I narcisisti perversi e i loro amici ‘Charlie Brown’

I narcisisti perversi non hanno amici, ma conoscenti da sfruttare all’occorrenza. Possono, però, sbandierare un paio di amici ‘Charlie Brown’ per darvi l’impressione di conoscere il valore della vera amicizia.

I ‘Charlie Brown’ hanno alcuni requisiti necessari:

1. Devono accettare che le conversazioni girino sempre attorno ai problemi del perverso, sulle sue conquiste, bisogni, vittorie e sconfitte.

Sapete perfettamente che i narcisisti perversi simulano preoccupazione per gli altri, per subito dopo agganciare un discorso di mezz’ora totalmente focalizzato sulla loro persona. Se questa cosa vi secca, all’amico Charlie Brown è del tutto normale. Per esempio, Charlie Brown può pure raccontare all’‘amico’ narcisista perverso la scoperta di un tumore, di qualcosa di grave che lo turba, allo stesso tempo accetterà passivamente quando il perverso prenderà la parola per iniziare il suo monologo sui misfatti della nuova amante, sulla sua nuova auto, sul pessimo rendimento scolastico dei suoi figli, sulle cattiverie della suocera, sulle liti con i colleghi cretini, stupidi e che vogliono mettergli il bastone tra le ruote, ecc. Charlie Brown lo consiglierà in ogni ambito, mettendo da parte il suo gravissimo problema.  Sa che il perverso terminerà la conversazione con qualche frase di circostanza che non gli reca alcun sollievo o nutrimento: “Dunque mi dicevi che hai un cancro… Pure mio vicino di casa Filippo l’ha avuto. Dai, che tutto andrà bene, coraggio! Passo a prenderti per un caffè la prossima settimana, così mi spieghi meglio questa storia!” (ovviamente il perverso sparirà, non lo chiamerà per sapere come sta e si ricorderà di Charlie Brown unicamente quando dovrà sfogarsi per l’ennesima volta oppure avrà bisogno di qualche favore suo. A quel punto chiederà conto delle analisi fatte due mesi prima, quando si sono visti…).

2. Accettano di non poter contare affettivamente sul narcisista perverso nei momenti del bisogno

Può capitare che i Charlie Brown chiedano un aiuto al loro “amico”, certo. Si accorgeranno, però, che il perverso non avrà mai tempo per loro, che non risponderà al telefono quando chiamano oppure lo farà con una certa fretta, con freddezza e distacco. Una tecnica tipica dei perversi per sminuire gli altri è lasciarli in attesa dall’altro capo del telefono mentre parlano con altri soggetti oppure chiamarli mentre sono impegnati con altre cose o persone. Lo fanno per impedire i Charlie Brown di usarli per sfogarsi oppure per dimostrare il quanto sono indaffarati. Non c’è alcun tipo di reciprocità nel loro rapporto, esattamente come nel vostro.

Per un narcisista perverso la richiesta di aiuto degli altri è sempre una seccatura. Non avendo alcun tipo di intelligenza emotiva da condividere, le richieste di attenzione e di ascolto sono viste come estremamente pesanti. In ogni caso, quando sprecherà il suo prezioso tempo facendo finta di ascoltare il suo amico Charlie Brown, è probabile che più tardi avanzi la richiesta di qualche piccolo favore per compensare il ruolo forzato da ‘psicoterapeuta’.

A Charlie Brown non importa dei sederi che il perverso osserva distratto mentre piange disperato raccontando la morte del suo cane, non fa caso della mimica facciale ironica o disinteressata dell’amico quando lo ascolta, dei suoi consigli inutili e superficiali, dei suoi tentativi di cambiare argomento, delle sue interruzioni continue per salutare qualcun altro, del suo alzarsi improvvisamente per prendersi un bicchiere d’acqua, per andare in bagno, per ordinare un’altra cosa.

I Charlie Brown sono tutti coloro che accettano di portarsi a tracolla un robot magari perché lo conoscono da una vita o perché hanno un lontano ricordo di qualche gesto affettivo del passato (spesso i Charlie Brown sono vecchi/vecchie ex amanti che godono ascoltando lo scempio che i perversi combinano sulla vita altrui.)

3. Imparano a rendersi disponibile SEMPRE senza nulla ottenere in cambio

Per i Charlie Brown è normale che il perverso sparisca per settimane o mesi senza importarsi di loro. Sono abituati alle sue improvvise ‘apparizioni’ e ogni tanto lo chiamano per sapere se è ancora vivo.

 “Oggi sono libero, quindi pranziamo insieme.”, e così abbandonano i loro piani e ubbidiscono agli ordini del perverso che, per compensarli della disponibilità, pagherà il caffè, il pranzo o la cena pur di avere delle orecchie disponibili ad ascoltarlo. Sanno perfettamente che quando tutto va bene il perverso non avverte il bisogno di coltivare il loro rapporto di ‘amicizia’, che non ha alcun tipo di preoccupazione genuina per loro, ma tollerano la sua indifferenza per motivi che appartengono alla loro sfera intima.

Qui c’è da capire che nella cantina di un narcisista perverso ci sono innumerevoli barattoli pieni di ragnatela con incollata l’etichetta ‘amici’. I veri ‘amici’ degli individui perversi sono soggetti scelti per ascoltarli senza emettere alcun tipo di giudizio, sono confessori che assolvono i ‘peccatoni’ e ‘peccatucci’ che a volte condividono, li fanno da spalla e si divertono con le loro cattiverie.

‘Charlie Brown’ può essere l’amica-amante di vecchia data che gode del racconto dettagliato della sofferenza che il perverso infligge alle altre donne o alla moglie, convinta che tutte le donne che hanno occupato il suo posto meritano l’orrore e l’incubo che ha vissuto anche lei. Una donna, cioè, senza alcun tipo di empatia verso il femminile e che ride sotto i baffi delle peripezie dell’uomo che in fondo vorrebbe per sé senza apertamente ammetterlo, oppure l’amico-spalla, il compagno di orgia e di bordelli che cerca di convincervi dell’incondizionato amore del perverso per voi.

I narcisisti perversi scelgono la loro compagnia di accordo con l’umore del momento e assecondando le necessità del giorno. Se sono giù per motivi futili (perché mancano i soldi per andare a Puttanopoli, perché la moglie è arrabbiata con loro, perché l’amante se l’è squagliata o hanno graffiato la macchina) sceglierà Charlie Brown per lamentarsi del mondo crudele. Se è semplicemente annoiato e Charlie Brown ha qualche impedimento, va bene pure un soldato semplice, qualcuno conosciuto da poco ma di gradevole compagnia, una nuova conoscenza per combattere la solitudine e far salire la morale. L’importante è non restare solo con se stesso.

Dopo aver usato le loro orecchie, il perverso li rimetterà nella cantina fino alla prossima rispolverata.

4. Sono persone che accettano di essere sfruttate a vita in nome dei vecchi tempi

Raramente i perversi prendono l’iniziativa di chiedere a Charlie Brown della sua vita personale o emotiva (salvo che non abbia qualche interesse personale, possa guadagnare qualcosa con l’informazione o come introduzione per parlare di sé). Es.: “Come va l’azienda? State chiudendo? Peccato, quanto mi dispiace! Cosa farai con i mobili? Non lo sai ancora? Ti faccio sapere se c’è qualcuno interessato.

Tratto momentaneamente in inganno Charlie Brown potrà pensare: “Che carino, mi sta aiutando!”. Nel corso dell’operazione, tuttavia, capirà di aver venduto i mobili a bassissimo costo a un altro Charlie Brown come lui, oppure che il perverso ha preso qualcosa per sé con assoluta nonchalance. Possono pure arrabbiarsi, ma poi si dicono “Ok, mi ha gabbato, ma quando sono diventata vedova mi è stato vicino e quindi…va bene così, non posso fare a meno di lui.” Per Charlie Brown è troppo dura comprendere che l’estrema vicinanza del perverso in certi momenti cruciali della vita – come per esempio una vedovanza – è unicamente un’assicurazione nel caso in cui tutto andasse storto nella sua vita. Se ne approfitta dal fatto che Charlie Brown si sente in debito e in queste situazioni ci sguazza.

Un altro atteggiamento tipico dei perversi ‘in amicizia’ sono le promesse non mantenute. Qui agiscono esattamente come nella loro vita di coppia: promettono, ma poi si ‘scordano’ dei patti fatti. A differenza del partner, però, anche Charlie Brown fa finta di essersi scordato dell’eventuale patto, in attesa che sia il perverso a ricordarsi della promessa non mantenuta. Si tratta di un sottile braccio di ferro, di una gara per vedere chi è più indifferente dell’altro, chi dà meno peso alle parole. Mentre questo tipo di atteggiamento è sfibrante e intollerabile per un partner innamorato, ai Charlie Brown conta ben poco: hanno imparato che la parola ‘rispetto’ e ‘dignità’ non entrano nel loro rapporto con il perverso e non sono valori da difendere quando hanno a che fare con lui, anche se possono perfettamente farlo in altri ambiti della loro vita, pretendendo dagli altri un comportamento totalmente opposto allo sfoggiato dal perverso.

