Nei narcisisti perversi il complesso processo di decodificazione delle emozioni è deficitario. Il risultato è una visione di mondo che assegna a ogni singola persona la stessa identica funzione affettiva: vivere per gratificarli. Che cosa può provare un perverso narcisista per una persona o per una cattiva azione che ha fatto quando il suo intero apparato sentimentale ed emotivo è compromesso?
Indubbiamente ci troviamo di fronte ad un registro d’impunità personale reso manifesto nello psicopatico, si tratta di un’impronta notevolmente diversa dalle persone non psicopatiche. Gli psicopatici mancano del sentimento cosciente della colpa, lo stesso accade con la paura. Usando una metafora biologica per restare nel campo della conoscenza comune, possiamo affermare che gli psicopatici sviluppano uno stato adrenalinico constante a livello personale come se stessero segregando l’adrenalina della loro personalità, per questo non provano paura o si sentono in colpa.
Gli psicopatici possono giustificare i più efferati crimini e delitti levandosi di dosso evidenti segni di responsabilità grazie all’uso di un metodo proiettivo grossolano ed inconcepibile. Questa facilità psicologica di sbarazzarsi della responsabilità e delle conseguenze delle loro azioni è possibile in parte perché loro comportamenti sono dominati dalla dimensione temporale presente, del QUI E ORA. In questa dimensione temporale del QUI e ORA gli psicopatici non avvertono i sensi di colpa che precedono il pentimento e quindi nulla imparano per cambiare. Per questa ragione possono tornare a commettere lo stesso orrendo delitto sempre e quando avranno voglia di soddisfare le loro più oscure tendenze narcisistiche.
La psicologia ha dimostrato che le categorie della responsabilità e della colpa prendono spunto dal passato come stato significativo atto all’apprendistato. Ogni persona è responsabile o colpevole con base in ciò che ha fatto. Tuttavia, acquisiamo responsabilità e colpa nel presente rispetto ai fatti accaduti nel passato. Lo psicopatico dimostra di aver scollegato le dimensioni temporali: la sua posizione soggettiva è disarticolata nella mente.
Quando è in galera con tempo abbastanza da riflettere e invitato a farlo dallo psicoterapeuta (scelto da lui) è possibile creare uno spazio nel quale lo psicopatico può esprimersi senza badare alla povertà emotiva che lo contraddistingue. È impossibile scappare dal passato in galera, poiché qualunque cosa lo psicopatico avrà da dire, essa sarà direttamente relazionata a ciò che ha fatto per poter ritrovarsi lì nel presente. Unicamente in questo contesto, se costretto a riflettere, egli uscirà dal suo eterno QUI E ORA[1].
I riflessi, gli impulsi, le motivazioni e le emozioni/sensazioni fondamentali come il piacere e il dolore sono fenomeni cognitivi che possono essere raggruppati sul termine proto emozioni (risposte primitive a necessità immediate). Sono gli stati emotivi di piacere o di dispiacere che compongono gran parte degli aspetti emozionali generali degli esseri umani. Le proto emozioni ci portano a dichiarare quando siamo colti a sorpresa: “Sto bene/sto male” senza dilungarci sul perché. Il nostro cervello ci fornisce una risposta superficiale sul nostro stato d’animo, una risposta che ci viene spontanea, nell’immediato, senza valutare il lato positivo o negativo del nostro sentire. Si tratta di una risposta, appunto, primitiva.
Per far sì che un processo di razionalizzazione possa fruttare un elemento razionale e produrre una buona azione abbiamo bisogno di un certo numero di sentimenti e di propositi, di volontà e di gesti conseguenziali che dimostrino le nostre buone intenzioni. In parole povere, per andare oltre lo stato primitivo delle nostre emozioni ci vuole un raffinato meccanismo di decodificazione che le traduca in sentimenti e azioni concrete a beneficio della collettività o della nostra vita privata.
Essendo incapaci di processare le emozioni l’intimo dei narcisisti perversi è caotico, primitivo, infantile e distruttivo. Quando qualcosa va storto possono sentirsi frustrati per aver calcolato male i risultati positivi auspicati attribuendo, tuttavia, la colpa agli altri; quando tutto sembra andare per il verso giusto possono avvertire una grande soddisfazione che si esaurisce, tuttavia, nel giro di pochissimo tempo. Dopo l’iniziale euforia sopravviene il tedio e la noia, esattamente come accade con i bambini molto piccoli e capricciosi quando ricevono un nuovo regalo. Chi è genitore lo sa bene: i bambini si guardano intorno alla ricerca di qualcos’altro da fare subito dopo aver scoperto come funziona il giocattolo tanto voluto, misurano il dono ricevuto con quelli degli altri bambini e, quando tutti se ne vanno, si dirigono verso la loro cameretta con il regalo in mano e un’aria un po’ malinconica. Quanto dura l’interesse di un bambino per un nuovo giocattolo? Essendo esseri umani in formazione, con la personalità poco strutturata e in divenire, è compito nostro, che siamo genitori, educarli alle emozioni e ai sentimenti senza mai delegare agli altri una responsabilità così delicata.
