alla perdita della propria identità.

A chi giova distribuire agli altri delle etichette così infamanti? Prima di descrivere tecnicamente in cosa consiste, vorrei proporre alcuni esempi di gaslighting nella vita di coppia:

  1. Un marito promette passare la giornata con i bambini; all’ultimo momento, però, decide di andare a giocare a calcio con gli amici; piuttosto che riconoscere la sua incapacità di mantenere la parola data, preferisce fingere di non aver mai promesso nulla. Non fa finta di essersi scordato. Se così fosse il suo comportamento potrebbe essere ritenuto una menzogna pura e semplice: avrebbe ammesso di essersi sbagliato, anche se non deliberatamente. Ciò che configura il gaslighting, in questo caso,è imputare alla moglie o ai figli, con i quali ha preso un impegno, un loro errore nella percezione dei fatti. La famiglia penserà “Abbiamo capito bene? La nostra conversazione è mai avvenuta? Abbiamo immaginato tutto? Noi, però, ce lo ricordiamo! Eppure lui è talmente convinto quando afferma di non aver promesso mai niente!”
  2. Supponiamo che, confrontato, il fantomatico marito – palesemente in difetto – si volti verso sua moglie per affermare che: è vero, ha promesso di restare con i bambini perché lei l’ha costretto; che va a giocare a calcio per il bene della famiglia e che tutti dovrebbero essere contenti e assecondarlo perché lui porta più soldi a casa; che lei lo stressa e lo attacca sempre, ecco che sfogarsi è un suo diritto; che è stata lei stessa a suggerirgli di andare a giocare a calcio per tenersi in forma, ecc. In sintesi, se lui non ha mantenuto la parola è perché lei, la moglie, ha le sue responsabilità. La vittima sotto accusa, quella costretta ad abdicare della poca libertà per compiacere alla moglie arpia è soltanto lui.
  3. Mettiamo che la moglie non riesca a mantenere la calma e abbia un’esplosione di rabbia. Lui, poiché la conosce bene, ha già la risposta immediata: “uffa, stai esagerando”, “sei permalosa”, “cerchi sempre il pelo nell’uovo”, “t’inalberi per un non nulla”, oppure se ne esce con delle frasi ironiche del tipo “d’accordo, io faccio solo cazzate/non valgo niente/sono una merda, resto con i bambini come vuoi tu… che ci posso fare? Tu vuoi avere sempre ragione, ecco perché vivere con te è un martirio!”.

Il gaslighting nasce sul piano della persuasione, dell’inganno e della finzione. È un vero crimine contro l’integrità psichica altrui:

La finalità dunque del gaslighting è quella di togliere all’avversario la padronanza di sé, l’autonomia del suo Io, la capacità decisionale, l’auto sicurezza, la fiducia nel proprio cervello, infine, nei casi più estremi, comunque possibile, la capacità di intendere e di volere, tutto ciò con il vantaggio del gaslighter di poter continuare ad avere un potere almeno su qualcuno, quindi una sorta di autostima per quanto guadagnata solo a spese altrui, non poggiante quindi su una base solida[1].

La vittima, specialmente perché crede nella buona fede del partner, cogita di essersi ingannata. Anzi, lei DEVE essersi ingannata. Per quale motivo una persona avrebbe bisogno di indurre in errore un’altra? Chi sarebbe tanto disonesto, tanto freddo, tanto faccia di bronzo da farlo? Il punto è che ci sono persone fatte proprio così, i narcisisti perversi:

Nel caso dei rapporti di coppia che portano il marchio della perversione, il perverso relazionale fa vivere la donna in un mondo rovesciato, sottosopra, di cui, per molto tempo, la donna fa fatica a rintracciare le coordinate. Paralizzata dallo sguardo del serpente, non riesce a trovare l’uscita, a distinguere il sopra dal sotto, il davanti dal dietro. Il sovvertimento della logica e della verità, attuato dal perverso, rende la donna incapace di capire, e contribuisce alla sua difficoltà di interrompere la relazione. Ciò che potrebbe venire chiamato collusione, nelle donne con partner maltrattanti, non è, di nuovo, che uno degli innumerevoli esiti del maltrattamento. Se si sostiene che la  confusione, la perdita della capacità di giudicare, il colpevolizzarsi, l’essere protettiva con il partner, tutti gli elementi, cioè,  che sono stati descritti come conseguenza dell’abuso, rappresentano i modi e le forme del meccanismo della collusione della donna verso il compagno, allora si scambiano – di nuovo! – le conseguenze per le cause. Inoltre, l’adottare l’ipotesi della collusione equivale ad assumere un atteggiamento di sospetto e di colpevolizzazione nei confronti della vittima (…)[2]

Il gaslighter agisce o parla come se l’altra persona non avesse il diritto di avvertire un sentimento, come se il suo sentire non fosse giustificato, minimizza avvenimenti gravi, impone all’altro di perdonare l’imperdonabile, di dimenticarlo per il bene di tutti, fa capire che se la coppia va in frantumi la colpa è soltanto dell’altro che “non capisce niente”, che “non l’ha mai amato e mai capito”.