5. Sanno che i perversi detestano profondamente le critiche. A volte lo bacchettano con fare materno, accondiscendente, sdrammatizzando fatti gravissimi pur di ‘mantenere l’amicizia’. Si rendono complici e sospendono i loro principi, senza rendersene conto di sovvertirli esclusivamente quando sono con lui.

I narcisisti perversi sono ipersensibili alle critiche. Voi conoscete le sue crisi di pianto, i suoi scatti di nervi, la sua guida scellerata, i suoi occhi fuori dalle orbite, la rottura degli oggetti, i suoi pugni contro il cruscotto, l’andarsene sbattendo le porte, le sue testate contro il muro, i ricatti e le minacce di suicidio, le accuse infondate contro di voi, ecc. Per Charlie Brown, invece, nulla di questo corrisponde alla verità perché il suo amico narcisista perverso ha soltanto ‘bisogno di ascolto’. Charlie Brown, quindi, si sente molto superiore a voi, l’unico a capire perfettamente il funzionamento del vostro partner perverso. Non sa l’uno percento di ciò che avete subito e vi giudica con base nelle balle tossiche del perverso. Si convince che c’è qualcosa che non va in voi e solidarizza SEMPRE con il perverso.  

6. Non si perdono d’animo quando il perverso cambia programmi all’ultimo minuto o non si presenta affatto

Non si attendono mai le sue scuse, sanno che alla fine saranno chiamati e che ascolteranno qualche bugia esilarante: “Ti ho dato buca perché ho scoperto di avere i pidocchi.” “Il telefonino è caduto dentro il water e non ho potuto avvertirti.” Sanno riprogrammarsi senza lamentarsi, esattamente ciò che i perversi si aspettano da voi, così da poter dettare il buono e il cattivo tempo nel pseudo rapporto che ha messo in scena.

7. Un Charlie Brown sa che l’amico perverso va sempre sul personale e ha paura di deluderlo per poi essere denigrato, esattamente come gli altri

I Charlie Brown si sentono male quando il perverso fa l’offeso e li tratta da nemici. Non vogliono essere svalutati o avere l’impressione che il perverso parlerà male di loro. Se si conoscono da una vita, poi, non hanno la minima intenzione di ‘buttare all’aria anni di amicizia’ per qualsiasi ragione al mondo. Il perverso ha capito perfettamente la loro logica e se ne approfitta. Se non hanno legami sentimentali, i Charlie Brown offrono la loro disponibilità 24 ore su 24 al perverso perché non hanno nulla da perdere e il perverso è una compagnia in più per contrastare la solitudine.

Un narcisista perverso – abituato a scimmiottare di conoscenza in conoscenza – non capisce i diversi gradi di amicizia. Nella sua logica, passare da “perfettamente sconosciuti” a “migliori amici” in un baleno – soltanto perché così ha deciso – è assolutamente normale, così come declassare un ‘Charlie Brown’ a soldato semplice, quando incautamente criticato.

Charlie Brown, però, subisce questi declassamenti e sbalzi di umore senza grossi scossoni perché in fondo le storie dei perversi gli piacciono, perché non vuole perdere la sua Sheherazade della Tolfa, perché teme che il perverso si allontani definitivamente da lui senza raccontare nei dettagli com’è andata a finire la telenovela tratta dall’ultimo romanzo rosa che ha scritto. Quindi, sceglie la complicità e tace sui suoi abusi pur di non perdersi alcun dettaglio della vita superficiale o scabrosa dell’altro. I Charlie Brown hanno qualcosa di voyeuristico, un godimento segreto e morboso, una idealizzazione del perverso come fautore dei loro desideri più repressi e nascosti? Certamente sì.

8. Sono persone convinte di avere un ruolo privilegiato nella vita di un perverso

Un narcisista perverso che sceglie per Charlie Brown un ex amante sa di poter contare su di lei per flirtare all’occorrenza, per guardarlo con ammirazione e desiderio in attesa che ‘prima o poi’ lui se la riprenda come partner sessuale in esclusiva, sa che potrà usarla come portaborse quando avrà troppe valigie da caricare. L’ex amante declassata a Charlie Brown è convinta che dimostrando la sua totale dedizione al perverso senza mai giudicarlo e chiudendo gli occhi ai danni inferti da questi individui ai soggetti più deboli, ha garantito un posticino nel suo cuore. Spesso, però, pur di mantenere il loro ruolo nella vita del mostro i Charlie Brown lo aiutano a triangolare e a distruggere i loro partner ufficiali rendendosi onnipresenti, non esitano a tartassarlo di chiamate e sms affettuosi, a proporre programmi da fare insieme, a offrire i loro favori, a sommergerlo di piccole attenzioni. Diventano coscientemente veri e propri vampiri ausiliari.

I partner dei perversi sanno perfettamente che ‘Charlie Brown’ resterà sempre come un’ombra fedele per attenderlo, consolarlo, consigliarlo e sottoscrivere le sue azioni. Sanno che a nulla serve umiliarsi, pregare per la rottura della loro ‘amicizia’, logorarsi e perdere la salute ogniqualvolta il perverso, grazie all’uso massiccio della triangolazione, insinua che Charlie Brown è l’unico a comprenderlo e ad accettarlo ‘così com’è’.

L’esistenza di un paio di ‘Charlie Brown’ dà ai perversi la certezza di avere un nocciolo duro di ‘amici del cuore’ da sfruttare per riversare la loro ansia e negatività sempre che potranno. Raccontando dettagli molti intimi della vostra vita privata, egli raccoglie pareri contro di voi (magari omettendo dettagli importanti o inventando di sana pianta aspetti non corrispondenti al vero) per rinfacciarvi in continuazione: “Mia amica Maria pensa che in questa storia ho ragione io; mio amico Marco è rimasto inorridito quando ho raccontato cosa mi hai fatto tu; mia amica Sofia mi ha sgridato oggi, è solidale con te. Un giorno te la presenterò.” Capite il gioco? Il perverso sottolinea l’onnipresenza dei Charlie Brown nella sua vita per ferirvi e sminuirvi senza alcuna pietà. Si tratta di uno squallido gioco, di uno scambio di indifferenze, di una finzione come lo è/era il vostro ‘rapporto’, ma perfettamente in linea con lo stile di vita narcisistico perverso.

41 pensieri su “I narcisisti perversi e i loro amici ‘Charlie Brown’

  1. Leggere i tuoi articoli significa ritornare a rivivere quei minuti.. pomeriggi.. serate.. nottate.. settimane.. mesi… con quella persona.. con quella donna. Sembra davvero che spiavi quello che si provava Claudileia.

    Loro.. lei.. faceva così.. ma io non ero un amico.. ma colui che condivideva un rapporto sentimentale con lei:
    – raccontava la sua carriera.. i suoi studi.. super studiosa.. doppia laurea.. master di qua.. master di là.. colleghi sfaticati e non meritevoli.. soffriva per il suo lavoro precario da insegnante.. io che stavo ad ascoltarla.. dopo un po’ la lasciavo parlare senza più interagire… era disinteressata alla mia vita
    – si faceva sentire per telefono in momenti in cui non poteva rimanere più di tanto a parlare, mentre era a fare la spesa, mentre qualcuno la cercava, mentre stava facendo qualcosa.. e ti chiudeva il telefono se la chiamavi mentre lei aveva persone vicine, specialmente i suoi genitori (i cattivi).. non poteva rispondere.. oppure rimaneva scocciata se si stava rilassando.. oppure se era stanca.. non poteva rispondere.. io creavo problemi.
    – “oggi sono libera…. pranziamo insieme.. oppure.. ceniamo insieme”.. “si ma voglio andare in quel ristorante.. ” se non puoi venire in quel ristorante perché hai solo mezzora di tempo durante la pausa pranzo e il ristorante è più distante… bè.. vado da sola”..
    – quando mi ha aiutato in qualcosa… oppure se chiedevo di accompagnarmi in un luogo.. per lavoro o altro.. bè, lo rinfacciava..
    – odiava le critiche ed era bisognosa di ascolto.. soprattutto raccontando quasi quotidianamente le cattiverie dei genitori verso lei..
    – cambiava programma all’ultimo minuto? era sempre in ritardo più che altro… spesa… traffico.. bugie..
    – tirava in ballo la sua “amica” fidata… che io conobbi.. sostenendo che anche questa amica aveva giudizi negativi su di me.. “Lei mi dà ragione” diceva..

    Io che facevo??? Cercavo di non farmi mettere i piedi in testa…

    Prendeva in giro me .. immagino quanto possa “divertirsi” con i suoi presunti amici “Charlie brown”… che io conobbi.. Con lei loro parlavano poco.. Quando eravamo tutti insieme, nei primi periodi lei sembrava tenermi molto in considerazione davanti a loro… ma alle fine quando le cose ormai non andavano.. dopo un anno circa.. parlavo molto più con loro che con lei..
    Ancora massima stima per il tuo lavoro Claudileia….