Nei perversi narcisisti questa povertà emotiva capricciosa, primitiva, volubile e prevedibile è il loro marchio di fabbrica. Perché trascorrono l’esistenza cercando di convincere il mondo sulla loro capacità di provare emozioni e sentimenti genuini? Perché è molto più divertente. Badate bene: i loro “amori” sono sempre proibiti, turbolenti, scapestrati, da telenovelas.
Un amore proibito ma goffamente sbandierato nelle cerchie più intime è l’alibi perfetto per dimostrare “quanto amano”. Confondono l’amore con la pura eccitazione sessuale, la tristezza con la frustrazione e la rabbia con l’irritabilità. Non sono persone emotive, ma calcolatrici viventi. Per rappresentare bene la sua parte, un’attore impara a razionalizzare l’emozione per trasmetterla al pubblico in forma di sentimento credibile. Un bravo attore in una scena romantica nella quale deve piangere per l’abbandono dell’amante, può piangere la morte della madre avvenuta anni prima. Avete mai visto i lunghi pianti di un narcisista perverso, i suoi scatti d’ira memorabili e… le sue riprese immediate? Non c’è un’emozione vera di sottofondo, ma appunto proto emozioni che i perversi fanno affiorare a comando pur di salvarsi da una situazione difficile da gestire o per sedurre qualcuno raccontando una storia triste. Come l’attore drammatico che sorride compiacente e soddisfatto durante gli applausi finali, i narcisisti perversi raccolgono i dolci frutti del duro lavoro di recitare grazie a te che ha pagato il prezzo per assistere ai suoi spettacoli.
Andiamo alla nostra testimonianza:
Lui aveva quasi 40 anni, io una ventina. Non avevo la sofisticazione necessaria per comprendere il suo tipo di disagio psicologico. Non avevo la più pallida idea di cosa fosse il narcisismo. Lui mi ha regalato diversi libri sull’argomento, che ho letto molto attentamente. Lui parlava spesso e dettagliatamente sulla sua ferita narcisistica originale e dei suoi sentimenti narcisistici interni e di perdita. Tutto mi sembrava molto triste, e devo ammettere che l’intensità emotiva con la quale lui si esprimeva lo rendeva assai più interessante degli altri. Quando mi raccontava il livello di dolore, di sconforto e di vuoto che avvertiva nella vita quotidiana diventavo, in linea di massima, ancora più sensibile ai suoi bisogni. Ricordo di aver promesso a me stessa di non voler aggiungere più tristezza nella sua vita e di fare il possibile per evitarla. Volevo essere la persona speciale che lo faceva stare bene. Oggi so che è stato il mio narcisismo ad alimentare questi pensieri. Sarei stata “la persona speciale” che l’avrebbe guarito dai traumi emotivi subiti. In cambio, volevo unicamente che lui fosse il mio “vero amore”. La realtà, però, era diversa: il nostro era un rapporto segnato da alti e bassi che mi facevano sentire molto spesso ferita e tradita. Una sera siamo andati a una festa a casa di una mia conoscente. Noi due eravamo lì, a parlare con lei, quando lui si è voltato e mi ha detto: “Cara, potresti portarmi un panino?”. Risposi affettuosamente di sì e andai a preparare con cura un piattino per lui al buffet, riportandolo con piacere. Appena tornata da lui la mia conoscente, nonché padrona di casa, ci ha chiesto scusa allontanandosi frettolosamente mentre ancora gli consegnavo il piatto. Lui, con le lacrime agli occhi, disse: “Tu sei la prima persona lungo la mia intera esistenza alla quale posso chiedere tranquillamente di prepararmi un panino. Se avessi chiesto alla mia ex moglie la risposta sarebbe stata: “Preparatelo da solo”. Nessuna donna al mondo ha mai fatto per me ciò che tu sei stata capace di fare.” I suoi occhi pieni di lacrime erano fissi sui miei, ero sconcertata da ciò che lui apparentemente provava e da ciò che avvertivo di rimando. Sono stati questi momenti ad aver determinato in me la convinzione di essere amata e voluta da lui. Il nostro rapporto finì perché lui era palesemente infedele, e niente di ciò che gli offrivo sembrava essere in grado di scacciare i suoi demoni. Anni dopo, quando il nostro rapporto era finito da un pezzo, ho incontrato a pranzo la conoscente che aveva dato la festa nella quale l’episodio era avvenuto. Riproduco fedelmente il nostro dialogo:
– C’è una cosa che ho sempre voluto dirti – disse lei – ma mi sentivo troppo in colpa.– Che succede? – domandai.
– Ti ricordi Giovanni, l’uomo che usciva con te?
