Lo psicopatico ed i suoi rapporti parassitari, lo sfruttamento emotivo/economico degli altri

Lo psicopatico quotidiano sa calcolare perfettamente il vantaggio che potrà ottenere dal suo complementare e/o vittima. Sa che le persone comuni non hanno le armi e gli strumenti per intuire le sue vere intenzioni sin dall’inizio.

Ci costa credere a quanta abilità ed energia uno psicopatico possa investire nel raggiungimento del suo obiettivo. Nel caso di un potenziale partner, con la seduzione, le menzogne sottili, il dominio mentale e il maltrattamento indiretto (grazie alle sue trappole linguistiche) egli comincia a guadagnare sempre più terreno. Lo psicopatico cerca di scommettere soltanto su cavalli vincenti che, dopo averlo fatto vincere o perdere la posta in gioco sono scartati o completamente domati per dare il via a nuove scommesse con nuovi cavalli (per rinnovare costantemente l’adrenalina, lo psicopatico avverte la necessità di aggiungere sempre nuove figure alla sua scacchiera).

Immaginiamo uno psicopatico parassita che lentamente entra in una casa qualunque e si appropria del frigo. Ne valuta il contenuto con nonchalance, prendendosi la libertà di acchiapparsi qualunque cosa abbia voglia di mangiare senza chiedere il permesso al proprietario. Sa che per educazione nessuno lo impedirà di agire. Dopodiché potrebbe chiedere di usare il telefono fisso della casa per fare alcune chiamate (senza specificare che sono internazionali, ben sapendo che il conto salatissimo arriverà molto dopo). Dopo essersi reso molto simpatico e affidabile, sfoggiando modi gentili, potrebbe chiedere al malcapitato qualche soldo in prestito per dei progetti fantasiosi, grandiosi e di difficile attuazione. Se si tratta di un “complementare”, nonostante i dubbi sul personaggio, il proprietario della casa dirà di “sì” e alzerà il volo assieme allo psicopatico, passando a credere ciecamente ai suoi piani più ridicoli fino ad accettare, in futuro, la sua proposta di matrimonio o di convivenza.

Gli psicopatici spesso vivono al di sopra delle loro possibilità e all’inizio della vita in comune potrebbero cominciare a sperperare i loro soldi allegramente senza mai badare al futuro. Se anche il coniuge lavora, quando meno se lo aspetta potrebbe ritrovarsi a badare alle spese più inutili dello psicopatico come una madre o un padre compiacente fronte alle richieste di un bambino capriccioso: per un perverso narcisista/psicopatico ogni capriccio è un bisogno da essere immediatamente soddisfatto!  Spesso, per imitazione, anche le persone più coscienziose possono mettersi a copiare il modus vivendi scellerato dello psicopatico convincendosi che, tutto sommato, “la vita va vissuta” e che “è meglio un giorno da leone che cento da pecora”. Nel frattempo, però, il perverso continuerà a guardarsi intorno per afferrare qualunque altra possibilità di sfruttamento emotivo o di vantaggio economico possa presentarsi, non solo all’interno delle sue relazioni più intime, ma da chiunque gli capiti sotto tiro:

Nel corso del mio rapporto con lo psicopatico M., una volta mio figlio aveva sofferto un trauma cranico in un incidente, i neurologi parlavano di un miglioramento miracoloso, ma dovevamo fare una seconda TAC per confermarlo.

A casa vivevo da sola con mio figlio e M. era l’unica persona che aveva le chiavi di casa nostra oltre a noi due. Lui era il mio compagno, anche se viveva in casa sua. M. è venuto a farci vista per alcuni minuti prima della partenza verso l’ospedale. In quell’occasione ha visto che toglievo dall’armadio cinquanta pesi che avevo depositato in una busta che conteneva la quasi totalità dei miei guadagni.

Quando il risultato della T.A.C ci è stato consegnato, abbiamo scoperto che mio figlio stava bene. Siamo tornati a casa contenti. Era un giorno particolarmente soleggiato e caldo ed io godevo di quella sensazione di felicità.

