“Preferisco vederti morta a essere smascherato”, i rischi reali nei rapporti con perversi narcisisti

Nei rapporti con i perversi narcisisti, soprattutto quando arrivati agli sgoccioli, è normale chiedersi se siamo stati più “vittime” o più “carnefici” perché i ruoli sembrano confondersi. In realtà tutto dipende del nostro livello di empatia, cioè, della consapevolezza di aver recato un danno a un’altra persona e di cercare, per quanto sia possibile, di ripararlo, assumendoci le conseguenze e pagando il dovuto prezzo.

Un narcisista perverso/psicopatico è incapace di assumersi le responsabilità dei suoi atti, nascondendo fino all’ultimo le conseguenze estreme delle situazioni che potrebbero “metterlo in cattiva luce” per poi farle esplodere, sotto gli occhi increduli delle persone che danneggia, le sue “bombe”- veri atti psicopatici – che scombussolano la vita altrui. Saranno queste “bombe” a dimostrare alle persone, in modo definitivo, chi veramente è.

Prima di condividere con voi l’articolo di H. Marietan in cui il meccanismo dell’empatia ci viene spiegato con grande accuratezza e semplicità, riporto una notizia di un sito giuridico in cui il “pensiero” perverso e il suo modus operandi sono stati rilevati dai giudici e penalizzati legalmente. In questo caso, vediamo le conseguenze estreme della mancata empatia dell’imputato verso la moglie. La vittima è una donna contagiata dal marito con il virus HIV. Parliamo di una vittima a tutti gli effetti perché raggirata, oltraggiata, illusa e danneggiata nel suo bene più prezioso (la salute) da un perverso narcisista in veste di “marito” che, in sua difesa, nel tentativo vano di salvarsi la faccia (il bene più prezioso per un perverso narcisista), spara tra le righe “un classico” del pensiero perverso, cioè, “Ti ho nascosto tutto per paura di perderti, perdonami, altrimenti la cattiva sei tu.”:

La sentenza 3 ottobre 2012, n. 38388 (Cassazione penale) affronta il doloroso e spaventoso tema del contagio del virus da HIV. La vicenda, oggetto della decisione, è ancora più drammatica poiché vittima è una moglie ignara.

Un marito, infatti, durante un ricovero in ospedale per polmonite, scopre di essere affetto dal virus dell’HIV. Da quel momento, ha impedito alla moglie di parlare con i medici, ha assunto i farmaci prescritti per la malattia in scatole anonime prive di etichetta, asserendo che si trattava di cortisone e, quel che è ancora più grave, ha continuato ad avere rapporti sessuali non protetti con la stessa.

Ma vi è di più!

Ai primi sintomi della moglie, non solo si è opposto al suo ricovero in ospedale, ma l’ha accompagnata dal medico di famiglia, riferendo che la donna era depressa e facendole prescriverle farmaci antidepressivi. Solamente l’intervento di un altro medico, richiesto dalla madre della donna, ha consentito il suo ricovero in ospedale, in occasione del quale le è stato diagnosticato il virus HIV.

La Suprema Corte ha ribaltato la sentenza della Corte di Appello, che aveva assolto l’uomo, in quanto non vi era prova che il contagio della moglie fosse avvenuto in seguito a rapporti sessuali, consumati successivamente alla data in cui il marito aveva appreso di essere contagiato.

Infatti, l’imputato non solo non ha detto alla moglie che egli era affetto dal virus dell’HIV e che tramite i rapporti intimi anche lei rischiava il contagio ma mediante menzogne, raggiri e artifici ha impedito alla moglie di intervenire prontamente e idoneamente per neutralizzare il radicarsi e il peggioramento della malattia.

A ciò va aggiunto che egli ha fatto credere al medico di famiglia che la donna era depressa, con ulteriore ritardo nella diagnosi della malattia e con ulteriore aggravamento della stessa e pericolo di morte per la moglie.

A causa di siffatti atteggiamenti i giudici di legittimità hanno ravvisato tutti gli estremi dei reati contestati (artt. ex art. 577 u.c., art. 582art. 583 co. 2 n. 1art. 585 c.p.).

In particolare, è stato ritenuto sussistente l’elemento psicologico, sotto il profilo del dolo eventuale, in quanto il marito, pur essendo in grado di rappresentarsi la concreta possibilità che la sua azione reticente e depistante potesse produrre un evento diverso da quello per cui agiva (come ha riferito ad un medico durante il ricovero “non voleva perderla”) ha accettato il rischio di contagiare la coniuge, con conseguente volizione dell’evento.

Secondo i principi generali, sussiste l’elemento psicologico sotto il profilo del dolo eventuale, quando l’agente, pur non avendo di mira il fatto a rischio, ne abbia accertato la concreta possibilità del suo verificarsi, in necessario rapporto eziologico con l’azione medesima[1].

Il pensiero perverso dell’imputato può essere frammentato in quattro parti, una peggio dall’altra:

  1. “Ho tradito mia moglie e contratto il virus HIV. Ora devo curarmi ma lei non può saperlo. Devo reggere la mia maschera”
  2. “Se lei mi smaschera farà uno scandalo. MEGLIO continuare a far sesso con lei senza protezione, altrimenti potrebbe sospettare che qualcosa non va, diventare sospettosa, intaccare la mia libertà.”
  3. “Lei ha scoperto di avere l’HIV, quindi, metto in dubbio LA SUA FEDELTA’ e salvo la mia maschera.”
  4. Lei mi ha fatto causa, è una persona cattiva. Mi ha abbandonato nel momento del bisogno. Ho nascosto tutto per salvarla dalla sofferenza certa. L’ho fatto per amore. Guardate come mi ripaga! La vittima sono io!”

Ecco un devastante esempio del conto salato che la mancata empatia del perverso narcisista presenta alle persone che lo vogliono bene.

C.l.dias

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L’empatia dello psicopatico [2]

Hugo Marietan

Mi fa male che non ti faccia male il mio dolore

1) “Non gli interessa ferire le persone, umiliarle; non prova nulla. Natali o compleanni per lui è lo stesso, non dimostra mai alcun tipo di sentimento. Quando vuole compiacere qualcuno, finge. Per esempio, ha scoperto che una signora aveva qualche soldo proveniente da un affare. Questa signora ha un figlio con una lesione cerebrale, il bambino è sulla sedia a rotelle. E così, per riuscire a raggirare la signora ha cominciato a portare il figlio a passeggio, gli offriva il gelato. La signora era rimasta folgorata perché qualcuno l’aveva cercata senza vedere nel figlio disabile un ostacolo. Tuttavia, lui pretendeva qualcosa da lei. Un giorno il bambino lo chiamò a casa nostra chiedendo di essere portato a spasso, in pratica lo aspettava. Gli chiesi come mai avesse dei soldi da spendere con loro mentre per coprire le spese di casa era sempre al corto… Lui si difese: “Tranquilla, non voglio niente con quella signora. Vorrei soltanto chiederle soldi in prestito per pagare il debito delle mie carte di credito. Ciò che tu non sai è che investo per ottenere di più”. Alla fine, non riuscendo a ottenere nulla, ha smesso di vederla dicendo “Bene ti sta avere un figlio così, Dio ti ha punito perché sei  troppo tirchia da prestarmi i soldi”.

L’empatia implica sentire, “mettersi dentro l’altro”; mentre la “simpatia”  è sentire in consonanza con l’altro. “Apatia”, invece, è avere un grado emozionale zero, non riecheggiare affettivamente con l’altro; non avere passione. Per far funzionare l’empatia è necessario che le persone sappiano attribuire identico valore un’ all’altra, perché esseri umani. Le persone devono saper condividere codici comuni ed esperienze affettive simili perché la «comprensione» possa funzionare. Nei momenti di empatia osserviamo l’integrazione di queste due persone in un unico essere empatico. È così che una persona si sente “compresa” da un’altra.

