Quando l’amore sa di Coca-Cola, la campagna seduttiva del perverso narcisista

La violenza cardine del perverso narcisista è la teatralizzazione di un sentimento, la simulazione di un amore, la rappresentazione sistematica di una personalità molto diversa dalla reale. Quando si comprende finalmente che i “momenti belli”, cioè, la fase magica dell’inizio era una messa in scena che cambiava protagonista conforme l’umore del perverso, della città o del Paese in cui si trovava, spesso è troppo tarde.

Le persone comuni sono mentalmente preparate per quei sentimenti che possono raffreddarsi con il tempo, cambiare forma, appiattirsi. Riescono a riflettere sulla dinamica delle emozioni, a usare la logica, a rassegnarsi per la fine di una storia d’amore anche quando molto intensa, capiscono i perché delle cose e collegano i fatti, anche faticosamente.

Ciò che non si aspettano e stentano a capire quando strappano la maschera del perverso narcisista è il suo bisogno irrefrenabile di rappresentare – per un personalissimo tornaconto – un sentimento d’amore ineguagliabile, al limite del sovrumano.

Comprendere che le lusinghe gratuite, gli sguardi colmi di passione e le frasi d’effetto dette nel momento opportuno e con la giusta impostazione vocale erano unicamente una recita, una strategia collaudata, è un duro colpo per chiunque abbia “volato fin troppo alto”.

Convinti di essere unici e speciali agli occhi del perverso, le loro partners imparano presto a idealizzarlo e idealizzarsi. Con lui si sentono potenti e capaci di vincere ogni ostacolo. Niente regali costosi o cene a lume di candela, i perversi narcisisti sanno che bastano le parole per riuscire a ottenere dalle loro donne un fortissimo attaccamento:

Il narcisista, benché perverso, ha molte carte da giocare. Che si tratti del tipo overt, grandioso, pieno di sé, oppure del covert, insicuro e timido, l’inizio della storia è comunque piacevole, in certi casi più piacevole di qualunque altra storia. Il primo tipo, infatti, l’overt, è capace di associare la compagna alla sua grandiosità: entrambi fanno parte di una coppia “speciale”. La partner brilla di luce riflessa – ma il narcisista grandioso di luce ne fa tanta!

Se si tratta di un narcisista covert l’inizio è ancora più emozionante, perché per lui, che si considera inferiore, impresentabile, incapace di relazioni sociali, l’avere trovato una compagna, specialmente se lei è una donna di valore o almeno di successo, è come toccare il cielo con un dito. Lei lo rende invidiabile e con ciò lo fa felice, l’avere intrecciato un rapporto con lei ha il significato di un riconoscimento dei propri meriti che fino a quel momento erano stati ingiustamente disprezzati. Il covert idealizza, all’inizio, la compagna che rappresenta – o meglio si mette al posto – della parte riuscita di se stesso, la interpreta e ne certifica l’esistenza (un’esistenza di cui egli a livello cosciente dubita, mentre inconsciamente ne è sicuro). Nello stesso modo nel fondo di sé è sicuro della propria superiorità rispetto alla compagna anche se all’inizio gli pare di credere (coscientemente) – e riesce anche a farlo credere a lei! – che lei sia la migliore occasione che lui abbia mai incontrato.

Lui la mette sul piedistallo, lei ne è felice. Pian piano però lei si accorge che lui ha rapporti non buoni, anzi, spesso cattivi, con buona parte del resto del mondo. Tende a denigrare gli altri e a invidiarli, e, in generale, passa dall’idealizzazione alla svalutazione. Con la sua autentica capacità di svalutare gli altri, del cui disvalore è profondamente convinto – li fa sentire a disagio e questo, in generale, non gli viene perdonato. Finisce per distruggere i suoi rapporti. Perciò è generalmente solo e viene penalizzato, per esempio nel lavoro. Non ha il successo che crede di meritare, che meriterebbe se non fosse un narcisista covert, e questo, come in un circolo vizioso, rinforza da un lato la sua idea cosciente di non valere, ma anche di essere sfortunato, e, dall’altro, l’idea inconscia di essere trattato molto al di sotto dei propri meriti[1].