Dopo aver appreso il risultato, mio figlio andò a salutare alcuni amici, voleva anche comunicare la buona notizia al suo datore di lavoro. Io, però, appena varcai la soglia di casa, ho avuto un brutto presentimento: mi sembrava strano che M. non si fosse reso disponibile a portarci con la sua macchina, giacché quando veniva a farmi visita m’inseguiva ovunque, anche nei luoghi più lontani, qualsiasi cosa capitasse, abdicando certe volte delle sue ore lavorative. Dimostrava di essere molto attaccato a me. Come dicevo, ho corso verso l’armadio scoprendo che la busta con i soldi, di fatto, era scomparsa. Ho rovistato tutti i mobili, guardato dappertutto, i soldi erano “sfumati”: ho compreso che M. li aveva presi, non avevo dubbi perché casa mia è all’interno di una palazzina circondata da muri altissimi che rendono in pratica impossibile l’accesso ai ladri, prima di entrare bisogna passare per un lungo corridoio che è diviso da tre porte alte e robuste sempre chiuse a chiavi per l’insicurezza che regna dalle parti mie…

Di fronte a questa rivelazione così dolorosa ho pianto disperatamente, era da poco che mi rapportavo “amorosamente” con M. e non mi aspettavo una simile slealtà da parte sua. Ho deciso di uscire per non farmi vedere da mio figlio in quello stato, era deplorevole. Incontrai fuori due vicine di casa che mi hanno raccontato che M., mentre noi eravamo all’ospedale, era entrato a casa mia! Inoltre, il telefono fisso di casa aveva registrato due chiamate sue nell’orario in cui eravamo all’ospedale (posteriormente, lui si è difeso da questo fatto, dicendo di essere ritornato a casa perché pentito, perché si sentiva “colpevole” di non averci accompagnato in ospedale). In realtà, lui aveva fatto queste chiamate per assicurarsi di trovare la casa vuota, temeva che per qualsiasi eventualità imprevedibile fossimo tornati indietro. Voleva operare tranquillo per rubarci i soldi.

Quando sono tornata a casa ho preso tutte le cose di M., le ho messe in un borsone e durante la notte, quando lui è rientrato dal lavoro, gli invitai a prendere le sue cose e andarsene per mai più tornare. “Spaventato” lui prese a domandare il perché del mio gesto, io gli risposi “Tu sai bene il motivo”…

Lui, però, non se ne andava, ha insistito, molestandomi fino all’esaurimento, mi chiedeva “perché mi lasci dal giorno alla notte, improvvisamente”, che “cosa ho fatto io, che ti amo così tanto”. Ha pianto, ha giurato, spergiurato, ha fatto un dramma per più di due ore dicendo, tra singhiozzi e lamenti, che nonostante si ritrovasse in una situazione economicamente molto dura, avrebbe messo da parte i soldi scomparsi per regalarmi, come prova dell’amore che provava per me, sempre rilevando che il ladro non era lui!!! (promessa mai rispettata, a proposito).

Alla fine gli ho spiegato il motivo, lo accusai di sciacallaggio per il fatto di aver sfruttato una circostanza così delicata come la salute di mio figlio per agire… continuò a piangere e a promettere ogni sorta di bene nei nostri confronti, fino a convincermi di non essere il colpevole: è riuscito a farmi sentire in colpa per averlo accusato ingiustamente. M. insisteva che “qualcuno” era riuscito a entrare, ma chi? Inoltre, arrivò al punto di lanciare sospetti su mio figlio, un ragazzo che non aveva mai creato problemi per i soldi, al contrario! E così, per contrastare queste orribili accuse, ho ricordato che mio figlio non era nemmeno entrato in camera mia durante la mattinata, che dalla sua stanza aveva traversato il salone andando direttamente in cucina e, senza fare la prima colazione, eravamo usciti tutti i due. Era stata una questione di minuti, roba facile da ricordare…

Dopo un po’ ho appreso che lo stesso giorno M. aveva pagato un debito alla sua ex moglie e che “casualmente” gli aveva consegnato la stessa quantità di soldi che erano venuti a mancare a casa.