L’empatia è comune alla maggior parte delle persone sotto la formula: « io, al posto suo, avrei provato lo stesso». Si manifesta dalla notizia di un fatto drammatico (molto frequenti ai giorni nostri) fino attraverso mezzi artificiali come un film o una serie televisiva, in cui siamo empatici al punto di identificarci con il personaggio ideato da uno sceneggiatore.

2) “Durante il viaggio i miei genitori hanno subito un furto. Quando parlai al telefono con mia madre, lei raccontò che a mio padre avevano colpito con il calcio del fucile, ma che ora si trovava bene, nonostante il piccolo taglio in testa. Ho raccontato, sollevata, a mio marito. Lui disse che mio padre era sicuramente ricoverato o morto e che non avevano detto niente per non farmi preoccupare, al che mi sono sentita male e gli ho chiesto di essere abbracciata. Lui rispose di non essere nelle condizioni di consolarmi.”

La simpatia, invece, consiste nell’ottenimento di uno stato di compiacimento dell’altro nei nostri confronti. Naturalmente c’è un po’ di artificialità, di qualcosa che viene imparato nell’azione simpatica. Ripetendo comportamenti che piacciono (evidenziati tante volte nei bambini ritenuti ‘graziosi’) le persone hanno scoperto che certi modi di fare “piacciono”. Inoltre, grazie all’esercizio di alcune professioni: venditori, diplomatici, il simpatico “lavora” per compiacere e, di conseguenza, può graduare il suo livello di simpatia.

L’empatico è, necessariamente, spontaneo: l’empatia non può essere innestata. Qualsiasi artificialità costituirebbe una serratura atta a bloccare “l’ingresso” dell’altro. L’empatico comprende ed è compreso dall’altro. All’empatico non mancano TUTTE le parole per comprendere una manifestazione affettiva spiegata dall’altro. A volte basta un solo gesto. La comprensione è qualcosa che va da un’affettività all’altra, attingendo la logica.

La persona che non è empatica, invece, ha bisogno di svariate spiegazioni dell’altro, perché deve “capire intellettualmente” l’affettività dell’altro. Usa la sua logica per decifrare qualcosa di affettivo nell’altro. È l’unico modo di approssimarsi affettivamente dell’altro. È come uno straniero che riesce a capire il contenuto intellettuale di una lingua, ma non le sfumature emotive del tono, le allusioni, e i gesti che accompagnano le frasi.

Pertanto, la persona non empatica si lascia guidare dal suo ragionamento e dell’interpretazione logica delle manifestazioni affettive dell’altro. E, così come lo straniero, impara a imitare i gesti e la mimica facciale che vede negli altri anche senza comprenderle, perché “stanno bene con queste frasi”.

Questo “far finta di essere empatico” grazie all’apprendistato della mimica è ciò che confonde molti complementari quando si sentono “compresi” dallo psicopatico.

3) “Devo dire che è una persona con una certa carenza emotiva. Non è capace di sentire la gioia, la tristezza, l’orgoglio, ecc. A volte mi domandava “Cosa si prova nella tristezza?”. Credevo non lo dicesse sul serio, tuttavia ora che ci penso credo esistesse una reale curiosità basata sulla sua incapacità di sentire normalmente come un essere umano. Per questo, come lei è il capo e le norme sono stabilite da lei, non sa soffermarsi sui sentimenti dell’altro, salvo in determinate occasioni in cui la vittima si rivela veramente produttiva e  interessante, in questo caso, la attacca direttamente per strappargli i sentimenti più profondi. Spesso racconta (come se si trattasse della cosa più normale del mondo, quando le chiacchierate sono amichevoli) quando all’età di dieci anni imparò a far piangere suo fratello piccolo con un unico sguardo”.

4) “Una volta eravamo insieme al cinema guardando un film drammatico: io piangevo e lui mi guardava. Tutt’a un tratto anche lui si mise a piangere. Stupita, conoscendo la sua grande insensibilità, domandai cosa lo faceva piangere. Lui mi rispose con una domanda: “Non bisogna piangere in questa scena?”

5) “Non gli importa far piangere me e i suoi figli per le cose che fa. Lui dice che così “impariamo a essere forti”, che “così le persone crescono”.

Quando i bambini si comportano un po’ male, di solito li chiama in disparte, dentro casa. Può restare un’ora dentro, a parlare con loro, Le assicuro, non so di cosa parla. A mio figlio di 4 anni riserva lo stesso trattamento. Quando non ce la facevo più, entravo a casa e trovavo il bambino lì, con l’espressione di chi non aveva capito niente, gli occhi pieni di lacrime, mentre i suoi erano quelli di un invasato.”

La simpatia va, attivamente, dal Simpatico all’Altro (S verso A). Così, la partecipazione dell’altro è minima, è come un ricettore della simpatia.

L’empatico, invece, è passivo: riceve l’emozione dell’altro e attivamente attribuisce un significato interno, lo assimila conforme alle sue esperienze e sensibilità. L’empatia, allora, va dall’altro all’empatico. L’altro partecipa emettendo (mostrando) le sue espressioni. L’empatico diventa il ricettore.

Lo psicopatico non è empatico. Può essere simpatico.

Lo psicopatico può captare la vulnerabilità dell’altro perché è utile a lui, mentre disprezza tutto il resto.

L’empatico, rapportandosi da persona a persona, può consapevolmente recare enormi sofferenze.

Lo psicopatico non provoca il danno con l’intenzione di danneggiare, ma va dritto sul suo obiettivo e, se qualcosa rischia di neutralizzare o di distruggere il suo obiettivo, lui la neutralizza o la calpesta per primo; agisce sempre nel perseguimento del suo obiettivo e non perché ha la chiara consapevolezza del danno che potrebbe causare all’altro.

Anche l’empatico può usare la sua empatia per danneggiare in profondità l’altro perché sa cosa potrebbe provare l’altro grazie all’effetto delle sue azioni, si tratta, alla fine, di un suo simile.

Lo psicopatico danneggia come un effetto collaterale della sua azione principale – del suo obiettivo.

L’empatico, invece, è consapevole di cosa sta facendo e di cosa prova l’altro.

Lo psicopatico può fare qualcosa di dannoso, torturare per esempio, ma mai potrà capire cosa prova l’altro. Lui sa che un determinato punto è dolente e che su questo può premere, ma non sa fino a che punto arriva il dolore dell’altro. Per questa ragione lo psicopatico non prova alcuna colpa per i suoi atti,  per lui è come un lavoro, fa parte del suo mestiere – l’obiettivo tutto giustifica.

 6) Suo zio è deceduto da poco, siccome mio marito è interessato ai suoi beni e soprattutto alla sua auto, visita sua zia per capire come può appropriarsi di questi beni. Se insieme ai suoi altri fratelli, uno dei quali è un avvocato che lavora alla polizia e che mi raccontò, senza importarsi di cosa accadrà alla zia, una persona anziana, che stavano muovendo le carte illegalmente per acchiapparsi le proprietà.

L’empatico, quando fa una cattiveria, sente in parte ciò che sente l’altro – simbolicamente o ipoteticamente – e tutto ciò lo porta a quel dispiacere interno che chiamiamo colpa, la sua azione genera la colpa perché sa di aver compiuto qualcosa che non lo fa stare bene, sa di aver violato un principio riconosciuto dal bene comune e che pagherà per averlo fatto, con l’angoscia o somatizzando.

L’empatico nuoce con la coscienza del danno recato agli altri; danneggia l’altro e anche se stesso (infierendosi sensi di colpa). Il male fatto esaurisce lo stesso empatico.

Per lo psicopatico il fatto dannoso non presenta alcun costo affettivo, non rappresenta alcunché, per questo resta tranquillo e imperturbabile prima, durante e dopo l’azione psicopatica.

Molti empatici fantasticano atti che possono danneggiare gli altri, ma non sono disposti a sopportare la quantità di angoscia generata dall’azione nella realtà -‘peccano in pensiero’. Sono consapevoli di poter causare un danno, ma il costo da pagare per questo danno blocca l’azione dannosa; un altro fattore d’inibizione è il costo della responsabilità del danno inferto all’altro, e come verrà leso lui stesso alla scoperta del danno che ha recato – c’è il timore per le conseguenze.