– Certo. Cosa c’entra lui?
– Ho fatto una cosa della quale mi pento amaramente. Abbiamo avuto una breve storia.
– Quando? – chiesi.
– Ti ricordi la festa a casa mia?
– Certamente.
– Ti ricordi di quando Giovanni ti chiese di portargli un piattino? Durante la tua breve assenza lui aveva confessato di sentirsi molto attratto da me e aveva insistito per incontrarmi. Credimi, me ne pento – disse lei – Lui diceva che il vostro rapporto era praticamente platonico, che era oramai agli sgoccioli. Non riesco a capire come ho fatto a credere in lui. La sua corte mi lusingava. Era un grande attore. Non ho avuto l’intelligenza di capire il suo gioco. Non ci sono scuse per ciò che ho fatto con te, mi sento in colpa.
Questa testimonianza è particolarmente interessante perché evidenzia palesemente come i narcisisti perversi camaleontizzano le poche emozioni coltivate dentro il cervello per ottenere i più svariati risultati. Giovanni, attratto da X, cercava un modo per sbarazzarsene della fidanzata, riuscendo a farlo senza trasparire alcun tipo di emozione che potrebbe denunciare i suoi intenti maliziosi; subito dopo, eccitato per la nuova conquista, emozionato per l’impresa compiuta in pochissimo tempo, sentendosi il più irresistibile e furbo degli uomini – scommettiamo che non vedeva l’ora di raccontare agli amici cosa era stato in grado di combinare alle spalle della fidanzata! – sente di dover camuffare l’adrenalina del flirt portato a termine. Cosa fa? La fa affiorare in forma di sentimentalismo da due soldi, cioè, spara una frase zuccherata per far colpo sul narcisismo della fidanzata, riplasma l’eccitazione sessuale che rende i suoi occhi “brillanti”, trasformandoli in due pozzi fin qui di dolcezza infinita. La testimone, essendo un essere umano normale, sente le parole dolci sparate dal perverso e lo guarda negli occhi: sono “pieni di lacrime” perché lei “ha fatto per lui ciò che nessuna donna al mondo avrebbe mai fatto”, cioè, è stata “servile” come la Kundry di Wagner alla fine del Parsifal che, essendo ebrea, poteva soltanto servire ai tedeschi.
I narcisisti perversi fanno questo “giochetto” tutto il tempo[2]. Possono sembrare “stravolti” d’amore e “tramortiti” dal desiderio quando vi incontrate a pranzo quando, in realtà, sono soltanto eccitati dopo una mattinata passata a girovagare per siti porno o chattare con le vostre amiche; possono dirvi con gli occhi stanchi di aver voglia di essere accarezzati dalle vostre “amorevoli mani di fata” dopo una giornata lavorativa molto faticosa quando, in realtà, si sono appena dati alla pazza gioia con l’amante numero uno. È il loro naturale funzionamento, usano, abusano, scartano e riciclano gli scarsi sentimenti che hanno, esattamente come fanno con voi, che non siete astrazioni, ma degli esseri umani.
Per António Damásio[3] e Keith Oatley[4] le proto emozioni costituiscono il background che struttura biologicamente cioè che chiamiamo “cognizione”. Sarebbero le responsabili per la diminuzione del numero di considerazioni rilevanti quando dobbiamo deliberare il rapporto costo/beneficio dell’azione che intendiamo praticare. Quando prendiamo una decisione non solo dobbiamo tener conto delle emozioni e della nostra capacità di ragionamento, ma anche delle proto emozioni, cioè, degli aspetti indecifrabili che agiscono nel nostro subconscio e che determinano il funzionamento dell’intero processo decisionale dall’inizio alla fine. Per le decisioni importanti, come cambiare un lavoro, porre fine a un matrimonio, andar via dalla casa dei genitori ci serve tempo, introspezione, ponderazione e ragionevolezza. QUI E ORA, si dicono i perversi e azzardano le loro mosse senza pensarci minimamente ai rischi e alle conseguenze. In questo blog abbiamo parlato del ruolo dell’intuizione come elemento di salvezza per sfuggire alle relazioni potenzialmente perverse[5]. Ora, non confondiamoci, parliamo di ben altro, cioè, dell’apparato emotivo scarso dei narcisisti perversi.
Quando prendono una decisione apparentemente intuitiva a livello “sentimentale”, i narcisisti perversi/psicopatici possono contare unicamente sulle proto emozioni, calcolano il guadagno e scommettono. Non essendo in grado di sentire e di razionalizzare, di contenere il caos interno generato dall’assenza dei meccanismi che compongono l’orologio sentimentale degli esseri umani comuni, mettere in ordine la baracca prima di uscire è un’attività impossibile. Morale: non pensano alle conseguenze delle loro azioni (ma calcolano unicamente i vantaggi), non capiscono perché avvertono il bisogno di fare una determinata cosa (diventando compulsivi e ossessivi pur di capirla, senza alcun risultato), non fanno considerazioni o approfondimenti su nessuno (un essere umano vale un altro) e, ciliegina sulla torta, non avendo elevata capacità di introspezione, cercano di sfuggire alla solitudine pur di non averci a che fare con loro stessi.