Ha dovuto pagarlo perché la sua ex minacciava di rimuovere certi “aiuti” che gli versava regolarmente. L’avevo sempre rimproverato di mantenere un rapporto parassitario con lei. Quel poco che guadagnava, M. lo spendeva in prostitute e altre uscite misteriose che nemmeno i suoi figli, l’ex ed io conoscevamo, l’unica cosa che sapevo era che i “prestatori di soldi” gli occorrevano sempre e che regolarmente lo chiamassero esigendo di essere pagati. 

Lo psicopatico ha sempre bisogno di un innocente da parassitare o sul quale scaricare le sue colpe. Nel caso della testimonianza di prima il figlio della signora calzava a pennello ai suoi intenti di rendersi innocente. Cercando di seminare il dubbio sull’onestà del ragazzo, il perverso avrebbe potuto continuare a sfruttarla economicamente ed emotivamente finché poteva. Doveva negare fino alla fine per meglio parassitarla.

Lo psicopatico non riconosce i legami di sangue (usa figli e moglie come vetrina/ specchio) e non calcola minimamente il dolore e il conflitto nelle sue prede quando prova a confondere loro idee. Se le circostanze lo determinano, potrebbe usare i suoi stessi figli, un coniuge o un genitore come scudo, qualcuno che sempre risponderà per le sue responsabilità.

Ecco alcuni dei comportamenti da aspettarsi da uno psicopatico nella vita quotidiana:

  1. Disaffezione con relazione ai figli o educazione molto punitiva. Lo psicopatico non vuole bene a nessuno, spesso sfrutta i figli per crearsi un alibi, triangolare, mancare al lavoro, esibirli come un trofeo, plasmarli alla sua immagine e somiglianza o svalutarli quando non lo sono, ecc.:

 “Un pomeriggio decisi di coglierlo alla sprovvista e, mentre si stava rivestendo, gli chiesi: “Ma perché a una certa ora fuggi? Mi piacerebbe passare una notte intera con te, vorrei addormentarmi e risvegliarmi tra le tue braccia; sono ormai passati tre mesi e non capisco perché non possiamo trascorrere più tempo insieme”.

Si voltò, guardandomi come se l’avessi insultato, e rispose: “Secondo te cosa potrebbe succedere se Mattia (il figlio, l’uomo affermava di essere separato) piombasse a casa e non mi trovasse? Mi sembra di averti resa partecipe dei problemi che sta affrontando la creatura che più amo al mondo. Vuoi che la nostra storia finisca? Non credo, Mariagrazia, cerca quindi di usare un po’ di buonsenso, per favore.”

Mi zittii. Ma non ero tranquilla, sentivo che c’era qualcosa che non mi tornava. La notte stessa mi inviò per e-mail un tema scolastico del figlio, intitolato Papà, ritorna. Era straziante, carico di sensi di colpa e di nostalgia per un padre che non poteva stare accanto a lui, un adolescente in una fasi delicata della vita. (…) Poi un pomeriggio, in redazione, incontrai un’ex collega che non vedevo da tempo e che era passata da noi per un saluto. “Mariagrazia, come stai?”, mi chiese.

Le raccontai del sogno che stavo vivendo a occhi aperti, ma stranamente la vidi farsi pallida in volto.

“Cosa c’è, Stefania?”, balbettai con un tonfo al cuore… Non sapevo cosa aspettarmi.