Lo psicopatico, non provando empatia per l’altro, non soffre con l’altro e per l’altro. In questo senso è apatico. Dico di più, può sembrargli “strano” il modo come gli altri reagiscono ai suoi misfatti psicopatici: non essendo empatico non può misurare l’intensità delle conseguenze negative delle sue azioni nell’altro.

 7) In un determinato momento della scena il fratello commenta con J che sua figlia gli ha detto: “Sono disorientata con la mia vita, non so che fare”. J risponde a suo fratello: “È facile, il figlio di X che ha la stessa età tantomeno sa cosa fare, potresti vederti con X per mettere insieme un po’ di soldi, cosicché possano aprire un negozio”. Il fratello insiste: “Lei, però, non mi ha detto questo, ha detto che ha perso il suo orientamento nella vita”. J lo contesta: “Certamente, è questa la ragione!”

Allo psicopatico manca l’esperienza dell’empatia. Gli è vietato capire l’altro. Egli può “intenderlo”, conoscere le sue fessure e, in questo modo, manipolarlo. Il dolore dell’altro, fisico o psichico, può essere compreso, a volte, soltanto con l’analisi intellettiva del fenomeno. Il processo di cosificazione dell’altro (innato in lui), lo allontana ancor di più della possibilità di empatia: l’altro è deprezzato come persona, trasformato in oggetto di uso. Di conseguenza, lo psicopatico usa le persone come materia prima (cose) per raggiungere i suoi fini. Lo psicopatico avanza verso il suo obiettivo catapultato dalle sue necessità speciali (ottenere il potere, per esempio), di modo che, nel tragitto, distruggere o ferire le cose (persone) costituisce unicamente un effetto secondario, poco o niente significativo per lui. Il suo enorme grado di libertà interiore gli permette (e i suoi codici propri lo giustificano) di realizzare azioni in cui l’analisi del male recato agli altri non è contemplata. Il danneggiato resta perplesso fronte al danno generato dallo psicopatico, perché non riesce a capire la natura del danno nella sua grandezza, tantomeno la motivazione che ha portato lo psicopatico a una simile azione: talmente è lontano dalla mente psicopatica.

L’empatico, un normale o un nevrotico, risuona emozionalmente con l’altro, che considera una persona come lui. Di conseguenza è pienamente consapevole del vissuto emotivo scatenato dalle sue azioni sull’altro. L’empatico produce il danno e, di una certa maniera, una parte di questo danno si volta contro di lui nella forma di colpa (oppure con le sue manifestazioni psicosomatiche).

L’empatico danneggia e si danneggia. La sua libertà interiore, delimitata dai principi morali comuni e delle sue inibizioni intrinseche, lo impediscono molte volte di eseguire nella realtà il danno fantasticato. Quando lo fa, però, gestisce i piccoli dettagli del danno ancorati nella storia emotiva dell’altro che lui, in qualche modo, conosce bene. Per questa ragione la forza del danno può essere intensa e devastante anche per l’empatico.

Il danneggiato, alla sua volta, può comprendere la natura del danno e le motivazioni di chi lo danneggia  per lo stesso processo di empatia e di vicinanza mentale alla persona empatica.

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[1] http://www.altalex.com/documents/news/2013/02/12/trasmette-hiv-alla-moglie-marito-ne-risponde-a-titolo-di-dolo-eventuale

[2] http://www.marietan.com/material_psicopatia/empatia_marietan.htm

41 pensieri su ““Preferisco vederti morta a essere smascherato”, i rischi reali nei rapporti con perversi narcisisti

  1. Quando non più di una settimana fa ho incontrato queste pagine, sono rimasto sbalordito. Non solo perché pur avendo lavorato a vario titolo con le famiglie per molti anni non mi era mai capitato di veder trattare di narcisismo in modo così chiaro, ma soprattutto perché questa tematica mi riguarda personalmente ormai da qualche anno. Cercherò di esporre questa situazione per arrivare a formulare qualche interrogativo.
    Sono separato da qualche anno e vivo coi tre bimbi che ho avuto dalla mia ex moglie.
    Non sono un santo e neanche Superman e così credo sia importante chiarire che, per complesse vicende professionali e familiari, ritengo di avere delle grosse responsabilità relativamente al carico che, negli ultimi anni di vita in comune avevo imposto, prima della separazione, a tutta la famiglia, cioè a mia moglie ed ai figli ancora in tenera età. Chiarito questo vorrei arrivare al dunque. Dopo la separazione, pretesa da mia moglie quando ho scoperto i suoi tradimenti, lei ha lasciato cadere anche l’interesse per i bimbi. Ora, senza voler entrare troppo nello specifico, aggiungerò solo che la sua famiglia di origine era velatamente, ma senza ombra di dubbio, incestuosa.
    La prima domanda che vorrei ingenuamente sollevare è come sia possibile che una persona che, pur essendosi fatta un mare di male nella giovinezza, ha poi condotto per una decina di anni una vita di moglie felice e di madre responsabile, possa tornare ad inabissarsi proprio nel momento in cui stavamo per raccogliere insieme i frutti di anni di impegno, di gioia e di intenso sacrificio comune.
    La seconda domanda è come sia possibile che lei con me si è trasformata da compagna vivace e premurosa in una persona quasi disumana.
    In ultimo, di come sia possibile che lei, a sua volta si sia ormai scelta relazioni in cui lei è messa a sua volta in completa balia di uomini esplicitamente narcisti perversi?
    Chiedo scusa per essermi dilungato e ringrazio ancora Claudialeia e tutti i collaboratori di queste pagine.
    Peter

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    1. Caro Peter,
      partiamo da te: da quanto ho capito c’è un assunzione di responsabilità importante da parte tua. Diciamo che hai peccato di trascuratezza nei confronti della famiglia che avevi costruito con la tua ex. Come affermi, c’erano in ballo questioni lavorative e rapporti complessi (immagino con la tua famiglia di origine) che hanno distolto per anni la tua attenzione da moglie e figli. Questa assunzione di responsabilità è essenziale per far di te una figura paterna presente anche con la testa. Prima di una separazione ci sono richieste di aiuto da entrambe le parti. Tua moglie ti ha tradito e, guarda caso, è stata lei a chiederti la separazione dopo essere stata colta con le mani nel sacco. Ha capito che il vostro rapporto era logorato, che l’amore era finito e che tu, molto probabilmente, non l’avresti mai perdonata. Dopo la scoperta di tradimenti vari ci vuole una grandissima maturità per andare avanti, parlo di anni e anni a rimuginare i torti subiti dal partner traditore, anni passati a ricordare le sue menzogne e dissimulazioni, anni a controllarsi per non rinfacciarlo su tutto alla prima occasione, anni a trattenersi davanti ai figli. Significa, in linea di massima, abdicare della propria spontaneità per avere accanto una persona che, logorata dalla nostra trascuratezza del passato, può usarla contro di noi a qualunque momento. Per questo parlo di maturità da entrambe le parti per ricostruirsi seriamente. La tua ex non era matura abbastanza da sopportare un peso così grosso e forse nemmeno tu. Infatti, scelse la strada più semplice e piacevole: la sua libertà. Il fatto che la famiglia di lei fosse velatamente incestuosa è irrilevante fin qui. Ma si trasforma in un elemento interessante per ciò che accade dopo, cioè, per i suoi rapporti autodistruttivi (impossibile che abbia conosciuto un narcisista perverso dopo l’altro, probabilmente si è sentita attratta da una serie di uomini “problematici” che voleva accudire e salvare al posto dei figli, era il suo modo di punirsi per averli lasciati a te. Per fortuna nostra i narcisisti perversi duri e puri sono pochi!). Tu affermi che lei è stata una “moglie felice” per una decina d’anni. E qui c’è una grande contraddizione nel tuo racconto perché lei, comunque, ti tradiva. Inoltre, ha dimostrato di non capire i perché dei sacrifici intensi che facevate e il senso dei frutti che eravate per raccogliere. Qualcosa è andata storta nella vostra comunicazione, qualcosa che la rendeva talmente infelice da farla tornare ad essere quella di prima. Lei ha provato ad essere la tua “compagna vivace e premurosa”, la “madre perfetta”, “la moglie felice”, ma non ci è riuscita. Ad un certo punto ha visto che non veniva ripagata per questo suo tentativo di rendersi migliore ed è semplicemente tornata al vecchio schema di prima, con il quale aveva più familiarità.
      Credo che la cosa più importante, a questo punto, sia rinforzare il tuo rapporto con i tuoi figli senza badare ai perché della tua ex. Lei ha fatto la sua scelta. Ora tocca a te. Hai tre creature, immagino meravigliose, ognuna con un carattere diverso, che ti daranno tantissima gioia grazie a questa tua nuova consapevolezza e forza. Hai l’opportunità rara, quasi unica per un uomo, di vedere da vicino la formazione di tre esseri umani che sono parte di te. Essendo madre e padre, la tua sensibilità diventerà più acuta, ti ritroverai con le lacrime agli occhi davanti ad ogni progresso che faranno perché SEI PARTE ATTIVA in questo processo e non perché qualcuno, la mamma dei tuoi figli, te lo sta riferendo dopo una giornata di impegni lavorativi. La tua ex sta trascurando i vostri figli? Cerca di non far pesare ai bambini questo fatto, per quanto sia possibile. Se ne accorgeranno da soli, crescendo, che il loro papà non è un eroe, ma un esempio di maturità e di rispetto per le donne, nonostante tutto. Se sono femmine, avranno un idea positiva di quanto vale un uomo. Se sono maschi, saranno uomini a tutti gli effetti, grazie a te. In bocca al lupo!

