La guarigione dall’abuso narcisistico come processo mentale illuminante, unico e personale

Fonte: https://www.melanietoniaevans.com/services/narc-abuse-recovery.htm
Autrice: Melanie Tonia Evans, terapeuta australiana autrice di Breaking the Chains of Painful Love (2009); ideatrice di un programma terapeutico di ricupero per vittime di rapporti con soggetti narcisisti basato su diversi principi olistici e della medicina alternativa combinati
Trad. C. Lemes Dias

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 LA FIABA

All’età di 35 anni ho pensato di aver trovato FINALMENTE il mio “LUI”, la persona che sembrava essere tutto ciò che avevo sempre sognato. Era “perfetto”, il mio cavaliere in armatura scintillante. Credevo fermamente che fosse l’uomo per me in ogni modo possibile e immaginabile. Ero convinta di aver trovato in lui la risposta a tutte le mie preghiere.

Camminavo letteralmente con la testa fra le nuvole lungo i corridoi dell’azienda. Pochi mesi dopo averlo incontrato, abbiamo fatto il nostro matrimonio da sogno su di una barca di lusso.

Pensavo che la fiaba si fosse avverata.

I SEGNALI DI PERICOLO

Fin dall’inizio c’erano cose che non tornavano. Mi raccontava storie bizzarre, mezze verità, e mostrava strani schemi comportamentali che non avevo mai visto prima.

Poiché era così evidentemente adorante e impegnato con me, razionalizzai il suo comportamento nella mia mente: non volevo ferire i suoi sentimenti, rimproverarlo.

Lo amavo troppo per ferirlo.

Sentivo lo stomaco stringersi a causa dei pensieri del tipo “c’è qualcosa che non va”. Li ignoravo con le più svariate scuse… dopo tutto, era “l’uomo dei miei sogni”.

Dopo il matrimonio le sue domande, le sue insicurezze e la necessità di controllarmi costantemente sembravano sempre più inquietanti. Continuavo, però, a ripetermi che si comportava così semplicemente perché mi amava troppo.

Non riuscivo nemmeno a immaginarmi con nessun altro. Credevo che tutto ciò che dovevo fare era amarlo di più. Dopotutto, l’amore vince su tutto. GIUSTO?

LA DISTRUZIONE

In pochi mesi, il suo comportamento strano, manipolatore e geloso si intensificò. Diventò incontrollabile. Era talmente grave che non potevo più inventarmi scuse per negare quello che stava succedendo. Appena 18 mesi dopo esserci sposati, diventai irriconoscibile. Non ero più la persona di una volta.

Ho perso molti amici e soci in affari perché il mio “lui” spaventava e cacciava via tutti oppure li girava contro di me. Gli insulti erano costanti, la micro gestione della mia vita professionale, la mancanza di fiducia in me, i colpi bassi e le minacce avevano infranto la mia autostima e la fiducia che avevo in me stessa.

Mi sembrava di essere sull’orlo della pazzia. Tutti credevano che la colpa per il rapporto che non funzionava era mia. Lui aveva convinto i nostri amici di essere tradito da me, che ero una bugiarda, una persona orribile, e che lo maltrattavo.

Alla fine ho avuto la forza di andarmene, ma non riuscivo a impedirmi di tornare ciclicamente da lui. Nessuno capiva perché lo facessi. Le poche persone che si sono rese conto di quello che mi stava accadendo sapevano solo dirmi: “Abbandonalo, che diamine stai facendo?”

Nonostante l’orribile abuso e i consigli delle persone a me vicine, mi sono aggrappata ostinatamente al sogno. Continuavo a pregare, a lottare e ad ingegnarmi per cercare di convincerlo a tornare ad essere l’uomo che credevo di aver sposato.

Come un tossicodipendente continuai a vederlo di nascosto, anche dopo che eravamo divorziati. Mentivo ai miei parenti e alle persone che più amo al mondo: mio figlio e i miei genitori. Riuscivo a starmene un po’ lontano, ma poi tornavo ancora e ancora pregando sempre perché fosse cambiato, sperando che quella fosse “la volta buona”.

Anziché migliorare, drammaticamente e rapidamente il suo desiderio di vendetta aumentò la soglia dei maltrattamenti. Peggio mi trattava, più orribile e maniacale diventava la mia dipendenza da lui. Ero dentro una spirale di vergogna, di disperazione e impotenza che scendeva in un grande buco nero.