Una delle specialità dei gaslighters è bombardare la vittima di affermazioni false, ingiurie e malvagità per sfruttare poi, al suo piacimento, l’eventuale reazione infuocata che ogni vittima, alla fine, fatalmente avrà. Quando ciò accadrà, ogni sentimento della vittima sarà recriminato dal gaslighter, le sue reazioni passionali saranno vendute al miglior offerente come opera di una persona squilibrata, nate dal nulla e senza un perché.

Sempre che la vittima perde il controllo, il gaslighter trionfa. I più perversi la consolano contemporaneamente, aumentando la confusione e la nebbia del rapporto. Spesso promettono di restare accanto alle malcapitate per “farle guarire” dal loro “carattere difficile”. Un vero sacrificio fatto per amore! Alcuni, addirittura, prendono l’impegno di cercare per la vittima un bravo professionista, qualcuno capace di risolvere il suo problema con i nervi, si mettono a “psicanalizzarla” con dei termini approssimativi: “tu reagisci così perché tua madre ti ha abbandonata, soffri della sindrome dell’abbandono, per questo vuoi che resti a casa e m’impedisci di uscire!”

Prendiamo uno dei casi raccontati da Riccardo Iacona nel libro inchiesta “Se questi sono gli uomini”[3]:

“Quando ci siamo sposati e siamo andati a vivere insieme sono cominciati i veri guai. Sempre più spesso usciva con gli amici, mi lasciava sola a casa, doveva comandare lui. Ecco quello che mi diceva sempre quando litigavamo perché usciva tutte le sere. La sua paura è sempre stata quella di essere dominato da una donna. “Io non voglio” mi diceva. “Sono io l’uomo e comando io.” Poi io mi arrabbiavo perché prima lavorava e mi portava i soldi a casa e poi invece ha cominciato a lavorare meno e comunque i soldi li teneva tutti per sé, per le serate con gli amici. Poi abbiamo smesso anche di fare l’amore, cioè lui non ha più voluto fare l’amore con me.”

“Perché?”

“Perché era sempre convinto che io l’avessi tradito.”

“E come faceva a tradirlo se lavoravi tutto il giorno e poi usciva solo con lui?”

“Era convinto, e quando lui si fissava non c’era cosa peggiore, lui era convinto che tutti lo tradivano anche se alla fine l’unico che tradiva era lui. Così si litigava tutto il giorno. Ogni tanto mi diceva: “Ti prometto che cambio, ti prometto che mi comporterò bene, starò a casa”, e si metteva a piangere. A me mi si stringeva il cuore e lo perdonavo.”

Chi non è mai entrato in una discussione con la certezza di aver ragione per poi andarsene chiedendo scusa, ma con una strana sensazione di confusione addosso come se il mondo fosse rovesciato? E il gaslighter, dentro la sua corazza narcisistica perversa, quali mezzi adotta per confondere così tanto le sue vittime?

Uno dei mezzi più importanti è la capacità di fingere a lunga tenuta e su molti piani nonché la considerazione della mendacità come arma da usarsi normalmente per vivere.

Il gaslighter che può avere successo nella sua opera malvagia deve essere pertanto un bravo attore, questo perché deve convincere l’avversario, ossia in genere la persona o una persona apparentemente amata – o stimata sul posto di lavoro -, delle sue buone intenzioni, del suo affetto immenso per essa, della sua stima. In tal modo verrà spianata la strada di ingresso da parte sua nell’Io della vittima che non starà all’erta come di fronte ad un nemico dichiarato e lascerà così che si concretizzi la manipolazione della sua personalità. (…)  Il gaslighter deve quindi essere disponibile, almeno nelle prime fasi del suo crimine, a sacrificarsi in parte per la compagna. La accompagna a fare la spesa per non farla stancare; in qualsiasi ufficio perché potrebbe non trovare parcheggio e perché sembra meglio andare in due negli uffici, magari vedendola assieme ad un uomo potrebbe essere trattata meglio e lui la potrebbe aiutare nel caso di difficoltà; in qualsiasi posto, da un’amica o dai parenti, allo sportello del bancomat, perché sarebbe pericoloso per una donna andare in giro da sola con i tempi che corrono. In tal modo la vittima si impigrisce sempre di più, diventa più comoda per così dire, si fa accompagnare volentieri un po’ per la compagnia, un po’ per non tirare fuori la macchina e pensare ai parcheggi, in realtà perché comincia a perdere delle abilità pratiche che prima possedeva. Così, a livello eminentemente inconscio, inizia attraverso la lusinga la demolizione vera e propria, più concreta della sua autostima. Questi sono, e altri affini a questi, gli strumenti di base in possesso del manipolatore[4].

Il gaslighter fa passare per gentilezza il suo bisogno di controllo, tanto che alla fine convincerà la vittima di non essere più in grado di guidare o di parcheggiare tra due macchine, la accuserà di non sapere sbrigare da sola determinate pratiche (che lui stesso si era proposto di sbrigare all’inizio del loro rapporto), la tratterà come un’ingenua, facilmente raggirabile da chiunque. Per meglio tenerla sotto controllo insinuerà cose terribili che gli possono capitare se esce da sola la notte o se va a correre la mattina presto. Cercherà di distruggere in ogni modo la sua autonomia di pensiero, le sue amicizie, le sue iniziative. Meglio restare a casa, informarlo di ogni passo dato. Se lo ama davvero, deve evitare che lui si preoccupi per lei o che s’ingelosisca troppo. Compito impossibile, giacché un gaslighter facilmente si offende e non sopporta chi lo contraddica.