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  2. In merito al titolo di questa sezione,e dopo aver naturalmente ripercorso l’episodio del marito che non confessó nulla alla moglie sulla propria sieropositivitá,invito tutti coloro che sono stati coinvolti in queste relazioni con codesti signori e signore,a pensare inoltre a quali conseguenze possano portare in termini di salute,intese come rapporti non protetti.Credo sia il caso di parlarne apertamente,visto che il rischio reale di prendersi qualcosa di grave é elevatissimo,considerando la loro risaputa promiscuitá annessa alla totale assenza di coscenza.
    Personalmente ho pensato di farmi gli esami per l’hiv,(e nell’attesa dei risultati ho vissuto il terrore)che fortunatamente sono stati negativi.Scusami Claudileia se mi sono permesso di affrontare questo discorso cosí delicato,ma mi é sembrato utile quanto tempestivo farlo per limitare dei danni altrimenti irrecuperabili.
    Credo possa essere un mónito in piú come deterrente per chi rischia di ricaderci,aldilá dell’allarmismo purtroppo ahinoi giustificato.

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    1. Carissimo Franco, sottoscrivo in pieno il tuo messaggio anche perché il senso di onnipotenza delle persone affette da n.p. le rende molto spericolate e fataliste. Credono davvero che una malattia così grave mai capiterà a loro e quindi potrebbero sottoporsi al test unicamente quando costrette dai sintomi più eclatanti della malattia. Mi sono ritrovata anch’io in questa situazione tanti anni fa e so della solitudine e della paura che proviamo quando siamo in coda in ospedale e del sollievo che proviamo dopo, quando il risultato ci viene comunicato con tanto di ammonimento come se fossimo colpevoli del crimine di amare. Nel mio caso, dopo anni di ‘pseudo rapporto’ in cui venivano reciprocamente garantite lealtà e fedeltà scopro che praticamente giocavo a roulette russa. Oggi attendo il mio terzo bimbo e mi piacerebbe che ognuno dei miei lettori capisse l’importanza del dono della vita: tutto ciò che la mette a repentaglio va scartato. Punto.

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  3. Cara Claudileia,sono coscente che questi due messaggi abbiano risvegliato paure fondate su chi ha vissuto o sta vivendo relazioni con questi disturbati mentali.O chi addirittura rischia di ricaderci dentro.
    Credo che piú o meno tutti abbiamo giocato alla roulette russa,compiacendo la loro immediata fame di controllo,dettata mettendo il loro corpo a disposizione,in tempi brevissimi.
    Allora,per rispetto,proposi esami per entrambi.Ma il dopo?
    Quando ho saputo il suo passato con anche tre relazioni contemporanee(e solo quelle accertate)mi si é gelato il sangue…Penso sia un aspetto “essenziale” da discutere,soprattutto a questo punto,dove oramai abbiamo capito con chi abbiamo avuto a che fare.
    Siamo giustamente concentrati sugli aspetti psicologico/affettivi ma stiamo dimenticando le eventuali,gravissime e irreparabili conseguenze di piú importante livello.

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    1. Che dirti? Nel mio caso, alla proposta di fare un controllo (visto le gravissime circostanze accertate sul comportamento del soggetto in questione!) c’è stata la negazione della realtà e l’accusa: “Se hai qualcosa e sei nel dubbio vuol dire che TU hai combinato qualcosa, Claudiléia”, seguito da accuse inventate di sana pianta di tradimento e ‘dubbi’ improvvisati e infamanti sul mio ipotetico passato. Tutto ciò seguito da una scomparsa che mi ha gettato nel terrore più assoluto, tutto ciò dopo anni e anni di un ‘rapporto’ che credevo consolidato, fatto di ipotetica dedizione esclusiva. Quando ho scritto questo articolo pensavo al mio personale vissuto, a cosa avevo rischiato al suo tempo e quale sarebbe stata la mia fine se avessi continuato imperterrita ad ignorare tutte le sue ‘stranezze’. A seminare il terrore nelle persone comuni dovrebbe essere proprio questa gente, non noi che siamo qui e che abbiamo il privilegio di essere vivi e in piena salute per raccontare agli altri che l’unica priorità è la loro vita stessa. Finché che la proteggiamo la possiamo ricostruire da capo sempre che vogliamo e possiamo, a prescindere dell’età.

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  4. Mio marito a seguito di rapporti non protetti aveva contratto la sifilide e si era curato ma senza dire niente a me, io dopo due anni trovai per caso in fondo ad un cassetto una busta con degli esami che rivelarono la sua malattia, chiesi spiegazioni e mi confessò tutto ma a quel punto io dovetti fare dei controlli e non solo per quello e risultarono negativi anche se adesso ho il papilloma virus. Dopo la scoperta volevo lasciarlo subito anche se erano tanti anni di matrimonio, ma non ce la feci perchè lui riuscì a convincermi che non mi aveva “tradito” perchè erano persone sconosciute e non una relazione….alla fine mi aveva convinto ma io iniziai ad avere una forte depressione e per fortuna trovai un medico che mi aiutò e mi sta aiutando ancora….mio marito dice che è il mio amico e devo ringraziarlo di avermi dato la forza per liberarmi…si perchè fra pochi giorni me ne andrò via di casa, ho preso un appartamento in affitto e adesso lui alterna momenti in cui mi deride mi prende in giro e fa battute sarcastiche a momenti in cui diventa dolce e quasi piange dicendo che non può vivere senza me e questo mi fa tanto male ma cerco di andare avanti questa volta senza farmi convincere.

