Nei racconti e nelle fiabe orchi, maghi e streghe hanno doti camaleontiche, cioè, possono trasformarsi in qualunque cosa tragga in inganno i protagonisti positivi della storia. Eroi e donzelle in balia della questionabile lealtà e sincerità dei camaleonti terminano per essere persuasi a dare/fare ciò che vogliono i personaggi negativi, realizzando una serie di azioni contrarie ai loro interessi.
Noi, però, che non siamo né gli eroi né le donzelle innocenti delle fiabe, sappiamo che i camaleonti umani esistono nella vita reale, e non solo nelle storie tramandate nei secoli:
Una delle caratteristiche delle personalità manipolatrici è la versatilità (essere versatile significa essere volubile, incostante). A tutti capita di cambiare idea: non per questo si tratta di una manovra. Ammettiamo, infatti, che abbiamo cambiato idea e siamo capaci di spiegare i motivi che ci hanno spinto ad agire in un determinato modo. I manipolatori, invece, non ammettono mai di aver cambiato idea. Non hanno alcuna esitazione nell’accusarvi di aver inventato una versione a loro del tutto ignota: vi giurano che non vi hanno mai detto certe cose. Voi avete frainteso, non lo avete ascoltato bene o avete mal interpretato. Questo comportamento è uno dei più destabilizzanti per l’interlocutore: dubita di sé, si chiede se sta diventando matto, non avendo testimoni (spesso assenti nelle relazioni di coppia) che possano essere oggettivi[1].
Come sappiamo, il personaggio Zelig creato da Woody Allen non solo sposava i lineamenti di chiunque gli si avvicinasse, ma sviluppava contemporaneamente gli stessi ideali e linguaggio del gruppo, integrandosi e confondendosi con l’ambiente.
Per agire come Zelig non ci vuole il camaleontismo fisico del personaggio: tutto ciò che ci serve è lo smodato uso di uno stile comunicativo che abusa dell’implicito. Nulla va detto in modo chiaro.
Questa facilità di mettere in scena il personaggio adatto all’occasione è un vero divertimento per soggetti narcisisti perversi o psicopatici a causa di due caratteristiche fondamentali e strategiche evidenziate nella comunicazione implicita: il potere di tutelare chi parla (il narcisista perverso) e di sedurre chi ascolta (la sua preda):
(…) quando un parlante dice qualcosa che non risulta sufficientemente verosimile, informativo, pertinente o perspicuo, agli occhi dei suoi interlocutori si comporta in modo apparentemente irragionevole; per dar senso al suo comportamento, gli ascoltatori devono ricercare un senso alternativo a ciò che viene detto esplicitamente, qualcosa che viene lasciato intendere in modo implicito. (…) mentre un messaggio esplicito viene compreso direttamente senza sforzo, un messaggio implicito per essere capito deve essere ricavato dagli ascoltatori i quali, in un certo senso, diventano complici del messaggio stesso (…) Qui la seduzione va di pari passo con il calcolo: infatti, occorre fare del lavoro mentale per «calcolare» il messaggio implicito. È un principio di Grice che le implicature siano «calcolabili», cioè derivabili dalla violazione delle massime assieme a presupposizioni condivise. (…) In sintesi: un messaggio che passa come sottinteso non è direttamente discutibile o criticabile. In altre parole, dire qualcosa esplicitamente comporta mettere le proprie idee allo scoperto e porle sul tavolo della discussione a disposizione della critica. Comunicare qualcosa indirettamente, in modo implicito, invece, consente di passare determinate informazioni di soppiatto e in modo ammiccante prendendone, in un certo senso, le distanze[2].