Mettiamo che la donna non “ubbidisca” ai suoi ordini e raccomandazioni di restare a casa, “felicemente immobile” e vada a correre lo stesso o incontrarsi con delle amiche per una pizza. Ecco che dovrà affrontare la muraglia dei musi lunghi, dei malumori, delle insinuazioni varie (“sono certo che sei interessata a qualcuno che fa jogging nello stesso orario”) coniate apposta per farla sentirsi in colpa e portarla a desistere dell’attività sportiva. Con l’intento di tranquillizzare e rassicurare il gaslighter sulla propria onestà molte donne scelgono l’isolamento. Confondono l’amore, la cura e le normali preoccupazioni di un partner con un tipo molto specifico di violenza psicologica.

L’estremo tentativo di dimostrare al partner abusante di essere “brave ragazze” sarà sfibrante. Le richieste aumenteranno sempre. Nulla mai basterà:

Ma il pezzo forte della personalità del gaslighter, accanto alla finzione dei sentimenti e l’interpretazione del ruolo dell’innamorato perduto, è la distorsione della realtà. Che si tratti di distorsione della realtà attuata per confondere la vittima e farla dubitare del suo stato di salute mentale, di efficienza psichica, non esclude ed anzi sottolinea come il gaslighter possieda esso stesso il difetto di distorcere il reale, possieda il piacere di distorcere il reale. Tale distorsione riguarda soprattutto, ma non solo, l’area dei ricordi. Il manipolatore inizia a dire che la vittima gli ha detto qualcosa o che lui le ha detto qualcosa in passato, qualcosa che la vittima non può ricordare di avergli detto né di aver sentito perché essa non lo ha mai detto né lui lo ha mai detto a lei: “Me l’hai detto tu poco tempo fa, non ti ricordi? Davvero non ti ricordi?” oppure “Ne abbiamo parlato parecchio e non lo sai più? Ma non ti ricordi?”, oppure “Te l’ho detto già più volte, possibile che tu non ricordi mai niente!” e così via in un assalto di tal fatta. A proposito di ricordi mancati ed equivoci creati ad arte, il gaslighter cita in genere una situazione circostanziata che possa essere realmente presente alla vittima che la ricorda quanto a localizzazione nel tempo e nello spazio, in questo ambito il gaslighter inserisce la sua menzogna secondo i particolari prodotti dalla sua mente perversa, così che la vittima cominci a dubitare di se stessa e si convinca piano piano e con crescente angoscia e terrore di stare perdendo colpi, di non avere più una mente del tutto autosufficiente[5].

Esempio:

Maria e Pietro sono sposati. Immaginiamo la coppia sulla terrazza, a casa di amici. Pietro chiacchiera allegramente con la padrona di casa, mentre Maria gioca con il loro figlio piccolo in disparte. Il telefonino di Maria squilla, è un suo collega di lavoro che, a proposito, a Pietro sta antipatico. Maria risponde. Pietro si rabbuia. Più tardi, tra le mura domestiche, Pietro accuserà Maria di: 1. aver trascurato il loro figlio mentre parlava al telefono con il collega; 2. insinuerà che lei ha risposto con troppa velocità alla chiamata, che pareva ansiosa, proprio come una donna innamorata; 3. che la padrona di casa, da madre esemplare e sposa perfetta, al contrario di Maria, non avrebbe mai risposto al telefono tenendo per mano il suo bambino nella terrazza di casa sua, ma che sarebbe rientrata per non rischiare di farlo cadere. Maria, dopo gli attacchi efferati e tartassanti di Pietro sulla sua onestà e capacità genitoriale, finirà per scordarsi che dal parapetto della terrazza non si era mai avvicinata con il bambino in braccio. Inoltre, scoprirà qualche mese dopo che la “amica” in questione era stata amante per anni di suo marito.

Riporto un piccolo pezzo dell’articolo A message to women from a man: you are not crazy[6], di Yashar Ali, blogger e giornalista, pubblicato qualche anno fa nel Wall Street Journal e nel Time Magazine, lo potete trovare in rete in inglese:

Averci a che fare con un gaslighter non è una verità universale e comune a tutte le donne, riconosciamo, però, che molte di loro affrontano quotidianamente questo tipo di violenza sul lavoro, a casa, oppure in qualche relazione. Il gaslighting non è un concetto che riguarda unicamente donne insicure. Anche le donne assertive e fiduciose sono potenzialmente vulnerabili. Perché?

Perché le donne portano sulle spalle il peso delle nostre nevrosi. È più facile mettere sulle spalle delle nostre moglie, amiche, fidanzate e dipendenti, il peso dei nostri fardelli emotivi che caricarli sulle spalle di altri uomini.

Il gaslighter, che sia o meno cosciente, produce sempre lo stesso risultato: quello di zittire emotivamente le donne. 