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    1. Dolcissima Anna, la tua testimonianza dovrebbe essere incorniciata da tutti che ci leggono qui. E’ incredibile la capacità di queste persone di auto assolversi perché convinte che loro comportamento terrificante sia assolutamente comprensibile e perdonabile. Certo, lui non ti ha ‘tradita’ ma ha ‘solo’ rischiato di farti beccare una malattia molto più grave e non guaribile della sifilide. Mi chiedo (e immagino che anche tu ti sarai chiesta un miliardo di volte) cosa avrebbe fatto se al posto della sifilide lui avesse contratto il virus HIV o l’epatite C, compromettendo la sua e la TUA salute per sempre? Immagino che la risposta la sai già, ecco perché hai preso l’unica decisione che una donna intelligente e degna può prendere in questi casi. Cara Anna, non farti travolgere dal canto delle sirene ancora una volta: TUTTI i comportamenti del tuo marito dal più tenero al più rabbioso hanno l’obiettivo di farti capitolare per continuare a sfruttarti emotivamente. Lui non si aspettava una decisione del genere PROPRIO DA TE. Quale donna avrebbe perdonato un uomo dopo una scoperta del genere? Soltanto una donna che rappresentasse per lui – un narcisista perverso promiscuo e senza scrupoli, perché gioca con la vita degli altri e ne va fiero, continuando ulteriormente a manipolarli! – il suo capolavoro di manipolazione mentale. Te ne vai, cara Anna, mandando in frantumi il suo delirio di onnipotenza. Che vada a piangere sulle spalle di chi credeva di averlo contagiato… se riuscirà a ricordarsi di come si chiama! Continua a farti dei controlli, carissima. Ci siamo passate/passati quasi tutti per una situazione del genere, affrontando le code negli ospedali con il cuore in gola. Supererai tutto perché le persone pulite hanno mille risorse per uscire dalle situazioni più disastrose senza abdicare del meglio di loro stesse. Non stai perdendo assolutamente niente, ma solo lasciando alle spalle ciò che ti bloccava (e metteva a repentaglio!) la tua vita. Un abbraccio pieno di solidarietà! C.

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    2. Ciao Anna, rileggo questo tuo intervento del 27 aprile 2017. L’avevo letto anche allora, io sono andata via di casa il 21 aprile 2017, e già allora tifavo per te, perché nulla ti facesse cambiare idea…….. resisti, se ti volesse davvero, cercherebbe di riconquistarti non di farti venire i sensi di colpa, che fretta c’è? Se ti farà rinnamorare, se ricomquistera’ la tua fiducia, lasciandoti tutto il tempo di cui hai bisogno per decidere, se ti tratterà come un essere umano….ecc.ecc. cosa che adesso non sta facendo, ti pressa perché tu faccia cosa vuole lui! Dall’esterno sembra una trappola ben congeniata, non voglio influenzarti ma da fuori sembra questo. Non mollare non c’è nessuna fretta, tanta quanta lui non ne ha avuta per parlarti della sua malattia. Hai un credito di tempo nei suoi confronti…..almeno questo ce lo devi…..fallo per noi, aspetta fino al…… ( mi verrebbe da dirti 2050..) alla prossima primavera…….

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  5. Grazie per le sue parole e per avermi compreso speravo tanto di trovare una sua risposta, è da tanto che leggo gli articoli e la stimo molto perchè riesce ad entrare in sintonia con le persone che scrivono. Io era da tanto che volevo scrivere ma poi non ho mai avuto il coraggio adesso sono contenta di averlo fatto perchè mi sento meno sola, fra pochi giorni dovrei riuscire ad andare nel nuovo appartamento, lui si fa sempre più pressante ma io mi sento più forte e questa volta dovrei farcela, Grazie ancora di cuore

    Anna

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    1. Cara Anna, posso immaginare la situazione pesantissima che stai vivendo. Come tutte le persone che hanno vissuto una separazione so che gli ultimi giorni, quando hai le valigie pronte e tutte le ragioni dell’universo per andartene, subentrano dei sensi di colpa assurdi che non sai nemmeno da dove sbucano. Il perverso è lì, davanti a te, con le lacrime che gli cadono a cascate. E lì che giura ‘sulla testa dei propri figli’ che diventerà l’uomo migliore del mondo, l’uomo che hai sempre sognato… è lì che dice ESATTAMENTE CIO’ CHE VORRESTI SENTIRE, cose del tipo ‘hai ragione tu, io non valgo niente, sono una merda, merito la morte!’. Ecco, in primo luogo non ti scordare che si tratta di una rappresentazione teatrale e che la deve assistere da PUBBLICO, non da attrice co-protagonista. Non commettere l’errore di cercare di ‘consolarlo’, di dirgli cose del tipo ‘Guarda che non è così, in FONDO sei una brava persona, è solo che tra noi non va più bene e blablabla…’ perché sono frasi che vengono interpretate da queste individui come una porta aperta da sfondare a posteriori. Pensano: “Ho combinato questo e quello, MA LEI ANCORA MI VUOLE BENE.” E no. Se stai andando via è perché finalmente hai dato il giusto spessore e peso alle azioni di un ‘uomo’ che addirittura ha fatto sesso senza protezione con chissà chi. Un mostro che, terrorizzato dal dubbio di aver contratto LA SIFILIDE, ti ha tenuto nascoste le analisi e poi ha sostenuto di non averti ‘manco tradito’ perché ‘quelle’ non erano mica rapporti affettivi! Carissima Anna, la morale, l’etica e la responsabilità della persona che stai lasciando è pari allo ZERO. Non so logisticamente come sei messa, se hai contattato un’azienda di trasporto e quindi hai una data e ora certa per fare un trasloco, ma se si tratta di un fatto di scatole e valigie e non avete figli ti consiglierei di andartene prima della data che lui sa per certa. Vattene senza preavviso per evitare il dramma finale che certamente il personaggio ha già in mente di recitare. Taglia la testa al toro prima, usa il buon senso e la cautela! PS: Non usare il Lei con me, please!!! Mi imbarazza assai. Un abbraccio affettuoso e tanta solidarietà!

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  6. Cara Anna, ho fatto il tuo stesso passo venerdì scorso, una settimana fa. Mi rendo conto che preparare le ultime valigie di nascosto e dirgli “allora io me ne vado adesso”, mi ha evitato scenate terribili ( nota che già sapeva che avevo trovato casa, e che appena pronta me ne sarei andata!) anzi, a dire la verità il suo sorriso di compiacimento e di liberazione mi ha un po’ disorientata. Quando poi ho confermato che nostra figlia veniva con me, apri cielo, ma oramai non c’era più molto tempo, e tutto, suo malgrado è tutto è durato poco. Ho scritto su un’altro articolo come stavo male, ed ho trovato parole di conforto e d’incoraggiamento per non perdere la via, soprattutto non perdere di vista la mia salvezza. Oggi, sto veramente meglio, perché non doversi confrontare tutti i giorni con chi ti ha fatto davvero del male deliberatamente è veramente un sollievo. Perché anche se i toni sono più pacati, il tuo cuore sa che non puoi più fidarti di quell’individuo, perché sarà capace di convincerti che tradire con una sconosciuta non è tradire!!! Tutti i giorni devi lottare con il tuo cuore che ti dice che non va bene, di nuovo qualche cosa è storto, e tu impazzisce per capire cosa!! Tutto questo non c’è più! Che pace!!! Nota che io ho 55 anni e mi devo trovare ancora un lavoro per mantenere anche mia figlia, dovrò affrontare problemi seri e davvero abbastanza gravi, ma il mio cuore sebbene non stia ancora zitto, almeno è in pace e, adesso è un amico. E quando mi vengono i dubbi, le incertezze, la malinconia, mi dico e ripeto che mi sono salvata dall’inferno, sono stata fortunata. Non ho perso niente, anzi ho ritrovato la mia dignità. Coraggio Anna ti siamo tutti vicini e facciamo il tifo perché tu non abbia nessun tentennamento. Un bacio

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  7. Grazie ad entrambe mi fate davvero sentire accolta e ascoltata, Claudileia ti darò del tu come mi hai chiesto, non posso andare via prima del previsto anche se ho solo valigie da portare via perchè ho ancora una figlia in casa che probabilmente starà un po da me e un po con il padre se sarà possibile, lei è grande ha quasi 21 anni e quindi decide per conto suo, è felice che io abbia preso questa decisione come lo è l’altra mia figlia (che è già sposata da due anni) perchè la situazione in casa era davvero pesante. Loro amano profondamente sia me che il padre ma hanno capito che lui si è e si comporta male nei miei confronti e spesso attacca loro per colpire me…La nostra è una storia lunga e dolorosa ma per adesso mi fermo qui. Ad Alba dico che sono felice per lei e spero che tutto vada per il meglio, io ho 57 anni e quindi sono ancora più “grande” ma credo che non sia mai tardi per cercare di stare bene e in pace. Spero di darvi notizie a breve su questa situazione che sto vivendo un abbraccio

