Il terra terra degli psicopatici quotidiani – Parte I

Theodore Millon, psicologo clinico americano, ha sviluppato per ben cinquant’anni innumerevoli studi sulle personalità psicopatiche e sui disturbi della personalità, lasciando una serie di opere formidabili, tra le quali Personality Disorders in Modern Life (1969) e Disorders of Personality, che si possono trovare in inglese o altre lingue, come lo spagnolo o il tedesco.

Nel 1998 Guilford Press ha pubblicato un importante articolo nel saggio Psychopathy: Antisocial, criminal, and violent behavior dal titolo  “Ten subtypes of psychopathy”. Questo studio, ampiamente diffuso nella comunità scientifica, è venuto a sommarsi alla serie di ricerche sulle caratteristiche intrinseche degli psicopatici con l’intento di identificare nei dettagli il loro modus operandi nella vita quotidiana.

T. Millon e un pool di studiosi (Erik Simonsen, Morten Birket-Smith, Roger D. Davis) aveva rilevato dieci sottotipi di psicopatici della vita quotidiana, riuscendo a focalizzare quelle caratteristiche “che si possono fotografare”, cioè, che vengono a gala ripetutamente nei loro rapporti interpersonali. In questo importante lavoro si osservano le contradditorie e numerose confusioni che un’analisi superficiale del tema rischia di provocare anche negli esperti.

Inoltre, la ricerca porta alla luce le differenze tra gli psicopatici per quanto riguarda il loro modus operandi, riuscendo a far emergere alcuni degli elementi comuni alle dieci tipologie tracciate, come l’accentuato egocentrismo e il profondo disprezzo per i bisogni altrui, elementi tipici dei soggetti narcisisti perversi che rientrano, come più volte sottolineato in questo blog, nel pentolone bollente degli psicopatici.

Una serie di ulteriori tratti periferici possono presentarsi qua e là in questi personaggi, a prescindere del sottotipo, aspetto che rende molto difficile l’appartenenza netta a questa o quella categoria. Non è raro che i familiari, cioè, le persone che subiscono direttamente l’influenza negativa dello psicopatico quotidiano, quello della porta accanto, descrivano negli studi di psicoterapia un incrocio dei diversi  tipi in un’unica persona, come una legione di demoni che rendono loro vita impossibile.

Alla descrizione contenuta e riassunta nell’articolo che potete trovare in inglese sul libro Psychopathy: Antisocial, criminal, and violent behavior (Guilford Press,1998) ne segue la corrispettiva testimonianza tratta dalle fonti che vedete nelle note a piè di pagina.

In questo articolo analizziamo i primi 3 sottotipi con le relative testimonianze.

1- Lo psicopatico senza principi (amorale): Questo tipo di psicopatico si presenta frequentemente associato alle personalità narcisistiche. Sono persone che riescono a fatica a mantenersi entro certi limiti legali. Sono psicopatici che esibiscono un arrogante senso di fiducia in sé, di indifferenza nei confronti degli altri. Il loro modo di agire è strafottente, la frode, il plagio, il non rispetto delle norme sociali è la regola. La tentazione di sfruttare gli altri è sempre in agguato. Si attendono  riconoscenza e considerazioni sociali speciali senza assumersi alcun impegno concreto, amano la gloria, ma non la fatica e lo sforzo. La loro coscienza sociale è debole, tanto che quando possono violano le regole o si trastullano in azioni che violano l’integrità personale altrui (si perdono in liti sfoggiate per un non nulla, offese gratuite, oppure rubano), il diritto altrui è per loro inesistente. Giustificano l’assenza dei risultati auspicati e la loro stessa irresponsabilità con fantasie grandiose (“sono talmente superiore che nessuno mi capisce”) e di menzogne grossolane. Sono sprovvisti da super Io, lo si vede dagli approcci senza scrupoli, amorali e mendaci che usano per avvicinarsi agli altri. Sanno essere sleali, abili sfruttatori, vendicativi, disprezzano profondamente (ma senza dare nell’occhio!) chiunque cada nei loro raggiri e detestano chi non si fa intrappolare.