Sono donne che non riescono a esprimere con chiarezza ai loro compagni di vita che determinate parole o comportamenti feriscono. Donne che non riescono ad affrontare le mancanze di rispetto dei loro datori di lavoro, che le impediscono, di fatto, di lavorare meglio. Non riescono a dire ai loro parenti che certe critiche fanno più male che bene. 

Quando queste donne ricevono qualche tipo di recriminazione sulle loro reazioni, spesso tendono a minimizzare, pensano “Meglio dimenticare, va tutto bene.”

Questo “dimenticare” non significa soltanto accantonare un pensiero, è ignorarsi. È struggente!

(…) Sono loro che ci dicono “scusami” prima di fare un’osservazione. Negli e-mail oppure negli sms mettono sempre una faccetta felice accanto a qualcosa di serio, per ridurre l’impatto di esprimere un sentimento vero, autentico.

Sappiamo tutti come funziona: “Sei in ritardo :-)”

Sono le stesse donne che vanno avanti all’interno di relazioni che dovrebbero abbandonare immediatamente, che non inseguono i loro sogni, che desistono della vita che avrebbero il diritto di vivere.

Uno degli obiettivi principali di chi usa il gaslighting come sistema di vita – come i narcisisti perversi – è quello di condannare al silenzio perpetuo chiunque metta in discussione i loro metodi di sussistenza primitivi, maligni e parassitari.

Uccidendo psichicamente gli altri i perversi si sentono meglio con loro stessi.

Il gaslighting è, senz’altro, uno dei concetti più liberatori per le vittime di abusi psicologici.

C.l.dias

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[1] MASCIALINO, Rita. Il gaslighter e la sua vittima, p. 12. Integra disponibile su http://www.ritamascialino.com/cms/wp-content/uploads/2011/05/Il-gaslighter-e-la-sua-vittima.pdf a cura dell’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (AIPC – Roma)

[2] FILIPPINI, Sandra. Relazioni perverse – La violenza psicologica nella coppia. FrancoAngeli, 2014, p. 83.

[3] IACONA, Riccardo. Chiarelettere, 2012, p.29-30.

[4] MASCIALINO, Rita. Op. cit. p.15.

[5] MASCIALINO, Rita. Idem, p.15-16

[6] http://thecurrentconscience.com/blog/2011/09/12/a-message-to-women-from-a-man-you-are-not-%E2%80%9Ccrazy%E2%80%9D/

33 pensieri su “Gaslighting – il battaglione delle “amazzone pazze” del perverso narcisista

  1. Scusate se scrivo così tanto, ma in questo periodo mi sento un po’ solo…Ma il racconto è pertinente.

    A casa la sera lei fa il risotto:

    Ex: “caro gratta il formaggio”
    Io: “subito mia adorata!”

    …vado a prendere un foglio di Scottex per grattarci sopra la roba…

    Ex: “tesoro tu sul tavolo metti un sacco di roba sporca, il PC, i libri…è tutta roba sporca! ”
    Io: “si…”
    Ex: “ora…se io non ti avessi portato lo scottex tu mi avresti grattato il formaggio sul tavolo sporco?”

    Racconto orribile ma vero.
    Ciao a tutti.

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    1. Caro Tom, per chi non conosce il problema questo tipo di svalutazione può sembrare quasi innocuo, roba da chi ha un ‘caratteraccio’. Tuttavia, qui nel blog sappiamo bene come funziona: le svalutazioni sono continuate, a raffica, a volte basta uno sguardo per impietrire il partner, inoltre, ogni pretesto è buono per calpestare la sua dignità. La scena domestica che ci hai descritto appartiene a un contesto altamente disfunzionale in cui l’uomo viene trattato come un bambino incapace di eseguire i lavori più semplici ed elementari. In sintesi, la tua ex ti ha accusato di essere un tipo disordinato e sporco, praticamente ti ha detto: “Bambino mio, cosa faresti senza di me?”. Questo tipo di atteggiamento è tipico delle donne narcisiste. Hanno una capacità incredibile di ridurre l’uomo a un esserino insignificante e dipendente in tutti i sensi. Prova a pensare a come venivi trattato da piccolo dalla tua mamma. Bene, ora cerca di fare un lavoro di sovrapposizione. Quando la tua mamma ti diceva di sistemare la tua camera o ti rimproverava per gli abiti sporchi come ti sentivi? Sono certa che ragionavi su e poi ti dicevi: “è vero, ho fatto un casino nella mia stanza; è vero, mi sono sporcato giocando a pallone eppure dovevamo uscire, mamma mi aveva detto di non sporcarmi, ho sbagliato, sono stato cattivo con lei…”. Il punto è che probabilmente la tua mamma aveva ragione perché stava cercando (a modo suo) di educarti all’ordine e alla pulizia giacché eri un bambino piccolo e quindi andavi indirizzato verso il tuo futuro da uomo. Tu, però, ora che sei cresciuto e diventato un uomo non hai più bisogno di farti condizionare da questo tipo di persona o di situazione e quindi sei libero di rompere una catena che sospetto si trascini da un bel po’ nella tua vita.