“Mariagrazia, Danilo è il compagno di mia sorella da più di cinque anni, è il miglior amico di mio marito, è lui che li ha fatti conoscere.”[1]

2. Esigenze irrazionali

 “Francesco aveva una voglia disperata di vedermi, così diceva. Spiegai che mio figlio era appena arrivato da un lungo viaggio lavorativo in Uganda presso un cantiere, che non ci vedevamo da circa un anno e che avrei preferito restare a casa per preparargli una bella cena. Francesco si offese, disse che mi amava e che non poteva concepire di restare un giorno senza vedermi. Ho proposto di rivederci il giorno dopo, a casa sua. Mio figlio, dopo il lungo viaggio, avrebbe preferito riposarsi. Niente da fare, Francesco s’inalberò e minacciò abbandonarmi, costringendomi a uscire da casa per andare ad aspettarlo nel bar a qualche isolato da casa mia. Pioveva tantissimo. Mi fece attendere per circa due ore. Chiamavo e non rispondeva al telefono. Mentre tornavo a casa mia, delusa e amareggiata, piena di sensi di colpa e di rimorsi per aver lasciato mio figlio da solo, ricevo una sua chiamata: aveva trovato un incidente per strada. Non ha mai fornito ulteriori spiegazioni e nemmeno chiesto scusa per non avermi risposto al telefono. Qualche settimana dopo scopro che era stato inseguito dall’ennesima ragazza che aveva sedotto all’interno dell’azienda. La ragazza, disperata, lo aveva costretto ad accostare la macchina per chiarire la loro situazione. Avevano finito per far sesso, cosa che accadeva regolarmente (secondo lui, costretto da lei!!!). Era riuscito a usarla per l’ennesima volta. Da quel giorno in poi ho capito che Francesco aveva bisogno di un corpo per sfogarsi, di un corpo sempre a sua disposizione, non importava quale. Non sapendo come liberarsi della ragazza diventata fin troppo ossessiva, alla quale aveva promesso il mondo, usava me, molto più matura, per dargli la forza necessaria per chiudere una storia orribile, il suo ennesimo sfruttamento emotivo andato male. Ho saputo tutto dalla bocca della ragazza che, credendo di dover lottare per il suo uomo, ha trovato il mio numero sul suo telefonino. Abbiamo fissato un appuntamento. Era anoressica, debolissima. Poteva essere mia figlia. Paradossalmente è stata lei a darmi la forza di lasciarlo. Vederla ridotta, così giovane, all’ombra di se stessa, mi ha fatto stare malissimo.”   

3) Comportamento erratico: è impossibile comprendere gli stati d’animi di un perverso, l’umore del giorno, cosa intende fare. Lo psicopatico ama seminare tensione, vivere alla giornata, cambiare programma in continuazione e indurre gli altri ad alterare i loro piani e programmi per inseguirlo ovunque. Le persone imparano a indovinare il suo umore del momento, inoltre, se contraddicono i suoi piani dovranno subire la sua vendetta. Se si tratta di un partner, quasi certamente subirà tradimenti sessuali, se invece l’ipotetico torto è stato subito da qualche conoscente, il malcapitato andrà incontro a una campagna diffamatoria, piccole vendette e slealtà. Lo psicopatico non esita nel ricattare affettivamente le sue prede: “Se non vieni con me, vado con qualcun’altra.” “Se non fai come dico io, non ti do la paghetta.” “Se non vuoi frequentare il corso che voglio io, non ti parlo per un mese” “Se esci con le tue amiche, non entri più a casa mia.”

4) Può diventare violento, passare dalla parola all’opera:

Silvio dava pugni sul cruscotto, affermava di non avermi mai tradito, (l’avevo beccato mentre caricava un trans in macchina) cercando di convincermi di voler fare uno scherzo a un amico. È stato terrificante vederlo mentire così sfacciatamente. Come se non bastasse, ha cominciato a inveire contro di me: “Il mio era soltanto uno scherzo… tu, invece, che ci fai qui a quest’ora? Con chi eri?”. Incredibile, tornavo dal lavoro dopo un turno massacrante, l’avevo sorpreso con un trans e lui, nonostante tutto, cercava di farmi sentire in colpa. Ho capito che era totalmente pazzo quando disse che sarebbe andato all’ospedale per capire se ero veramente di turno quella sera! “Perché non me l’ha detto che lavoravi? Sei tu la bugiarda!” Era troppo. La cosa degenerò. Sono finita al pronto soccorso dell’ospedale in cui lavoravo con tre costole rotte e il naso spaccato. Quando raccontai il motivo della fine del nostro rapporto a uno dei suoi amici sono rimasta ancora più sconvolta, quasi dimenticai il dolore delle botte. Silvio mi aveva dipinto come una malata di mente, una depressa che non lo lasciava mai in pace. Ma se dopo le botte, mai più l’avevo cercato! L’amico non è rimasto sorpreso quando gli raccontai del trans. “Lui è così!” mi dissi senza scomporsi. Ho capito che la sua doppia vita era ostentata nelle sue cerchie. I suoi amici più intimi ne erano al corrente, probabilmente anche loro facevano la stessa doppia vita di lui. Ho rotto con tutti. Mi sono sentita un pagliaccio. Ora sono in pena per le loro moglie e fidanzate!   

 5) Mentono abitualmente, anche sulle piccole cose. L’importante è affabulare l’altro, mistificarsi, ingigantirsi, pontificare:

 La bugia triviale e quotidiana, certe volte a fin di bene e accomodante che mette in atto qualsiasi persona mediamente normale, come per esempio, dire a un venditore insistente che non lo possiamo ricevere, che abbiamo da fare, o dare speranze a un malato terminale mentendo di vederlo un po’ meglio sono bugie comuni, passeggere e anche ammesse nelle società civili nonostante siano sgradevoli. Si presume, tuttavia, che dietro a questi esempi, si nasconda il diritto di evitare un acquisto inutile o di provare pietà per qualcuno che si trova in gravi condizioni.

Ci sono anche persone che mentono patologicamente fino al punto di inventare situazioni inverosimili oppure mettersi a raccontare una vita che esiste unicamente nelle loro fantasie, certe volte perché la realtà vissuta è molto dura. Questi “deliranti tipici”, tuttavia, sono in genere conosciuti nell’ambiente in cui si muovono e generalmente non vengono considerati dagli altri, che gli smascherano apertamente, a volte impegnandosi in lunghe discussioni perché la bugia è evidente. Ognuno di noi ha avuto a che fare con questo tipo di situazione…

La bugia dello psicopatico, invece, è fredda, premeditata, armata da uno strategico perfezionismo per portare a termine la concretizzazione delle sue particolari necessità.

Lo psicopatico, quando distribuisce i suoi atti psicopatici, non si pone il problema di mentire, non accusa il dispiacere della colpa che qualsiasi essere umano comune potrebbe sentire in queste circostanze. Lo psicopatico mente consuetudinariamente per raggiungere i suoi obiettivi e lo fa di modo talmente convincente e sereno che, certe volte, anche avendo l’evidenza davanti agli occhi, la vittima arriva a dubitare della verità, che è la conseguenza e il risultato dell’azione psicopatica menzognera: destabilizzare, confondere, seminare un dubbio che si converte nella goccia della tortura cinese che cade sulla testa dell’altro e che va erodendo lentamente la sua autostima, la sua dignità, la volontà, l’integrità e la sicurezza delle sue prede.

Non esiste una morte più contundente del disamore e lo psicopatico brandisce le sue bugie anche calpestando sui cadaveri che lascia ad ogni passo, comprende perfettamente ciò che fa, non è un malato, però come dice il gergo popolare, “è capace di vendere sua madre” per raggiungere un obiettivo e lo fa senza batter ciglio.

Lo psicopatico mente con l’intero corpo, è un eccellente attore, dice le sue bugie con assoluta naturalezza, guardando negli occhi, può fingere tenerezza, solidarietà, lealtà, persino piangere, tuttavia sempre a “beneficio” delle sue necessità atipiche, con i suoi simulacri sentimentali si “camaleontizza”, quando fa da eco alle necessità dell’altro diventa molto percettivo, scommette e subito “raccoglie” il profitto ottenuto con fredda calma, dilapidando senza importarsi di chi abbia eletto come preda[2].

