Le “macchine della verità”: appunti sul trionfo narcisistico nell’ambito della prostituzione trans

Prima di addentrarmi in questo delicato tema suggerisco un piccolo esercizio di immedesimazione: sin da piccoli ci sentiamo ingabbiati in un corpo non nostro, in età adolescenziale, con i cambiamenti ormonali, passiamo a odiarlo. Immaginiamo allora di sottoporci a una serie di cambiamenti che ci rendono esattamente come vuole la nostra mente. Stiamo realizzando il nostro sogno, finalmente saremo trattati secondo il nostro genere! In tutte le fiabe, tuttavia, c’è un prezzo da pagare prima del “happy end”. Nel nostro caso si tratta di un mestiere. Un mestiere che ci impone di utilizzare, come una maledizione, la parte di noi che abbiamo sempre odiato esibendola come un meraviglioso strumento di lavoro senza il quale i nostri clienti ci abbandonerebbero. Immaginiamo un pubblico pagante che si prostra in adorazione mentre lancia banconote sul palcoscenico della vita in omaggio all’unica parte di noi che avremo voluto dimenticare l’esistenza. “Fammi vedere se funziona!” ci urla qualcuno. Allora lo mettiamo in motto, una, due, tre, quattro, cinque, dieci volte al giorno mentre ci imbottiamo di farmaci per soddisfare il pubblico pagante che altrimenti “ci rimane male”. Pur di rassicurarlo ci sveniamo giorno dopo giorno. Fino all’ultima goccia…  

Sono rare le prostitute trans che arrivano alla vecchiaia. Dopo l’assassinio e il suicidio, gli effetti del bombardamento ormonale alternato o in concomitanza con dosi massive di farmaci per la disfunzione erettile scombussolano loro organismo, soprattutto in presenza di tossicodipendenza o di malattia. Inoltre, gli effetti delle chirurgie estetiche fatte da mani inesperte possono tradursi in danni anche a livello psichico portando alla depressione le trans che hanno investito le risorsa economiche guadagnate con la prostituzione unicamente sul proprio aspetto fisico. L’uso del silicone industriale per addolcire le forme è ancora molto diffuso tra le prostitute trans brasiliane. Come dimostra il documentario (in portoghese) del giornalista brasiliano Caco Barcellos l’applicazione del silicone industriale, pratica proibita perché può portare alla morte o quantomeno danneggiare gravemente la salute viene realizzata in scarse condizioni igieniche, con l’utilizzo di sostanze ulteriormente nocive al corpo umano, come la super colla comune venduta nei supermercati e ferramenta:

Una transessuale che vuole essere riconosciuta come donna investe una grande quantità di energia nella definizione della sua identità perché lotta quotidianamente contro i pregiudizi sociali, realizzando enormi sacrifici e investimenti economici per modellare il suo corpo conformandolo all’ideale femminile che ha in mente. Mentre i loro clienti vogliono “essere tutto” si potrebbe dire che nella testa delle transessuali il genere è ben definito, si sentono donne sin dalla più tenera età.

Quali sono le prestazioni più richieste e come le trans convivono con il dovere di esternare una virilità che mentalmente non appartiene al loro modo di essere? L’unica ricerca esistente sul tema è stata fatta da Don Kulick, professore alla cattedra di Antropologia dell’Università di New York. Egli ha convissuto e studiato per un anno un gruppo di transessuali della città di Salvador, in seguito pubblicò gli studi nel saggio Travestis: Prostituição, Sexo, Gênero e Cultura no Brasil.

Il libro descrive in modo abbastanza rigoroso cosa esigono i clienti dalle trans, invitate a registrare sui loro diari il tipo di prestazione richiesta: il 52% dei clienti pretendeva rapporti da attivi, il 27% da passivi, il 19% esigeva sesso orale e il 2% sceglieva la masturbazione. “È molto significativo che il  27%  degli uomini del campione scelga rapporti da passivi”, scrive Kulick[1].

Alcune trans, come Efe Bal, confermano la disponibilità degli uomini che la cercano per essere penetrati perché disposti a tutto sostenendo, tuttavia, che si tratta della maggioranza:

Omosessuali latenti quelli che mi cercano. Forse. Le mie tette nuove in effetti non le hanno mai neanche toccate fino ad adesso. Non sono interessati. (…) Chi va con le trans abitualmente prima o poi diventa anche passivo, per provare sempre cose nuove[2]

Così come le prostitute donne, le trans hanno una relazione di amore e odio con chi paga per usare i loro corpi. Molte di loro si costringono ad ostentare una virilità che odiano per soddisfare le esigenze passive dei loro clienti. Spesso si vendicano della loro situazione degradante con le stesse armi che la società usa per umiliarle: mettendo un punto interrogativo o ridicolizzando la virilità dei loro clienti.