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  2. Cara Claudileia ti è sfuggito il gaslighting! Rileggi il mio commento con attenzione…lo scottex l’ho preso io per non sporcare…non lei!!!!

    Ecco perché ho scritto che il racconto è orribile!

    Ciao Claudileia e grazie per la tua esistenza e la tua passione.

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  3. Tom ma tu quando lei ti ha detto così (sullo scottex dico), non hai detto niente? come è possibile? scusa eh, non è che voglio allungare il brodo ma è troppo assurda questa cosa dello scottex!

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  4. È semplice: dopo lo smascheramento è tutto chiaro ed intelligibile…ma prima avevo pensato che fosse una sua allucinazione di percezione-pensiero di carattere affettivo; quindi, da brava vittima, mi sono detto: “cavolo povera piccola, è così infastidita dalle condizioni igieniche della mia casa che ha delle allucinazioni! Eppure casa mia non è così male!”
    Mentre a lei ho detto con fare dolce ma deciso: “tesoro lo scottex l’ho preso io, mica tu!” E le ho dato una carezza.
    Lei ha sgranato gli occhi ed ha intascato la sconfitta.

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  5. Si, se fosse successo a me anch’io avrei fatto il tuo stesso ragionamento, credo. Alla luce della lucidità odierna possiamo dire che se era in buona fede era pazza, se era in mala fede era cattiva. Come la giri, la giri….. sempre di disturbi incurabili si tratta. In bocca al lupo Tom e a tutti noi. Vedrai che supereremo anche questa. E’ stato un dono del destino farci incontrare su questo utilissimo blog senza il quale ancora annasperemmo tra i flutti dell’inconsapevolezza e della follia (soprattutto nostra!).
    Un caro saluto.

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  6. Grazie Anna. In bocca al lupo anche a te…comunque se fosse stato vero il primo caso (quello dell’allucinata) non mi sarei arrabbiato affatto…invece purtroppo è vero il secondo caso: Lei è una gaslighter.

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  7. E’ incredibile , cio’ che leggo su questa pagina e’ esattamente cio’ che ho vissuto, molti articoli avrei potuto scriverli io! Nel mio caso per calmare i miei dubbi e giustificarsi mi diceva ero una “malpensante” , poi , quando poi ho scoperto l’altra sua relazione (che non era neanche l’unica) la “povera pazza” era l’altra!! Ed essendo io una persona intelligente non avrei dovuto credere alle farneticazioni di una pazza.
    Ah dimenticavo…. di pazza ce n’era un’altra: la sua compagna (che ho scoperto non essere ex)…era una pazza anche lei!

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    1. Ale ,alla fine siamo noi i pazzi .Chiunque si metta di “traverso” a loro è pazzo , un delinquente etc etc. Già il fatto di avere dubbi su di loro è segno evidente di pazzia. Dicono cosi mi pare 😉

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  8. La mia ex demoliva la mia autostima, ad esempio, reggendosi alla maniglia sopra alla portiera dell’auto ad ogni curva, mentre guidavo io: anche se, come sempre, andavo piano e guidavo in modo attento. Oppure mi diceva “apri va”, proprio mentre stavo compiendo l’azione di aprire la porta di casa. Sporcava lo specchio sul lavandino e dava la colpa a me e ai figli, tanto che ora che lei non vive più con noi lo specchio resta pulito per molto più tempo. Sapeva che io tendo ad amare una casa pulita ed ordinata e lasciava capelli ovunque e buste piene di cose inutili buttate in ogni angolo della casa, tanto che non riuscivo più a starle appresso e mi sono dovuto adeguare al suo “stile”. Alla fine una stanza di casa è diventata un magazzino di roba sua impulibile e maleodorante, nel quale si entra a malapena. Una follia. Questi esseri folli tramano di continuo e non abbiamo speranza di salvezza, se non nell’allontanamento. Nel mio caso, i due figli (meravigliosi, li amo tantissimo) mi tengono legato a lei per sempre, purtroppo. Non ci fossero loro sarei già dall’altra parte del mondo, su un’isola sperduta nel mare, a pescare con le mani e godermi la semplicità, lontano dallo stress mortifero indotto da questi individui.

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    1. Caro Guglielmo, certamente la cosa più importante è non aver perso i contatti con i tuoi figli, di modo che possano sentire la tua presenza costante e il tuo incondizionato amore. Infatti, il modo come i soggetti affetti da n.p. demoliscono quotidianamente la tua autostima con dei gesti e comportamenti che passano inosservati agli altri è semplicemente pazzesco! Hai toccato un tasto interessantissimo raccontando il fatto che si attaccava alla maniglia quando guidavi… davvero ci fanno sentire incapaci di fare QUALUNQUE cosa, piccola o grande che sia: dall’accusa velata di non saper guidare, cucinare, pulire, scegliere in autonomia un vestito, passano ad offenderti come padre/madre, come uomo/donna, come compagni di vita… poiché il fine ultimo è quello di distruggerti come PERSONA, minare le tue basi per tenerti legati a loro in senso negativo. E’ così che ti impediscono, di fatto, di farti una vita. Più diventi insicuro su ogni front, più la paura di trovare soggetti simili ti paralizza, più si vantano del capolavoro di annientamento messo in atto: “Il mio ex/la mia ex è pieno di rancore perché ancora mi ama. L’odio è il rovescio dell’amore. Fino ad oggi non ha trovato nessuno alla mia altezza…”. Terribile. Quando i tuoi figli saranno grandicelli e riusciranno a comprendere, alla loro volta, il meccanismo perverso che regge la psiche materna non è detto che non ti seguiranno nella tua isola… Un forte abbraccio e fatti forza! Claudileia