Per A. Lowen, i narcisisti sentono di dover evadere per la paura di impazzire:
Il narcisista si trova di fronte al rischio di essere sopraffatto dai sentimenti e, se la difesa costituita dalla negazione dovesse crollare, di essere travolto dalla pazzia. Questo è vero specialmente nel caso della collera. Il narcisista ha paura di diventare pazzo perché nella sua personalità è presente una potenziale follia. Questa paura rinforza la negazione dei sentimenti, creando un circolo vizioso. (…) Per arrivare a conoscere se stessi, i narcisisti devono ammettere la loro paura della follia e sentire la rabbia omicida che hanno dentro e che identificano con la follia. Ma possono farlo solo se il terapista conosce questi loro aspetti e non ne ha paura. Trovo utile indicare ai miei pazienti che quella che essi credono follia – cioè la loro collera – è in realtà una cosa normale, se riescono ad accettarla. La vera pazzia è quella che loro considerano un segno di equilibrio mentale, cioè la mancanza di emozioni[6].
La mente del narcisista perverso semplifica, giustifica e “sdrammatizza” le sue azioni più deplorevoli perché biologicamente incapace di fare altrimenti, sostiene la neuropsichiatria. “Cogliere il momento” senza misurare le conseguenze delle proprie azioni, portare a termine un’idea fugace balenata nel cervello senza chiedersi il perché e quale sarà il risultato pratico, agire di modo insensato e infantile pur di attribuire un valore maggiore alla propria immagine, sfoggiare stati affettivi drammatici, superficiali, di breve durata e facilmente dimenticabili – perché non maturati né sentiti veramente ma, appunto, rappresentati – è tutto ciò che i perversi/psicopatici hanno da offrire al mondo in termini di emozioni e sentimenti.
Robert Hare e J. Reid Meloy affermano che gli psicopatici/narcisisti perversi possiedono una specie di “software”, cioè, una configurazione o programmazione interna impiantata sin dalla nascita diversa dai normali esseri umani.
La loro vita emotiva è talmente scarsa che ha portato Hervey Cleckley ad affermare che «la vessazione, il rancore, i flash veloci e labili di quasi-affezione, il risentimento incattivito, gli umori superficiali di auto commiserazione e l’infantilismo vanitoso espressi attraverso le prese di posizione assurde e teatrali d’indignazione compongono l’intero ordine dei sentimenti inclusi nella loro scala emotiva.». Nel repertorio emozionale perverso non c’è posto per «la maturità, l’ira sincera, la vera o consistente indignazione, l’onestà, il dolore persistente, l’orgoglio sostenibile, la gioia profonda e la genuina disperazione…[7]»
Come suggerisce la psicoanalisi, la psicologia evolutiva e più recentemente la neurobiologia, gli psicopatici avrebbero un cervello rettiliano (confezionato con “arme” neurobiologiche e psicofisiologiche poco sofisticate, potendo contare unicamente con elementi primitivi ed essenziali alla loro sopravvivenza), come ci spiega J.R. Meloy nel libro cult The Psychopathic Mind: Origins, Dynamics, and Treatment [8] e Hugo Marietan in uno degli articoli di questo blog[9], sono persone che hanno imparato a imitare i sentimenti per meglio camuffarsi tra gli umani.
I narcisisti perversi sono quindi detentori di emozioni basiche, di corta durata e profondità, il che non implica poca intensità nel momento in cui le sentono. Sono emozioni relazionate al lato biologico dell’umano ma che restano al di fuori del livello alto dei sentimenti:
Il cervello rettiliano, così chiamato perché il suo aspetto è simile a quello del cervello di un rettile, rappresenta la parte più antica del cervello, essendosi evoluta più di 500 milioni di anni fa, ed è legata all’aggressività, alla violenza e a una pulsione distruttiva e autodistruttiva. Il secondo cervello avrebbe fatto la sua comparsa da 300 a 200 milioni di anni fa. Il neocervello invece apparve circa 200 milioni di anni fa ed è ciò che ci dà la nostra peculiare qualità umana. Siamo cioè in grado di capire, ricordare, comunicare, creare (Ornstein, Thompson). Il neocervello serve ad elaborare idee nuove, soluzioni intelligenti e creatività. E’ questo il cervello propriamente umano, mentre gli altri due sono definiti da MacLean cervelli “animali”.
Queste tre formazioni del cervello presentano tra loro grandi differenze strutturali e chimiche. Eppure- afferma MacLean- devono fondersi e funzionare tutte e tre insieme come un cervello “uno e trino” .