Lo psicopatico amorale ama correre rischi e non ha paura delle minacce o delle azioni punitive. Le sue tendenze peggiori, tuttavia, sono proiettate verso l’esterno, provocando difficoltà a livello personale e familiare, con le dovute implicazioni legali. Il loro desiderio di vendetta è sazio quando riescono a umiliare gli altri fino all’esaurimento. Gli psicopatici narcisisti funzionano come se non avessero un altro obiettivo nella vita diverso dallo sfruttamento altrui per ottenimento di certi vantaggi personali. La mancanza di sensi di colpa che manifestano nel corso delle loro azioni psicopatiche e la scarsa coscienza sociale permettono loro di abusare dell’azione di plagiare gli altri. Si sentono più preparati e bravi di chiunque e si compiacciono quando dimostrano al mondo di essere i più bravi nei giochetti che amano giocare, cioè, quelli in cui sfruttano gli altri. I loro rapporti interpersonali durano il tempo necessario per farli comprendere se hanno qualcosa da guadagnare oppure no. Le persone che si lasciano abbindolare spesso non immaginano l’angoscia costante che potrebbe generare i comportamenti di uno psicopatico con queste specifiche caratteristiche.

Gli psicopatici amorali manifestano una totale indifferenza nei confronti della verità anche quando sono smascherati. Hanno la capacità di influenzare loro ambiente adottando un’aria angelica e innocente, rendendosi incantevoli e loquaci. Il sentimento di lealtà non esiste per questi individui, che imparano sin da bambini a occultare le loro intenzioni sotto una patina di amabilità e di gentilezza. Il loro orientamento principale è volto alla truffa. Il loro motto è: “Inganno gli altri prima che lo facciano a me”. Buona parte di questi psicopatici vende l’immagine ingannevole di detentori di una forza fredda, hanno modi arroganti e temerari. Per provare il proprio coraggio possono cercare il pericolo e la conseguente punizione, anche se non è la regola. La punizione, tuttavia, dimostra soltanto ciò che loro inconsciamente credono di meritare. L’empirismo dimostra che si tratta di una punizione che non ha alcun effetto deterrente per lo psicopatico amorale poiché, sin dal primo momento, egli la riceve come un eccitante sfida, come un valore aggiunto che incita la sua condotta deviante sempre di più.

Per certi versi lo psicopatico amorale e senza scrupoli è simile allo psicopatico falso che vediamo nel prossimo punto. Condividono lo stesso stile tortuoso e ingannevole, seminano zizzania e macchinano calcoli che permettono di meglio manipolare le persone. Tuttavia, lo psicopatico falso, una variante della personalità istrionica, persegue continuamente la sua forte necessità di attenzione e di approvazione, caratteristiche che non sono presenti nello psicopatico amorale, molto centrato su se stesso e indifferente alle reazioni altrui. Lo psicopatico amorale sfrutta la debolezza e la vulnerabilità delle persone che lo circondano, senza badare alla rabbia e alla disapprovazione che manifestano gli altri nei suoi confronti; il falso, al contrario, cerca di ottenere l’affetto e il rispetto falsando le carte e cercando ossessivamente nuove fonti di amore e di ammirazione.

Testimonianza: Il fratello psicopatico

Sin da piccola ho osservato che mio fratello aveva dei problemi a livello scolastico, i miei genitori erano costantemente chiamati a scuola a causa delle lamentele sulla sua condotta o la mancata assimilazione dei contenuti; arrivato all’età dei 12 o 13 anni, mio fratello ha smesso di rispettare le regole di condotta della casa, certe volte non tornava dalla scuola fino alle dieci di sera rifiutandosi di dare spiegazioni su dov’era stato. Alcune volte, quando aveva i suoi 15 anni, supponevamo che andasse a scuola, ma controllavamo e non era vero; i miei hanno molto sofferto per la sua vita scolastica, che per fortuna riuscì a finire grazie allo sforzo di mio padre che andava a pregare ai suoi insegnanti e lo costringeva a fare lezioni private a casa.

In età adolescenziale lui diceva di studiare, anche se non era vero. Ha sempre avuto una grande abilità con le parole e leggeva molto, ciò lo rendeva un “esperto” nelle più svariate discipline. Le bugie erano il suo modo di rapportarsi con gli altri, non gli importava parlare male di me o dei nostri genitori. Una volta, quando eravamo giovani, è venuta a vedermi una ragazza con fare molto aggressivo. La ragazza mi accusava di essere una persona cattiva, perché avevo rubato le proprietà di mio fratello e voleva quindi che io le restituisse; lui, però, non aveva alcuna proprietà da restituire. Quando lo affrontai per questo fatto lui si mise a ridere e disse che aveva detto questo unicamente per sedurla, perché “alle donne piacciono gli uomini con i soldi.”