6) Spesso sono dei parassiti anche quando hanno un lavoro stabile. Il perverso narcisista/psicopatico non solo fa mistero sui soldi che spende, occultando accuratamente i suoi guadagni quanto, di solito, pretende fare ampio uso dei soldi o della posizione del suo coniuge. Spesso sfrutta l’aiuto di qualche familiare per i piccoli/grandi lussi che si concede:

“Non ho mai capito la fine che facevano i soldi di mio marito. Lui faceva il dentista ma gli attrezzi dello studio che ha aperto erano stati quasi interamente pagati da me. Una volta mi aveva costretto a chiedere dei soldi a mia madre per comprargli una costosissima attrezzatura nuova. Mamma aveva appena venduto la sua casa al mare e lui ne era informato. Inizialmente cercai di rifiutare, mi sembrava umiliante, assurdo, avevamo cinquant’anni, eravamo entrambi liberi professionisti, affermati! Lui, però, è riuscito a mettermi in testa che i soldi sarebbero andati tutti a mio fratello che, in effetti, aveva qualche difficoltà economica. Il punto è che mio fratello era orgoglioso come me, conoscendolo, sapevo che non avrebbe mai chiesto soldi a nostra madre. Mio marito tanto ha fatto che alla fine ho chiesto i soldi a mamma, senza dire che erano per lui. Siccome il lusso gli piaceva, si è subito comprato una macchina nuova di zecca. Quando gli chiesi degli attrezzi, rispose che avrebbe fatto un mutuo per acquistarli e che potevo usare la sua macchina nuova, volendo.”

7) Non hanno amici, ma solo conoscenti: il conoscente idraulico, il medico, il muratore, il meccanico, l’elettricista, chiunque si presti a lavorare gratis per loro, la vecchia amante che si fa in due per fargli qualche favore lavorativo, la fidanzata dell’amico che gli fa da “scimmia volante” e che lo difende a spada tratta appena mettono in dubbio la sua onestà, la figlia della vicina che si reca alla posta per spedire le raccomandate e pachi al posto suo (perché lui non può permettersi di perdere tempo con le file…). Quando non può economicamente sfruttare gli altri, lo psicopatico usa la loro disponibilità per avere compagnia nei momenti di solitudine e di noia:

 “Duccio continuava a frequentare la sua vecchia amante perché lei andava alla ricerca di lavori per lui, facilitava la sua vita in diverse circostanze burocratiche. Lui faceva l’attore ed era 18 anni più grande di me. Quando mi arrabbiavo mi diceva di non essere gelosa perché lei aveva l’età per essere mia madre, inoltre mi diceva che si trattava di una signora molto dolce e a modo, e che lei addirittura provava una gran tenerezza per me (giacché ero in sostanza una scema per inseguirlo così!). Questa signora aveva una casa vuota che ogni tanto usavano per “ricordare i vecchi tempi”. Ho scoperto questo particolare qualche tempo dopo. Il loro era un rapporto di dipendenza reciproca che andava avanti da decenni, fatto di sesso, “amicizia” e dei favori lavorativi che venivano ripagati con qualche chiamata di circostanza quando lui si ritrovava solo come un cane, quando aveva bisogno dei suoi “consigli”, oppure quando era dalle sue parti, tanto per prendere un caffè in compagnia…Duccio era il tipico farfallone, parlare era un suo vizio… alla fine non ce la facevo più. Mi annoiavo e basta.”

8) Hanno un’innata capacità di fare gli offesi e di umiliare gli altri. A loro non basta “girare la frittata” per far capitolare gli altri: esigono anche una serie di scuse dopo essere stati “offesi ingiustamente”.

9) Portano le persone a vivere situazioni limiti: i sopravvissuti agli abusi psicopatici si ritrovano spesso ad affrontare debiti, malattie, rotture dei legami familiari e di amicizia…

C.l.dias

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[1] MAMMOLITI, Cinzia. Il manipolatore affettivo e le sue maschere. Sonda, 2014, p.50-51.