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    1. Caro Anonimo, uno degli obiettivi dell’Arte di Salvarsi è dire alle persone che hanno vissuto o vivono una situazione simile alla tua che non sono sole e che esiste un’intera schiera di psichiatri e di psicoterapeuti, di bibliografia nuda e cruda che ci insegnano l’elementare: CONVIVERCI CON UN NARCISISTA PERVERSO NON E’ POSSIBILE, SALVATEVI. Sarebbe bellissimo se i perversi si rapportassero unicamente con altri perversi per fare i loro giochetti, ma purtroppo non è così. Hanno bisogno di persone vitali per devitalizzarli come un dente guastato dalla carie. Hai ragione quando aggiungi che per lei tu eri un problema… il succo è che dovevi stare ‘sulla tua postazione’ fino a secondo ordine. Appena ti muovevi, appena pretendevi un po’ di più, eccola lì a ferirti, a farti sentire inadeguato. Lo squilibrio di uno rapporto del genere è totale, non c’è verso di far quadrare. Grazie per la tua chiarissima e dettagliata testimonianza. Sono certa che molte persone che ti stanno leggendo in questo momento si sono identificate con la descrizione della tua ex.

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  2. Il narcisismo è una malattia sempre più facilmente trasmissibile; a volte un narcisista perverso non è un mostro o un alieno, è soltanto un disgraziato che si è trovato a crescere e a formarsi in ambienti “tossici”, con stimoli sbagliati che ne hanno snaturato il carattere e la personalità. Leggere questo articolo mi ha fatto male, segno evidente che anche io ho ancora molto da lavorare sul mio narcisismo perverso. Purtroppo non tutti possono permettersi la terapia; dovrebbe essere qualcosa alla portata di tutti, invece è un genere di lusso, spesso costa un occhio della testa e alcuni terapeuti sono dei veri e propri macellai della psiche. Penso che bisognerebbe risalire alle cause “sociali” che alimentano questa diffusione di rapporti malati e basati sul profitto personale, altrimenti sarà come cercare di raccogliere il mare con un cucchiaino. Io continuerò a combattere giorno per giorno col mio narcisismo (ed è dura, è triste la vita così), spero con l’aiuto di un esperto, altrimenti anche da solo, con l’aiuto di libri e articoli come il vostro. Buonanotte e grazie di tutto.

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    1. Caro Giuliano, se ti sei identificato con la figura del ‘mostro’ su questa pagina e addirittura pensi di combattere il tuo narcisismo con una terapia la probabilità di essere arrivato all’ultimo gradino, cioè alla modalità perversa di narcisismo non è così scontata. Per un narcisista perverso/psicopatico tutto ciò che è scritto su questa pagina sono balle, gli psichiatri e psicoterapeuti sono dei cialtroni, io sarei una pazza e pure chi mi segue. Capisci la differenza abissale rispetto al tuo pensiero? Concordo sui costi elevati delle terapie e anche sulla mancata preparazione sul tema che è relativamente nuovo. Gli americani e sudamericani hanno un vastissimo materiale bibliografico da condividere, peccato che le traduzioni sono una chimera. Sul fatto che un narcisista perverso abbia sofferto nella sua infanzia e per questo agisca così in età adulta ci sono pareri controversi. Da piccoli non abbiamo il controllo della nostra vita, ma da adulti ne abbiamo il pieno controllo del bene o del male che facciamo agli altri. Molti perversi strumentalizzano la loro storia per impietosire le persone empatiche e se la cavano sempre, a prescindere da cosa combinano.

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      1. Potrei avere i riferimenti della migliore letteratura americana e sudamericana in proposito? Per fortuna conosco sia spagnolo che inglese. Sto cercando di documentarmi sul fenomeno che temo mi riguardi molto da vicino.

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  3. Dopo 17 anni di inferno io sono libera.Ero un problema per tutto io.A detta di tutti e di mio figlio io sono una gran brava ragazza, lavoratrice e onesta.Una bravissima mamma. Ma per lui non andava mai bene. Ho passato la mia vita a dimostrare e adesso capisco che era per manipolarmi.Sono straniera e lui è italiano. Il mio figlio frequenta un liceo scentifico. Suona la batteria in una band. Sono fiera del lavoro che ho fatto in quanto madre, ma non basta, perché lui ne prende il merito ma la fatica la faccio io e quando gli chiedevo di darmi una mano con il nostro figlio addirittura mi rispondeva;-perche’tu vorresti sentirti dire che sei una brava albanese io dovrei aiutarti?Mi sentivo morire. Solo adesso sto capendo che quando c’è da rendersi disponibili più tosto perde tempo a litigare che aiutare,.Quando c’è da risolvere dei problemi, più tosto litiga o addirittura va via (come ha già fatto del resto lasciandoci soli )che dire;siediamoci a parlare. Non sono capaci di avere conversazioni pulite,perche temono regole e richieste, preferiscono dire un “si si cambio”di fretta, ma poi fanno peggio. Sono dei bugiardi e approfittatori,senza sentimenti e finti.Il mio ex marito ha per giunta una faccia da Angelo. Sono sola contro tutti, perché nessuno mi crede per quanto mi ha fatto e addirittura potevo andare con qualsiasi uomo, basta che non terminava il matrimonio. Questa cosa mi uccideva perché io ero (e sono ancora )perdutamente innamorata di lui e della nostra famiglia e in più per una cultura personale,mai mi sognerei di andare con un altro mentre sono impegnata,lo ritengo poco rispetoso verso di me.Mi ha distrutto la vita e sono qui a guardare il nostro figlio e continuare a fare il mio meraviglioso mestiere di madre , senza di lui che se fosse per me sarebbe stato per due tre e cento di vite nella mia vita ma mi sentivo in trappola di depressione, mi aveva promesso che mi avrebbe portato “in un punto che non pensi più “parole sue.Viene da una famiglia di cui il padre tirano e la madre destabilizzata dalla depressione. Ho avuto paura che in qualche modo il mondo matrimoniale che lui aspirava era quello che aveva visto nella relazione dei suoi genitori. Avevo impressione come se ,finché non avesse terminato l’opera, non era soddisfatto.Anche lui dava colpa alla sua famiglia di provenienza.Mi spiace, noi non lo meritavamo.Scusate per lo sfogo.Mi permetta sig Giuliano, il fatto che lei cerca di risolvere è apprezzabile in qualche modo, almeno si mette in discussione, ma il mio ex marito crede proprio di essere nel giusto e giustifica ridendo, quando gli faccio presente quanto sopra detto,per non parlare dei dispetti, sabottaggi vari mentre rraggiungeo degli obiettivi ecc,anche piccoli magari, il non sopportare di vedermi felice. Stavo morendo, ero vonfusa tutto il giorno. Adesso sono dispiaciuta per la fine, ma leggera , non mi fa più male la pancia dalle discussioni,perché certi atteggiamenti non li capivo.

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    1. Cara Genty, intanto sono felice per la tua liberazione. Goditi questo senso di leggerezza e non voltarti indietro che rischi di tramutarti in una statua di sale come la moglie la Lot, cioè, rischi di consolidare il suo potere su di te pietrificandoti e annullandoti come prima. Minimizzare la tua sofferenza, ridere di te, farti sentire goffa, ridicola ed inadeguata è un atteggiamento tipico dei rapporti disfunzionali nei quali a dominare è un narcisista perverso. Con la scusa di ‘sdrammatizzare’ la ‘pesantezza’ dei nostri sentimenti i perversi li deridono e sei straniera tanto meglio. Molti perversi avvicinano donne straniere convinti del loro scarso valore e dell’assoluta mancanza di principi. La tua testimonianza, così come di tante altre donne straniere che mi scrivono in privato è la conferma che si tratta di un pregiudizio molto diffuso. A queste donne, però, non viene data voce per lo stereotipo della ‘donna dell’est’ che sposa il vecchietto, dell’opportunista della porta accanto. Cara, avere un figlio maschio che ti vuole bene e ti rispetta nonostante l’esempio paterno significa tanto. Hai salvato non solo te stessa ma l’unico elemento reale e puro della vostra ‘storia’: tuo figlio. Capisco la tua confusione. Siccome non sono in grado di provare un bel niente i perversi ti fanno credere che i nostri sentimenti siano per loro una barzelletta. Quindi cara, avanti tutta. Meno male che sei fuori. Un abbraccio solidale.

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  4. Ciao,

    Leggere queste righe è come ripassare a mente 13 anni di amicizia. Penso, tra le altre cose, a me così rigida, inflessibile, con un forte senso di responsabilità che di fronte alla sua superficialità, all’egoismo sfrontato e alle continue menzogne diventavo estremamente comprensiva. Credevo che tutto derivasse dalla sua scarsa autostima e che io, ingannandomi di essere più forte, avrei potuto aiutarla. Intanto, però, la cattiveria e l’invidia con cui si riferiva agli altri un momento dopo aver loro sorriso, questo continuo inquinare i rapporti con i suoi sentimenti d’odio mi consumava, e la possibilità di essere infettata dalla sua negatività mi impauriva.

    Negli ultimi tempi, dopo l’ennesimo atto egoistico a mio sfavore, avevo deciso di modificare sostanzialmente la natura della nostra amicizia, non avrei accettato di fare niente di più di quel che mi stava bene. Di più, avevo intuito che mi raccontava un mucchio di bugie incoerenti sul suo fidanzato in modo che ne parlassi male, così che lei potesse riferire. Non eravamo più migliori amiche, ma quasi delle semplici conoscenti. Questo aveva reso il rapporto sempre più incandescente: lei mi imputava di essere cambiata, di non averle mai voluto bene, che mi aveva fatto dei favori, anche se io ero disinteressata all’amicizia. Dopodiché si arrivò al litigio definitivo e le nostre strade si separarono.