Bene, lui ha sempre avuto molti debiti, pignorava le mie cose o le rubava, dovevo nascondere i miei soldi, perché dove trovava qualcosa la portava via e poi mentiva di non sapere di cosa stessi parlando. I miei genitori hanno passato periodi tremendi, perché lui stava diventando un uomo e non lavorava, contava sempre con la sua “paghetta” e non era andato oltre il liceo, anche se era riuscito ad entrare all’università sotto pressione di nostro padre. Ha studiato un anno e mezzo e poi l’ha abbandonata definitivamente. È andato avanti, invece, con il Karate, arrivando ad essere molto bravo e raggiungendo un livello avanzato fino a partecipare a tornei internazionali. Il problema è che non era costante nell’insegnamento dello sport, trascurava le sue classi, con la conseguenza che le sue spese erano diventate maggiori delle sue entrate. La famiglia dava la colpa ai suoi vizi, anziché alla sua condotta.(…)

Ora mio fratello ha un’altra convivente che non conosco (la prima lo aveva abbandonato, scomparendo dalla vista della famiglia ndr), però, dal poco che ci siamo sentite tramite internet, pure questa donna si comporta in modo strano; lei è divorziata e ha un figlio di 25 anni e si lamenta di mio fratello tutto il tempo, non c’è una parola nei suoi racconti di apprezzamento verso mio fratello, parla velocemente e salta da un argomento all’altro, il tutto centrato sul suo odio nei confronti di mio fratello. Quando ho domandato perché resta con lui, lei non lo sa, si giustifica ma non dà una risposta chiara, sembra che lei stessa non sappia il perché, nonostante affermi di provare angoscia nella maggior parte del tempo.

Tuttavia, ciò che mi ha portato ad approfondire la cosa è che, filtrando tra le lamentele di questa sua nuova partner, lei ha lasciato trapelare che mio fratello sa più di giurisprudenza di suo figlio avvocato e lo svaluta in continuazione, così come tutti gli avvocati, essendo suo padre e sua sorella avvocati anche loro; afferma che mente costantemente. Questa, però, è una caratteristica che conoscevo già, avendola osservata nei miei viaggi, per esempio, se lui parla con un medico, lui sa più del medico, tanto che persino i medici gli porgono delle domande; se parla con uno psicologo lui sa più dello psicologo e riesce a catturare il suo interesse. Però, ciò che lei mi ha raccontato e che mi ha molto colpito è che ora lui comincia a raccontare a tutti di essere uno psicologo con dottorato di ricerca negli USA e le persone si fidano di lui, perché parla benissimo, di modo che tutti gli raccontano i loro problemi e abboccano i suoi consigli; lui non offre consulenza o chiede dei soldi, ma si mette a loro disposizione, cioè, appena incontra qualcuno che non conosce si mette a chiacchierare del più e del meno finché durante la conversazione salta fuori la sua nuova “professione”. D’altronde, a volte, confessa alla sua nuova partner di aver paura del buio (un sintomo avuto sin da bambino) e che il suo “maestro” è il demonio, che a volte invoca; a volte, però, ha paura dei demoni e crede di essere perseguitato da loro.