Lo psichiatra Sérgio Almeida svolge il suo lavoro presso un ospedale di São José do Rio Preto (São Paulo). Il suo compito è quello di distinguere chi è travestito (uomini che amano vestirsi e atteggiarsi da donne) da chi è transessuale (persone che si sentono donne imprigionate in un corpo maschile). Soltanto alle trans si raccomanda la chirurgia del cambio di sesso, spiega lui. Per i travestiti l’operazione è una vera mutilazione che può portare al suicidio in caso di pentimento. Egli impiega circa due anni per decidere a quale gruppo l’interessato alla chirurgia appartenga psichicamente:

“Dal 1997 abbiamo fatto 95 chirurgie, senza alcun problema”, racconta. Il post-operatorio ha dimostrato allo psichiatra che gli ex travestiti sono frequentemente abbandonati dai partners quando perdono l’anatomia maschile. Chi ha subito la chirurgia perde immediatamente i suoi clienti. “Non è vero che gli uomini cercano i travestiti perché somigliano alle donne” racconta lui. “Loro le cercano per ciò che le donne non hanno.”[3]

Nel libro del prof. Kulick, la cultura trans è individualista e giovane: una cultura costituita da individui che si preoccupano eccessivamente per l’apparenza, nella quale la bellezza e la femminilità, il numero di fidanzati, di clienti, e di ‘vizi’ (ragazzi giovani e belli con i quali le trans hanno rapporti sessuali non a pagamento, bensì per piacere) sono importantissimi. Una cultura nella quale tutte queste qualità sono conquiste pratiche, prodotte con molto sforzo e intensa manipolazione del corpo, e che inizia dalla più tenera gioventù[4]. Si tratta di una cultura, quindi, che sposa pienamente l’ideale narcisista della società contemporanea.

Negli annunci messi online dalle trans sparse per tutt’Italia, il primo elemento sottolineato sono le proporzioni dei loro membri maschili così come la loro disponibilità ad essere “più porche che mai” per esaudire tutti i desideri dei loro clienti. Alcuni di questi siti, pagine e blog forniscono “recensioni” scritte da uomini coperti dall’anonimato. Molti di loro (direi i più perversi) si beano di avere a casa una compagna, moglie o fidanzata, rammaricandosi per “non aver scoperto prima” la superiorità sessuale delle trans rispetto alle donne. Le dimensioni del pene della trans è per loro essenziale, tanto che si divertono a scambiarsi dei pareri per incitare altri uomini (che si dichiarano ancora “vergini”) ad andarci da questa o quella trans “più o meno dotata” conforme l’esperienza acquisita nell’ambiente. Al contrario dei clienti dei prostituti maschi, che sono attratti anche dalle altre parti del corpo maschile (e non soltanto del fallo), il cliente tipo della prostituta trans considera il pene il suo unico feticcio e lo divinizza come nei riti greci in onore a Dionisio.

I tanti luoghi comuni sparati dai giornali proclamano la nostalgia maschile per la presunta trascuratezza delle donne nei loro confronti accusandole di mancata “femminilità” rispetto alle trans.

Le colpe del sesso femminile sarebbero le più svariate[5]:

  1. Le transessuali hanno corpi più belli, sono molto più femminili e accudenti delle donne;
  2. Le donne sono aggressive, pensano solo ai soldi e t’incastrano con dei figli;
  3. Le donne sono un sesso menomato e castrante;
  4. Le donne si rifiutano di soddisfare i loro bisogni sessuali;
  5. Soltanto una trans, essendo anatomicamente un uomo, saprebbe come toccare un altro uomo.

Che cosa hanno in comune i blog seguiti da milioni di uomini sparsi per tutta Italia? Sottolineare con malevolo piacere l’incapacità di fatto delle donne di non poter offrire esattamente ciò di cui hanno bisogno: un membro maschile da adorare, sul quale possono praticare sesso orale. Nei sondaggi pubblici condotti dai blogger stessi, visibili a chiunque s’avventuri in una ricerca simile dichiarandosi maggiorenne emergono dati clamorosi che ribaltano completamente la propaganda dei mass media circa i reali “bisogni” degli amanti delle trans, cioè, quello di essere penetrati, confermando le statistiche del prof. Kulick sulle richieste reali degli uomini coinvolti.

Imbottite di farmaci, le trans non solo sono costrette a soddisfare i più disparati “bisogni” degli uomini, ma anche a dimostrare con l’orgasmo chimico a comando la “bravura” dei clienti a procurare loro “piacere”.

“Mi domandano sempre se mi è piaciuto, ovviamente dico di sì.” Mi racconta una giovane trans che si barcamena tra il quartiere San Giovanni di Roma e la provincia di Latina. “E quante volte la cosa corrisponde al vero?” domando io. Lei sorride “Mai. Con i farmaci, però, posso assentarmi. È una cosa meccanica. Posso permettermi di essere altrove con il cervello mentre sotto ci lavoro…” “Loro, però, si convincono che ti sei divertita, per questo tornano.” “È così, dicono che con le prostitute donne non si sa. Alcuni vengono una sola volta da me poi vanno da altre, sono curiosi, vogliono provarci tutte…” “Perché cercano altre se sei così bella e giovane?” “Dimensioni maggiori. Contano molto nel nostro mondo.”