    In me c’è tanta delusione, il pensiero che un’amicizia lunga, nata durante l’adolescenza, possa distruggersi così fa male.

    Quello che le chiedo è: salvarsi vuol dire allontanarsi definitivamente dai narcisisti perversi? E nel caso in cui siano i genitori ad essere soggiogati da un soggetto narcisista perverso, cosa possono fare? (purtroppo, una persona cui voglio bene ha un parente che rientra nella descrizione)

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    1. Cara Francesca, intanto grazie mille per la tua preziosa testimonianza. Se la tua ex amica corrisponde alla descrizione dell’articolo in tutta onestà dubito che nutrisse per te lo stesso livello di amicizia. Non credo proprio che lei sprechi il suo tempo pensando a cosa è accaduto tra voi, perché sprovvista di empatia. Uno dei film più belli sul tipo di rapporto che si instaura tra un narcisista perverso e i loro ‘amici’ è “Il sorpasso” di Dino Risi. Un perverso ha bisogno soltanto della disponibilità e delle orecchie di qualcuno, non importa di chi. Se una persona resta zitta e muta a sentire le loro storie assurde e sprovviste di alcun tipo di etica, senza mai fare appello alla propria coscienza è certo che avrà tutte le carte in regola per diventare la miglior amica di un/a narcisista perversa/o. La questione è: quanto questa ‘amicizia’ ti svuotava dal punto di vista psicologico e cosa umanamente ci guadagnavi? Se la risposta è “Niente… è solo che ci conoscevamo da tanto tempo!” stai certa che il TEMPO come tu lo concepisce è molto diverso dal suo. Un perverso può mandare all’aria ogni tipo di rapporto ben consolidato di amore o di amicizia con grande leggerezza grazie a un meccanismo cognitivo che lo fa ‘vivere alla giornata’ e alla convinzione che ‘tutti pendono dalle sue labbra e prima o poi torneranno’. La tua ex amica sa perfettamente della tua sofferenza, sa che sei una persona empatica, sa che ci pensi ogni tanto, sa che sei stata ‘sempre lì’ quando lei ne aveva bisogno… e quindi è perfettamente consapevole che la vostra rottura – con la sua conseguente sparizione della tua vita – è una punizione da infliggerti. Penso che dovresti domandarti: ‘Chi è lei per credere di punirmi? Può punirmi una persona che con me ha giocato sporco, che era dissimulata e finta con gli altri e me lo diceva pure? E’ così superiore a me, la mia ex amica?”. Bene, io penso proprio di no. Per quanto riguarda la tua ultima domanda, sicuramente molto complessa, la mia risposta è molto cauta: dipende. Se il soggetto è veramente un narcisista perverso/psicopatico come descritto negli articoli che forse hai letto in questo blog i genitori devono cercare al più presto un orientamento terapeutico per comprendere come sopravvivere psicologicamente alle manipolazioni del soggetto perverso. Considera che un unico soggetto psicopatico in famiglia può mandare in frantumi più di un nucleo familiare, seminare zizzania e rendere un inferno non solo la vita dei suoi genitori, ma anche dei fratelli, cognati, nonni e zii, insomma. Una volta diagnosticata la psicopatia o l’elevata capacità manipolatoria della persona (bugie costanti, sparizioni, furti, violenza fisica e/o verbale) l’intero nucleo familiare deve unirsi per cercare insieme di contrastare la bomba all’orologeria che può diventare un soggetto così. Purtroppo, come avrai letto, non ci sono medicine che lo possono ‘calmare’, ma soltanto misure che ci possono tutelare da situazioni che rischiano di degenerare. Cara, ti consiglio di leggere questi due articoli: https://artedisalvarsi.wordpress.com/2016/02/18/il-sole-nero-uno-psicopatico-in-famiglia/ e l’altro https://artedisalvarsi.wordpress.com/2015/08/04/il-narcisista-perverso-in-famiglia-un-distributore-automatico-di-ansia-e-tensione/

      Un fortissimo abbraccio e nuovamente grazie per la tua testimonianza!

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  5. Ciao Cla,
    come sempre la tua analisi è fotografica… manca a mio avviso, scusa se mi permetto, ma suppongo che sia successo anche ad altri, un aspetto che, almeno nella mia esperienza, è stato fondamentale. Te ne scrivo, perché forse esiste una chiave di lettura che mi sfugge e sulla quale puoi aiutarmi… L’NP crea con i suoi Charlie Brown un legame basato sull’essere convinto di sembrare un Dio, un mito, ai loro occhi. Un Dio per la perenne assenza di sentimenti, per le orge, per i tradimenti e per le modalità con le quali li mette in pratica. Per cui sente, di non doverli deludere, di non doversi tirare mai indietro. Usa questo alone di mito e di divinità, poi, ad un certo punto anche con le donne che vuole convincere a stare al suo fianco, perché prescelte a salvarlo, descrivendo se stesso come “sono un Dio, i miei amici hanno sempre invidiato il mio non aver bisogno di nulla e di nessuno, la mia incapacità di amare, il mio essere invulnerabile, ma con te è diverso…”
    Ecco per me questo era un segnale allarmante, fin dall’inizio… vedere come il mio NP vantasse, anche quando fingeva rimorso, che i suoi comportamenti lo avessero fatto sembrare Dio al cospetto dei suoi amici… Mentre lui li descriveva come se fossero dei cretini, nei confronti dei quali “faceva beneficenza” elargendo il suo tempo, condividendo alcuni privilegi, alle volte donne, inviti a scrocco e tutto ciò che loro non potrebbero mai permettersi nemmeno di sognare in sua assenza.
    Ecco a me questo sentirsi Dio al cospetto di amici che lui stesso faticava a descrivere realmente come tali, a me questo ha francamente sempre sconvolto. Questo dichiarare di “far beneficenza”, mi ha fatto sempre rabbrividire… pensavo che fosse solo ignoranza, esasperazione di una personalità provincialotta, senza punti culturali, sociali di riferimento…
    Che dite, anche a voi è successo?

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    1. Carissima Bianca, hai fatto delle osservazioni molto precise e giuste, ma diciamo che i Charlie Brown vanno oltre ai normali compagni di merenda e di bravata poiché Charlie Brown, al contrario degli altri conosce TUTTI i lati non solo scabrosi e fanfaroni del perverso, ma anche offre il suo supporto nei rari e transitori momenti di debolezza e di crisi in cui il perverso si convince di poter cambiare. Charlie Brown ha quindi la doppia funzione di pubblico (perché si trova SEMPRE in posizione di inferiorità rispetto al perverso, sia economicamente che intelletualmente e quindi lo ammira alla follia!) e di pseudo sacerdote (l’unico con il “privilegio” di conoscere il suo lato peggiore e di assolverlo dalle sue cattiverie, proprio come una mamma che copre un figlio assassino.) Mentre ai “compagni di orgia”, tocca unicamente il compito di divinizzarlo per godere dei favori elargiti – come hai ben descritto – Charlie Brown si ritrova in una posizione nettamente superiore nel circuito delle normali conoscenze dello psicopatico. Per questa ragione molto spesso i Charlie Brown provano una profonda antipatia, per non dire odio, nei confronti della partner del perverso: temono di perdere il posticino privilegiato conquistato con tanta abnegazione e quindi ci mettono lo zampino nel processo di svalutazione altrui. Ps: mai e poi mai un narcisista perverso sceglierà per Charlie Brown qualcuno che goda della sua stessa posizione sociale, un collega di lavoro o una persona ritenuta colta e intelligente, cioè, sarà sempre qualcuno considerato inferiore, ma con la caratteristica cruciale di essere persona pratica con poteri di sintesi grossolana sugli avvenimenti della vita del perverso, di modo a riuscire a smistare i pensieri sconnessi e confusionari del perverso sempre che sarà estremato e nel pieno delle sue “crisi”, causate da frustrazioni personali.

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  6. Ho sempre amato tanto i Peanuts, mi sono sempre rivista in Charlie Brown, ma mai, mai cosi tanto e mai in effetti in questi termini , come dopo avere letto questo articolo. Da anni ( e ogni anno sempre più) mi rendo conto di essere diventata una piccola schiavetta Charlie Brown, da anni cerco di ripetermi che cambierò, che non ci sarà più alcun Charlie Brown su cui contare, perchè Charlie Brown ora ha capito, perchè Charlie Brown è stanco, perchè Charlie Brown non vivrà con sensi di colpa inesistenti, o con complessi di solitudine ed inferiorità, perchè Charlie Brown non è un cane di Pavlov. Eppure, bevo tonnellate di risentimento (perchè i miei occhi sono spalancati) ma sembra come non riesca a cambiare le cose. Come smettere di essere solo e sempre una misera Charlie Brown in attesa di attenzioni, di affetto, di approvazione ? Mi giustifico e giustifico la perversa pensando sempre che la colpa è mia e delle mie alte aspettative riguardo affetti ed amicizie, che tanto è inutile cercare attenzioni perchè le persone non capiscono mai quello che provo e quando ho avuto bisogno sono sempre rimasta sola..penso che bisogna accettare le amicizie per quelle che sono, ma dentro di me qualcosa mi dice che questo è soltanto un meccanismo infingardo… Come interrompere questo cerchio? Come smettere coi sensi di colpa che arrivano non appena qualche atto semi-individualistico sta per compiersi?