Bene, essere alla conoscenza di questi nuovi aspetti della vita di mio fratello mi hanno fatto stare molto male. Nonostante la distanza, il tutto è diventato per me un fattore di stress, sopratutto per nostra madre; nostro padre, se andò tra le mani del Signore tre anni fa e nostra madre, che ha 70 anni, deve subire le lamentele della nuova partner di mio fratello, il risultato è che sta quasi impazzendo. Certe volte mio fratello va a casa di nostra madre per mangiare e chiedergli dei soldi. Noi abbiamo delle proprietà, e ora, con la morte di papà, che non è mai riuscito a capirlo, anche se provava ad essere in armonia con lui – roba quasi impossibile – , siamo diventati comproprietari assieme a nostra madre dei beni di famiglia. (…) in un’occasione voleva abbattere un edificio lasciato da nostro padre per costruire case con un sistema innovativo a Bogotá, l’idea era magnifica, ma siccome non mi fido di lui mi sono rifiutata ad autorizzare perché non vivo a Bogotá. Non l’avessi mai fatto; lui e mamma, che è quasi cieca, e vede tutto attraverso lui, mi hanno spedito una lettera piena di insulti, di disprezzo, quasi di odio, accusandomi di essere la causa dell’ipotetica morte di mia madre ecc. Per fortuna sono riuscita a farli ragionare. Però, fino a qualche mese fa, non avevo la minima idea di cosa si nascondesse dietro la personalità di mio fratello (…) La verità è che mi sento rammaricata, perché ho appreso durante la lettura di diversi testi, di essere stata manipolata da una vita da lui e che, nonostante sia lontana, lui continua a farlo senza risparmiare nemmeno mio marito. Lo stesso ha fatto con i miei genitori e prosegue con nostra madre tuttora, giacché non posso aprire bocca su mio fratello che lei si mette contro di me, arrabbiandosi molto; ho sempre perdonato mia madre, perché essendo madre anch’io capisco la sua cecità materna, sopratutto ora che è più anziana. Ha agito così con mio fratello per tutta la sua vita, non mi aspetto che cambi ora. Credo, però, che il suo comportamento nasce dalle manipolazioni, dall’influenza di mio fratello. Sapere che non ha empatia mi rende triste, sapere che non ama nessuno e che vede gli altri come cose (possibile che non abbiano una coscienza? Oppure non conoscono un altro modo di agire? Se non sanno cos’è amare, possiamo cercare di insegnarli? Cioè, di insegnarli come si fa a mettersi nei panni dell’altro?)[1].

2- Lo psicopatico falso –  Salta agli occhi lo sfoggio di una patina di amicizia e di sociabilità che cela la sua totale inaffidabilità. Le tendenze impulsive, il profondo risentimento, la distrazione e il cattivo umore con il quale si rivolge alla famiglia e a chi gli resta affettivamente vicino vengono platealmente occultati agli esterni. Dotato di uno stile di vita sociale segnato dalla superficialità che include la ricerca persistente e sfrenata di attenzione e di eccitazione continua, lo psicopatico falso adotta un comportamento seduttore con chiunque si relazione[2]. I suoi rapporti sono superficiali e fluttuanti, frequentemente interrotti a causa dei suoi commenti caustici, fuori luogo e azioni impulsive che possono renderlo antipatico e svelare la sua inaffidabilità. Ha tutte le caratteristiche delle personalità istrioniche. In effetti, lo psicopatico falso si somiglia molto a questo tipo di personalità.

È irresponsabile e inadempiente. Esibisce molto entusiasmo, anche se di corta durata. Il suo comportamento è immaturo e la ricerca di sensazioni inarrestabile. Tendono a complottare e inventarsi delle storie, adottano un approccio “rampante” e manipolatorio nei confronti della vita, sono calcolatori, dissimulati, la sincerità è una chimera. Non ammettono l’esistenza di sconfitte personali o familiari ed esibiscono un ingegnoso sistema di negazione della realtà. Le difficoltà interpersonali sono razionalizzate e la colpa proiettata su terze persone. Sono auto indulgenti e ossessionati dall’ideale di essere riveriti. Questo tipo di psicopatico può arrivare a offrire lealtà e affetto, anche se a tratti e condizionato a qualcosa (dovete fare come dice lui ma se qualcosa va storta la colpa è vostra).

La loro caratteristica principale, appunto, è la falsità. Operano con premeditazione, dominano tutti i meccanismi atti a ottenere ciò che vogliono dagli altri e non sono mai soddisfatti. Da un’altra parte, contrariamente agli altri psicopatici, loro sembrano godere particolarmente del gioco della seduzione, ottenendo la loro gratificazione dall’eccitazione e dalla tensione che sono ben consapevoli di generare. Non esitano a essere calcolatori e superficiali con le persone che apparentemente proteggono, perché le considerano personali oggetti. Alla lunga, il bisogno di approvazione altrui cambia registro, essendo sostituito dai mezzi che può utilizzare per ottenerla ad ogni costo e sempre di più. I suoi fini sono sempre manipolativi.

La disonestà e la particolare falsità di questo tipo di psicopatico si stendono anche al suo Sé.  L’attenzione che gli altri dedicano a lui è una conseguenza delle sue manipolazioni, anziché da qualche personale competenza o talento. Raramente manifesta genuino interesse per gli altri. Anche se hanno imparato a manipolare le persone per sentirsi amati, quando si guardano allo specchio non si vedono come dei manipolatori perché convinti sulle loro buone intenzioni e fieri di seminare intrighi e zizzania “a fin di bene”. A prescindere dalle innumerevoli crepe della sua personalità, lo psicopatico falso ha energia a sufficienza (grazie alla vampirizzazione degli altri) per tutelare ampiamente ed esclusivamente i suoi interessi. Risultato: sono falsi non solo con gli altri, ma anche con loro stessi.

