Quando un/a narcisista vi chiede scusa

Fonte: https://pro.psychcentral.com/recovery-expert/2017/02/when-a-narcissist-makes-an-apology/
Autrice: Dott.ssa Sharie Stines, psicologa specializzata in Disturbi della Personalità, traumi complessi e ricupero da dipendenze, abusi, relazioni disfunzionali e violente. È consulente presso Lifeline Counseling & Education Inc. (www.lifelinecounselingservices.org), organizzazione no-profit nel sud della California.
Trad. C. Lemes Dias
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Per un individuo narcisista patologico le scuse non hanno lo stesso significato attribuito da una persona non disturbata.

Per la persona comune ricevere o porgere delle scuse significa dire con sincerità:

– “Mi dispiace”.

– “Posso riparare. Riconciliamoci”.

Le scuse per un n.p. significano, invece:

“Guarda il quanto sono bravo”.

“Ora MI DEVI perdonare”.

“Non parliamo più di questo”.

“La nostra relazione va avanti alle mie condizioni, anche se ora sembra che m’importi dei tuoi sentimenti.”

Non fattevi ingannare dal presunto pentimento di una persona narcisista.

Rendetevene conto che la relazione non è diversa da come era prima delle “scuse”: ciò che avrete da quel momento in poi sarà solo più confusione nella vostra mente (informatevi su cosa significa “dissonanza cognitiva”).

Non è corretto interpretare che sono davvero dispiaciuti o che non faranno ancora una volta quello che vi ha ferito.

Lo faranno ancora e ancora, perché per un/a narcisista le scuse sono parte integrante del “ciclo degli abusi”.

Quando un/a narcisista ci chiede scusa, tendiamo a credere a quattro cose:

  • Che lui/lei sia veramente dispiaciuto/a.
  • Che non lo farà mai più.
  • Che “capisca” dove, quando e come ha sbagliato.
  • Che le cose andranno meglio nella relazione.

La brutta notizia è che queste quattro cose non accadranno MAI.

Cerchiamo di guardare in faccia la realtà:

  • Le persone affette da DNP non sono veramente capaci di dispiacersi, ma avvertono il bisogno di scusarsi unicamente per riprendere il controllo della relazione e per cercare di ripulire l’immagine rimasta macchiata agli occhi degli altri;
  • Le persone affette da DNP faranno di nuovo la stessa identica cosa, ripetutamente. L’intento insito delle scuse narcisistiche è uscire dal guaio creatosi con la persona o le persone che hanno scoperto le loro faglie;
  • Ai narcisisti non importa niente di come il loro comportamento abbia avuto un impatto sulla persona ferita, anzi, il dolore dell’altro si tratta di un aspetto irrilevante. Sanno soltanto che scusandosi danno un’immagine di persone che “s’importano”. Sanno anche che una richiesta di scusa è spesso “l’asso nella manica” che porta ad “uscire dalla prigione gratis”. Una carta preziosa da usare ogniqualvolta cercherete di ricordare le loro responsabilità.
  • La relazione resterà assolutamente com’è, senza subire alcun tipo di cambiamento.

Tutte le scuse appartengono al “gioco” narcisistico in cui le cose possono essere calde e fredde o buone e cattive. In una relazione con una persona disturbata è così che funziona. Le scuse fanno parte dell’illusione del “bene” nella relazione.

Quando i narcisisti si scusano con voi, sanno di tenervi agganciati attraverso l’emozione provocata da sentimenti come la speranza e il sollievo. Prima delle scuse siete stati feriti, magari traditi e abbandonati, di modo che la speranza è qualcosa di cui avete bisogno.

Dopo le scuse come vi sentiti? Sollevati e nuovamente rilassati.

A questo punto cosa accade? Ridate nuovamente fiducia alla persona amata e riallacciate i rapporti con lei.

Ecco il nocciolo duro nella creazione del legame traumatico.

Cercate di comprendere che i legami traumatici si formano in tutte le relazioni tossiche e che sono più difficili da rompere rispetto ai legami sani. I legami traumatici si verificano per rinforzo intermittente.

Le relazioni narcisistiche sono basate su legami traumatici, anziché su connessioni normali. Questo perché le persone affette da questo disturbo della personalità sono incapaci di reciprocità, cooperazione o empatia, ossia, tutti gli ingredienti necessari per una sana relazione umana.

In una relazione narcisistica la persona non-narcisista è semplicemente un oggetto.