Usando, quindi, il linguaggio implicito adeguato al travestimento del momento il narcisista perverso/psicopatico PERSUADE e SEDUCE l’interlocutore, portandolo ad agire contro il suo interesse affinché i suoi bisogni vengano soddisfati. La triade dell’uso ambiguo del linguaggio e del comportamento potrebbe essere definita così: linguaggio implicito/paradossale-seduzione/camaleontismo-capitolazione dell’altro/persuasione:
Noi abbiamo l’impressione che il manipolatore voglia comunicarci le sue necessità, i suoi giudizi su di noi e sugli altri, e le sue opinioni sul mondo, ma queste cambiano costantemente e si capovolgono a seconda delle persone e delle situazioni che gli si presentano. Un giorno vi fa complimenti e il giorno dopo vi domanda cosa ha potuto trovare in voi. Il manipolatore è dotato da un talento innegabile per capovolgere le situazioni. Rinnega con convinzione quello che affermava solo qualche ora prima.
La coerenza dei discorsi e delle idee è indispensabile ad ogni scambio interpersonale. Il manipolatore, invece, è incoerente e non sembra neppure accorgersene. Nega sfacciatamente d’aver cambiato opinione. E sarete voi quelli che dubitano (non siete più sicuri di ciò che avete sentito) dal momento che il suo tono è fermo e lascia poco spazio alla contraddizione[3].
Nelle fiabe i camaleonti hanno la funzione drammatica di seminare il dubbio e l’incertezza. Nella mitologia greca, ad esempio, Zeus è il camaleonte che si trasforma in un umano dalle multiple sembianze pur di sedurre e far soffrire le donzelle.
Le innumerevoli maschere dei camaleonti, i loro continui cambiamenti comportamentali e di opinione impediscono le prede di comprendere chi sono, così da poter prendere le distanze tempestivamente. Chi subisce il loro ‘fascino’ passa dalla perplessità iniziale alla curiosità morbosa sulla loro reale identità. Quando si ritiene che un bugiardo patologico sia una persona ‘intrigante’ e ‘misteriosa’, le porte dell’ossessione e della dipendenza affettiva si spalancano. Un altro tranello è la bassa autostima delle prede, quel percentuale di narcisismo che le porta a capitolare a ogni lusinga da due soldi e l’incapacità di comprendere che una persona che non parla chiaro sin dall’inizio è da scartare il prima possibile.
Un camaleonte famoso dell’Odissea è il dio marino Proteo, il ‘vecchio del mare’. Di ritorno della guerra di Troia, Menelao sequestra Proteo per ottenere delle informazioni. Proteo si trasforma in leone, serpente, pantera, acqua corrente, albero… lo fa per provare a scappare, ma Menelao e i suoi uomini lo tengono fermo finché Proteo ritorni alla sua vera forma e risponda alle domande. Situazione che non accadrà mai con un narcisista perverso, poiché non avendo una sua identità precisa non potrà mai tornare a essere qualcuno onesto e sincero.
Leggiamo due testimonianze interessanti sui costanti cambi di identità e di comportamento dei perversi:
A) Alain non amava parlare di sé, né, tantomeno, di ciò che aveva detto in precedenza. Detestava che io gli ricordasse gli insulti, le sue brutte parole nei miei confronti. Quando era in torto, minimizzava. Diceva che non era grave dare della “puttana” alla moglie… che non dovevo farmene una montagna. Si poteva dimenticare, diceva. Ma io accumulavo dentro tutto e diventava insopportabile. (…) Quando ho smesso l’università, inizialmente ho sentito un sollievo: potevo finalmente dedicarmi alla casa, essere presente ed efficiente. Alain mi chiedeva di tanto in tanto di aiutarlo a correggere compiti. Siccome parlo bene l’inglese, poiché mia madre è di Manchester, per me era piuttosto piacevole. Dopo, ho capito di aver commesso un errore: lasciare gli studi ha significato entrare in un periodo di schiavitù. D’altronde la nostra relazione deteriorava. A letto, Alain aveva ormai dei modi bruschi, voleva farmi fare cose che io non amavo, o peggio… Secondo lui, non ero una donna libera. Diceva spesso che avrebbe fatto bene a cercarsene un’altra, che ero un’imbranata, bloccata. In altri momenti era più calmo, più conciliante; mi trattava come la sua brava bimba. Allora, mi sentivo più tranquilla: credevo di essere riuscita ad ottenere il suo affetto e la sua tenerezza… Avevo sempre paura, tuttavia, che trovasse un’amante più carina di me, più abile e più smaliziata, brillante, intelligente[5].