    Vorrei soltanto, finalmente, avere diritto al riconoscimento della mia solitudine, della mia tristezza, delle mie paranoie e perchè no delle mie avventure..che non hanno mai avuto spazio, perchè sapevo e so che tanto non sarebbero mai e non sono state mai per anni ed anni ascoltate.

    Come smettere di essere Charlie Brown?

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    1. Possiamo individuare nei Charlie Brown lo stesso meccanismo di dipendenza psicologica che lo psicopatico instaura con il partner complementare. Ogni volta che Charlie Brown prova a sottrarsi al gioco, alle regole ferree dettate dallo psicopatico e che tengono in piede il pseudo legame di ‘amicizia’, eccolo soffrire enormemente per dei sensi di colpa mai provati in nessun altro rapporto: ‘Non mi sono reso disponibile a prendere un caffè con un amico, ma quanto sono cattivo/a! Lui/lei aveva bisogno di me, eppure…’. Ci sono Charlie Brown che distruggono i loro rapporti affettivi pur di salvare il legame con lo psicopatico e manco se ne accorgono, che rimandano programmi con altri amici per stare a sentirlo e consigliarlo, ecc. Cosa porta Charlie Brown a liberarsi dalla morsa del vampiro? L’immensa solitudine che prima o poi si renderà conto di non meritare dopo aver dato tanto. Comprendere che lo psicopatico non ci sarà mai quando lui ne avrà bisogno e che persino quando farà finta di esserci sarà sempre Charlie Brown a pagare per la sua presenza è un bel passo in avanti verso la libertà. Ricordati che uno psicopatico non riesce a stare da solo e che ha bisogno di persone sane e vitali da parassitare all’occorrenza, quindi, potrai pure essere il suo/la sua Charlie Brown ORA ma non scordarti che domani, appena e se uscirai di scena, ci sarà un’altra/o eletta/o con la tua stessa funzione, poiché per uno psicopatico l’intercambiabilità delle persone, una volta ‘reificate’, è naturale quanto bere un bicchiere d’acqua. Abbracci!

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  7. Mia madre è così. Entrava in casa mia senza preavviso nonostante le chiedessi di suonare il campanello . La copia delle chiavi di casa mia gliele avevo date io su suo consiglio :” Se ti chiudi fuori veniamo ad aprirti o io o tuo padre” , ma in realtà quando mi son chiusa fuori lei era a lavoro e mio padre non sapeva dove fosse la copia delle mie chiavi di casa. A volte arrivava a casamia,di corsa, tutta trafelata , stava 5 minuti come un’ora, nel frattempo riceveva continuamente telefonate di mio padre per sciocchezze varie a cui rispondeva in modo meticoloso.Criticava moltissimo il mio modo di tenere casa , l’arredamento , quel che stavo facendo nel momento in cui entrava (es stare al pc ,pulire casa se fuori c era il sole perché non uscivo ). Se entrava mentre ero in doccia se ne andava via. scocciata , neanche il tempo di asciugarmi che era già sparita “neanche due minuti per tua madre” , ma io che ne sapevo che stava per entrare ? Si lamentava che non mi preoccupavo dei suoi problemi di salute ma quando le chiedevo come stava mi rispondeva che facevo domande per opportunismo,che non mi interessava nulla del suo stato di salute né di quello di mio padre e che quindi non mi diceva niente. Non mi ha mai creduto invece quando io stavo male. Mi dava della fallita perché guadagno meno di lei e mi diceva che ero invidiosa del suo lavoro. Si lamentava che avrebbe dovuto pagarsi una badante, nella vecchiaia,perchè io non , diceva , non volevo prendermi cura di lei. Sminuiva ogni mio successo “Beh,ovvio che hai preso 9 in Italiano , sei sempre stata brava,perchè non avresti dovuto prendere il massimo dei voti?” però se prendevo 7 si lamentava di avere una figlia stupida ed ignorante . Mi accusava di ritenerla stupida , di non considerarla abbastanza per il suo valore e , in linea generale , accusava il mondo di non capire ne lei ne mio padre.Mi diceva che ero viziata , che non avrebbe dovuto crescermi così bene , che mi aveva permesso troppe cose e ora io davo tutto per scontato.Mi accusava di non amarla abbastanza e di non essere affettuosa verso mio padre, uomo pieno di rabbia che, diceva mia madre, non ero in grado di saper prendere , di tranquillizzare.
    Ho deciso di cambiare le serrature di casa dopo averle chiesto più volte di restituirmi le chiavi, quando ha tentato di entrare e non c è riuscita ha detto ai miei vicini che avevo tentato il suicidio per far buttar loro giù la porta .
    Ho smesso di cercarla e mi ha offerto soldi , ho. rifiutato e mi ha accusata di schifare i suoi soldi …
    Ora mi manda degli sms con su scritto che mi vuole bene , che è preoccupata per me e che mi devo rivolgere ad uno Psichiatra e farmi prescrivere degli anti depressivi.
    Ora che i contatti sono solo via sms smi sento decisamente più libera, leggera.
    Sono stata la Charlie Brown di mia madre?

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    1. Carissima, i figli sono condizionati sin dalla nascita dai genitori nel bene e nel male, quindi non possono essere considerati dei Charlie Brown. Nella tua storia vediamo una miriadi di comportamenti vòlti a provocare in te dei sensi di colpa, a farti passare per una persona depressa e ingrata, messaggi paradossali, tentativi di rovesciamento dei ruoli (dovevi tranquillizzare tuo padre sempre arrabbiato e prendersi cura di tua madre), invasione di territorio, atti velatamente vendicativi per quanto riguarda la tua indipendenza della famiglia (giocare a nascondino con le tue chiavi di casa!), ecc. che è evidente la matrice narcisista della tua famiglia. Ci credo che con la dovuta distanza stai meglio: accade così quando impariamo a imporre dei limiti. Un abbraccio e buona domenica!

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      1. A me però non è chiarissimo il narcisismo di mia madre .
        Ho innumerevoli ricordi di trascuratezza nei mie confronti quando ero bambina (per farla breve si lamentava che non trovava mai nessuno a cui lasciarmi ,poi mi lasciava ad una parente qualsiasi ,e si lamentava che spendeva troppi soldi per mantenermi ) però ricordo anche che mi grattugiava una mela od una banana la Domenica … qualche volta mi tagliava la bistecca perché era troppo dura .. qualche gesto di affetto l’ha avuto…però ricordo anche che non mi grattugiava tutta la banana o tutta la mela , o non mi taglia mai tutta la bistecca,perchè diceva che doveva mangiare anche lei ed era stanca…Mio padre era più chiaro , rabbioso e basta , lei a volte era affettuosa … Non riesco a capirci molto in questo senso… su mia madre.

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      2. Carissima Aroundste, sono commossa nel leggere i tuoi ricordi da bambina. E’ impressionante leggere come le madri narcisiste si somigliano tutte. A prescindere dalla distanza geografica, pare che si mettano d’accordo per far passare i normali accorgimenti e il dovere di cura di un genitore nei confronti dei figli come dei gesti di affetto struggenti che rimangono nella nostra memoria, come un ‘quasi favore’ che ci fanno. L’ambivalenza di queste madri ci fa crescere incerte su tutto: mi ama oppure no? Sarà davvero così lei/lui? Ci credo che i dubbi ti assalgono. Un fortissimo abbraccio, mia cara.

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  8. Non so come raccontarmi. Ho avuto relazioni sia di amicizia che di amore con narcisisti. Credo di essere figlia di narcisisti e di esserlo stata, forse. Ho affrontato la terapia in strutture statali a basso costo con la mutua. Ora, cerco di non avere relazioni tossiche. Evito le amiche vampire affettive e anche gli uomini. Sono molto sola ma è una scelta. Ho capito che è pieno di relazioni disfunzionali e che possono ledere la mia persona. Ho scelto la solitudine, evito come la peste qualsiasi persona possa intossicarmi. Devo dire che dura da due anni l’ isolamento è come se gli facessi lo scanner e poi evitassi di averci a che fare. Lavoro tantissimo sono insegnante statale e ho una cooperativa che fa insegnamento di lingue stranieri ai bambini. Tra i genitori che ho è capitata una mamma malata è una np. I suoi figli sono delle pesti maleducatissimi, lei li rimprovera con la stessa voce con cui gli dice: ti voglio bene. Parla male dei suoceri che io conosco e che hanno pagato il corso ai bambini. Non riesco a relazionarmi con lei e con i figli meno che di meno. Ha tentato di triangolarmi dicendo che le hanno parlato malissimo di me, con voce ferma e perentoria che non attaccava. Devo liberarmene non so come fare. Tenta di manipolare il gruppo di dirmi come insegnare. Ha pagato di più il corso perché faceva il play-group, lezione a lei e suoi bambini 30 lezioni 700 euro, alla lezione 9 ho dovuto sospendere il corso e trasferire i supi figli in un corso più economico perché di gruppo più ampio 250 euro 30 lezioni. Lei vuole gestire dice che i figli si annoiano perché io ripeto troppo ma il mio modello Hocus&Lotus prevede tanta ripetzione, l’ esperta sono io. Sono a un punto di stress e esaurimento causato da lei e dai suoi bambini. Ho pensato di darle una somma ecomica e liberarmene, i bambini hanno fatto 29 lezioni …dovrei chiudere a breve ma so che poi mi parlerà alle spalle. Siccome non tollero più questi comportamenti ho deciso nel caso di diffidarla e procedere legalmente. Sono diventata una pietra a forza di sopportare e non tollero che mi si venga a fare del male. Quando cerco di comunicare la signora mi offende velatamente e cerca di istruirmi. Professionalmente non è tollerabile. Lei si sente inferiore a tutti lo ha detto a me e agli altri genitori, non ha un livello di istruzione paragonabile al marito e alla famiglia di lui, neanche lontamente può paragonarsi a me. Aiuto vi chiedo questo.