Nonostante occultino prepotentemente il loro tallone d’Achille con dosi massicce di superficialità, gli psicopatici falsi sono terrorizzati dalla possibilità di essere visti dagli altri come persone deboli e indecise. Per questo quando leggermente confrontati o soggetti a qualunque tipo di pressione si sentono braccati e bramano vendetta. La loro superficiale affabilità è molto precaria, di modo che partono per l’attacco svalutando immediatamente chi abbia osato toccare i tasti sensibili, i buchi della loro personalità. Raramente perdono il controllo, ma quando ciò avviene le esplosioni di collera sono indimenticabili. Diventano calcolatori e insidiosi quando qualcun altro ha ciò che loro desiderano, che sia l’attenzione di una persona, la riconoscenza mai avuta o il possesso di un bene tangibile.

Testimonianza: La mamma psicopatica

Nella sua testa contorta tutto è possibile, ciò che ascolta dagli altri e gli interessa, dopo un po’ comincia a raccontare di aver fatto o visto lei stessa. Gli piace brillare nella società, fa tutto ciò che genera un applauso pubblico, è capace e apparentemente lavora molto, ma fa ciò che vuole, di modo che non solo crede che tutto sia possibile, come fa diventare realtà alcune cose passando sopra gli altri, anche su noi figli. Non tollera le sconfitte e se voglio farla arrabbiare basta che gli dica che non è la più eccezionale del mondo. Se qualcosa la fa arrabbiare, allora esplode in modo plateale. Urla, insulta, piange, si colpisce la testa, da anni non la vedo far così, però ho avuto l’infanzia tormentata da queste immagini. Quando qualcosa la mortifica, si mette a succhiare il pollice come una bambina. (…) non passa un semaforo rosso, ma la sua psicopatia si manifesta dentro casa, con i familiari che vivono con lei. Per esempio, è stata assente tutta la sua vita. Quando avevo sette anni, un giorno mi disse che doveva andare a lavorare per comprarsi delle mutande e uscì. Devo dire che mai più tornò durante la giornata, poiché se ne andava alle otto di mattina per tornare alle nove di sera, sempre infuriata perché doveva preparare da mangiare a noi, i suoi ingombranti figli. Non si è mai comprata le mutande nuove, ha continuato a usare le vecchie. Lei, però, sa cosa si aspettano da lei, perché quando si tratta di riassumere il suo impegno materno, sa perfettamente raccontare al mondo di aver fatto tutto ciò che non ha fatto, cioè, che lei ha educato noi figli come la miglior madre del mondo, è questo che dice agli altri. Il suo ruolo, però, è stato quello di insegnarci cos’era l’assenza. Lei sa quali sono le regole sociali, anche senza rispettarle, l’importante è che gli altri credano che lei le abbia seguite tutte.
Lei non si è divorziata perché era la peggior moglie del mondo, infedele, assente, irresponsabile, ecc., ma si è divorziata perché mio padre non gli dava un centesimo e allora ha dovuto mettersi a lavorare per pagarsi le mutande. Come dicevo, non solo non si è comprata le sue nuove mutande come non aveva mai un soldo in tasca, materialmente non ha conquistato nulla eppure ha sempre “lavorato” quattordici ore al giorno. Non è mai tornata a casa per mangiare, non ha mai messo in ordine casa nostra e mai ci ha fatto vedere un soldo. Di modo che non ho idea di cosa facesse lei, evidentemente mangiava da un’altra parte e mi sembra che, nonostante lavorasse tantissimo, non l’abbiano mai pagata. Credo che andasse in giro l’intera giornata con un gruppo di “hippies ambientalisti” che fino adesso la inseguono ovunque, incluso il suo amante occasionale e tutti quelli che l’adorano incondizionatamente. (…) Lei ha un solo codice, che la adorino e che mia nonna creda in lei, perché ha sofferto molto andando avanti sempre a lavorare. La sua unica legge è che gli altri pensino che lei sia tutto ciò che non è. Se mia nonna ha sofferto perché mio nonno era un fannullone che non ha mai voluto lavorare e che, in effetti, non gli dava un soldo costringendola a mantenere l’intera famiglia da sola, mia madre convince mia nonna che anche lei vive la medesima situazione, afferma che era vero che mio padre si guadagnava dei soldi, ma che era talmente avaro da negargli