Dopo anni di questo ciclo autodistruttivo, è successo l’inevitabile. Ho avuto un crollo psicotico.

Un amica mi trascinò letteralmente da un terapeuta che fece la seguente diagnosi: agorafobia, disturbo post-traumatico da stress e dipendenza affettiva (non riuscivo ancora a stare lontana da lui). Mi disse che avevo bisogno di anti-psicotici, riposo completo e terapia intensiva per tenerlo lontano, recuperarmi e riacquistare le mie energie.

Sono tornata a casa e quella notte sono crollata sul pavimento del mio bagno. Ho pregato a Dio di darmi la risposta. Non sapevo più cosa fare. Sapevo, però, che la via degli anti-psicotici sarebbe stata la mia fine: non potevo assolutamente scegliere quella via, ecco l’unica cosa che sentivo.

Poi ho avuto un’ILLUMINAZIONE.

LA LUCE

Era come se tutto ciò che pensavo di sapere all’improvviso scomparisse e una potente illuminazione fosse arrivata per sostituire tutto.

In quella frazione di secondi in cui crollai in bagno ho appreso la verità: il dolore che sentivo non aveva nulla a che fare con lui, era qualcosa di rotto dentro di me.

Dovevo staccarmi completamente da quell’uomo, non importava a quale prezzo. Sapevo che non potevo mai più tornare sui miei passi, a prescindere di quanto pensassi di morire senza di lui.

Sapevo che la mia unica possibilità era lasciarlo andare e lavorare su me stessa, altrimenti MAI avrei potuto rimettermi in piedi.

Ho rotto tutti i contatti con lui, ho rifiutato gli anti-psicotici e la terapia convenzionale, che contenevano solo la speranza di gestire i sintomi, ma non di guarirmi del mio dolore.

Ho intrapreso, invece, un profondo viaggio alla scoperta del mio Io, un viaggio di crescita personale, trascorrendo ORE ogni giorno a concentrarmi sulla mia guarigione. Leggevo tutti i libri relativi allo sviluppo personale che trovavo; studiavo come impostare i miei limiti, in cosa consisteva un rapporto affettivo sano, lo sviluppo personale, le leggi dell’attrazione e la meccanica quantistica.

Ho studiato molte modalità di guarigione, tra le quali la kinesiologia, la regressione (time-line), la theta-healing[1] e la tecnica tapping (EFT)[2]. Praticavo innumerevoli tecniche mentre lavoravo diligentemente su me stessa.

Durante questo viaggio sono incappata in un tipo di conoscenza davvero importante, che ha fatto la differenza per me.

Ho scoperto QUATTRO VERITÀ COMBINATE sui maltrattamenti che nessuno mi aveva mai comunicato – nessun medico, psicologo, mental coach, o lavoratore addetto alla violenza domestica. Verità che non erano emerse nei gruppi di auto aiuto o di sostegno agli abusi che avevo frequentato.

Per me era chiaro perché molte persone soffrivano ad oltranza per i maltrattamenti nei quattro canti del globo, e perché la maggior parte di loro non riusciva a migliorare anche decenni dopo l’esperienza abusiva.

Questa informazione è stata la chiave per la mia guarigione. Mi rendevo conto, inoltre, che si trattavano di aspetti vitali per aiutare a liberare altre persone dagli abusi narcisistici.

4 FATTI DI VITALE IMPORTANZA SUGLI ABUSI

FATTO 1

LA NOSTRA ESPERIENZA NARCISISTICA COMBACIA CON LE FERITE DELLA NOSTRA “IDENTITÀ INTERIORE”.

 Di solito crediamo che la nostra vita viene impostata sulla base della nostra mente logica. Esiste, in realtà, una forza molto più potente che la controlla: la maggior parte dei nostri programmi emotivi sono stati creati prima dell’età di 7 anni quando operavamo in onde cerebrali theta e alfa. Cosa vuol dire? Che eravamo come spugne secche che assorbivano senza filtri i messaggi che ricevevamo dai nostri genitori o dalle persone che si prendevano cura di noi. Non avevamo la capacità cognitiva di capire se un particolare messaggio era giusto o sbagliato.