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    2. Idem. C’erano le grandi cose, come accuse generiche di egoismo e via dicendo, alle quali poi non potevo replicare perché si metteva a leggere o fare altro (dicendo ancora: “Faccio come fai tu”, cosa non vera, per niente) e quelle piccole, ma costanti. Ad esempio, mi chiedeva: “Mi passi il sale?” e mentre mi sporgevo per prenderlo mi anticipava o me lo strappava di mano dicendo: “lascia, faccio io!”. Il senso di inadeguatezza era perenne. E sì, mi accusava di non aver asciugato il lavandino dopo aver lavati i denti, mentre il resto della casa era praticamente un letamaio. Chiamava anche la figlia: “Palla al Piede”. Una erosione sistematica e inarrestabile che prendeva l’aspetto della quotidianità, quasi della normalità. Altre volte, quelle in cui era in forma, mi accusava di non aver fatto ciò che mi aveva chiesto, solo che non mi aveva chiesto nulla… ma io avrei dovuto arrivarci da solo, che lei avrebbe avuto bisogno di questo p quello. Ad esempio, il navigatore. Che era sempre stato nel cruscotto e che lei aveva spostato nella cappelliera… “Non mi passi neanche il navigatore.” “Ma non me lo hai chiesto!” “Ma hai visto che mi serviva!” “Aspetta, non lo trovo… non c’è!” “Faccio io, come sempre.” “Ma va’ al diavolo, lo fai apposta!” Nessuna risposta. Silenzio per tutto il viaggio. Come sto meglio senza tutto questo! Ora ho un rapporto sano e intenso con una persona con la quale posso anche litigare – com’è normale – ma con cui faccio pace e dialogo. E vi dirò anche che questo amore ha un sapore diverso. Mi nutre. Sto meglio anche fisicamente. Insomma, l’unico rimpianto che ho è di non averla lasciata prima, quella delinquente emotiva.

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  9. È molto importante che si parli di queste persone, perché poterle riconoscere è indispensabile per salvarsi. Se i mass media ne parlassero di più ci sarebbero molte meno prede per questi rapaci aguzzini.

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  10. Ne sono uscita. A fatica, enorme, ma ce l’ho fatta. È una condizione terribile, senza l’aiuto che alla fine mi sono decisa a chiedere non ce l’avrei mai fatta. Reagite! Non siete pazzi! Non isolatevi, raccogliete le forze e allontanatevi senza mai guardarvi indietro. Eh sì, bisogna parlare di più di questa cosa.

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  11. io ne sono uscita nel senso che adesso vivo da sola, ma se non leggessi ogni giorno gli articoli e le testimonianze ricadrei nella spirale perchè il mio ex marito non si arrende e fa di tutto per farmi capitolare alterna momenti di dolcezza a momenti duri e mi confonde con quella tattica del gaslighting mi manda per messaggio canzoni d’amore e io mi sento male perchè nei lunghi anni che abbiamo passato insieme ci sono stati anche momenti molto belli e questo mi fa tanto male mi sento sola e lui non fa che dirmi che sto sbagliando e che potremo riprovarci. Io so che se tornassi per me sarebbe la fine perchè a quel punto non sarei neppure più credibile e davvero potrebbe fare di me quello che vuole per questo cerco di resistere e questo blog mi sta aiutando davvero tanto Grazie a tutti

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    1. Grazie mille, carissima Anna. Cedere sarebbe diventare cibo per vampiri in un baleno perché a quel punto stai dichiarando: “Fai di me ciò che vuoi perché io non valgo niente, tanto è vero che accetto ciò che nessun’altra donna degna mai accetterebbe!”