I perversi non diventano mai “intimi” di nessuno. Conoscono alla perfezione il caos del loro mondo interiore e custodiscono gelosamente la scatola nera farcita da pensieri poco nobili sull’umanità. Nelle loro fantasie e rappresentazioni mentali più intime non c’è spazio per l’amore romantico che affermano convintamente di ricercare. Ricordiamo che l’intimità è il presupposto dell’amore e che l’amore è il riflesso delle esperienze acquisite nelle principali tappe della nostra vita. Un individuo normale, quando si accorge della propria incapacità di amare corre ai ripari, soffre per gli altri e per sé stesso, ha il coraggio di farsi delle domande, scava nel passato e nel presente per comprendersi meglio e sanare gli eventuali danni:

Un adulto sano è il complesso integrato di diversi stadi: un infante nel cuore, un bambino nell’immaginazione, un ragazzo nello spirito di avventura, e un giovanotto nelle aspirazioni romantiche. In quanto adulto, è anche consapevole delle conseguenze delle sue azioni ed è preparato per assumerne le responsabilità. Tuttavia, se ha perso il contatto con gli strati precedenti della formazione della sua personalità, sarà una persona sterile, soggetta a coazione e rigida, per la quale l’assunzione di responsabilità costituisce un’imposizione e non un desiderio naturale[2].

Per Donata Francescato “diventare intimi con qualcuno significa aprirgli il nostro mondo interiore, svelargli le nostre fantasie, sogni, paure ed emozioni più nascoste e, al tempo stesso, farlo diventare parte di questo mondo, introdurlo nel nostro palcoscenico interno, tra le nostre rappresentazioni mentali[3].

Quando la fantasia si ammala, il perverso s’inventa una sana per presentarla al mondo esterno come un sogno auspicato anche da lui. Un sogno fittizio che usa come copertura per attrarre nella sua tela di ragno il maggior numero possibile di persone valide per sognare con lui, in altre parole, PER lui quando tenderà a ritirarsi nel suo mondo oscuro sempre di più:

Molte donne “complementari” sono convinte di essere «innamorate» dello psicopatico. Soltanto chi è stato innamorato prima dell’esperienza con lo psicopatico riesce a comprendere la differenza. Quali sono i punti apparentemente in comune tra l’innamoramento e il rapporto con uno psicopatico?(…)

Nell’innamoramento l’affetto si concentra su un’unica persona e se è corrisposto CON L’ALTRA PERSONA ACCADE LO STESSO; se non è corrisposto, è accantonato o rifiutato dall’altra persona, tuttavia rispettando codici conosciuti e accettabili: dolorosi però COMPRENSIBILI. La persona sente che i sentimenti sono stati autentici, “completi”.

Anche in relazione allo psicopatico il lato affettivo della complementare si concentra su di lui, tuttavia è unidirezionale, la complementare è quella che si sente coinvolta e totalmente presa dal rapporto mentre lo psicopatico agisce “COME SE” anche a lui accadesse lo stesso. Lo psicopatico RAPPRESENTA l’innamoramento. La complementare si rende conto di questo (non lucidamente) diciamo che si sforza per non rendersi conto. Inoltre, la complementare si accorge che forse anche nei suoi “sentimenti” c’è qualcosa di artificiale, qualcosa che “non quadra” completamente[4].

L’unico timore del perverso è perdersi tra i perversi, lasciarsi andare completamente nella strada senza ritorno delle sue fantasie. Egli ha bisogno, quindi, di un guardiano, qualcuno che ogni tanto lo faccia tornare alla normalità, che lo costringa a mettere i piedi a terra grazie alla sua presenza salutare, ma non ammetterà mai che questo “oggetto sano” gli dica con fare materno oppure sbraitando “questo non si fa!”. La selva oscura dei suoi desideri non va mai sventrata o contestata, ma tenuta a debita distanza da chiunque provi ad avventurarsi; da questo ne dipende l’alone di mistero che lo rende “speciale” ed è ciò che genera nelle donne la sensazione di averci a che fare con una maschera intrigante.

Delegando alle sue partners l’ingrato compito di salvarlo da se stesso attraverso la resistenza pacifica, cioè, restando immobili e congelate nel ruolo assegnato da lui, è più facile addossarle l’intero fallimento del “sogno d’amore da telenovelas”.

Abbiamo visto che con la parola “amore” strumentalizzata a dovere e declinata in tutte le salse, in concomitanza con dei modi accuratamente studiati per sembrare gentili, il perverso fa sempre colpo[5]. Inoltre, con l’apparente idealizzazione della sua partner “salvatrice” egli può “guardarsi intorno” senza destare sospetti nella preda al calduccio. Convincendola di essere sicuro quanto ai propri sentimenti, una volta acquistata la totale fiducia della partner egli può dedicarsi al suo esercizio preferito: individuare se ci sono ulteriori potenziali esseri umani in grado di svolgere con maggiore efficienza l’ingrato compito di amarlo, soddisfarlo, ammirarlo, renderlo molto più gratificato…