Sono le parti infantili di noi che sviluppano le credenze sull’amore condizionato. Poiché siamo stati cresciuti da adulti che avevano le loro ferite non guarite (anche quando avevano le migliori intenzioni), siamo stati educati con la falsa premessa che eravamo amabili e accettabili per quello che facevamo o non facevamo, anziché amabili semplicemente per quello che eravamo.

Quando abbiamo incontrato il narcisista, non avevamo ancora guarito le ferite subcoscienti interne che ci portavamo appresso dalla nostra infanzia.

Il/la narcisista sembrava essere qualcuno che ci amava e ci accettava incondizionatamente perché sapeva esattamente come farci sentire approvati e degni.

Questa persona, invece di concederci la nostra dignità scomparsa, era entrata nella nostra vita per farci retrocedere e portare in superficie le profonde ferite infantili subconscie che dovevamo cercare di guarire.

Non importa il quanto è doloroso affrontare queste ferite, è vitale farlo. Finché il nostro senso dell’Io dipenderà dal narcisista per risultare integro, degno e sentirsi approvato, ci aggrapperemo e lotteremo per cercare di aggiustare e cambiare il narcisista, cosicché ci possa fornire l’amore e la sicurezza che desideriamo.

Il risultato è che restiamo invischiati e agganciati anche quando maltrattati.

In realtà, non si tratta soltanto di guarire le nostre dolorose ferite dell’inconscio per sfuggire alle leggi della profonda attrazione, dipendenza e ossessione, e dal pensiero che una persona narcisista possa guarire le ferite della nostra infanzia per noi. C’è dell’altro. Dopo due esperienze di abuso narcisistico e dopo aver aiutato migliaia di persone a riprendersi dagli abusi, ho scoperto che è solo attraverso la ricerca, l’assunzione di responsabilità e la guarigione delle ferite originali non cicatrizzate dentro di noi che possiamo liberarci e porre fine al ciclo di maltrattamenti nella nostra vita.

FATTO 2
QUANDO NON GUARITE DIRETTAMENTE, CREIAMO DIFESE MENTALI ATTORNO ALLE NOSTRE FERITE INTERIORI

Poiché il narcisista ha portato alla superficie le nostre profonde ferite, esse sono coscienti ed energizzate, di modo che il dolore emotivo è diventato talmente grave che non possiamo più ignorarle.
Quindi, ora abbiamo due scelte: andare verso l’interno per affrontare tutte le ferite; o rimuginare cercando di razionalizzare logicamente il nostro dolore per assegnare la responsabilità da qualche altra parte.
Sfortunatamente crediamo che sarà più facile coprire le nostre ferite interiori e cercare un modo di uscire dal dolore senza interrogarci troppo. Iniziamo a provare sensi di colpa e vergogna, a giudicare, a vittimizzarci e a lanciare verso l’esterno le ferite interiori per convincerci che il nostro dolore non ha nulla a che fare con il passato, con il bisogno di guarire da quel “qualcosa” rimasto indietro.

È questa la forza che ci mantiene aggrappati e ossessionati dalla persona o cosa che ci sta danneggiando, come se la nostra mente ci raccontasse “storie”, offrisse delle “scuse” e “giustificazioni” per distrarci dal duro lavoro di scavare dentro di noi.

La nostra mente ci convince che è colpa di qualcun altro il danno che riconosciamo. Questa persona diventa, quindi, l’unica responsabile. Se nessuna persona al mondo può salvarci da noi stessi, cosa dire dagli individui che non esistono, totalmente costruiti, incapaci di affrontare le loro stesse ferite interiori? Se non andiamo verso l’interno per cercare le radici del nostro dolore, e restiamo a guardare l’esterno,  incolpiamo altre persone e rinneghiamo noi stessi. Le nostre ferite restano nell’inconscio e continuiamo ad invischiarci in situazioni rischiose e con persone che amano ferire gli altri. Per riprenderci dall’abuso narcisistico dobbiamo andare verso la fonte e affrontare direttamente cos’è andato storto.
È l’unico modo.

FATTO 3

IL NOSTRO CORPO CI AGGANCIA CHIMICAMENTE AGLI INDIVIDUI MALTRATTANTI

Questo concetto è CRUCIALE e una volta capito mi ha portato a comprendere perché le persone non riescono a smettere di tornare dai maltrattanti, oppure ad andare avanti senza pensieri ossessivi e l’orribile dipendenza che controlla la loro vita.