E’ proprio vero- osserva Vizioli- che la trinità domina la nostra cultura. Infatti, se dal campo della fede passiamo alla scienza del cervello ritroviamo un’analoga concezione trinitaria. Difatti, Platone descrive il cervello come una coppia di destrieri guidati da un auriga. Lo scienziato sovietico, Luria, concepisce l’organizzazione del cervello nei termini di tre unità funzionali (ritmo sonno-veglia; immagazzinare le informazioni; programmare le attività motorie e intellettuali). Infine, è trinitario anche il modello della mente proposto da Freud: Es, che corrisponde al cervello rettiliano (il mondo degli istinti, delle pulsioni e dei desideri); Io, cioè il cervello limbico (il dominio della ragione) e Super-Io, il neocervello (l’istanza morale, il giudizio, la critica). Quando di fronte al male, diciamo che si è liberato il rettile che è nell’uomo, affermiamo una realtà. Che i neuro scienziati hanno scientificamente verificato, che Platone aveva intuito e che Freud ha teorizzato.
Dati sperimentali e clinici mostrano che il cervello rettiliano è sede delle emozioni (paura, terrore, rabbia, tristezza, idee strane, pessimismo, sentimenti paranoidi, vergogna) e ha a che fare con l’autoconservazione e la sopravvivenza. Questi risultati gettano un po’ di luce sulle basi biologiche dell’aggressività, della violenza e dell’ egoismo. In particolare, le possibilità che le esplosioni di questa parte del cervello possono provocare riguardano le patologie psichiatriche: disturbi dell’ emozione e dell’umore; sentimenti di depersonalizzazione; distorsione della percezione; sintomi di paranoia[10].
I sentimenti sono generati grazie alla reiterazione delle emozioni. Essi ne richiedono un marco astratto, una base di partenza per, attraverso il vissuto costante e la reiterazione delle emozioni, consolidarsi dentro di noi. Per esempio: se dico che voglio bene alle mie figlie, sempre che le vedo o penso a loro, mi si accende la lampadina della tenerezza e dell’affetto. Sono emozioni costanti che si traducono in sentimenti alti, elevati, altruistici, che mi porterebbero a dare la vita per loro in caso di necessità.
I perversi sono capaci di provare emozioni intense, certo, ma unicamente per quanto riguarda le loro frustrazioni (possono avere esplosioni d’ira memorabili quando si accorgono di aver perso il controllo sulla tua vita). Subito dopo, però, subentra la fredda quiete e la minimizzazione dell’accaduto. Un cambio d’umore così radicale spesso è giustificato dallo psicopatico con frasi di circostanza: “Non sono più arrabbiato/a con te, non serbo rancore, mi è già passato, non vedi il quanto sono buono/a? Tu, invece, sei ancora arrabbiata/o perché sei permalosa/o!”
Ricordiamoci che il motivo per cui restano con qualcuno non ha niente a che vedere con i sentimenti. È sempre il piacere della sofferenza che infliggono – si sentono gratificati quando sanno che qualcuno soffre per loro – e per i vantaggi che possono ottenere dal rapporto in termini affettivi ed economici. Allo stesso tempo odiano la debolezza del partner, e lo fanno pagare riservandogli dosi sempre più elevate di cattiveria. “Se l’altro è il mio specchio, lei/lui deve riflettere la mia immagine grandiosa e nient’altro. Non posso sopportare di vederla/o soffrire, non era nei patti che soffrisse per ciò che faccio, quindi la/o odio perché ostacola la mia immagine migliore! DEVO ANNIENTARLO”. Con base nelle poche emozioni che avvertono e analizzando le vendette messe in atto dai perversi contro i loro partners abbandonati o in fuga, possiamo trovare dalle più grezze (sbattere in rete gli scatti fotografici con nuove donne/uomini) alle più artefatte (piani diabolici di far fallire economicamente l’altro in tribunale, strappargli i figli), ma sempre pianificate con sorprendente freddezza e nei dettagli. Non si tratta di odio genuino, ma di risentimento per aver perso il controllo sull’altro. L’odio genuino porta comunemente alla malattia mentale e del corpo, alla mancanza di lucidità nelle azioni. Il perverso narcisista, invece, quando vuole vendicarsi è freddo, spietato e non bada al passaggio del tempo o alle circostanze inibitorie, come dimostrano i fatti di cronaca nera:
È vero che pianificano in modo machiavellico il danno all’altro con la freddezza e la precisione di un orologio svizzero, ma precisamente, riescono a farlo perché l’odio ostentato non offusca la loro capacità d’intendimento. (…) Ho seguito molti carcerati che provavano odio nei confronti delle mogli che li avevano abbandonati oppure perché si erano messe con altri uomini mentre loro erano in carcere, tra tanti altri motivi. Avevano i pensieri obnubilati dall’odio per dover trascorrere gli anni in carcere e, sotto gli effetti dell’odio, dopo averli sentiti per un po’, osservavo che il loro discorso diventava totalmente incoerente, l’odio aveva deturpato la loro capacità di ragionare, alcuni esibivano ulcerazioni da qualche parte nel corpo. (…)
Robert Hare insegna, sulle orme di Babiat, che il rancore è la furia vendicativa che può essere attuata anche dopo un certo periodo di tempo.