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  8. Ce l’ho fatta, ieri sera ho dormito nella mia nuova casa insieme a mia figlia, mio marito sono alcuni giorni che è andato nella sua città di origine perchè non voleva assistere al trasloco e rientra stasera. Che dire….sono felice e ancora non mi sembra vero, questo blog mi ha davvero aiutata tanto perchè anche se ho scritto da poco era da tanto che lo seguivo. Sono anche comunque angosciata per mio marito perchè ieri mi ha telefonato mia cognata, sorella di mio marito e mi ha detto che lui è molto agitato e depresso e non sa che cosa fare, lei capisce la mia scelta e pensa che faccia bene anche a suo fratello ma è molto preoccupata per come lo vede. Scriverò ancora perchè magari può aiutare altri a farsi coraggio come io l’ho preso leggendo le altre testimonianze. Un saluto a tutti i frequentatori del blog e un grosso abbraccio a Claudileia

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    1. Carissima Anna, la tua ex-cognata difenderà sempre suo fratello perché non è stata la sua salute a pagare il prezzo per averlo conosciuto. E’ ovvio che lui, recandosi dai parenti, ha reclutato un battaglione di scimmie volanti per difendere la sua causa oppure per chiamarti per dirti il quanto sei ‘cattiva’ per aver abbandonato ‘un uomo depresso che non sa farsi capire con le parole’ e che ‘ha sbagliato ma merita pur sempre una possibilità’. Non cascarci, mi raccomando. Ti stai tutelando senza fare del male a nessuno, mentre lui non solo non si è tutelato ma ti ha anche fatto rischiare grosso frequentando persone poco raccomandabili senza usare protezione. Non perdere di vista i motivi per i quali hai preso la decisione di salvarti/vi. I perversi non arrivano alla depressione, ma possono sentirsi momentaneamente ‘tristi’ quando perdono i loro giocattoli e il controllo su di loro. La cosa importante è che questa ‘tristezza’ momentanea non diventi rabbia micidiale e desiderio di vendetta, quindi, meglio mantenere la massima distanza e il profilo basso, imparando a moderare bene le parole sopratutto con le scimmie volanti! Abbraccio anche a te, carissima!

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  9. vero devo stare attenta, ieri è tornato e questa mattina è passato dal mio negozio con la faccia nera ha fatto per fortuna poche battute e poi se ne è andato portandosi via la serenità che avevo conquistato in questi pochi giorni che lui era a casa sua ed io ero tranquilla di non vedermelo apparire all’improvviso…comunque io vado avanti e so che qui trovo conforto aiuto e forza a presto

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    1. Carissima Anna, come è tipico dei soggetti perversi che non si rassegnano alla sopravvivenza della preda dovrai subire i suoi tentativi di controllo una tantum. Finché non troverà un giocattolo all’altezza (non può essere uno qualunque!) cercherà ancora di fare il bello e il cattivo tempo nella tua vita. Dico questo non per provocare in te uno stato d’ansia, ma per orientarti a stare molto attenta alle sue mosse d’ora in poi. Il fatto che lui abbia passato nel tuo negozio è un segno che ancora crede di appartenere al tuo mondo e di poterti controllare a posteriori. Per un n.p. nessun rapporto finisce mai del tutto e quindi nella sua testa le tue decisioni non hanno una gran valore, per questo ti dico di mantenere un profilo molto basso e sereno, perché quando si renderà conto che il tuo passo è definitivo e che non tornerai mai più da lui cercherà di manipolarti in ogni modo per farti tornare con l’arma dei sensi di colpa, magari inventandosi di sana pianta situazioni spiacevoli del tipo ‘ho un tumore al cervello!’ e roba del genere. Per loro vale tutto. Facci sapere le sue mosse che cercheremo di orientarti per il meglio. Un abbraccio forte e guardia alzata!

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  10. Cara Anna, come sono contenta che c’è l’hai fatta! Ti posso anticipare che dopo 10 giorni la mia anima ha incominciato a quietarsi un po, nonostante le tristezza, la rabbia, l’incredulita’, cerco di non perdere di vista il fatto che era tutto solo nella mia mente, di reale c’era ben poco, a parte le sue cattiverie. Non ti voltare indietro, e cerca di riconoscere le sue mentite spoglie: sono solo giochi di potere. Nutriti della pace che hai in casa tua, ricorda è pace, non solitudine! Finalmente pace. Una figata! Ha ragione Guglielmo, ogni giorno, ogni ora, è un’ora in più di libertà. Un abbraccio forte forte, siamo tutti con te.

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  11. eccomi di nuovo a scrivere, come avevi scritto tu cara Claudileia lui continua a cercare di controllarmi e mi mette molto in crisi, mi continua a mandare messaggi sdolcinati e poi quando passa dal mio negozio non perde occasione per “rimproverarmi ” di questo o di quello è davvero destabilizzante e esasperante è come se volesse farmi perdere la testa….menomale che ci siete voi dove posso scrivere o anche solo leggere altre esperienze che mi tirano su e mi danno forza perchè effettivamente parlare con le persone che ci sono vicine non è facile perchè non capiscono come è la situazione visto che mentre io cerco di raccontare le cose con la massima sincerità dall’altra parte c’è lui che mistifica con mezze verità e tanta tanta menzogna ma è molto convincente e poi le persone vedono la “sofferenza” di lui che sembra davvero una “vittima” e anche se hanno stima di me pensano che in fondo io che sono stata sempre tollerante e paziente potrei anche continuare….e questo perchè io ancora non riesco a dire quello che ha fatto ho solo avuto il coraggio di scriverlo qui e mi sono sentita comunque un po in colpa ma avevo bisogno di sentire dei pareri veri e ce l’ho fatta, non posso fare altro che ringraziarvi e a presto

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    1. Dolcissima Anna, il fatto che ti sei sentita in colpa raccontando qui la tua storia nonostante la garanzia dell’anonimato la dice lunga sulla tua lealtà verso il tuo ex. Lealtà e rispetto costantemente traditi anche con l’acquiescenza velata di coloro che oggi ti chiedono di soprassedere soltanto perché, siccome sei sempre stata “tanto paziente”, che ci vuole a sopportare altri 10, 20 o 30 anni accanto al tuo ex tanto sofferente? Frega a qualcuno della cerchia del tuo ex i fatti che ti hanno portata a prendere una decisione tanto sofferta? Credo proprio di no. Vogliono soltanto che tu, magari tornando sui tuoi passi, ponga termine al presunto malessere ostentato da lui per ripulirsi un’immagine che potrebbe ipoteticamente venire macchiata se un giorno tu decidessi di parlare. Per quanto riguarda i suoi periodici controlli mi vien da pensare che li faccia per certificarsi che la tua decisione di restare sola non nasconda un terzo incomodo. Qui mi preme dire che i narcisisti perversi non accettano di essere stati abbandonati a causa delle loro perversità, ma sempre per ragioni esterne. Immagino che vada in giro a dire di non sapere come mai hai preso una decisione così seria “dal nulla”! Fa così perché se tutti credono nel suo ruolo da vittima è più facile presentare la prossima preda come una salvatrice che lo libera dal presunto dolore dell’abbandono. Se lui riesce con i suoi controlli random a trovare un neo nella tua vita sarà felicissimo. Se non ce la, invece, il suo orgoglio ferito lo renderà rabbioso, ecco perché ti rinnovo il consiglio di mantenere il profilo basso. Se il gioco si fa ancora più duro e i suoi controlli ti costringono a vivere nella paura e nel terrore non esitare a far ricorso alle forze dell’ordine. Tienimi aggiornata! Un abbraccio fortissimo