[2] http://www.marietan.com/material_psicopatia/mentira_seduccion.htm

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10 pensieri su “Lo psicopatico ed i suoi rapporti parassitari, lo sfruttamento emotivo/economico degli altri

  1. E’incredibile come descrivi bene, alla lettera, il carattere di questi “esseri”. A volte quando leggo i tuoi articoli pare come se fossi stata vicino a me nel momento in cui subivo tutte le angherie descritte…. Stai scrivendo il miglior blog della”psicopatia narcisistica” della rete, stai aiutando una marea di persone senza chiedere niente…. questo ti rende onore. Complimenti.

    Piace a 2 people

    1. Gentilissimo, mi mancano le parole per ringraziare le Sue, talmente sono affettuose! L’informazione deve essere LIBERA e GRATUITA su questo argomento, per me e per molti altri blogger’s è diventata una questione di principi. Molte volte non abbiamo gli strumenti per identificare questo tipo di personalità e ne paghiamo le conseguenze. Ben venga tutta l’informazione necessaria per sopravvivere agli abusi emozionali. Nulla sostituisce una psicoterapia, ma credo che chiunque sia riuscito a sopravvivere abbia il dovere morale, etico e umano di dare una mano a chi ancora non ha gli anticorpi. Grazie ancora!

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      1. Grazie per la chiarezza delle informazioni molto molto utili. Sto uscendo da questo incubo durato 22 anni di matrimonio, una figlia che adoro nata, dopo 6 anni di tentativi, con un inseminazione in vitro, un tumore scoperto 40 gg dopo il parto e una vita intera di totale confusione. Ma…. sono ancora viva!!!! Ho resistito, mi sono difesa, ho fatto tanti sacrifici non capendo che si trattasse di una vera patologia. Ho cercato di perdonare il suo piu’ volgare tradimento pensando che da un momento di crisi puo’ nascere una relazione migliore. Speravo, aspettavo, ma nello stesso tempo ero sempre triste e spesso arrabbiata con me stessa, per non riuscire a dire basta e con lui per l’ impossibilita’ di relazionarmi in maniera serena e sincera. Ero cieca o non volevo vedere ma soffrivo terribilmente. lo scorso anno e’ scappato di casa 3 volte, mesi interi di silenzio e l’ ultima volta, convinto di tornare per trascorrere le feste in famiglia ha trovato la porta chiusa. Delirio! Punizioni! Ricatti di carattere economico. Ora la separazione e’ in corso, la mia anima spezzata, la mia dignita’ calpestata ma sono ancora viva! Giorno dopo giorno sto apprezzando quanto e’ bello non dover piu’ subire tutta la sua follia. Mi sto liberando, sto risorgendo!

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  2. Ciò che lascia veramente svuotati è il carico di sensi di colpa e di accuse infondate. Non racconto i particolari perchè significa tornare a fare il suo gioco perverso. Ogni tentativo logico e maturo di conversazione finisce in una sequela semi-infinita di non sensi. Mi trovavo nella stanza del Cappellaio Matto e nessuno disposto a credermi. Fa nulla. Io so quello che ho subito per quattro interminabili anni e non c’è bisogno di un esterno che creda per rendere reale il danno morale e fisico. Sacrifico i risarcimenti e le scuse. Voglio il suo SILENZIO cosa di gran lunga più punitiva per esseri di questa specie.

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    1. Cara, l’immagine esterna di molti perversi è talmente in contrasto con ciò che sono nell’intimità che non bisogna stupirsi quando le persone non ci credono. Per questo è importante lavorare sui rapporti di amicizia che avevi prima di conoscerlo, ripristinarli se sono stati bruciati da lui. Credere di ottenere un po’ di appoggio da persone che frequentano il suo mondo è un illusione, consiglio a tutti di non provarci nemmeno e di aprirsi con persone lontane mille miglia dalle sue cerchie. Un abbraccio!

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