A partire da questa riflessione, la furia vendicativa appartiene alle emozioni del presente. Essa si scatena quando i perversi incontrano la persona che rinfresca la loro ferita narcisistica. Tuttavia, nel tempo che è trascorso tra l’assenza della persona e la sua nuova apparizione, gli psicopatici non provano alcun tipo di sentimento per quanto riguarda l’odio o il rancore. Il rancore o l’odio hanno come caratteristica clinica la devastazione della persona che lo vive, e che continua nonostante l’assenza della persona che lo abbia scatenato[11].
La riflessione dello psicologo Gustavo Vaquera è particolarmente interessante. L’odio genuino è il sentimento umano più devastante del Creato. Logora e distrugge in primis chi lo prova. I narcisisti perversi, essendo anaffettivi, si vendicano dell’altro per il piacere di farlo soffrire ancora una volta, non perché stiano soffrendo o siano logorati da chissà quale sentimento! Si tratta di “dare una lezione”, di prendersi gioco dell’altro, di dimostrare che sono ancora loro al comando.
Loro ritorni sono, in realtà, piccole vendette ben orchestrate senza alcun tipo di emozione o di particolari sentimenti: “Ora ti faccio soffrire per tutte le cose che mi hai detto o fatto passare. Non avresti dovuto ribellarti!”, oppure “Avresti dovuto rincorrermi, provare il tuo amore, quando ti ho lasciato/a . Se non hai lottato per me, vuol dire che non mi ami abbastanza. Ora torno per regalarti piano piano il mio disprezzo, per compiere il lavoretto iniziato tempo fa. Perché? Perché mi diverte.”
Non c’è traccia di odio o addirittura amore nei loro ritorni o nelle loro azioni. È soltanto un calcolo.
Un calcolo dettato dalla loro vanità e perversione relazionale.
Hugo Marietan afferma:
Sappiamo che lo psicopatico è una persona, anche se non so bene se utilizzare il termine persona, diciamo che è un essere con una logica totalmente distinta dalla logica comune. Per non parlare della gamma dei sentimenti. Possiamo trovare al massimo uno, due, tre…Dico sempre che sono persone che manifestano da un lato entusiasmo, (Quando sono entusiaste? Quando inseguono le loro necessità speciali!) dall’altro l’ira, che si presenta puntualmente quando sono turbati da qualche frustrazione o quando non riescono a raggiungere i loro obiettivi. Dopo l’entusiasmo e l’ira, provano un vuoto enorme, un vuoto nell’insieme dei sentimenti. Non mi meraviglia che lo psicopatico si senta imbarazzato e non capisca la gamma dei sentimenti umani comuni. È la ragione per la quale ritengono che gli altri siano deboli, fin troppo emotivi per i loro gusti e, di conseguenza, facilmente manovrabili. (…) Bisogna sempre tener presente che la conversazione sarà sempre guidata dal signore psicopatico, mai da voi. Loro guardano le persone come degli esseri inferiori e stanno sempre valutando in che modo questi tipi, queste cose, possono essere utili ai loro propositi. Si tratta di un aspetto che dobbiamo prendere sempre in considerazione: “Come posso sfruttare al massimo ciò che sto facendo ora?” si dicono. Eppure con questa gamma di “sentimenti” minimi, cioè, l’ira, l’entusiasmo e i suoi derivati, ci sono uomini che riescono pure a farsi una famiglia… [12]
Il nostro sistema emotivo precede il deliberativo, quindi, sono le proto emozioni, le emozioni (positive o negative) e i sentimenti a dettarci la linea di azione da seguire e quella da evitare pur di non recare un danno agli altri e a noi stessi. I narcisisti perversi, essendo privi delle sofisticazioni del cervello umano, possono soltanto scommettere di portare a casa un risultato: a volte vincono, a volte perdono. Siccome lo fanno spesso e con tutti, possono raggiungere risultati che in un primo momento sembrano gratificanti ma che alla lunga si rivelano un boomerang autodistruttivo: sfasciano le loro famiglie e quelle degli altri per avventure da due soldi, sperperano patrimoni, fanno fallire aziende, rompono rapporti di amicizia longevi, si fanno odiare da fratelli, dipendenti, figli o genitori, fanno scempio del loro futuro, cioè, collezionano una serie di piccole Caporetto in ambito lavorativo e sentimentale ma – cosa incredibile! – ne vanno fieri. Perché? Perché ritengono i propri fallimenti la prova provata del loro modo di essere, cioè, cani sciolti, liberi e senza alcun tipo di vincolo! I loro fallimenti sono la conseguenza diretta della mancata intelligenza emozionale. Per imparare dall’esperienza abbiamo bisogno di un cervello abilitato a farlo attraverso il sofisticato meccanismo neurobiologico che abbiamo letto in precedenza. Loro non lo sanno, POVERI ESSERI INCONSAPEVOLI! Siccome non imparano niente dall’esperienza e negano le evidenze continueranno a credersi dei geni incompresi! Incrociamo le braccia e guardiamoli con distacco… faranno di peggio con la vecchiaia ma voi, me lo auguro, sarete lontani anni luce dal posto di chi li porterà la ciotola con le crocchette a forma di osso.