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    1. Cara Lucia, ahimè l’isolamento non aiuta allo sviluppo della tolleranza che la tua professione di insegnante richiede. Temo che ti sei fin troppo incancrenita nel vedere narcisisti ovunque e il rischio è quello di non riuscire più a interagire con gli altri senza sospendere il giudizio sui loro piccoli difetti. È probabile che questa mamma che ti è capitata, dai comportamenti che suggeriscono un tentativo di boicottaggio del tuo lavoro, sia stata messa nel tuo destino per dimostrarti che molte delle persone che hai tagliato fuori dalla tua vita non avevano la tossicità che pensavi. Capita di sbagliare, soprattutto per chi ha avuto genitori e partner narcisisti patologici. Sostanzialmente perché la nostra capacità di giudizio è stata minata sin dalla tenera età. Non so se ancora fai terapia, ma se hai una curante è il caso di affrontare con lei la tua scelta di isolarti. Sei felice così o la cosa ti pesa? Vorresti interagire con gli altri ma non sopporti più “la gente” perché ti credi superiore o per paura che ti feriscano? Cerca di riflettere su.

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  9. Leggere queste righe mi ha fatto rivivere in molti punti la mia storia con il mio ormai ex narcisista. Ricordo che dopo la fase iniziale dove ero io al centro di tutto improvvisamente lui iniziava a passare le sue serate da charlie brown, tra l’altro all’epoca amica di entrambi anche se principalmente amica sua. Ricordo che lui passava le sue serate spesso a casa di charlie brown non includendomi, facendo scattare in me una forte gelosia ma al contempo dicendomi che ero pazza e pesante. Ricordo che lei era sempre presente con sms,chiamate e regali e questo faceva aumentare in me la gelosia. Lui non ha fatto mai niente per capirmi, all’inizio si allontanò un po’ da lei,poi riprese i contatti dicendo che lo avevo allontanato «da una persona cosi importante». Da li sono iniziati i miei veri e propri incubi. Capii di non poterli allontanare e di non poter competere. A suo dire erano solo amici e lo erano sempre stati. Io ero solo la pazza gelosa. Da li SONO AUMENTATE LE CHIAMATE E LE VISITE SERALI, e io non potevo fare più nulla altrimenti lo avrei fatto arrabbiare. Alla fine decisi anche di fare pace con lei visto che la situazione ci aveva fatto allontanare,pur di salvare la mia storia. Lui parlava male di me con lei,lo so per certo. Dico solo per concludere, che durante questa fase per me molto dura di gelosia,lui non si privava di pubblicare foto o anche di dormire a casa sua qualora ne avesse avuto necessità. Sono partiti anche insieme un paio di volte ed hanno dormito insieme, a suo dire senza mai fare niente. Una mancanza di rispetto di cui lui non si è mai preso responsabilità ne si è mai scusato.

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    1. Carissima Maria, dovrai chiederti perché mai hai permesso che questa persona avesse un comportamento così oltraggioso e svalutante nei tuoi confronti. Perdonami ma non hai descritto una Charlie Brown, ma il tipico comportamento di due individui uniti dal bisogno di prendersi gioco di una persona (tu) per mettere un po’ di pepe nel loro rapporto atipico. Meno male che si tratta di un tuo ex! Stai certa che la sua prossima preda verrà ugualmente sfruttata per stuzzicare il rapporto oramai consolidato con la sua “carissima amica del cuore”. Stare alla larga da queste persone è il miglior regalo che la vita ti ha concesso. Abbracci!

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      1. Ciao Claudileia, innanzitutto grazie per le tue parole. Ci tenevo a dire che sto seguendo un percorso di guarigione molto importante. In 4 anni di storia ho sempre dato per scontato che lui fosse una persona normale, o meglio con dei sentimenti, capace di ascoltare e di venire incontro ai miei bisogni. In realtà questo è quello che ho creduto nella fase iniziale. Successivamente quando dopo tutte le situazioni con l’ amica del cuore, ad altri avvenimenti in cui ero sempre svalutata ho iniziato a capire di non poter fare a meno di questa persona che ormai mi aveva in pugno…per questo motivo subivo tutto ed in silenzio,perché se glielo facevo notare era sempre una guerra, anche se lui diceva che con lui si poteva parlare, ma BISOGNAVA FARLO NEL MODO GIUSTO! cosa che non capirò mai….
        A vederlo nel tempo, sembrava un cuore di pietra! Ho scoperto dopo tempo i suoi tradimenti….per non parlare delle umiliazioni soprattutto alla fine anche rispetto ai miei capelli ed al mio modo di vestire. E le continue triangolazioni con l’ex e, per l’appunto,con l’ amica del cuore. Mi scuso se ho invaso il campo ad un argomento diverso,ma spero che questa testimonianza possa essere d’aiuto ad altre persona.
        Un saluto, Maria.

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  10. Ciao Claudileia, articolo davvero molto interessante. Ho avuto a che fare con un amico (ormai ex-amico) per diversi anni ma non sono sicuro che fosse un narcisista anche se, da quanto ho letto qui e su altri articoli, qualche sospetto mi è venuto. Quindi vorrei raccontarti in sintesi la mia storia per avere qualche conferma.
    Inizialmente andavamo d’accordo su molte cose e avevamo molti gusti in comune come la musica, il calcio e le moto e mi divertivo parecchio a uscire con lui. La cosa che ho notato è stata che col passare del tempo molti amici con cui uscivamo ad un certo punto si allontanavano da noi oppure era proprio lui a liquidarli perchè per un motivo o per un altro non gli andavano a genio. E alla fine rimanevo sempre io come sua costante, una sorta di Charlie Brown (come hai citato nell’articolo) che lo confortava sempre nei momenti in cui voleva avere assolutamente ragione ma che la ruota non era girata a suo favore.
    A quel punto lui si “aggrappava” a me perchè credo che sapesse che io ero l’unica figura accondiscendente e l’unico che non l’avrebbe mai criticato. Infatti in seguito a una serie di episodi mi sono accorto di aver smesso di evidenziare i suoi difetti e tuttalpiù mi associavo a lui nel criticare gente che non conoscevo ma che lui descriveva come brutte persone o potenziali nemici. Insomma aveva una certa capacità ad influenzarmi e io ero abbastanza empatico e paziente nei suoi confronti (e mi pento di tutto ciò).

    Dopo un po’ di tempo mi sono fidanzato con una ragazza che apparteneva ad una combriccola di amici che avevamo in comune ma con cui ci uscivamo poche volte ma fin qui nulla di strano. Infatti il periodo peggiore doveva ancora arrivare.
    Dopo qualche mese mi sono lasciato con questa ragazza perchè non ci trovavamo bene e siamo di nuovo rimasti io e lui da soli; ma più passavano le serate trascorse insieme più mi accorgevo che lui diventava sempre più freddo, sempre pronto a sminuire il mio valore o i fatti positivi che mi accadevano nella vita e addirittura a non offrire più spunti di conversazione.

    Ho conosciuto poi un’altra ragazza con cui ci sto tuttora e che mi rende felice giorno per giorno ma fin dall’inizio ho avuto l’impressione che questo mio amico non abbia digerito il fatto: ha iniziato ad accusarmi indirettamente che trascuravo l’amicizia da quando mi ero fidanzato, mi faceva sentire in colpa perchè non mi facevo sentire o non lo consideravo… ma tutto ciò non era vero dal momento che spesso gli chiedevo di uscire io e lui da soli o anche di uscire con il gruppo della mia ragazza anche per vedere e conoscere altre persone.
    Siccome secondo lui io ero diventato meno presente, ha ricominciato a frequentare quel vecchio gruppo dove c’era anche la mia ex, nonchè a invitarmi spesso e volentieri ad uscire con questo gruppo ma senza la mia ragazza. Arrivammo a litigare più volte dopodichè un periodo di silenzio.