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  12. Ho appena finito di leggere, e come tutti i post, l’ho trovato perfetto, reale e vissuto.
    La prima cosa che ho fatto è stato proprio l’esame per TUTTE le malattie sessualmente trasmissibili, lasciando basito il mio medico di base che conosceva il mio ex…durante una delle mie notti insonni mi è venuto un flash, lui che dopo i nostri rapporti correva in bagno a lavarsi ed era lui che non voleva rapporti protetti…..per fortuna non ho nulla.
    Per quando riguarda l’empatia, dopo averlo lasciato continuava a cercarmi perchè, io unica persona pulita della sua vita, dovevo insegnargli l’empatia, l’umiltà ed il coraggio di affrontare la vita. Ho rifiutato, sono cose insite nella persona non si possono insegnare, solo dopo ho capito che doveva imparare a “recitarle”

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    1. Carissima Cuore, andare a letto senza protezione con queste persone è come giocare a roulette russa con la propria vita, ecco perché bisogna festeggiare ogni singolo giorno passato lontano dal loro folle circuito. L’intuito non mente, ci fa capire che dietro la meccanicità dei loro rituali c’è qualcosa che non va. Per questo molte prede si sentono male e prive di energia dopo essere state con loro. Non c’è appagamento né allentamento della tensione, ma una sensazione di angoscia che non si sa da dove proviene. Ebbene, viene proprio dalla pulsione di morte che hanno dentro e che trasmettono anche e soprattutto attraverso il sesso. Vide https://artedisalvarsi.wordpress.com/2015/12/09/quando-il-re-e-nudo-narcisismo-perverso-e-potenza-simulata/amp/

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  13. si, mi sono sempre sentita a disagio con lui, era freddo quasi assente, anche se al contrario di quello che ho letto finora non è mai stato molto attivo a letto, lui era superiore a queste cose, era più interessato al rapporto cerebrale…ed intanto scopava le altre….

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    1. Sono camaleonti. Danno ad ognuno ciò che credono che abbia bisogno. Con te faceva il profondo, con un’altra il trasgressivo, ad un’altra ancora dava meno di quanto ti concedesse perché ‘solo amici’. Cambiano costantemente travestimento conforme chi hanno di fronte.

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  14. esatto, una delle ultime volte che l’ho visto gli ho detto: sei una scatola vuota, non provi nulla, nemmeno vergogna, esci di casa e come un camaleonte cambi pelle e vai da lei come nulla fosse, il tutto in 5 minuti!
    E tutto tronfio mi ha guardato ghignando.
    Si 5 minuti, perché lui aveva una storia con la mia vicina di casa!!
    E nessuna delle due se ne era resa conto.

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  15. Anche se il blog è in vacanza io scrivo perchè mi ha aiutata tanto nel momento più difficile, adesso sono tre mesi che sono nella mia casa e sto bene, mio marito cerca sempre di convincermi a ripensarci ma io non ci penso proprio, sono uscita dalla gabbia e non ho intenzione di richiudermici dentro. Avendo due figlie anche se grandi le occasioni per vedersi e parlarsi ci sono ma io cerco sempre di mantenere le distanze e per adesso ci sto riuscendo. Saluti e a presto

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  16. “Lo psicopatico non provoca il danno con l’intenzione di danneggiare, ma va dritto sul suo obiettivo e, se qualcosa rischia di neutralizzare o di distruggere il suo obiettivo, lui la neutralizza o la calpesta per primo; agisce sempre nel perseguimento del suo obiettivo e non perché ha la chiara consapevolezza del danno che potrebbe causare all’altro.”

    Questo per me è un punto essenziale. Durante la relazione più volte ho sentito come il male che lui faceva non era veramente indirizzato a me, ma piuttosto qualcosa che apparteneva a lui. Come se lui non volesse ferire deliberatamente ME, ma si trattasse di una sua modalità.
    Questa intuizione-percezione mi ha fatto più volte soprassedere sulla rabbia o su una mia risposta immediata (di difesa o di contrattacco), spostandomi (e bloccandomi) sul versante della comprensione e del tentativo di dialogo con lui (per lo più frustrato).

    Non è la prima volta che mi succede nella vita, e me ne sono accorta da tempo di come questa mia attitudine alla “comprensione” mi renda vulnerabile e mi metta in balia dell’altro, che a quel punto ha campo libero per fare ciò che vuole mentre io mi lambicco il cervello a cercare di capire, tollerare, rimandare le mie reazioni.

    Ciò che mi ha fatto mettere un punto di svolta alla relazione (in direzione della chiusura) è stata la minaccia della violenza fisica: difronte a questo non mi sono permessa di esitare in dubbi o giustificazioni, ma sono corsa ai ripari.
    Intuire che poteva essere un uomo capace di aperta coercizione per ottenere quello che il suo istinto gli dettava, mi ha dato lo spunto che mi mancava per mettere distanza tra lui e me. Ma nonostante tutto ancora cercavo di parlargli, di metterlo difronte a se stesso, alla vita che fa e a quella che ha davanti da vivere (è ancora un uomo giovane). L’ho visto piangere, disperarsi – ma sempre intanto fare leva sulla mia comprensione e sui sensi di colpa per continuare ad ottenere ogni vantaggio che io potessi dargli.

    Son dovuti passare ancora alcuni mesi, ed anche altri tre di “ospitalità” a casa mia, perché io riuscissi davvero a mettere la parola fine, e gli ho anche pagato per due volte l’affitto dell’alloggio che ha trovato, sentendomi responsabile della mia decisione di chiudere (già, è così…).

    Non riesco a provare veramente rabbia nei suoi confronti, nonostante ci siano molti motivi. Credo che i miei vantaggi non li otterrà più in alcun modo, anche se ancora ci sta provando in modi più o meno espliciti, più o meno volgari.
    Non riesco a provare veramente rabbia. La rabbia vera, il disprezzo misto a rabbia, l’ho provata leggendo le chat con la sua ex, che qualche anno fa è rimasta incinta di lui e che lui ha convinto a portare avanti la gravidanza. In quelle conversazioni ho sentito come un pugno in piena faccia il DANNO del suo comportamento, consapevole o inconsapevole non importa. Lì mi sono davvero arrabbiata e indignata, “sentendo” questa donna piena d’amore via via col passare delle settimane demolita pezzo per pezzo, proprio mentre il figlio le cresceva dentro, mentre lui prometteva e spariva e tornava e spariva lasciandola in una sofferenza e solitudine inimmaginabili, in una disillusione desolante, proprio in un momento in cui tutto preme e si espande inesorabilmente.
    Lì ho compreso che i segnali non vanno trascurati, che la “comprensione” non può spingersi oltre le soglie della decenza. Ho compreso che la mia attitudine, non verso di lui, ormai, ma più in generale, deve cambiare.

    Spero che l’esperienza di questa relazione – e non è la prima di questo genere, seppure con declinazioni differenti – possa aiutarmi a cercare un’altra direzione. Anche se un amore genuino non l’ho conosciuto nemmeno in famiglia, anche se mi sono ammalata di anoressia a 16 anni e poi mi sono arrangiata a uscirne (grazie alla vita), anche se mi sono incastrata in una rapporto lungo diciotto anni (tutta la mia vita adulta) con un uomo che ne aveva 25 più di me e che ha fatto il diavolo a quattro quando l’ho lasciato, non lasciandomi mai veramente andare (abbiamo condiviso un’attività lavorativa ed io ero garanzia della sua vecchiaia) fino alla sua morte avvenuta l’estate scorsa.

    Devo dire che l’incontro con il vostro blog in questo momento di vita è illuminante, vi sto leggendo tutti con partecipazione e se posso vi scriverò ancora, mi aiutate a restare concentrata e a non minimizzare. Grazie!

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  17. sono di nuovo a scrivere, ormai sono mesi che vivo da sola e sono serena se non fosse per il comportamento del mio ex marito che fa di tutto per riportarmi a casa… ha provato a parlare con tutte le persone che avevamo in comune per chiedere loro di parlarmi….le nostre figlie non le capisce perchè non fanno niente per cercare di convincermi a tornare con lui. Non si da pace addirittura per il mio compleanno mi ha portato un mazzo di fiori e un regalo costoso con una lettera piena di belle parole…non so come fare a fargli capire che non tornerò….io sono sola ho lasciato anche il mio adorato cagnolino a casa perchè lui sta meglio li dove ci sono anche i nostri due gatti e il suo ambiente in un primo momento lo avevo portato con me ma poi anche le mie figlie mi avevano detto di riportarlo a casa perchè io lavorando lo lasciavo solo tutto il giorno….per un po lo vedevo quando andavo a casa ma poi ho dovuto smetter di andare perchè il mio ex marito approfittava di quelle visite per cercare di convincermi….ma non basta sto rinunciando a tutto ma non basta lui insiste, anche adesso mentro scrivo mi ha mandato un messaggio sdolcinato che dice che gli manco…..