Nei cervelli dei narcisisti perversi l’ingranaggio principale esiste, ma è bloccato da vite arrugginite. Con il tempo, si sa, la ruggine corrode e distrugge le parti buone del metallo fino a mangiarselo del tutto.
Non provate a “oliare” l’ingranaggio cerebrale di un narcisista perverso con i vostri sentimenti nella speranza di farlo funzionare a dovere. I risultati sarebbero pari allo zero.
Nulla si muove dentro di lui/lei perché tutto era già corroso… e molto prima del vostro arrivo nella sua vita.
C.l.Dias
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Proto emozioni. Top.
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Un’analisi completa,chiara e cruda della personalità di questi pseudo- esseri umani. Vorrei credere che siano inconsapevoli di ciò che fanno, come lo sarebbe un malato grave o un folle… per rendere più accettabile la loro perfidia
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Ma come, io mi sforzo una vita e devo fare i corsi di meditazione per stare nel qui e ora… e lo psicopatico ci sta come un pesce nell’acqua! Non è giusto.
Scherzi a parte, non farei mai a cambio…
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È l’unica cosa che sanno fare… 🙂
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avere una madre cosi…lontana anni luce ci provo ma pare facile…tutti i giorni è un attacco…cmq articolo veramente illuminante….
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Mi chiedo se sia possibile una reale e genuina guarigione dell’anima quando, hai avuto la sventura di avere un padre ed una sorella np che ti hanno abusata e stravolta senza pietá. La distanza aiuta senza dubbio proprio come ridurre i contatti ma: basta tutto questo a riprendersi la serenitá perduta? Talvolta mi chiedo se sia piu terribile perdere una madre o difendersi da chi resta in vita.
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Sicuramente difenderti da chi resta in vita CALPESTANDO la tua esistenza quotidianamente non è roba che si digerisce da un giorno all’altro. Certo che è possibile guarire la nostra anima con le giuste medicine, in primo luogo comprendendo che essere nate/i un una famiglia disfunzionale non implica soffrire per tutta la vita le conseguenze delle scelte che hanno fatto per noi e che da adulti possiamo cambiare direzione quando vogliamo, proprio perché abbiamo il pieno controllo della nostra vita: non siamo più i bambini manipolabili di un tempo! Fa paura scoprirsi diversi da loro, come se le nostre radici fossero completamente marce, ma allo stesso tempo prendiamo consapevolezza di avere valori diversi e quindi rinasciamo in quanto esseri umani, imparando a creare dal nulla quei valori che meglio ci rappresentano. Ogni percorso di auto conoscenza nasce da questa base elementare: ci sentiamo un vuoto da riempire di cose buone che ci fanno stare bene, dopodiché sopravviene la leggerezza di aver scoperto la giusta strada.
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salve Claudilela, potrei avere il suo contatto mail privato? avrei grande bisogno di aiuto.
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Carissima, non essendo una psicoterapeuta non posso farti una ‘consulenza’ o qualcosa del genere. Lo spirito del blog è la condivisione delle esperienze per aiutarci a vicenda! Potrai scriverci anche sulla pagina fb che siamo pronte/i a risponderti! Abbraccio forte!!!
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Grazie x avermi risposto, ho deciso di scrivere a grandi linee la mia storia per provare a capire se c’è una strada..una via di uscita dalla mia situazione, ve la posterò tra poco, perché non bisogna dimenticare che i perversi non si limitano a tradire mentire umiliare..spesso ti ingannano e incastrano anche in disagi legali e burocratici,magari proprio x il principio di “restare indimenticabili “purtroppo Ancora la disinformazione è troppa e pare non ci siano decreti o procedure specifiche x liberarsi da loro e il loro veleno.
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Grazie per tutto. Quello che fai, il tuo impegno in questo blog, per me è la prova che mi trovo nel posto giusto al momento giusto. Ho 51 anni, padre narciso e marito narciso. Quando sono stata capace di vedere il narcisismo di mio padre, solo allora, ho visto anche quello di mio marito. Dopo 24 anni di matrimonio e due figli, ho preso i miei ragazzi, ho lasciato tutto quello che avevo costruito con lui ( ci penseranno gli avvocati a mettere ordine), e in 20 giorni ho affittato, ripulito e arredato una casa. Me ne sono andata!!!!