    Fu lui a farsi risentire chiedendomi di recuperare l’amicizia e io ingenuamente accettai. Uscimmo altre volte finchè non ci fu la goccia che fece traboccare il vaso.
    Mi invitò al suo compleanno ma non invitò la mia ragazza: fin qui nulla di strano, nessuno è obbligato a invitare per forza il partner di qualcuno; però io gli dissi in maniera chiara e coincisa che sarei venuto se non ci fosse stata la mia ex; lui rispose che andava bene.
    Quella sera andai alla festa: c’era tutta la compagnia dei vecchi amici e (nonostante la mia richiesta) tra loro anche la mia ex. Avrebbe potuto invitare lei e la mia ragazza oppure nessuna delle due oppure non invitarmi proprio, ma lui scelse la combinazione peggiore.
    Da quel momento non l’ho più contattato. Ogni tanto scrive messaggi innocui ma senza un perchè, come se volesse riallacciare i rapporti. Recentemente ha usato un nostro collega-amico di università che abbiamo avuto in comune per vederci tutti e tre in ricordo dei vecchi tempi. Sembra quasi che le stia provando tutte.
    Ma io sono irremovibile. Mi ha già condizionato abbastanza e adesso merita solo la totale indifferenza.

    Mi scuso per essermi dilungato troppo ma vorrei sapere se questa persona con cui ho avuto a che fare potrebbe essere un narcisista o semplicemente un idiota. Grazie.

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    1. Caro Francesco, non essendo una terapeuta posso solo rispondere sulla base del mio vissuto. La presenza di un soggetto n.p. nella nostra vita condiziona tutte le nostre relazioni personali: nel momento in cui distogli la tua attenzione da lui sei nei guai perché te lo fa pesare in modo assurdo punendoti con il silenzio oppure riccattandoti con il ritiro del suo presunto affetto. Dico presunto perché funziona così l’amico/a narcisista: finché giri attorno a lui e ai suoi bisogni sei il suo miglior amico, quando smetti di farlo diventi immediatamente un nemico da abbattere con l’arma della denigrazione, della diffamazione e della calunnia. Il tuo amico o ex è quantomeno una persona irrispettosa e controllante. Irrispettosa perché, fregandosene dei tuoi sentimenti e della tua ragazza ha invitato la tua ex alla sua festa mentendoti spudoratamente e ben consapevole di recarti un disagio, dopodiché è controllante cercare di imporre a un amico il partner che meglio ti sta simpatico, come se toccassi a te gestire la sua vita sentimentale. Conveniamo che è assurdo, a prescindere di qualsiasi diagnosi. Concentrati su come finiscono tutte le amicizie di questa persona e avrai l’esatta risposta sul meglio da fare per te e per la tua ragazza. Un abbraccio.

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      1. Ti ringrazio per la risposta veloce ed esauriente e per i consigli che mi hai dato. Adesso ho un quadro ancora più chiaro della situazione. Un abbraccio anche a te e a tutti coloro che stanno combattendo per salvarsi da queste persone velenose.

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  11. Leggendo mi rendo conto che dopo un anno circa dal primo abbandono ho accettato pure di diventare un Charlie Braun. Che schifo! Servivo più che altro per triangolare con il suo compagno del momento che “stranamente” diventò un maniaco geloso psicopatico… E poi abbandonò lui per tornare con me perché l’avevo “salvata”.
    Io ovviamente mi sono bevuto tutto come uno stupido e ci sono ricascato alla grande. Primi mesi da sogno per poi tornare peggio di prima, triangolazioni, sensi di colpa e infine dopo un anno lo scarico con accuse di essere uno psicopatico narcisista! (Aveva già un altro che da Charlie Braun era passato ad amante).
    Ho notato che lei sceglie sempre i suoi amanti dai Charlie Braun, anche dopo anni di tirocinio, è un passaggio obbligato di selezione. È usuale questo tipo di comportamento?

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  12. Bellissimo articolo, complimenti.
    Mentre lo leggo mi affiorano alla mente le facce degli amici di Lello. Lui ne ha uno che è esattamente il Charlie Brain che descrivi tu, sempre a disposizione, è un ragazzo che mi fa molta tenerezza e si vede lontano kilometri che si sente solo.
    Lello ha anche tante amiche, molto belle e ben inserite in società. Alcune sono ex, altre sono fidanzate ma è molto seduttivo, gentile e premuroso con tutte. Tutti i suoi amici, tutti i suoi giri di conoscenza sono assolutamente dei salotti bene. Lui ci tiene molto a farne parte, credo per mantenere la sua facciata di normalità.
    Una volta mi disse “le persone sono difficili, se non gli stai sempre appresso, se salti una serata, ti escludono dal gruppo”.
    Alle volte ho dei dubbi, penso di sbagliarmi, che forse non è un narcisista. Ma più leggo il tuo blog e più mi affiorano i ricordi (la mia mente censurata tantissio) mi rendo conto di aver avuto a che fare con un narcisista provetto.
    Grazie per il tuo lavoro!
    Un abbraccio

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  13. In un rapporto di amicizia frasi come: “se sei davvero mia amica come dici, fai così”, “se mi vuoi bene, fai così/torna la persona che mi piace tanto”, “mi stai deludendo,pensavo mi volessi più bene di così” e simili…possono essere considerate manipolazione/ricatti emotivi?

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    1. Assolutamente! L’affetto non ammette condizioni del genere. Ognuno ha la sua individualità ed è libero di avere i suoi pensieri. Esempio sciocco: se una sera non vuoi andare al cinema perché preferisci stare in ciabatte davanti alla tv, la tua amica non può accusarti di mancanza di affetto o minacciare di porre fine all’amicizia solo perché non vuoi accompagnarla. Se così fosse sarebbe un’amicizia fasulla, che viene tenuta in piedi a patto che tu faccia e dica quello che vuole lei.

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      1. Beh, a me è successo di arrabbiarmi, di rimanerci male perché la persona non sia venuta con me, nonostante sapesse quanto tenessi a una cosa, e avendo fatto io molto per lei, proponendo cose che sapevo piacevano a lei, per il piacere stare insieme… quindi penso che l’arrabbiarsi sia normale, perché a volte si spera che gli altri si comportino come noi, ma di certo non avrei posto fine all’amicizia per questo…

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      2. Cara Alessandra, quando facciamo qualcosa di buono e che fa piacere a un amico non possiamo attenderci la contropartita o che agisca esattamente come noi. Bisogna saper mettere nella bilancia quali sono le qualità della persona amica per comprendere fino a che punto il rifiuto di fare qualcosa che va bene solo a noi intacca tutte le altre sue qualità. Quando subentra il ricatto non è vera amicizia; il dispiacere e anche la rabbia ci sta, ma il ricatto emotivo mai.

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      3. Certo, ma non ero io a parlare di reciprocità, quanto l’altra persona… arrivando a dire “tu hai fatto questo per me/faresti questo per me, in amicizia, anche io lo farei”, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare…visto che poi andava come sopra… E poi penso che se tu vuoi dire all’altra persona cosa non ti va di lei, e sostieni di voler che lei faccia altrettanto, poi devi accettare ciò che ti dice, indipendentemente dall’importanza della cosa, e non trovare ogni volta un: “oggi non è giornata”, “ho il ciclo e non ragiono bene”, e cose del genere… e rispondere allora come sopra…

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  14. Deve esserci interesse da entrambe le parti, secondo me… e si può cambiare, ma insieme… non uno per andar bene all’altro, ma cambiare tenendosi per la mano…

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  15. ho avuto una lunga e dolorosa storia con un narcisista, ed ho impiegato molti anni per riprendermi. Purtroppo, una persona molto cara della mia famiglia è finita con un narcisista poco tempo dopo, e vederle passare quello che ho passato io e non poter fare nulla, mi addolora molto.
    Tuttavia non trovo possibile, non trovo professionale, non trovo umano, che la persona che dovrebbe curare il paziente, lo chiami ” il mostro”.
    Se il medico, o lo psicologo, che devono curare -curare- un paziente, che soffre – ripeto soffre- di un disturbo, lo chiama “il mostro” è mai possibile che quel medico o quello psicologo possano apprestare delle cure a quel paziente?
    Ma allora non possono aiutare nemmeno me, non mi fido di un medico o di uno psicologo che dà dei mostri ai suoi pazienti, anche se chi mi ha fatto stare male è simile ad essi.
    Una cosa è il giudice che condanna il reo per un grave reato, un’altra è chi , medico o psicologo, deve curare un malato, che soffre, cercando di farlo smettere di soffrire, cosa che non è compatibile con i sentimenti di chi, a quel paziente, dà del mostro. Mi pare un fatto professionalmente molto grave.
    ho avuto una gran mano di aiuto da un medico che ha mostrato non solo con me, ma anche con tutti coloro di cui parlava, anzitutto grande umanità, il sentimento che il latini chiamavano pietas, l’atteggiamento del medico, di chi è lì per curare, per lenire una sofferenza, e certo che se uno lo chiami “il mostro” è difficile che tu possa guarirlo.
    Mai il medico che mi ha aiutata ha dato del mostro al mio compagno . Non ha dato del mostro nemmeno a persone, citate a mo’ di esempio, che avevano commesso fatti terribili.
    se uno non deve avere l’umanità di chi empatizza, allora può avere la freddezza dello scienziato, ma né l’uno né l’altro degli atteggiamenti sono seriamente compatibili con il dare del mostro ad un paziente affetto da un disturbo di personalità.
    Ho pensato che il mio ex compagno avrebbe potuto leggere. Ho visto che una persona con diagnosi di narcisismo ha letto. Bella roba. Così volete capire e curare il dolore della gente che si affida nelle vostre mani?