Mentre parlo con la ragazza trans mi vengono in mente i vari significati della parola “oggettivazione”. Per Martha Nussbaum ci sono sette modi di trattare una persona come “cosa”:

  1. Strumentalità (la persona è ridotta a mero strumento)
  2. Assenza di autonomia (la persona non decide, non sceglie)
  3. Inerzia (la persona non è un agente capace di attivarsi da solo)
  4. Fungibilità (la persona è un oggetto intercambiabile con altri oggetti dello stesso tipo o con oggetti di tipo diverso)
  5. Violabilità (la persona è un oggetto che si può penetrare, schiacciare, spaccare)
  6. Possesso (la persona può essere posseduta da altri, comprata o venduta)
  7. Assenza di soggettività (la persona non ha esperienze, sensazioni, emozioni sensibili in generale)

“La capacità di sopportare quel che si vede consente alla donna di tornare alla sua natura profonda, per esservi sostenuta in tutti i pensieri, i sentimenti e le azioni”, ce lo dice Clarissa Pinkola Estés. Con questo pensiero sul cervello spengo il registratore e saluto la giovane donna che ho di fronte augurandomi che il meglio della vita sia degno della sua capacità di sopportazione.

Capacità di sopportazione che appartiene alle persone di carne ed ossa, uomini e donne comuni. Come appartiene ad ogni narcisista, a maggior ragione quando perverso, sentirsi talmente al di sopra da trattare le persone come “cose”, manovrarle a loro piacimento pur di godere dello smarrimento, dello sconcerto e della finta compiacenza laddove a dettare le regole sono la condizione di fragilità psicologica e di vulnerabilità comuni a tutti gli esseri umani, ma che vengono amplificate nell’universo di tutti coloro che si vendono al miglior offerente senza sapere mai cosa aspettarsi dalle strade buie, all’interno di un appartamentino di periferia o nella quiete artificiosa dei “quartiere bene”.

Il narcisista perverso che va alla ricerca del sesso mercenario con delle prostitute trans raggiunge il massimo compiacimento con l’orgasmo chimico ben visibile ai suoi occhi. Da questo particolare nasce la convinzione della superiorità delle “donne con il pene” rispetto al sesso femminile e le offese gratuite sparse ovunque sull’web, in cui la misoginia degli utenti dei siti con contenuto erotico (di dominio pubblico) arriva a livelli allarmanti e preoccupanti.

La sensazione di appartenere ad una classe privilegiata e di poter scambiarsi l’occhiolino con altri “uomini di mondo” giustifica e sancisce il trionfo narcisistico sugli “oggetti umani” che continueranno a vendersi sempre di più, visto il galoppare irrefrenabile del culto della propria immagine accanto all’idolatria del potere.

“Ti aspetto con il mio giocattolone, 23 buoni motivi per cercarmi…” invitano gli annunci sull’web, accattivanti ed in perfetto italiano. E chi se ne importa se chi lo scrive è una trans giovanissima e semi analfabeta anche nella sua patria? Nel favoloso mondo degli eterni ragazzi funziona così: si gioca e non si mette mai a posto la stanza perché prima o poi arriva sempre una donna, una qualunque, chissà la madre, la sorella maggiore, la donna della pulizia o magari un’amichetta, una compagna di banco, che guardando il disordine e la confusione si chieda com’è possibile oramai ritrovare certi pezzi (di sé) in mezzo al caos…

C.l.dias

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[1] http://revistaepoca.globo.com/Revista/Epoca/0,,EMI442115228,00POR+QUE+HOMENS+PROCURAM+TRAVESTIS.html

[2] http://www.queerblog.it/post/11925/trans-donne-allennesima-potenza-efe-bal-e-camila-raznovich-ne-discutono

3] http://revistaepoca.globo.com/Revista/Epoca/0,,EMI4421-5228,00POR+QUE+HOMENS+PROCURAM+TRAVESTIS.html

[4] GOLDENBERG, Miriam. O gênero das travestis: corpo e sexualidade na cultura brasileira, Livros & Redes, 2009, p.1117, testo disponibile su http://www.scielo.br/pdf/hcsm/v16n4/15.pdf

[5] In questa ricerca ho analizzato per un’anno 7 blog in particolare, i più seguiti nel mondo della prostituzione trans, leggendomi i commenti degli uomini che lo frequentavano. Il primo creato nel 2009, vanta 280.857 visualizzazioni, gli altri (creati in data non riscontrabile) hanno quasi quattro milioni di seguaci. Visto il contenuto altamente misogino e volgare dei commenti, così come la predicazione di pratiche sessuali che mettono a repentaglio la salute di uomini e donne (alcuni molto giovani che non sanno dove trovare una trans nella propria zona di riferimento), mi riservo di fornire gli indirizzi web unicamente a richiesta di professionisti della salute, sociologi, antropologi e ricercatori interessati al fenomeno che, a mio parere, riguarda anche la sanità pubblica nel caso specifico dei siti visitati che, ribadisco, sono di dominio pubblico.

3 pensieri su “Le “macchine della verità”: appunti sul trionfo narcisistico nell’ambito della prostituzione trans

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