Perché ve ne parlo? Perché sono una psicoterapeuta. Da 27 anni. Eppure niente nei miei studi, mi aveva preparato a capire e riconoscere il narcisismo patologico. Oggi ho trasformato la mia storia in un servizio agli altri. Da quattro anni conduco un gruppo di parola per donne vittime di abuso da narcisismo e ho fondato un associazione onlus. Quindi grazie. Trovo molti spunti su questo blog per aiutarmi/are tutte le donne che si rivolgono a me. Ti ringrazio di cuore, non solo per le traduzioni di articoli cosi interessanti, ma anche per le risposte che leggo su questo blog e che sono sempre precise, professionali e al contempo partecipate.
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Sei il mio mito. Ti voglio Bene!
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Ciao Roberta.
Se la mia psicoterapeuta se ne e accorta dopo 27 anni di convivenza la mia stima sale x averlo capito anche grazie a te dopo 30
E anche grazie a questo blog e a tanti professionisti che via internet ci aprono la mente dopo anni di follia mentale allo stato puro.
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Si parla spesso dell’incapacità di molti psicologi o psicoterapeuti, di individuare il narcisismo nei propri pazienti. Noi sappiamo che il NP è un abile manipolatore ed è ovvio che agisce le sue tattiche perverse anche all’interno di una terapia. Partendo dal presupposto che il terapeuta si accorge che in lui qualcosa nn va, quello che risulta difficile è fare una diagnosi chiara di narcisismo e/o psicopatia. Magari si formulano diagnosi di depressione (sono così bravi a piangere) o di disturbo della personalità generico……ma arrivare a comprendere il piacere sottile che il NP prova nel sottomettere e controllare la sua vittima, è veramente difficile persino da immaginare. Questo accade perché fino ad una decina di anni fa, questa patologia non era studiata, né presentata fra i casi clinici che si incontrano negli ospedali o nelle cliniche. Il narcisista perverso, dal punto di vista medico, era un fantasma. Noi terapeuti abbiamo una formazione molto lunga: 5 anni di università, un anno di tirocinio, esame di Stato, altri quattro anni di scuola di specializzazione, comprensiva di altro tirocinio e analisi personale. Ulteriore esame. Infine almeno due anni di supervisione del proprio lavoro. Bene: in tutto questo cammino, io non ho mai incontrato, né studiato, un narcisista diagnosticato tale. Né tanto meno i miei docenti di quegli anni. Questo era il panorama italiano.
Adesso tutto questo sta cambiando. Seguo alcuni giovani tirocinanti psicologi, i quali partecipano ai gruppi di parola che conduco, proprio perché questo non debba più accadere. E tutto a titolo gratuito. Conduco conferenze sull’argomento, il 26 novembre scorso alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ai convegni internazionali di medicina, presso le associazioni di magistrati, tutte volte a diffondere quante più informazioni possibili sul NP. Parlo con quante più persone possibili perché so cosa è il narcisismo e so cosa crea nella complementare, sia per esperienza diretta che professionale. Aiutare gli altri è il modo migliore per uscire fuori dal tunnel.
Il mio prossimo obiettivo è creare gruppi di parola in altre città italiane. Quindi formare dei professionisti che possano supportarli. Per ora, anche se si parla molto di più di questa patologia, viviamo in un clima di emergenza. Si fa ancora troppo poco.
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Infatti parlando con chi non sa cosa significhi si confonde furbizia con parassitismo tradimenti con triangolazioni ripetute abusi nascosti con dipendenza del complementare.
Per fortuna fanno errori madornali e questo ci salva dal riconoscerli meglio anche nell’ambito legale. La mancanza di sensi di colpa e di coscienza li confina in un mondo inumano dove la sfera morale ne rileva la inaffidabilità delle loro azioni concentrate unicamente sui lori fini anche quando smascherati si tramutano in povere vittime .
La vera vittima e diventata x loro una minaccia meglio fare gli agnellini con la prossima preda che li salverà fino a quando ne avranno bisogno.
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Buongiorno, vorrei parlare della mia terribile esperienza. Ho lavorato per sette mesi per questa belga manager psicopatica narcisista maligna che non riesco a levarmi di torno! Me ne sono andata ma questa continua a spiare le mie mosse, mi spia in casa giorno e notte perché pensa che il marito sia stato attratto da me, quindi fa la cyber stalker e il marito mi dice che usa con lui la privazione del sonno, questo uomo è ridotto ad uno zerbino, rasenta la santità essendo completamentente soggiogato da questa psicopatica, mi ha detto attraverso frasi in codice che non riesce a farla smettere, denunciata alla polizia, ma nonostante questo, ha fatto passare me dalla parte di stalker! Come posso farla smettere questa psicopatica? Grazie a chi mi aiuterà! Catia
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