B) Dalle segretarie alle donne di servizio, passando per le altre impiegate, erano tutte pazze di lui: “Ah, Jacques! È speciale; una vera personalità”, dicevano. Dal mio canto, ero perplessa. Mi sembrava di percepire… una sfumatura… di crudeltà, in lui. Un giorno, uno dei suoi colleghi più stretti ha avuto un incidente di moto; stava in coma. Quando abbiamo saputo della notizia, in ufficio, Jacques ha fatto un commento sgradevole, mentre prendevamo il caffè durante la pausa: “E fuori uno!” disse. “Ad ogni modo, non sapeva lavorare”. L’imperfetto, a proposito di un collega peraltro molto apprezzato, mi aveva urtato. Jacques lo aveva liquidato, insomma. Ha fatto finta di scherzare ma io sentivo tutto il contrario. Jacques è molto ambizioso; questo collega era d’intralcio per la sua ascesa professionale: oggi lo so di sicuro.
Dopo la vita in ufficio ha ripreso il tran-tran, ognuno alle sue faccende.
Presto, ho fatto caso che certe persone, che prima andavano d’accordo da anni, ora non si parlavano più. Mi sono chiesta quale fosse la ragione, ma siccome non mi riguardava direttamente, non ho provato a saperne di più e ho lasciato perdere. Tuttavia… l’ambiente era cambiato, nei nostri uffici.
A volte Jacques andava a giocare a golf con il direttore. Lo aveva letteralmente conquistato, con le sue maniere carine, il suo charme, la sua simpatia naturale. Alcune settimane dopo il suo arrivo da noi, Jacques mi ha invitata a cena. Al ristorante, alla fine del pasto, si è accorto di aver “dimenticato” la carta di credito. Ho pagato io… per “consolarmi”, mi ha proposto di salire e bere qualcosa da lui, in casa sua. È così che la nostra relazione è iniziata e, all’inizio, ero felice.
Sono andata a vivere con lui: me lo chiesi dopo appena tre mesi. Poiché ero davvero desiderosa di costruire una coppia stabile, di avere figli – una famiglia, insomma – ho creduto che fosse la volta buona, l’uomo giusto.
I problemi hanno cominciato a sorgere quando ho smesso di lavorare. Non che mi avessero licenziata ma… dopo essere stata “incoraggiata” a andare via, con una buona uscita. Jacques sembrava gradire molto che io rimanessi a casa, quindi non ho voluto provocare litigi e discussioni; l’ho presa come veniva. Ma dal giorno in cui ho smesso di lavorare, è cambiato. È diventato irascibile; si agitava per un nonnulla. Ben presto ho rimpianto per aver lasciato il mio impiego con tanta leggerezza. Mi annoiavo, non sapevo più che fare delle mie giornate. Ho iniziato a trascurare tutto, me stessa, la casa, ecc. Ovviamente Jacques mi rimproverava abbondantemente. La nostra vita quotidiana si fece pesante, mi sembrava di stare di fronte ad un uomo completamente diverso da quello conosciuto quando facevo la segretaria. Era ancora attraente, pieno di fascino dall’esterno ma… la maschera era caduta.
Lo amavo ancora. Ho tentato di salvare la nostra coppia; ci credevo. Ho chiesto a Jacques di fare un figlio; non ha voluto. Questo rifiuto categorico mi spiazzava: appena ci eravamo conosciuti, aveva detto di volere una famiglia numerosa! [6]
Ho scelto appositamente due testimonianze di donne che hanno smesso di lavorare per ricordare due aspetti fondamentali delle personalità narcisistiche perverse: il bisogno di controllo e il vantaggio economico o sociale che possono trarre dalle pseudo relazioni che intraprendono. Se da una parte i perversi amano controllare la persona che hanno accanto e si sentono al sicuro con una donna 24 ore su 24 a loro disposizione – una donna isolata e quindi impedita di tradirli con colleghi più attraenti – dopo un po’ avvertono il peso economico del mantenimento di una donna. Essendo, come sappiamo, di solito promiscui, i perversi hanno un gran numero di storie parallele da portare avanti e da mantenere. Storielle che vengono coltivate essenzialmente con dei pranzi, cene, caffè, soste in albergo, piccoli viaggi e gite di piacere. Badate bene, molto raramente regali veri, ma svariate gentilezze offerte alle “amiche” di vecchia data o new entry che vogliono conquistare. Questo perché sono sempre i suoi bisogni a contare. Se il numero di prede è elevato ‘scordarsi’ la carta di credito o chiedere il pagamento ‘alla romana’ sarà la norma, anche quando l’invito partirà dal narcisista.