i soldi per le mutande. È così che lei costruisce il suo castello tra le nuvole e va a viverci dentro. Non importa se sappiamo che non è vero ciò che dice, lei s’inventa mille cose fino a farci dubitare di tutto. Noi, che sappiamo che lei non la racconta giusta. Se si fa un “amico o amica” che gli dica che è formosa, bella, intelligente, che è Wonder Woman, lei lo/la aggiunge ai suoi seguaci e lo mette nel suo gruppo, se qualcuno si scontra con lei per qualsiasi cosa o non la adora abbastanza, lei allora lo emargina, lo caccia dal gruppo. (…) Lei non sa cos’è la colpa, ha soltanto bisogno che gli altri credano alle verità che spara. Per esempio, se faccio presente la sua assenza durante la mia intera infanzia e gli chiedo di raccontarmi dov’era quando se ne andava per quindici giorni di seguito senza dirci nemmeno dove andava, risponde di non essere mai andata via, che mi sono inventato tutto. È talmente sicura che comincio a dubitare di me stesso, nonostante sappia il quanto sia bugiarda. Spesso chiedo conferma a mio fratello che smaschera le sue menzogne: se ne andava sì, da una a due settimane una volta al mese, eppure eravamo piccoli. Lei, però, segue tranquilla, cambia argomento quando il gioco si fa duro e nella sua testa ha già risolto tutto.
(…) Lei non sbaglia mai. Lei si è divorziata non perché l’ho spinta io mentre gli urlavo che era una p… e che se non gli piaceva essere nostra madre che almeno rispettasse nostro padre. Lei si è divorziata non perché nostro padre la pregò di non tornare mai più dopo che è stata vista con il suo amante in un ristorante, nello stesso orario in cui secondo lei stava lavorando o visitando mia nonna. È stata questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso, si era inventata mille cose ma quella volta c’era un testimone che lei non poteva smentire. Con tutte le prove in mano, l’abbiamo cacciata da casa.
Ma no, cosa sto dicendo… lei se n’è andata perché non sopportava le umiliazioni di mio padre. Una cosa è certa, avevano un rapporto basato sulla paura, si maltrattavano fino ad arrivare alle mani, però la grande assente, chi era all’origine dei mali della nostra famiglia, era proprio lei. (…) Mia madre ha sempre minacciato il suicidio, è questo il corollario quando esplode e si mette a urlare, a colpirsi da sola la testa, a piangere, a cantare canzoncine agli esseri immaginari che disseminano il male. Quando ero piccolo ero terrorizzato dall’idea che potesse uccidersi per davvero, ora però, quando termina la sua sceneggiata, tra le urla, gesti teatrali (non l’ho vista più colpirsi da un pezzo) e lacrime, e minaccia di andare a suicidarsi gli dico che va bene, che vada pure a uccidersi. Lei resta in silenzio. Gli dico di rendersi conto che la sua minaccia non mi terrorizza più e che la prossima volta, è meglio che tenga ben presente, prima di venire da me a far casino, è meglio andare a suicidarsi per poi venire a parlare. Così impara a non farlo più. È come se lei avesse un disco rotto nel suo cervello fatto apposta per farmi arrabbiare o perdere la calma. Un disco che non cambia, anche se non funziona. (…) Se qualcosa la mortifica, si arrabbia molto, soprattutto quando qualcuno parla male di lei o dei presunti lavori pesanti che ha eseguito, si arrabbia quando parlano male delle persone che lei chiama “i miei figli”, del suo “amante”, un parassita che la rincorre da 30 anni, probabilmente uno psicopatico come lei – secondo quanto ho appreso sugli psicopatici – che si rinchiude nel loro piccolo mondo, entrambi convinti di essere “i migliori” del Paese in ciò che fanno. A dire la verità mica si riuniscono per lavorare, ma per passare la maggior parte del tempo a prendere il caffè e a far festa. Bene, dicevo che se qualcosa la mortifica si arrabbia e grida molto, si mette a parlare velocemente, ripete diverse volte la stessa cosa, si succhia il pollice, piange diverse volte, grida e, quando finisce la sua rappresentazione, agisce come se non fosse successo niente. Quando ero bambino, se non c’era un posto dove andare a sbattere la testa, lei iniziava a colpirsi con molta, ma molta forza. Da piccolo ricordo che se doveva fare lavori domestici a casa diventava un demone, urlava, gettava cose, sbatteva porte e colpiva la parete con la scopa e il mocio, urlava, frignava e faceva il suo solito teatro. Quando usciva da casa, però, aveva un sorriso smagliante. Non sono uno psicologo e non intendo esserlo, ma può darsi che abbia un’altra infermità mentale mischiata o relazionata con la psicopatia perché nelle caratteristiche degli psicopatici non ho letto da nessuna parte che si colpiscono la testa o abbiano dei tic come succhiarsi i pollici.  