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  12. Io non so più cosa fare il mio ex marito non smette di tormentarmi vuole stare con me e non sente ragioni…..mi sta facendo di nuovo il lavaggio del cervello e l’unico vantaggio che ora ho rispetto agli ultimi tempi in cui avevo cercato di lasciarlo ma vivevamo sotto lo stesso tetto è che adesso ho una casa mia e mi può influenzare meno, Ma con la scusa che mi deve dire qualcosa delle figlie o qualcosa dei nostri animali che non ho potuto portare con me , passa dal mio negozio o mi telefona o mi scrive messaggi e a momenti fa lo sdolcinato oppure tipo oggi che è venuto al m io negozio a incontrarsi con mia figlia per andare a fare una commissione e poi dopo che lei è andata via è arrivato mio cognato, il marito di mia sorella e si sono messi a parlare della nostra situazione cercando di convincermi a ripensarci e a mio marito è scappato detto che aveva telefonato anche ad una mia amica che abita in un’altra città, della quale lui non aveva neanche il numero di telefono e non so come abbia fatto ad averlo, io ci sono rimasta molto male e non solo per lui ma anche per questa amica con la quale io mi confidavo e naturalmente adesso non lo farò più, perchè lei che non solo non mi aveva avvertito di questa o queste telefonate ma addirittura aveva cambiato atteggiamento nei miei confronti e non capivo perchè, addirittura proprio in questi giorni mi aveva consigliato di tornare a casa …..dopo aver saputo oggi delle telefonate di mio marito ho capito…Adesso io non so più con chi parlare a parte questo meraviglioso blog…Come è possibile che non riesca a stare senza di me? Quando io scoprii i suoi tradimenti che lui chiama non tradimenti perchè si trattava di rapporti occasionali senza relazione, lui per giustificarsi disse che non si sentiva desiderato….e allora perchè vorrebbe stare con me se non lo desidero e adesso è vero che non lo desidero, non posso neppure pensare di avere rapporti con lui e mi odio se penso di averli avuti dopo la scoperta che avevo fatto….ma lui era convincente sembrava pentito chiedeva il mio perdono dicendo che comunque era anche colpa mia che lo avevo trascurato….

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    1. Carissima Anna, stai combattendo contro un battaglione di scimmie volanti di tutto il rispetto. Non importa cosa vogliono loro, perché non sono loro a dover dormire con un signore che ama andare a prostitute e che credeva addirittura di aver contratto la sifilide, MA TU. Eri tu la persona che aveva compreso la gravità dei suoi comportamenti e che aveva e hai tutto il diritto di rifiutarti di tornare a far parte di un matrimonio fittizio. Mi chiedo se questa tua amica è sposata e se accetterebbe di andare a letto quotidianamente con una persona che le fa solo schifo. Ahimè, cara Anna, solo chi si è ritrovato a fare una miriadi di analisi dopo aver scoperto la promiscuità del proprio partner può comprendere la tua situazione ed esserti solidale! Buona parte delle persone ancora non ha compreso il valore della vita, ecco perché rischia e invita pure gli altri a rischiare di perderla. Comprendo perfettamente la tua situazione, resa maggiormente delicata perché hai un negozio che viene giorno sì, giorno no, assalito dalle scimmie. Che fare? Venderlo e andartene ai Caraibi non puoi, ma puoi sempre dire di NO e cacciare le scimmie appena si presentano alle porte. Se disturbano il tuo lavoro hai il diritto di tutelarti chiamando in causa la legge. È il tuo ambiente di lavoro e hai il diritto di lavorare con serenità.

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  13. Io ho una domanda – forse l’ultima che mi resta. Se il narcisitsta vive nel capriccioso qui e ora di un bambino, quindi privo di costanza dell’oggetto e in preda a spinte pulsionali estemporanee, come fa ad ordire un piano di cattura su lungo termine, con armamentario noto di lovebombing e via dicendo? E ancora: se la sua è un’operazione di mimentismo deliberata e fredda, come può poi lasciarsi andare all’isteria violenta come un borderline (che è altalenante in modo insano tra vero odio e vero amore, non freddamente calcolatore)? Ps. è un po’ che i miei interventi vengono tralasciati. Spero di non essermi reso inviso con la chiosa sui “vampiri energetici”, in cui sostenevo che la definizione rendesse troppo romantici degli squilibrati e che il discorso sull’energia, fosse anche psichica, facesse capo a un tipo di comunicazione comprensibile ma anche travisabile. Non volevo offendere nessuno, né sminuire questo o quell’espediente retorico. È che per me il vampiro resta a suo modo un mostro affascinante, mentre il truffatore no.

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    1. Caro swa se può farti cambiare idea sei una delle persone che leggo più volentieri! contentissima di saperti finalmente innamorato nel modo giusto di una donna che di sicuro ne vale la pena – un caro saluto a tutti e due!

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    2. Mi sono dimenticata di dirti che quello che scrivi è vero – faccio fatica anch’io a pensarli come bambini, che la cosa che più mi ha tratta in inganno è stato il fascino che esercita sui bambini adolescenti compresi e non ero in grado di capire che c’era qualcosa di falso di strano perché si poneva come uguale a loro e non da adulto……. poi cerco di dimenticare certi episodi che al tempo mi hanno dato una sensazione di sporco di poco limpido-saranno anche mai cresciuti ma i bambini veri se li mangiano!