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    1. Cara Fiammeta, non siamo né psicologiche né mediche, ma donne che hanno la libertà di tradurre articoli, raccontare FATTI e ascoltare il dolore delle persone CHE DAVVERO SOFFRONO. Parlo per me: divulgo il materiale che ritengo opportuno alla guarigione di chi soffre e l’opinione di chi non può fare a meno di far soffrire gli altri per campare meglio NON MI INTERESSA E NON MI FA ALCUN EFFETTO. Quindi, non ho il DOVERE PROFESSIONALE di dimostrare empatia per soggetti che non hanno mai dimostrato di avere le caratteristiche che rendono un essere umano tale, perché la mia formazione è GIURIDICA. Ecco perché il 90% degli articoli che leggi sul blog sono TRADUZIONI DI TERAPEUTI E PSICHIATRI MONDIALMENTE ACCREDITATI NELLA CURA DELLE VITTIME DI SOGGETTI NARCISISTI E/O PSICOPATICI, NON TRATTANDOSI DI OPINIONI PERSONALI O SOGNI CHE MI SONO FATTA DURANTE LA NOTTE. Ti sembra molto pesante l’etichetta “MOSTRI”? Forse hai ragione, perché le definizioni migliori che ho trovato nelle lingue che ho tradotto sono anti-umani, predatori, un-mensch (non-uomini, uomini intesi come umanità). Ti scordi, però, che sono loro, i soggetti disturbati che si credono Dio, a dare un numero INCALCOLABILE di etichette alle persone. Provo a farti un elenco: pazza, stupida, cretina, grassa, deficiente, malata di mente, alienata, menomata mentale, “poverina, perché non t’ammazzi?”, esagerata, ipersensibile, brutta, cattiva, sporca, puzzolente, zozza, poco intelligente… CONTINUO? Credo che ognuno è libero di dare la propria empatia a chi vuole, dalle piante agli animali, dalle persone alle cose. Hai fatto l’esempio del medico che ha in cura una persona. Bene, prendiamo un soggetto che ha contagiato 200 persone con il virus HIV, portando alla morte la sua consorte. Ossia, un soggetto che HA SCELTO di disseminare malattia e morte e che viene curato in carcere, ricevendo tutte le attenzioni mediche che non ha permesso alle sue vittime di avere per un lungo periodo. Il che potrebbe rivelarsi fatale per molte di loro. Un medico HA IL DOVERE DI CURARE, cosa ben diversa dell’EMPATIZZARE. Stai certa che A CASA SUA questo medico si guarderà allo specchio e si chiederà ogni santo giorno se è giusto prolungare la vita di un soggetto che si è rivelato la cattiveria fatta persona. L’empatia del medico è funzionale alla sua professione. Egli DEVE CREDERE, PER NON PERDERE LA RAGIONE DI ESSERE DELLA SUA PROFESSIONE che i pazienti che decide oppure che si vede costretto a prendere in cura non siano dei mostri anche perché, contrariamente, li lascerebbe morire E ABBANDONEREBBE LA SUA PROFESSIONE. Lo stesso vale per l’avvocato che difende il pedofilo o per il terapeuta CHE PRENDE IN CURA UN PEDOFILO BEN CONSAPEVOLE CHE LA PEDOFILIA NON HA CURA. Anche il narcisismo patologico può essere ATTENUATO dopo ANNI di terapia, sempre che il soggetto n.p. racconti la verità in terapia, il che francamente sembra una barzelletta! Siamo seri, su! In questo blog nessuno ci guadagna una lira. Gli articoli tradotti sono ceduti. Cosa voglio dire con questo? Che non siamo sottoposte ai limiti PROFESSIONALMENTE IMPOSTI ai medici, psicologici e avvocati che hanno fatto un giuramento. Hai mai visto un soggetto che prende, ad esempio, una sua ex, la ridicolizza (“era pazza”) e ci ride (“non ero mica il suo padre!”) dopo averla indotta al suicidio concedendole a giorni alterni amore-disamore, disprezzandola dopo averla messa su di un piedistallo e dopo averle promesso l’amore incondizionato che i suoi genitori non le avevano mai dato? Ho parlato con donne indotte al suicidio dopo aver fatto scelte assolutamente contrarie ai loro principi, donne isolate dalle loro famiglie che non avevano un posto dove andare dopo che un coltello era stato puntato sulla loro gola. Ho conosciuto due uomini anoressici che sotto la promessa di un amore incondizionato avevano perso tutti i loro risparmi. Non ho alcun bisogno o obbligo morale di edulcorare la briciola di umanità che i soggetti perversi IPOTETICAMENTE avrebbero perché SO CHE NON ESISTE. Bene, cara Fiammeta, chi ha troppo visto, sentito e vissuto sviluppa prima o poi un unico obbligo morale: quello di salvare più vite possibili ANCHE ATTRAVERSO L’INFORMAZIONE CHIARA, PRECISA E NON EDULCORATA. Ti preoccupi per i disturbati che leggono il mio blog? Credi davvero che potrebbero soffrire? Chi non prova empatia per gli altri NON SOFFRE, l’hai detto tu stessa nel tuo commento. L’empatia, essendo un dono divino, è il motore e il sale DELLA VITA e non della morte ed io, cara Fiammeta, non provo alcun tipo di empatia per chi induce le persone alla depressione, al suicidio o le annienta con le sue stesse mani, ecco perché NON HO SCELTO UN TIPO DI PROFESSIONE CHE MI AVREBBE PORTATA AD AVERCI A CHE FARE CON LORO. Prendiamo, ad esempio, un narcisista patologico di circa 40/50/60 anni… quante persone hanno provato, in vano, a salvarlo da se stesso? Madri, padri, fratelli e sorelle, consorti, figli, amanti, fidanzate e via col tango. E lui o lei cosa ha fatto? Ha ascoltato la voce di chi lo amava? ASSOLUTAMENTE NO. Ripeto la domanda: CREDI DAVVERO CHE SOFFRIREBBE LEGGENDO IL MIO BLOG? CHE LA COSCIENZA NASCA DA QUALCHE ARTICOLO LETTO QUI? Magari fosse così facile, cara Fiammeta. La coscienza l’abbiamo sin dai primi passi, oppure no. Gli psicopatici non ce l’hanno, mentre i narcisisti patologici la fanno a pezzi fino a farla SCOMPARIRE. E tu vorresti, con la tua empatia, risolvere il loro problema? Se credere a questo ti porta a stare meglio sei libera di farlo, ci mancherebbe! Anzi, se il tuo terapeuta ti ha dato come indicazione terapeutica la distribuzione automatica di empatia anche ai peggiori criminali della terra come metodo di guarigione, chi sono io per contestarlo? Basta che tu ti senta bene con te stessa mentre lo fai e che questo non ti porti nuovamente tra le braccia di un disturbato che ha bisogno di “tanta comprensione e amore” per finalmente smettere di maltrattare la gente e di abusare della loro fiducia. Ti sbagli quando affermi che abbiamo in cura delle persone, perché chi si affaccia al blog, la maggior parte dei lettori, è già in cura con dei professionisti che ci seguono e che apprezzano la nostra serietà. Credimi, i narcisisti perversi e psicopatici avranno SEMPRE persone disposte ad empatizzare con loro. Dico questo perché sanno perfettamente come manipolare gli altri sulla base della loro fede, della loro professione, del loro storico familiare, dei loro complessi, fragilità e debolezze. Tu, cara Fiammeta, puoi stare certa che questo tuo commento, se letto da un narcisista patologico, avrà dato a lui la conferma di riuscire a trovare dovunque vada una vittima da sacrificare al suo disturbo. E finché i soggetti disturbati continueranno a credere di poter strumentalizzare a loro piacimento il meglio dell’umanità, ovvero, l’EMPATIA, continueranno a seminare morte e distruzione ovunque. Lascio che siano i professionisti del settore a prendersi la responsabilità di mandare al macello le vittime fornendo loro la speranza di poter guarire chi non ha cura, semplicemente perché NON SENTE DI ESSERE MALATO. Io, Claudileia, non riuscirei a mettere la testa sul cuscino se dicesse a una donna che è stata maltrattata per 25 anni di provare a rabbonire il suo maltrattante, trascinandolo a malavoglia da uno psicologo perché in fondo, anche dentro di lui, c’è un nucleo dolente che ha bisogno “soltanto d’amore”. Io, a quella donna, preferisco dire SCAPPA VIA PERCHE’ NON CAMBIERA’ E FORNIRLE TUTTI GLI STRUMENTI CHE POSSANO DARE A LEI LA FORZA E LA POSSIBILITA’ DI SCEGLIERSI UN’ALTRA VITA. Buone vacanze, cara Fiammeta e attenta a non trasformare la tua empatia in un arma a doppio taglio.

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