Poco tempo fa, circa un anno più meno, mentre faceva una sceneggiata, non so per quale motivo, la guardai e dissi, “hey, sei matura, morirai vecchia senza aver imparato niente dalla vita, fai sempre le stesse cose”. Lei rimase in silenzio osservandomi come una tigre alla sua preda. Stavolta, però, non minacciò il suicidio.
(…) Credo che la faccia arrabbiare il fatto di non aver riconosciuta la sua perfezione. Per esempio, va in giro con il suo amichetto, questo con il quale lei “lavora” da una vita. Tutte le persone che lavorano con lei affermano che loro sono amanti, pure a me dava l’impressione che lo fossero o lo sono, non lo so. La famiglia di quest’uomo ha la stessa impressione. Diversi amici e conoscenti che hanno lavorato con lei li hanno visti per strada o in altre città. Per tutta la mia vita ho sentito a destra e a manca che li vedevano mano nella mano, baciandosi o entrando nello stesso albergo, nella stessa stanza per avere dei rapporti. Tutti in paese mormorano che sono amanti ma lei nega, urla di non essere una p…, insomma. Ascoltandola anch’io gli avrei creduto. Avrei creduto che si tratta di una donna che ha sofferto per un marito avaro e che ha dovuto lavorare per pagarsi le mutande, per questo conserva tuttora un “lavoro” che gli occupa 14 ore diarie da 25 anni senza ricevere alcun compenso. Lei si attacca a questa linea fino a convincermi certe volte, però il giorno in cui gli ho chiesto perché aveva accettato di essere seconda alla moglie di quest’uomo, perché non aveva imposto che lui la trattasse con più rispetto, non come la seconda, lei diventò un leone e mi urlò addosso che non era seconda in nulla al mondo, che era la prima ovunque. Ha riconosciuto implicitamente che aveva una relazione negata per tutta la sua vita. Però era stata colpita dal fatto che io la accusasse di essere l’amante, voglio dire, che a lei era toccato il ruolo “dell’altra”  insinuando che la moglie era messa molto meglio di lei. È stato ciò che l’ha portata a dire, “sono io la migliore in tutto ciò che faccio”.
Quando qualcosa la fa arrabbiare, alcune volte lei reagisce dicendo che è una delle professioniste più conosciute del Paese in ciò che fa. Non credo sia vero, se si trattasse di un altro tipo di lavoro forse ci crederei, il suo mestiere deve essere molto mediocre per dire così, ma lei sempre si esalta quando afferma che è la migliore, riconosciuta da tutti. Se c’è un segno che anticipa le condotte che ritengo siano psicopatiche, dico solo questo: se qualcuno interferisce con ciò che lei vuole fare in un determinato momento, lei agisce come una psicopatica; se non ha nulla da fare si comporta normalmente. Se deve andare a una festa oppure a “lavorare” con i suoi “amici” allora mente, si fa attendere, t’ignora, si arrabbia per infastidirti e avere una scusa per non accompagnarti, ecc. Ma quando non ha alcun altro programma con i suoi “amici” è la madre e la nonna carina che t’invita a mangiare, ti compra un regalo e ti presta un libro[3]
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3 – Lo psicopatico amante del rischio (l’impavido/risk-taker): Si tratta di un tipo di personalità che ama correre rischi e pericoli per il bisogno di sentirsi vivo e motivato, piuttosto che per il vantaggio o il prestigio di agire di un certo modo. Molti di loro hanno azioni impulsive, agiscono senza ponderare. Sono temerari, insensibili a situazioni che metterebbero in pericolo la propria vita o quella di altre persone. In questa dimensione non correre dei rischi è roba da stupidi, da menomati, ma non si sentono particolarmente “coraggiosi” perché sono ciechi alle conseguenze fisiche delle loro azioni.