Il modo migliore per spiegare questo concetto è parlare di ciò che, in effetti, accade chimicamente all’interno dei nostri corpi.

Quando capita un evento importante nella nostra vita, il nostro sistema di credenze crea una percezione, una “decisione” su quell’evento, il che genera un impulso elettrico al nostro ipotalamo, quella parte del nostro cervello che produce le sostanze chimiche che corrispondono alle nostre percezioni.

Queste sostanze chimiche, chiamate peptidi, vengono quindi distribuite in tutto il nostro corpo, il che genera l’emozione che corrisponde alla nostra percezione dell’evento.

C’è un peptide per la rabbia, la tristezza, l’amore, la felicità e ogni emozione che sperimentiamo.

Quando sperimentiamo un episodio per mano di un maltrattante che corrisponde a una ferita infantile già esistente, il nostro cervello innesca “l’impotenza”, “la vittimizzazione”, “il senso di inutilità” e altre vecchie percezioni legate alla paura: regrediamo all’età emotiva delle nostre ferite originali non cicatrizzate.

La produzione chimica di ferite non cicatrizzate è in ripetizione e le cellule del nostro corpo diventano letteralmente dipendenti da queste emozioni dolorose. Se l’inganno, la slealtà, l’ingiustizia, il tradimento, l’abbandono, il rifiuto e così via sono le nostre ferite interiori, la mente torna continuamente a pensare ai modi in cui il narcisista ci ha ferito, cerca di capire perché lui o lei l’abbia fatto, non riesce a capacitarsi su come una persona possa essere tanto crudele da non amare.

Se il vostro corpo non ha ricevuto il peptide corrispondente alla vostra ferita per un po’, egli trattiene una piccola quantità della sostanza per rilasciarla nel vostro flusso sanguigno. I peptidi rilasciati fanno scattare nel vostro cervello i circuiti della memoria atti a ripensare ancora e ancora all’ingiustizia e al tradimento, inviando un segnale all’ipotalamo per produrre più di quel peptide: il ciclo doloroso di dipendenza del dolore continua.

Questo è il motivo per cui quando si è assuefatti dall’abuso narcisistico, non importa quanto continuino a ripetersi gli eventi che ci fanno stare male, non riusciamo a smettere di essere ossessionati dagli eventi traumatici che hanno avuto luogo. Continuiamo a tornare al dolore, all’impotenza e alla vittimizzazione – perché il nostro corpo è fisiologicamente agganciato per ricevere più dei peptidi del dolore.

Anche quando sappiamo che una persona è tossica, semplicemente non riusciamo a smettere di ossessionarci o addirittura di tornare da loro. Questo è il modo trovato dal nostro corpo per soddisfare la sua dipendenza chimica.

Per questa ragione, nonostante tutte le comunicazioni con il nostro maltrattante siano state interrotte, fino a quando non rompiamo questo ciclo chimico è difficile e quasi impossibile andare avanti con la nostra vita.

FATTO 4

NON RIUSCIAMO A PENSARE SU COME USCIRE DA UN INTENSO TRAUMA EMOTIVO

Quando si ricevono grandi ondate di emozioni dolorose, il cervello è attivato in modalità “sopravvivenza” (nota anche come funzione delle onde cerebrali beta ad alto raggio). In questa frequenza la parte evoluta e saggia del nostro cervello va in stand-by, di modo che ad agire è il suo nucleo primitivo.

Questo è il motivo per cui la nostra mente è continuamente bombardata da pensieri di impotenza, disperazione, tradimento, trauma, paura, desiderio, bisogno, panico: sono le “scuse” che ci stiamo addossando per restare aggrappati alla speranza di riconnetterci con il narcisista e alimentare la nostra ossessione per lui/lei, focalizzandoci su riflessioni del tipo: “Ho bisogno che qualcuno sia responsabile”, “Forse sono proprio io e non lui/lei il problema” oppure “Se faccio così, forse stavolta andrà tutto bene”.

Ecco perché prendiamo decisioni impulsive che ci creano più dolore, anche se in fondo sappiamo ciò che è meglio per noi.