Il perverso comprende perfettamente l’essenza della parola “reciprocità”. Sa che offrendo al partner un amore incondizionato e idealizzato ne riceverà altrettanto in dosi colossali. Ecco che la “complementare”, come ci insegna H. Marietan, è convinta del proprio innamoramento, potrebbe giurarlo, metterebbe la mano sul fuoco sul ritrovamento “dell’uomo giusto”, tuttavia:

Nell’innamoramento le azioni della persona prendono una nuova piega, la vita si “colma di colori”, di poesie, di sogni. Le metafore incontrano il loro senso. La semplicità diventa magica. Anche quando ci sono altalene affettive (conflitti, riconciliazioni), il tono generale del rapporto è piacevole e tende a revitalizzarsi. Esiste la proiezione di un futuro ancora più bello del presente.

Anche con lo psicopatico le azioni della persona innamorata prendono una nuova piega, la vita si colma di colori intensi e, finita la luna di miele (quando il COME SE dello psicopatico si stanca) il sogno si converte in un sonno cosparso di soprassalti e sorprese. Il tono del rapporto diventa teso. E molta di questa tensione si deve al fatto che “non si sa cosa ne verrà fuori ora”, tantomeno “cosa accadrà quando apparirà”. È un’attesa desiderata e tesa ogni volta. E, con il tempo, il sogno diventa un incubo del quale non si riesce a risvegliare. Nella luna di miele con lo psicopatico manca la poesia. Abbiamo un ancoraggio nella concretezza del presente, sul futuro balla un inquietante incertezza.

Nell’innamoramento la “tempesta emozionale” resta nell’affettività della persona, con i suoi alti e bassi, ondate e periodi di calma; paura dell’abbandono e gelosia da un lato, e la certezza di essere amati e amare, dall’altro.

Nella relazione con lo psicopatico la “tempesta emozionale” conficca le sue radici nell’affettività della persona e resta lì, ferma, minacciante, burrascosa, con i suoi alti e bassi intensi, senza riposo né pace. (…)

Con lo psicopatico la persona tende fortemente a stargli vicino, a fondersi con lui. La persona sente di essere solidamente unita a lui, ma avverte anche che lo psicopatico è libero con relazione a lei. Comprende che lui può fare ciò che vuole, mentre lei no.[6]

Per secoli le donne sono state accusate di fingere anche nell’intimità, di simulare un piacere che in realtà non provavano, di essere più fredde e distaccate degli uomini nei rapporti sessuali. Si potrebbe dire che questo “gaslighting storico” e stereotipato sull’orgasmo femminile calza, invece, a pennello sull’unico tipo di rapporto sessuale che i perversi narcisisti sono in grado di avere con le loro partners: un rapporto basato sulla finzione anche nei momenti ipoteticamente più intimi. Leggiamo alcune testimonianze a riguardo:

  1. “Sì, sapevo di amare Antonella, ma facendo l’amore posso godere anche più intensamente con chiunque mi ecciti. Anzi, le dirò, certe volte ho provato più erotismo ed eccitazione con un’amica di cui non mi importava granché sentimentalmente che con Antonella, cui volevo bene e che pure mi piaceva. In fondo, con Antonella, dovermi occupare di farla godere, di farla contenta, mi distraeva dal mio piacere, mi sentivo anche egoista, se vuole. Ma l’erotismo e il sentimento mica sempre vanno insieme[7]”.

  2. “A volte avevo l’impressione che facesse l’amore con me ma più per sfogare un suo bisogno sessuale che per comunicare qualcosa a me, Antonella. Mi sentivo davvero a volte qualcosa che lui usava, un tramite, non una persona.[8]

  3. “Anche se gli veniva l’erezione sentivo proprio la sua assenza di desiderio mentale, è come se fosse lì con il corpo e dicesse: “Disponi di me, ma io non ci sono”. Così alla fine m’incazzavo e perdevo pure io la voglia di farlo[9].