Un altro aspetto rilevante nella seconda testimonianza è la creazione dal nulla di nuove passioni e hobby che servono come un passaporto per entrare a far parte di un determinato circolo sociale, per conquistarsi la simpatia di qualcuno di “importante” o per farsi grande con le nuove conquiste. Es. se il perverso è attratto da una donna di livello sociale più elevato che ama giocare a tennis, imparerà a giocare a tennis per tentare un approccio; se il suo capo suona il piffero, farà qualche lezione per conquistare la sua simpatia; se vogliono far amicizia con un intenditore di vino, cioè, con qualcuno che potrebbe aprire qualche porta in ambito lavorativo, leggeranno quanto basta sull’argomento per avere qualcosa in comune:
I perversi narcisisti fanno proprie le passioni dell’altro nella misura in cui si appassionano per lui, o più esattamente, s’interessano a lui nella misura in cui ha qualcosa che potrebbe appassionarli. Li si vede entusiasmarsi, poi respingere con brutalità e irrimediabilmente. Amici e conoscenti non capiscono bene come una persona possa venire portata alle stelle un giorno ed essere demolita il giorno dopo senza che sia intervenuto, apparentemente, alcun motivo di risentimento. I perversi assorbono l’energia positiva di quanti li circondano, se ne nutrono e rigenerano, poi fanno ricadere su di loro tutta la propria energia negativa[7].
Il camaleontismo dei narcisisti perversi è la conseguenza naturale della loro assoluta mancanza di identità propria, della frammentazione del loro Io e di un vuoto esistenziale che va riempito con qualunque cosa trovano.
Finisco questo articolo con le parole di Lowen:
Il potere, almeno così pensa il narcisista, permette di ottenere il contatto umano senza il pericolo di essere sfruttato. Con il potere è possibile attrarre gli altri. Per i caratteri narcisisti meno disturbati, il potere consiste nell’usare il proprio fascino, la propria vivacità, il bell’aspetto esteriore per adescare gli ammiratori. Le personalità psicopatiche, dall’altro canto, tendono a usare il potere della ricchezza o della posizione per procurarsi dei seguaci, oppure possono essere apertamente seduttive. Sanno troppo bene come sfruttare le paure e le debolezze degli altri, perché sono anche loro. Così promettono e proclamano che saranno loro la luce e la sicurezza che gli altri stanno cercando. Nella loro mente si considerano superiori perché gli affanni umani non li assillano. I disperati, gli impauriti si rivolgono a loro come a dei salvatori. Non hanno forse dimostrato di essere al di sopra della lotta umana? Ma anche se la personalità psicopatica non si conquista uno stuolo di seguaci, deve avere almeno un devoto – un amante per la donna, una prostituta per l’uomo. In altre parole le personalità psicopatiche devono avere qualcuno che ha bisogno di loro. Non possono rimanere sole. E il rapporto deve essere controllato da loro[8].
Essere in grado di trasformarsi in chiunque o qualunque cosa è possibile grazie al delirio di onnipotenza, caratteristica essenziale alla comprensione del Disturbo Narcisistico di Personalità.
Eppure, tale caratteristica a dir poco inquietante costituisce per molte prede il vero fascino di queste personalità.
Il prezzo da pagare per avere accanto un semi dio, come sappiamo, è talmente alto da portare all’annientamento psichico uomini e donne tuttora inconsapevoli dell’esistenza di questi “personaggi” tutt’altro che simpatici e affascinanti.