Sono persone incapaci di provvedere da sole ai propri bisogni di autonomia e di indipendenza, mancano di autodisciplina e di introspezione. Poco convinti di riuscire a colmare il sentimento di vuoto nel mondo reale, cercheranno di dimostrare a loro stessi, attraverso nuove ed eccitanti avventure, di essere capaci di “sentire” qualcosa, sfidando la morte. Mischiano caratteristiche antisociali e istrioniche.

Contrariamente a ciò che accade con molti altri psicopatici, che hanno come motivazione principale ottenere un vantaggio, il potere, o mettere in atto vendette, gli psicopatici impavidi inseguono unicamente l’eccitazione e gli stimoli. La mancata solidità e serietà caratteriale determinano la messa in atto di azioni irresponsabili e la mancata preoccupazione per le conseguenze delle loro condotte sulla vita degli altri, li rende psicopatici a tutti gli effetti. Questi soggetti ricercano emozioni forti che si manifestano attraverso una gamma di azioni sessuali anomale. Si muovono senza posa per soddisfare un capriccio dietro l’altro, non badano a spese, sono avventati, incontrollabili e sfidano ogni logica.

Più di una testimonianza scritta, aggiungo questo link segnalatomi da un utente e che illustra, più delle mie parole, a che punto arriva questo “modo di essere” nella società odierna.

http://www.iene.mediaset.it/puntate/2015/11/30/toffa-voglio-prendere-l%E2%80%99hiv_9825.shtml

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[1] http://www.marietan.com/material_psicopatia/hermano_psicopata.htm

[2] https://artedisalvarsi.wordpress.com/2015/07/02/sedurre-indiscriminatamente-tutti-il-capolavoro-del-narcisista-perverso/

[3] http://www.marietan.com/material_psicopatia/mimadre_lamentirosa.html

10 pensieri su “Il terra terra degli psicopatici quotidiani – Parte I

  1. Queste persone sono maledette….. l’unica cosa da fare e’ FUGGIRE a gambe levate, trattarli con indifferenza e’ il maggior torto che si puo’ fare a questi esseri. Non esistono altre vie di uscita.

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    1. Quando affrontiamo la fuga definitiva, credo, che l’unica nostra motivazione debba essere SALVARE se stessi dall’inferno in cui siamo stati catapultati e passare ad un altra sofferenza la CONSAPEVOLEZZA, che attraverso il suo penoso ed in fine illuminante percorso, ci porterà fuori dal tunnel. Che poi, il NO CONTACT assoluto si riveli un torto fatale per lo/la psicopatico/a, dovrebbe preoccuparci relativamente. Quando e se saremo capaci di riprendere amorevolmente tra le mani la nostra vita, a prendere atto degli esseri speciali che siamo, avremo già vinto….. di loro si occuperà la vita. Buona vita a noi Roberto e ai/alle sopravvissuti/e.

      GRAZIE Claudia il tuo blog è veramente molto interessante,ho capito molto più da te che dalle sedute del professionista, d’altronde non sono tanti ad assere preparati e veramente esperti sulla psicopatia…ti seguo con ammirazione e riconoscenza.

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      1. Cara Rosy, grazie per le tue dolcissime parole. L’obiettivo principale di questo blog è portare alla conoscenza del maggior numero di persone possibile e gratuitamente una vasta bibliografia e testimonianze sul tema del narcisismo perverso/psicopatia. Ovviamente il lavoro dello psicoterapeuta, quando ben preparato sul tema, è sacro e insostituibile. Molte persone, però, sopratutto per motivi economici, non possono accedere a una psicoterapia o comunque devono affrontare i tempi biblici del servizio sanitario. Nel frattempo possono contare esclusivamente sull’informazione che trovano in rete. Ci sono bloggers come Melania Emma, Domizia Parri, il blog sul Narcisismo Patologico, Enrico Maria Secci, Cinzia Mammoliti e P.P. Brunelli che gratuitamente mettono a disposizione i loro testi svolgendo un lavoro prezioso per tutti noi, me compresa. Sapere di poter esservi di aiuto grazie alle mie ricerche è un onore e uno stimolo costante. Grazie infinite, cara.

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  2. 788 Dove è la seconda parte? ☻ Trovo uno degli articoli più interessanti che abbia mai letto sul blog! ☺ Ne sono entusiasta, solo no vedo la parte II…quali sono gli altri sette tipi? E come si comportano?

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