Vivere con queste difese significa diventare emotivamente disonesti con l’altro, nascondere che ciò di cui abbiamo bisogno nel profondo per essere sessualmente appagati non potrà mai arrivare dal partner con il quale condividiamo il nostro quotidiano; è negargli l’opportunità di rendersi, alla sua volta, libero di scegliere il suo destino. Come possono i perversi arrivare a simili livelli di anestesia sentimentale, si chiedono uomini e donne, convinti di essere stati desiderati quantomeno nei rari momenti di presunta intimità. Risponde Alexander Lowen:

Parlando in linea generale, il grado di narcisismo è inversamente proporzionale alla potenza sessuale. Ma per capire questa affermazione dobbiamo renderci conto del legame che c’è fra potenza sessuale e sentimento. La potenza sessuale, nell’uomo, non si misura in base alla frequenza dell’attività sessuale o alla potenza erettiva. Un’attività sessuale frequente può essere forzata, quando deriva da un bisogno di rassicurazione, o può essere impulsiva, quando ha origine dall’incapacità di contenere l’eccitazione sessuale. La potenza erettiva – la capacità di mantenere a lungo l’erezione durante l’atto – può essere una manovra di potere. In realtà l’uomo comunica alla donna con il linguaggio del corpo: “Guarda come sono potente, cosa sono capace di fare per te.” Ciò che gli interessa è il potere, rappresentato dalla sua capacità di soddisfare una donna. Questo purtroppo va a scapito del suo stesso piacere e del suo appagamento ed è indice di un bisogno di approvazione e di ammirazione tipico del narcisista. Alla fine neppure la donna è appagata. La vera potenza sessuale è data dalla profondità del sentimento d’amore che si prova per l’altro. Nei narcisisti questi sentimenti sono molto ridotti[10].

I corpi altrui hanno per i perversi la funzionalità degli attrezzi ginnici di una palestra.

In palestra, si sa, gli attrezzi sono diversi come diverse sono le loro funzioni:

Alcune vittime vogliono sapere di avere a che fare con un individuo sano, così da proseguire nell’autosacrificio e nella demolizione di se stesse dovuti all’incapacità di accettare il triste decorso o la fine della storia; altre cercano la conferma di essere in contatto con una persona malata in modo da cercare di curarla o di convincerla a farsi curare per poi, finalmente, realizzare l’ideale amoroso. In questa ottica, che la risposta all’enigma sia “Sì, è malato” oppure “No” non cambia la sostanza della dipendenza affettiva, ma può, anzi, incrementare l’invischiamento.(…)

I clinici concordano all’unanimità su un tratto fondamentale del narcisismo, la mancanza di empatia, ovvero l’incapacità di interpretare correttamente e di sentire le emozioni altrui, che da sola spiega perché i narcisi patologici possono agire distruttivamente senza provare sostanziali sensi di colpa e senza comprendere la ferocia delle loro interazioni sentimentali.

La trappola che sprofonda i partner dipendenti affettivi nella depressione e nell’annullamento di sé è il tentativo di spiegare, secondo il proprio punto di vista empatico, i motivi del dramma amoroso, di razionalizzare ossessivamente le pene subite basandosi sulla premessa errata di essersi rapportati con un individuo “sano”, ritenuto spesso più equilibrato e migliore degli altri[11].

Durante il periodo della dittatura militare sudamericana nelle caserme cilene, argentine, uruguaiane, brasiliane e paraguaiane, migliaia di uomini e donne accusati di “comunismo” sono stati torturati con l’uso di bottiglie di Coca-cola. La scelta del prodotto per infliggere tanto dolore e l’umiliazione dello stupro non era casuale: i militari pretendevano che i sopravvissuti alle torture si ricordassero per sempre della sofferenza inflitta appena vedessero il logotipo del marchio Coca-Cola. Torturavano e stupravano sadicamente con un simbolo del capitalismo. Lo slogan del marchio in quel periodo faceva appello alle emozioni del mercato consumatore, alla sua ricerca della felicità: “Tutto va meglio con Coca-Cola”, “La Coca-Cola grande da molto più piacere, ne resta sempre un bicchiere!” “Sorridi, la Coca-Cola è più vita!”.[12] L’obiettivo dei militari era distruggere la sessualità, il desiderio, l’autostima, il corpo dei torturati[13].

Nell’articolo sulle principali strategie di raggiro utilizzate dai perversi, presente in questo blog, lo psichiatra Hugo Marietan ci spiega la logica militare che integra la personalità dello psicopatico/perverso narcisista. Sono individui che amano unicamente il potere e il controllo sul maggior numero di persone possibili[14], perciò, incapaci di provare autentici sentimenti.

L’operazione messa in atto dai perversi narcisisti con l’appropriazione indebita della parola AMORE, così come gli slogan correlati rispecchia la logica militare: sfruttano un sentimento riconoscibile quanto un marchio, ne fanno proprio e lo rendono infame, di modo che le loro partners, finita l’altalenante – e quasi sempre terrificante – esperienza, portino i segni dell’abuso emotivo a vita, impedendosi di progettare un futuro sereno e rapporti molto più equilibrati.