Ogni volta che cerchiamo di usare la nostra mente per uscire dal dolore e stare lontano dal narcisista, troviamo un modo per continuare nel girone: è la dolorosa dipendenza dai peptidi.

La verità è: NON POSSIAMO GUARIRE DA UN TRAUMA USANDO SOLTANTO LA LOGICA.

È impossibile pensare di uscire da un dolore emotivo estremo con il solo utilizzo della ragione, perché il nostro cervello può operare SOLO entro la gamma delle dolorose sostanze chimiche traumatiche che conosce, non importa il quanto sappiamo di essere intelligenti.

Possiamo arrivare a credere di diventare pazzi, ma in realtà è il nostro corpo ad aver afferrato il controllo del nostro cervello. Si tratta di un fenomeno fisiologico che non può essere controllato dal “pensare”. Solo quando iniziamo ad affrontare le nostre ferite interiori e interrompiamo il ciclo di dipendenza dai peptidi prodotti dal corpo, le sostanze chimiche del trauma corporeo piano piano si ritireranno… e SOLO DOPO il nostro cervello continuerà a funzionare naturalmente.

L’ironia della ripresa è questa:

La nostra mente afferma che se riflettiamo di più forse possiamo risolvere il problema e trovare una soluzione. Siamo indotti a credere che se facciamo ulteriori ricerche sul comportamento del narcisista, allora possiamo trovare TUTTE le risposte che fermeranno il nostro dolore. Eppure, il pensiero fisso concentrato sulla sua sola persona resta nella nostra testa, generando invece sempre più impotenza, trauma e depressione.

La scoperta ENORME che le persone guarite hanno fatto è:

Il problema del dolore fino alle cellule del corpo (dove il trauma sta realmente accadendo) non può essere guarito con il solo uso della nostra mente: è una battaglia persa perché il nostro corpo (le emozioni) hanno preso il sopravvento, mentre il cervello (la ragione) ne è diventato il servo. Dobbiamo affrontare il dolore anche nel nostro corpo per far sì che i nostri pensieri cambino automaticamente.

Dopo aver scoperto tutti questi fatti incredibili per me, mi sono resa conto del perché stavo combattendo una battaglia così grande per finalmente guarire.

Sapevo che non sarei riuscita a guarire senza cambiare la mia programmazione interiore. Dovevo trovare quel “qualcosa” che mi teneva aggrappata al desiderio di entrare in contatto con il narcisista, una persona tossica per me. Avevo bisogno di liberarmi dall’ossessione. Dovevo smettere di pensare su ciò che mi aveva fatto, così da poter finalmente riacquistare il potere e la piena funzionalità per re-impostare la mia vita.

Avevo bisogno di qualcosa che indirizzassi il mio dolore a un livello diverso, così da “aggirare” la mia mente, perché lei continuava a girare in tondo per rialimentare il dolore, tenendomi legata a situazioni dolorose.

Così ho iniziato a lavorare con i sistemi di guarigione energetica che POTREBBERO bypassare la mia mente, cercando di lavorare direttamente sul mio subconscio per liberare il trauma dalle mie cellule e porre fine al ciclo di dipendenza dai peptidi.

Sapevo che lavorare sul mio subconscio avrebbe riprogrammato la mia ferita interiore e trasformato ciò che non andava in sistemi di credenze più sani e potenti che avrebbero riscritto i miei precedenti schemi di abuso.

Ero già da un terapista per lavorare sulla linea del tempo[3], e poi ho studiato e preso il certificato per diventare una kinesiologa applicata e terapeuta avanzata.

Tutti questi strumenti energetici che ho usato per comunicare con il mio subconscio erano potenti, ma nessuno di loro mi ha veramente liberata. Stavo guarendo, ma lottavo ancora con una grave condizione di agorafobia, tanto debilitante che potevo “soltanto” gestirla, ma non ancora guarirla. La mia vita era ancora limitata.

A causa dell’enorme quantità di ricerca e apprendimento che avevo fatto, sapevo che era possibile lasciare andare energeticamente una ferita e sostituirla con una conoscenza sana potenziata, così da spostarla istantaneamente ad uno stato evoluto, a prescindere dell’argomento emotivo.