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    1. Carissima Anna, lui smetterà soltanto quando troverà un rimpiazzo all’altezza. Purtroppo, tante volte, se si tratta di un collezionista di donne neanche in questi casi. Cosa fare? Attaccati a questo tuo NO. È la TUA volontà ciò che conta perché è la tua anima e il tuo corpo ad avvertire profondamente il rifiuto per una persona che ha giocato con te per DECENNI.

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    2. Scusa se insisto Anna, io non sono una psicopatico, quindi ho reazioni diverse da loro. Facciamo finta che io sia tuo marito, e ti abbia fatto le stesse cose che ti ha fatto lui perché al tempo ero un tossico. Oggi ne sono uscito e mi rendo conto che ti amo ancora. Prima di tutto ti chiederei mille volte scusa per quello che ti ho fatto, poi ti lascerei tuuuuutto il tempo di cui hai bisogno per ripensarci, mettendo in conto che potresti anche non volermi più, e ne avresti tutte le regioni, ma non lo farei solo per ricostruire il nucleo famigliare, la cazzata è troppo grossa per andare avanti come se nulla fosse successo. Secondo me non è amore, ma bisogno di uno status sociale. Siamo in tante da sole, ce la caviamo benissimo………aspetta, aspetta…..

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      1. Carissima Alba, hai letto il racconto di Anna: l’ex marito non ha fatto “una cazzata” ma ha giocato a roulette russa facendo “allegramente” sesso non protetto con persone che sospettava gli avessero trasmesso la sifilide. Ora, per avere questo “sospetto”, fare delle analisi e poi nasconderle vuol dire che hai una mente a dir poco diabolica. Quando una persona gioca con la propria salute E LA TUA può pure strisciare per terra, che tutto ciò che merita è il nostro dignitoso allontanamento senza rimpianti. Può promettere ciò che vuole, ma il brivido che ha provato facendo sesso senza protezione con gente poco raccomandabile lo cercherà ancora e a spese della salute di Anna. Abbracciare il fatalismo e il rischio per sconfiggere la noia è una costante di questo tipo di personalità.

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  18. Si lo devo fare ma è sfibrante lui è molto forte e io a volte mi sento sfinita. Grazie per quello che fate e continuate a sensibilizzare su questi temi che generano troppa sofferenza

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  19. eccomi ancora a scrivere, il mio ex marito non si vuole arrendere e continua a tormentarmi a mandare messaggi e anche ogni domenica un mazzo di rose, senza biglietto, oggi ha messo anche il biglietto con scritto di tornare a casa e che ce la possiamo fare e che lui è solo mio….continua ogni tanto a venire al mio negozio con la scusa che deve dirmi qualcosa delle figlie o altro…continua a dire che non può vivere senza di me ….insomma non mi vuole fare vivere serena perchè lui sta male e non gli torna che io stia bene…..mamma mia che fatica menomale che ogni giorno vengo su questo blog e mi rafforzo perchè è davvero difficile

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    1. Cara Anna.. sono qui su quest’articolo per caso.. sempre stimolante e illuminante il blog.. prima o poi scrivero’ anch’io.. su cosa vuol dire avere i narcisisti dentro casa, nel proprio sangue..come sta andando? Sei riuscita a resistere al tuo ex marito? L’amore di sé prima di tutto.. e secondo.. senza reciprocità non si va da nessuna parte. Un abbraccio

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  20. E’ difficile da spiegare, io sono rimasta sola, vivo in una piccola casa in affitto, lui è rimasto nella nostra bellissima casa che da quando me ne sono andata (sbagliando) gli da anche reddito perchè affitta una stanza ai turisti. E’ riuscito a spuntarla sul fatto che la casa la tiene lui e mi darà la metà del valore, lui che all’inizio diceva che quella casa senza di me non era casa…..Mia figlia che adesso ha 23 anni è rimasta a vivere con lui anche se qualche volta viene da me, quando io due anni fa stremata decisi di andare via pensavo che lei sarebbe venuta con me perchè lui le rendeva la vita difficilissima , ma lui ha cambiato registro e le va incontro in tutto e per tutto e così la gente pensa che se la ragazza è rimasta vuol dire che lui proprio negativo non è mentre io in fondo me ne sono andata….mi ha distrutto psicologicamente ed io non mi sono difesa perchè non potevo dire quello che lui aveva fatto e quindi adesso lui va a testa alta ed io mi sono un po’ ripiegata in me stessa e ho sviluppato un’ansia che in alcuni momenti mi fa stare davvero male rendendomi insicura impaurita triste e angosciata. Lui ha vinto perchè di quella persona che due anni fa ha avuto il coraggio di prendere la decisione di separarsi è rimasto poco e a volte penso che credevo di essermi salvata ma la sua influenza continua ad arrivarmi e fa molto male e inoltre io sono rimasta ferma con la mia vita e l’unica cosa che ancora mi tiene in alto è il mio lavoro che mi gratifica insieme ai mie clienti che mi esprimono il loro affetto e fanno si che mi senta bene. Ho l’amore delle mie figlie e della mia adorata nipotina ma comunque c’è qualcosa che non capisco perchè i primi tempi che la famiglia di loro padre interagiva anche con me cercando di farmi tornare sui miei passi loro ne parlavano con me riconoscendo la loro malafede e quella del padre, da quando io mi sono allontanata perchè erano falsi come il mio ex marito le mie figlie non mi hanno più raccontato nulla e sono non so come dire ma è come se si fossero un po’ allontanate da me e avvicinate più a loro. Comunque voglio guardare il lato positivo di questa storia e cioè che io sono sola ed esclusa ma almeno loro vivono più tranquille non essendoci più quella terribile tensione che alla fine era davvero arrivata alle stelle.

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  21. Mi dispiace.. sento il tuo dolore.. anch’io adesso sono in affitto.. in una piccola casetta di 50 metri che però è bellissima perché è il mio spazio.. nessuno mi invade e il passato, il destino altrui che mi è caduto sulla testa, non mi invade più.. posso sperimentarmi in altro modo… il bellissimo libro di Pinkola Estes che ogni tanto viene citato in questo blog parla a un certo punto di solitudine intenzionale.. forse un momento nella vita in cui vivere questa cosa bisogna che ognuno prima o poi se lo cerchi e lo scelga.. indipendentemente dalla sua storia o dalle sue piu’ o meno profonde ferite.. per vedere meglio.. anche i figli forse…che sono comunque altro da te… l’importante è che la solitudine non diventi isolamento e il rischio c’è.. per me.. però nella solitudine si acutizza la sensibilità.. si vedono meglio le cose anche per decidere più consapevolmente dove andare e dove raccogliere il buono della vita.. anch’io devo fare ancora tanta strada.. per liberarmi dalla paura antica che chi si avvicina a me mi faccia del male.. ma tanta strada abbiamo fatto e non possiamo non credere che ce ne possa essere ancora di altra di altrettanto buona. Un caro abbraccio..

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  22. Anna vorrei riuscire a trasmetterti con le parole la comprensione e l’affetto che provo per te – ho riletto l’articolo e le risposte – sono passati due anni dalla tua prima mail e per esperienza possono essere pochi , ancora la tua sofferenza che ti fa dire cose strane sulla tranquillità che consente alle tue figlie di vivere meglio senza di te! Non dura,lui si farà vedere com’è anche dalle ragazze e ancora e ancora ! Probabilmente sta spacciando la sua strutturale superficialità per leggerezza-non perderti ti prego, fatti vedere forte da tua figlia ,suo padre non lo è e il compito di darle sicurezza e amore è tuo!

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