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      1. Purtroppo tutte le nostre definizioni teoriche non arriveranno mai a descrivere completamente gli esiti comportamentali di una categoria di psicopatici, anche perché ogni persona è diversa. Eppure, ci sono degli schemi che possiamo individuare e riconoscere e alcune volte ci risulta stupefacente quanto siano fissi e persino prevedibili. Di solito, quando abbiamo questo bagaglio esperienziale e nozionistico, è troppo tardi: siamo già passati attraverso il fuoco del rapporto, o pseudo-rapporto (come è più propriamente definito). Abbiamo imparato qualcosa che non avremmo voluto sapere sull’animo umano e anche su noi stessi. Però, in fin dei conti, è un po’ come aver provato la prigione, la scuola di sopravvivenza e insieme aver terminato il corso di laurea in psicologia, con specializzazione in criminologia. Gli stereotipi sono pericolosi, ma a volte si tratta di semplificazioni necessarie. In questi tempi, la definizione di “narcisista” viene anche assegnata con una certa superficiale prodigalità e chiunque ci lasci o non ci apprezzi può venir bollato come tale… dall’altra, il termine è in voga anche perché finalmente è riconosciuto, mentre credo che in passato tutti quei comportamenti venissero distribuiti in altre patologie. Il Manuale Diagnostico viene aggiornato, giustamente; la società cambia e alcuni accidenti culturali portano persino a legittimare certi aspetti patologici. La degenerazione di quella che già Debord chiamava Società dello Spettacolo, con i nuovi media democratizzati ed egemonizzanti, ha portato al fenomeno degli influencer che non sanno far nulla, alla comparsa di un intrattenimento bieco in luogo dell’arte e anche alla legittimazione di un edonistico, egoistico, cinico arrivismo… che fa il paio con il narcisismo. Anche la politica è popolata da narcisisti evidenti. Però noi siamo qui per altro e a causa d’altri. Be’, alla fine di tutto, posso dire di aver sofferto, ma non inutilmente. Ho imparato il rispetto per me stesso, ho imparato a gestire le comunicazioni viziate senza sprofondarci e anche a interrompere una relazione. Ho imparato a giocare a scacchi. Ho anche imparato ad abbandonare il gioco. Tutte le storie che ho letto qui mi sono servite tantissimo. Sarò sempre grato a tutti e sempre disposto a portare la mia testimonianza, anche se i fatti ormai sono passati e per fortuna sono in una situazione ben diversa e finalmente appagante. A livello etico, non sono ancora arrivato a considerare il perdono. Un mostro è un mostro, indipendentemente da quali possano essere la causa della sua mostruosità e – se anche non può essere punito per il suo modo d’essere – è auspicabile che possa scontare le conseguenze dei propri atti. Nessun risentimento cocente, perché sarebbe ancora legame, però… nessun pietismo, più che pietà. Certa gente merita di trovarsi, prima o poi, di fronte ai propri crimini. Non avendo sensibilità, empatia o anche solo senso morale, non ne soffrirà. Pazienza.

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  14. Sono fuggita dal blog per non avere più pensieri tristi, poi oggi per caso ho trovato gli avvisi di nuovi commenti nella casella di posta elettronica…
    Io non credo vivano nel qui e ora esattamente come i bambini… tutt’altro! Nessuna delle sceneggiate da borderline del mio ex sono mai reali… Si accende e spegne con un interruttore come un attore. Sa anche piangere a comando! Dietro quelle scenette da telenovelas venezuelane non c’è il tormento del borderline, ma la freddezza calcolata di quei cattivi delle soap opera che poi sogghignano alle spalle del malcapitato.
    La mancanza di costanza dell’oggetto è la causa della loro mediocrità, quella stessa mediocrità che impedisce a chi non ha mai avuto a che fare con persone come loro di riconoscerli come Cattivi, di riconoscerne la perversione o l’intenzionalità…
    Per quanto riguarda la difficoltà di riferirsi a loro come “vampiri” non posso che darti ragione, io fatico a riconoscerli con il termine “narcisisti”! Troppo mediocri per poter meritare dei termini così sofisticati…se sembrano qualcosa lo devono all’aura delle persone che sfruttano in quel momento. Loro sono “truffatori”, “amebe”, “parassiti”, “nematodi”, “fantocci”…

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    1. Mi riferivo principalmente alla loro “costante incostanza”, che conosciamo bene. Mi domandavo come possa accompagnarsi a un piano ben elaborato che comporta scene recitate per lungo tempo. Che siano cattivi è un fatto, credo. Ma c’è qualcosa di machiavellico nel loro agire che continua a stupirmi, anche se quella storia è passata e devo dire che il senso di pulizia – che pure s’è fatto attendere – di ora è qualcosa che forse non speravo nemmeno. Insomma, c’è vita dopo il narci, c’è speranza per tutti di approdare a un nuovo stato che non è quello di chi dimentica, ma di chi comprende. Certo è che a ripensarci e riparlarne… be’, si prova una sorta di straniamento. Davvero è avvenuto tutto questo? Davvero è capitato a me? Davvero l’ho permesso? Sì, davvero. Questo è e da qui occorre ripartire.

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  15. La costanza, l’amore, la cura, le energie… Era tutto nostro… Io ho rimesso insieme tutti i pezzi del puzzle o quasi… Non riesco più neppure a vergognarmi. Quasi mi ammiro per essere sopravvissuta… Sarei dovuta rimanere esanime e fare il clochard per il resto della vita…invece sono qui. Wow! Ringrazio la sua incostanza e la mia tenacia… E sì, davvero è capitato a noi. Ed il tutto è talmente surreale che quella tipa lì, che ero io, non la riconosco più… C’è tanto da recuperare, da risolvere, riorganizzare…ma “è da qui che occorre ripartire.”..da qui che occorre ricucire il noi di oggi con il noi di prima, prima di tutto…prima della commedia in cui abbiamo lasciato ad un “guitto” il ruolo del protagonista… mai più.

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