I narcisisti partecipano alla relazione come se vivessero in un sistema di scambio di voucher: credono che se una persona fa ciò che vogliono, allora viene premiata dalla loro presenza divina. Chi non segue queste regole, va scartato. Chiaro e semplice.

Il problema di una relazione con una persona affetta da questo disturbo della personalità è che la controparte opera all’interno di un determinato sistema di valori, mentre il/la narcisista opera con delle regole totalmente diverse (inventate nella mente e non condivise, n.d.t).

Per un essere umano “tipico” le scuse di un altro essere umano vogliono dire “rimpiango ciò che ho fatto e mi sento male per averti ferito”.

Un essere umano empatico imputa queste stesse caratteristiche a un narcisista ed è difficile per lui, con il suo sistema di valori, afferrare il concetto che sta trattando con una persona che non riflette la sua empatia e che non ha la capacità di prendersi cura degli altri.

Se vi capiterà di ricevere le scuse di una persona narcisista ricordatevi di usare ogni vostra capacità cognitiva. Sarete meglio tutelati ricordandovi che tali scuse sono utili ad una sola persona: ovviamente al/la narcisista.  

So bene che odiate pensare in un modo così duro su di un’altra persona, a maggior ragione quando si tratta un partner che avete tanto amato. Siete persone coscienziose e, molto probabilmente, ciò che avete appena letto va contro il vostro modo di pensare, tuttavia, è importante esercitare il vostro “muscolo” cognitivo in questa situazione.

Solo così riuscirete a mantenere la vostra sensibilità e la vostra serenità.

Comprendere questo tipo di manipolazione potrebbe impedirvi di cadere in nuove trappole narcisistiche.

Se desiderate ulteriori consigli e informazioni sul disturbo narcisista della personalità e altri tipi di relazioni abusive, iscrivetevi alla mia newsletter gratuita inviando un’email a: therecoveryexpert@gmail.com e vi aggiungerò alla mia lista.

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132 pensieri su “Quando un/a narcisista vi chiede scusa

  1. Io penso che ognuno deve modulare gli strumenti a sua disposizione a seconda del contesto e della propria condizione (sia di struttura psicologica sia del momento). L’importante è non perdere la bussola, cioè che dobbiamo andare verso l’uscita dall’incastro. Quindi, quello che abbiamo a disposizione deve essere orientato a questo obiettivo, cercando di non autoingannarci (ché, in questa materia, siamo bravissimi!).
    Probabilmente, se io avessi la possibilità di non incontrarlo più (equivarrebbe a rinunciare al tango, che per me è una passione molto anteriore alla sua comparsa nella mia vita e uno strumento di energia positiva molto forte che mi ha letteralmente sostenuta in momenti di grave crisi del passato, non ci penso neanche di striscio!) potrei scegliere di bloccarlo, per eliminare ogni possibilità di ricontatto, che sarebbe la cosa migliore ovviamente. Ma non sono in questa condizione.
    Per questo, punto soprattutto al no contact mentale, che è quello al quale dobbiamo tutti aspirare. Se il bloccarli materialmente aiuta a raggiungere questo obiettivo, consentendolo la condizione, vanno bloccati senz’altro.
    Sicuramente il fatto di vederlo, di avere l’occasione di incontrarlo, intoppa un po’ il mio processo di liberazione, inutile negarlo. Ma con questo debbo confrontarmi, senza perdere la speranza di farcela. Quando dico: questa soddisfazione non gliela do, è chiaro che sto pensando a quello che può pensare lui, ma al momento per me è molto più rilevante l’obiettivo di non innescare dinamiche di alcun tipo, per evitare che si aprano trappole relazionali molto insidiose, già esperite e ormai a me chiarissime: quando lui entra in dinamica oppositiva e distruttiva con me, in me emergono con forza quei tratti narcisistici che mi spingono a contrattaccare utilizzando le armi di marca narcisistica che so essere capaci di farlo andare in collera (indifferenza ostentata, superiorità esibita, sarcasmo pesante, etc.), a entrare in una sfida che si alimenta con la sensazione di riuscire pure ad assestare (sul momento) bei colpi (che ovviamente poi non producono effetti positivi: c’è solo una spirale di lotta di potere senza fine). Non bloccarlo, al momento, per me ha soprattutto il senso di evitare questo, che è per me una delle forme di incastro più malsane. Fortunatamente, siamo in un periodo in cui si fa vedere in giro poco e non si fa sentire molto, perché molto impegnato altrove. Va bene così. Bloccarlo significherebbe dargli un input per spostare l’attenzione su di me, cosa che debbo scongiurare, dovesse venirgli su l’idea di pareggiare i conti…
    Per cui, ogni situazione è soggettiva, e non farti venire dubbi. Farli sparire completamente dalla nostra vita, sarebbe la cosa migliore.