La scienza fisiologica quantica[4] riconosce tali cambiamenti istantanei: quando viene rilasciato un sistema di credenze emotive interne, il cervello riflette automaticamente quel cambiamento. La maggior parte di noi conosce questi momenti come “momenti ah-ha” (illuminanti) quando non solo cambia la nostra idea su qualcosa, ma anche quando letteralmente cambiamo.

A causa del mio intenso desiderio di guarire le profonde ferite che stavano alimentando la mia condizione agorafobica, un’ispirazione si è verificata quando ho avuto l’idea di mettere insieme il meglio delle tre modalità di guarigione combinate.

All’improvviso ho solo “saputo” come combinarli … ma l’esperienza del cambiamento è davvero molto intuitiva e diversa per tutti.

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[1] https://www.macrolibrarsi.it/libri/__guarigione-da-disordini-e-malattie.php
[2] http://www.eft-italia.it/ Vide anche il canale su youtube di Domizia Parri “Tapping per tutti” https://www.youtube.com/channel/UCoZuMLuOGQoP_M-vjd3u0yw
[3] Vide: La time-line della PNL. Come trasformare la percezione degli eventi passati e futuri con la programmazione neurolinguistica (2009), di Michael HALL e‎ Bob G. BODENHAMER  
[4] https://www.macrolibrarsi.it/libro.php?ean=9788878693425&pn=9%2520

20 pensieri su “La guarigione dall’abuso narcisistico come processo mentale illuminante, unico e personale

  1. Finalmente un po’ di luce.
    Un percorso che condivido, molto faticoso, richiede impegno , fermezza e anche curiosità culturale. Questo distogliere lo sguardo da Lui, uscire dal mito negativo, respirare, voltare pagina uscire dall’ignoranza.

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  2. Quindi per riprogrammare i bepidi e chiudere le nostre ferite, cosa dovremmo fare per sanarci a parte il volerci bene e ribellarsi ai soppeusi, chiudendo i contatti con i conoscenti tossici ok.Ma con i familiari che facciamo?

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    1. L’autrice ha trovato la SUA risposta nelle terapie alternative che menziona e nello studio delle neuroscienze. Per quanto riguarda i parenti non possiamo pretendere di cambiare un intero sistema familiare che applica da generazioni lo stesso schema di abuso e maltrattamento. Ho tradotto diversi articoli sulle famiglie narcisiste nel blog. Un abbraccio!!

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  3. Articolo illuminante! Mentre leggevo, pensavo tra me e me, che probabilmente per sanarmi dalla depressione che mi trascino da anni, dovrei trovare il modo di abbandonare i pensieri ossessivi ed accettare che i miei familiari non cambieranno mai. Ad oggi non vi sono ancora riuscita ma la mindfulness ed il percorso buddista ha già instillato in me qualcosa di buono. Accettare che le persone di cui avresti più bisogno al mondo, sono le stesse da cui devi scappare, non è facile per nulla ma è salvifico se non si vuole barattare la propria vita con loro.

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  4. Il nostro cervello rettiliano e l’amigdala registrano ogni nostro trauma, dopo situazioni di abuso il nostro sistema d’allarme va letteralmente in tilt ed entra in funzione ad ogni minima sollecitazione anche attraverso il pensiero, ciò ci porta a stare sempre nella modalità combatti o fuggi di conseguenza i nostri muscoli si contraggono avviene una lieve deprivazione di ossigeno che in casi veri di attacco serve ad evitare emorragie il cuore batte a mille ….insomma all’inizio il nostro fisico e bombardarto da una scarica di ormoni da stress ,ci vuole molto coraggio e molto amore per noi stessi per venire fuori da situazioni che come dice l’articolo abbiamo “attratto ” con le nostre ferite non sanate!!!

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  5. La mia psicologa è intimamente convinta che io possa farcela da sola. Io resto convinta del contrario.
    I riagganci reciproci con il narcisista sono stati devastanti ed io ho solo la consapevolezza che non sto bene, ma per il resto la droga vince sempre.
    Voglio uscirne e non so come fare. Abbiamo scambi verbali in cui riesco lucidamente a dirgli quello che non va, le cose che penso, ad elencare le sue contraddizioni in maniera dettagliata e impattante, ma allo stesso tempo sono in piena dissonanza cognitiva e mi sento persa senza di lui.
    Ho bisogno di aiuto. Io voglio riprogrammare il mio cervello, tipo “se mi lasci ti cancello” di Michel Gondry, senza rinnamorarmi però della stessa merda.