“Ti farò credere nell’amore” dicono i perversi narcisisti all’inizio dell’ennesima conquista, con gli occhi freddi da predatori. Peccato che nelle loro vene il sangue che scorre, diversamente dai comuni mortali, ha “qualcosa” di artificiale proprio come la Coca-Cola…

C.l.dias

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[1] FILIPPINI, Sandra. Relazioni perverse – la violenza psicologica nella coppia, FrancoAngeli, 2014, p.62-63

[2] LOWEN, Alexander. Amore, sesso e cuore. Casa editrice Astrolabio, 1989, p. 52

[3] FRANCESCATO, Donata. Quando l’amore finisce. Il mulino, 2012, p. 102

[4] http://www.marietan.com/material_psicopatia/amorypsicopata.htm

[5] https://artedisalvarsi.wordpress.com/2015/06/24/il-lato-buono-del-perverso-la-grande-illusione/

[6] http://www.marietan.com/material_psicopatia/amorypsicopata.htm

[7] FRANCESCATO, Donata. Op. cit., p. 238.

[8] Idem. p.236

[9] Ibidem, p. 240

[10] LOWEN, Alexander.  Il narcisismo, l’identità rinnegata. Feltrinelli, 2014, p. 84-85.

[11] SECCI, Enrico Maria.  I narcisisti perversi e le unioni impossibili. Youcanprint, 2014, p. 58

[12] http://louconaopublicitario.blogspot.it/2009/02/todos-os-slogans-da-coca-cola.html#.Vf7Itd_tlBc

[13] http://www.comunistas.spruz.com/mulherestorturadas.htm. Inoltre, i rapporti della “Comissão Verdade e Justiça”  raccolgono la testimonianza dei sopravvissuti brasiliani. I documenti sono stati resi pubblici sul sito http://www.documentosrevelados.com.br/  con fondi governativi.

[14] http://www.marietan.com/material_psicopatia/amorypsicopata.htm

5 pensieri su “Quando l’amore sa di Coca-Cola, la campagna seduttiva del perverso narcisista

  1. Ho letto tutto il link della Coca-cola. E mi sono conmosa mi sono vista in queste pagine, si ho imparato che sono stata io inconsciamente il potere che aveva questo uomo su di me, fa troppo male Claudileia vedere dentro di te stessa, toccare il dolore di nn sentirti amata mai. Mio Dtr ha detto: il amore che nn ti è stato datto dei tuoi genitori nn lo troverai mai in nessun altra persona, dovrai imparare a vivere senza questo amore) , mi sono sentita addolorata, male con me stessa, per il fatto di permettere nn solo a questo uomo anche al mio ex marito di tante umiliazioni, ho sopportato la indiferencia sessuale di questo ultimo uomo durante più de due lungui anni, mentre mi tradiva con quante prostitute inciampava, il suo silenzio infinito, la sua sopperiva, arroganza comodiamo. Si ho imparato che sono stata io a fargli il servono per otto lungui anni, cercando di convincerlo che l’amore nn fa male che poteva fidarsi, oggi capisco che ero convinta che si lo salvavo era Como salvase me, oggi so che nn sapevo rispettarmi, ni anche mai mi sono voluta bene, che internamente credevo nn valesse nulla, so anche che sono stata una complementaria malata di una dipendenza affettiva. Fa male, dentro tropo male, però oggi più clara e cogente lotto, per cancellare tutto lo visetto e ricominciare e vivere serenamente, oggi nn voglio dare tutto per un pizzico di affetto, nn voglio sopportare per tenere nessuno vicino, oggi nn fa più male stare sola. Non voglio mai più tornare con questa persona, infatti nn mi pento di aver detto tante cose, quando prima mi sentivo colpevole di tutto, sentivo che sono stata io a rovinare tutto, oggi so, che mai c’è stato niente, solo la illusione, di avere qualcuno che mi acetasi. So che devo percorrere un lungo percorso, ancora, però nn tornerò indietro. Nn lo ho fatta quando si è presentato a casa dopo di quasi un anno con un profumo, e 50€ di regalo per mio figlio, ho perso tutto, lavoro, vedere crescere miei nipotini, casa, dignità per nn saper darmi valore, sono grande 54 anni però so che nulla è più importante che vivere in libertàd e sanamente. Ti prometto nn molerò, un abbraccio forte e grazie Claudileia per tutto sei un gran aiuto per tutte noi.

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  2. Ciao, sono un narcisista covert. Qualcuno potrebbe consigliarmi del materiale da leggere, ma soprattutto esercizi da fare per guarire o migliorarmi.
    Non so se il mio livello di narcisismo è tanto grave da definirmi “disturbato” ma sicuramente ce l’ho un po’ alto.

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