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[1] Nazare-Aga, Isabelle. La manipolazione affettiva. Castelvecchi Editore, 2008, p. 42.
[2] DOMANESCHI, Filippo; PENCO, Carlo. Come non detto: usi e abusi dei sottintesi. Laterza, 2016, p.36-39
[3] Nazare-Aga, Isabelle. La manipolazione affettiva. Castelvecchi Editore, 2008, p. 114.
[4] CHAPAUX-MORELLI, Pascale ; COUDERC, Pascal. La manipolazione affettiva nella coppia. Edizione Psiconline, p. 106
[5] Idem, p.85
[7] HIRIGOYEN, Marie-France. Molestie morali. Einaudi, 2000, p.141
[8] LOWEN, Alexander. Il narcisismo – l’identità rinnegata, Feltrinelli, 2014, p. 91
Ho scoperto che il mio ex ragazzo aveva seri problemi dopo cinque anni di relazione. Le sue stranezze le avevo considerate sul piano caratteriale, non pensavo certo che fossero sintomi di una malattia mentale. Ad esempio quando salutava non guardava mai la persona negli occhi (ho scambiato questo comportamento per timidezza); per addormentarsi doveva effettuare un NO continuativo con la testa sul cuscino fino a quando non si addormentava e per di più con le cuffie per ascoltare la musica ( su ciò sono stata ingenua, un modo così per addormentarsi non è normale, ma pensavo che se avesse avuto qualcosa che non andava me ne avrebbe parlato e poi diceva che faceva quella mossa perché lo rilassava e cosi’ riusciva ad addormentarsi); non guidava la macchina pur avendo la patente; era rigido nei movimenti del corpo e delle mani, non era armonioso; a letto anche era rigido e non amava dare e ricevere baci e abbracci, una sua caratteristica era la grande resistenza fisica; aveva una memoria spaventosa, avrebbe potuto ripetere a memoria i dialoghi di intere puntate di cartoni animati e si vantava molto di questa qualità; mi aveva detto che era vergine ma poi scoprii che non era vero. Alla fine per puro caso ho letto su internet la recensione di un libro sulla sindrome di Asperger che si intitolava:”Guardami negli occhi” (questa sindrome è un tipo di autismo per le cose pratiche, definito autismo ad alto funzionamento) e ho realizzato (dopo aver letto tantissimi siti e articoli sull’argomento) che tutte quelle caratteristiche le aveva lui!!!!! Si lasciò sfuggire che da piccolo non parlava fino a quattro anni e che raggiunta quell’età finalmente la madre si decise a portarlo dalla logopedista e alla mia domanda :” Perché non parlavi fino a quattro anni?” non ho ricevuto risposta nonostante insistessi per saperlo; aveva sempre problemi di digestione e mal di testa. Inoltre era sempre pronto a fare battutine per denigrarmi per poi correggersi e dire che ” stava scherzando”; spesso era imbronciato e di cattivo umore, sempre pronto a criticare; una volta mi disse :” Non ingrassare più di così perché altrimenti non ti stupire se me ne trovo un’altra”, contate che pesavo all’epoca 60Kg per 1,60 cm di altezza, insomma non ero magra ma neanche obesa. Inoltre mi parlava sempre di fantomatiche colleghe, ragazze della palestra, bariste che ci provavano con lui e me lo veniva pure a dire!!!! Sembrava che tutto il mondo femminile andasse dietro a lui!!! Anche qui ho pensato che essendo sempre stato bruttino in passato e avendo migliorato il suo aspetto perché maturato, forse voleva in modo ingenuo dimostrarmi di essere piacente e che volesse in modo infantile farmi ingelosire. Solo leggendo questo blog ho capito che si trattava di triangolazione. Per fortuna comincio a dimenticare tutte le malignità che ha commesso ma non dimentico certo che veniva tutti i weekend a casa dei miei genitori che lo accoglievano come un figlio e poi sparlava di loro con una sua collega sposata, che è riuscito a far separare dal marito (per mettersi con lei dopo che lo lasciai)!!! Per inciso questo l’ho scoperto perché accollava a lei comportamenti che in realtà attuava lui, tipo quello di parlare male dei suoceri.Una volta mi disse :” Io