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  6. Ciao Claudileia.Buongiorno a tutti.Torno a scrivere sul forum dopo tantissimo tempo,tempo che ho dedicato alla crescita e alla riflessione.
    Ieri,dopo oltre un anno e mezzo ho incontrato per caso colei che é stata capace di devastarmi la vita…
    Eravamo in un contesto promiscuo in una serata musicale.Io in compagnia.Lei dopo pochissimo si é messa ad un metro da me senza mai incrociare lo sguardo col mio.Avrebbe potuto stare a distanza visto i grandi spazi,ma naturalmente e volutamente non lo ha fatto.Di sicuro si sarebbe aspettata un mio gesto,e a dirla sinceramente ho avuto la netta sensazione di osservare un fantoccio di pezza,spento e privo di una qualsiasi qualitá.Infantile nei gesti e negli atteggiamenti.Tutto ció che ho subíto in quel mio periodo di vera e propria sottomissione ha perso qualunque traccia.Non ho nemmeno visto la sua bellezza,l’esterioritá che sempre l’ha aiutata nel fare presa…
    Frequentando gli stessi ambienti sapevo di poterla incontrare.É successo e l’indifferenza che ho provato nel guardarla é quasi arrivata alla pena e alla compassione.Un pensiero é tornato ai suoi figli,ragazzi che ho vissuto e che tratta come se fossero animaletti da appartamento…
    Ecco,il tutto per dire e per dirci che uscirne si puó,e che se un domani doveste incontrare il vostro carnefice potrete guardarlo come il piú comune degli sconosciuti.

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    1. Condivido. Sto cominciando a sentire nei suoi confronti, in quelle rare occasioni di incontro molto brevi, provo proprio le sensazioni che hai descritto così bene: la vedo brutta e insignificante, un sacco vuoto che cerca di elemosinare aria da chi la circonda per continuare in qualche modo ad avere una consistenza. Io che ci ho vissuto insieme ho impiegato anni per comprendere e riuscire a liberarmene, dunque so che chi la vede saltuariamente non sarà mai in grado di vedere le maschere che indossa. Mah, la corte mi fa pena, in fondo sono dei poveracci e delle poveracce coi paraocchi.

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  7. Stamane ho incrociato il mio ex N.P. Le nostre auto procedevano in direzioni opposte. L’ho visto e l’ho percepito più attraente di prima , questo ha suscitato in me un senso di disorientamento. Premetto che sto attuando il No contact da circa 3 anni ed in tutto questo tempo ho seguito attentamente questo blog ed i consigli preziosi di Claudileia. Pensavo di avere sviluppato una qualche immunita’ antinarcisista e di aver raggiunto un livello di consapevolezza sulla devastazione che producono questi mostri. Invece con stupore ho notato la mia confusione, nel percepirmi SCISSA. Da un lato c’era la logica che mi gridava di non dimenticare le sofferenze subite , dall’altro le emozioni legate alla corporeità , che mi facevano per un attimo . rimpiangere la sua vicinanza. Sarà la maledetta dipendenza chimica , ancora presente nelle mie cellule ,a spingermi verso di lui . Ho paura di non riuscire a controllare queste emozioni e non voglio rimanere legata a vita ad un mostro e non riuscire a superare questo tremendo trauma . Qualcuno di voi che ha superato questa criticita’ potrebbe darmi un consiglio ?

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    1. Carissima Tiziana, è importante capire che l’obiettivo degli n.p. è lasciare un segno indelebile in TUTTE LE DONNE che passano per la loro vita. Non vogliono “morire” nella loro mente. Ecco perché in apparenza investono così tanto all’inizio con il famigerato love bombing. Fin qui ci siamo, giusto? Ora veniamo a te, a cosa provi. Il narcisista, nella tua mente, è ancora seduto sul trono, elevato al di sopra di tutti gli uomini come l’esempio di bellezza e passionalità ASSOLUTA. Dopo tanto tempo si vede che il suo intento è stato pienamente raggiunto: lui ti ha resa “sterile” a determinati sentimenti di amore e passione verso chiunque altro. Tu sai che è una persona orribile MA stenti a credere col cuore. Come uscirne? Come rompere l’incantesimo dell’attrazione indotta con mezzi manipolatori? Vai con la mente al tipo di uomo che ti attraeva PRIMA di lui. Se non c’entrava nulla con ciò che ti piaceva prima, allora vuol dire che non avevi un impronta che ti spingeva verso questo tipo di “uomo” sin dalla tua nascita. Se, invece, sei reduce di una serie di uomini identici vuol dire che la risposta per quanto riguarda le cause della tua attrazione sono nel tuo passato primordiale.

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      1. Carissima Claudileia ti ringrazio per la tua dettagliata risposta , che mi ha offerto lo spunto per un’introspezione. Hai ragione , nella mia mente il narcisista è ancora seduto sul trono. L’ho idealizzato sin dal primo istante. Non mi sono mai posta domande sul suo comportamento. Era come se una forza oscura mi spingesse a cercarlo continuamente, nonostante lui fosse molto sfuggente , sarcastico e misterioso. Proprio questo mi catturava e rendeva la situazione molto eccitante . Quando stavo con lui avevo l’adrenalina a mille. Tutto questo lo definivo AMORE…. Oggi Grazie a Te, agli appassionati commenti dei “compagni di viaggio “di questo blog , agli articoli illuminanti, ho capito che si trattava di una mia ferita non cicatrizzata Che mi spingeva a rivivere lo stesso doloroso copione della mia infanzia. Ricordi la favola delle scarpette rosse , superbamente analizzata da Clarissa Pinkola Esteès , che condannano la bambina a danzare, danzare fino a morire? Così è stato per me, sono arrivata ad un passo dall’infarto e li’ ho capito che non gliela dovevo dare vinta. Ho frequentato un altro narcisista molto prima di lui , ma non sapevo che lo fosse . Poi ci sono stati uomini normali , dolci e affettosi ma ……. era come se solo con questa tipologia di uomini io riuscivo a colmare quel vuoto “cosmico ” che mi portavo dentro e di cui non ne ero consapevole. Dunque cara Claudileia ti ringrazio per l’analisi che tu hai fatto che è perfetta. Le cause di quella forza oscura (che adesso per me ha un nome) sono da ricercare nel mio passato primordiale. Tutto questo mi spaventa , ma ritengo che sia l’unica strada per uscirne DEFINITIVAMENTE. Voglio anche ringraziare LuciaBennet per il suo prezioso e affettuoso consiglio : No Contact per sempre.

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      2. Avanti tutta, cara Tiziana! Il libro di Clarissa P. Estés dovrebbe essere obbligatorio nelle scuole. E’ lettura salva-vite, fondamentale. Sappi che i narcisisti più crudeli, dopo aver massacrato una persona che ha raccontato ingenuamente la sua intera esistenza hanno il coraggio di dire: “Oh, ma io cosa c’entro con le tue ferite passate? Cerca di risolvere le tue robe senza imputarmi colpe che erano della tua mamma, del tuo papà, del tuo fratello o sorella maggiore…”. Ricordati, cara: loro non hanno alcun tipo di responsabilità esattamente come i bambini oppure come le persone che non hanno la capacità di intendere e di volere. Ora, io ti chiedo… come fai a provare desiderio per chi non ha la capacità di intendere e di volere??? Cambia prospettiva e ne uscirai alla grande. Abbraccio forte.

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      3. oddio claudileia saggie parole cara, a me mi dedicò una canzone il cui testo recita letteralmente: io sarò la nuvola che ti terrà nascosta mentre gli altri non si accorgano che ti hanno persa…

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  8. Ciao Tiziana,
    personale opinione? E’ difficilissimo deprogrammarsi totalmente dal legame con l’ex maligno. Forse in certi casi non si riesce mai del tutto, anche a distanza di anni e anni e nonostante si tengano sempre ben saldi i ricordi terribili; questo razionalmente. Perché poi capita che passino gli anni e, come nulla fosse successo, noi VEDIAMO quella persona e tutto crolla. Il corpo è più sincero della mente, e il nostro corpo può ancora sinceramente essere infatuato/ammaliato di quell’individuo. Per questo è così importante mantenere il No Contact.
    Un abbraccio

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    1. Grazie Alessandro per il tuo consiglio . Volevo chiederti se del libro “Guarire dall’abuso nascosto ” scritto in lingua inglese , esiste la traduzione in italiano?

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