calcolo tutto, rifletto su ogni cosa”; un’altra volta disse:” Ma perché stai con me? Ci sono tanti bravi ragazzi in giro, con un po’ di cervello e cristiani, perché stai con me? ” , io rimanevo basita perché non capivo il motivo di queste domande. Mi diceva che non ero femminile, che ero pesante come un mattone e prevedibile come un semaforo; quando rispondevo arrabbiata diceva che stava scherzando!! C’erano continui alti e bassi nella relazione, sembrava che mi stesse facendo il favore a stare insieme a me; sempre a criticare il mio corpo, il mio peso, il fatto che secondo lui leggessi pochi libri, che non avevo sufficiente cultura (facendo passare queste critiche per consigli per spronarmi e farmi migliorare perché io ero un diamante grezzo); era sempre tirchio, voleva che offrissi io i pranzi ecc… Ovviamente tutte queste critiche non erano concentrate ma abilmente alternate a momenti positivi e a regali, altrimenti se fossero state concentrate non lo avrei sopportato per cinque anni; in più è vero che queste pseudopersone puntano ragazze insicure, io lo ero. Un libro interessante da leggere che non parla in modo specifico di psicopatia ma raggruppa otto tipi di uomini da evitare è:” Otto tipi di uomini che è meglio perdere che trovare” della psicoterapeuta Sandra Brown. È proprio vero sono scrocconi, maleducati e finti, il libro dice chiaramente di ascoltare il nostro istinto e che se sentiamo qualcosa che non va vuol dire che c’è veramente qualcosa di anomalo e di troncare subito la relazione. Riferendosi alla collega con cui poi ha iniziato una relazione mi diceva:” Lei è la mia musa intellettuale, lei è una scrittrice…” Come se io fossi una stupida ignorante!!!!! Che esseri ignobili!!! La mia consolazione è che la nostra vendetta la sta attuando la natura stessa, avendoli fatti nascere proprio così come sono!!! Vuoti e insoddisfatti a vita, MAI felici veramente. Più vendetta di questa!!!! Sono maledetti a vita. Non ho raccontato tutto altrimenti ci avrei impiegato settimane…. Un saluto a tutti,tiratevi su, io ho impiegato un anno e mezzo per riprendermi ma ora ho un bagaglio che mi ha reso più forte da attacchi gratuiti e cattivi da parte di persone maligne, ora capisco i giochetti psicologici e non mi fanno più male come prima, perché ora capisco che non tutte le persone che si spacciano per brave e che ti danno consigli vogliono spronarti veramente, a volte lo fanno solo per evidenziare le tue mancanze, ora l’ho capito!
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Mi pare ovvio, ma voglio precisare comunque che le parole “diamante grezzo” le utilizzava il mio ex. Mi diceva:” Tu sei un diamante grezzo”. Anche l’intento manipolatorio successivamente è risultato ovvio: voleva che io “migliorassi” per fare tutto ciò che voleva lui, come ad esempio dimagrire, essere più femminile, vestire diversamente ecc… oltre l’assurdita’ del concetto in se’, comunque qualsiasi cosa avessi fatto, nulla sarebbe stato sufficiente. Grazie Claudileila per questo blog, hai aiutato tantissime persone a capire le dinamiche utilizzate da questi orrendi esseri.
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Sono io a ringraziarti, cara Menta! Questo atteggiamento, così come il ghigno sarcastico che ostentano quando osservano come ti sei vestita, come cammini, il ristorante che hai scelto, cosa mangi o come parli, appartiene alla serie di cattiverie gratuite che infliggono a tutte le persone con le quali interagiscono. Hanno uno sguardo ipercritico SU TUTTO. Soltanto loro sono perfetti. Abbraccio forte!
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grazie cla per questo ennesimo articolo molto interessante direi che ho scoperto solo ora, come al solito mi apri un mondo, eccellente analisi direi, peraltro condita alla grande dalle parole di lowen
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