    A proposito di consigli su come fronteggiare la situazione in cui si incontrano in situazioni pubbliche, sociali. Ne ho parlato proprio nell’ultima seduta con la mia terapeuta (non a caso: non lo vedo né sento da molto più di un mese, non sta venendo a ballare e in tutto questo tempo mai ho avuto la sensazione – o la speranza camuffata da sensazione – che arrivasse, ma in quel preciso momento avevo la netta sensazione che si sarebbe ripresentato, come infatti è avvenuto proprio il giorno dopo la terapia: è incredibile, io in genere sono poco incline a considerare questo genere di fenomeni, tendo al pragmatismo, ma con lui mi sono sempre capitati fenomeni di tipo telepatico, è un fatto, vabbè, questo lasciamo stare, svanirà anche questo). Esprimevo nella seduta il timore di rivederlo, con preoccupazione per l’incidenza sulla mia situazione molto migliorata da quando non lo vedo. La mia terapeuta ha detto che, prima o poi, questo deve avvenire se frequentiamo gli stessi luoghi, e per prepararmi all’evento mi ha consigliato di concentrarmi materialmente su di me, forzandomi anche: pensare a come sono vestita, alla musica che c’è, agli altri che fanno, agli altri come ricambiano i miei sguardi, a come propiziare gli inviti di ballerini che mi danno soddisfazione… Mi ha sottolineato l’importanza di sentirsi “a posto”, in vita, vista e considerata in connessione ad altro da lui. Mi ha consigliato di forzarmi a fare questo esercizio. E’ quello che infatti ho fatto. Non ho vissuto male l’esperienza. Mi ha aiutato. Certo, non posso dire sia stata una milonga uguale a quelle dove lui non c’è. Ma lui ha avuto minore risonanza in me.

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    1. Penso che ciascuno di noi intimamente sappia bene per se stesso cosa sia giusto fare o non fare per uscire da questa semi paralisi o galera mentale.

      Penso sia un percorso lungo e complicato pieno di cadute e di presa di consapevolezza.
      Penso che gli stati d’animo legati alla dissonanza e all’astinenza siano ciò che rischia di riportare indietro mentre la consapevolezza e la forza di volontà sono concretamente le cose che ci fanno andare avanti.
      Ognuno dentro ha la sua consapevolezza.
      Il più è fare il percorso dolorosissimo di disintossicazione il resto spero arrivi presto da solo.

      Per quella che è la mia esperienza il no contact e l’allontanamento forzato sono stati fondamentali per capire
      Ora deve arrivare la forza di volontà di farcela.
      Ogni suo ritorno è stato solo il ripiombare in fondo al pozzo quindi sapere con certezza questo deve farmi capire e accettare che con lui non sarò mai felice perché sono 5 anni che non lo sono più e questa persona a me non mi renderà mai felice perché non è normale e non ha comportamenti normali. Non ha senso nulla non c’è mai stata stabilità. È stata un’ agonia non una relazione…bugie, tradimenti, raggiri mentali…situazioni fuori dal mondo, scuse di ogni sorta per giustificare comportamenti ANORMALI…
      Devo solo staccare il cuore lobotomizzato dalla mia dipendenza perché il cervello il passo l’ha fatto. Accettare e andare avanti senza chi credevo fosse un uomo perfetto pure nelle sue stranezze finché non ho compreso la falsità di ogni comportamento.
      Io mi sono rovinata 5 anni di vita forse dovevo fare questa esperienza ma il nervosismo che ho dentro è dovuto al fatto che mentalmente non ce la faccio più. Sono nella fase di mezzo. Non lo rivoglio ma non mi piace per niente la mia vita quindi non vedo senso a nulla ora. Ecco perché mi sento così infastidita da tutto e tutti perché ogni cosa mi urta il sistema nervoso dato che per me non ha senso niente e non riesco a fare niente senza questa infinita pesantezza dentro.
      Buona serata

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      1. Ciao Eris prima di andare a dormire volevo risponderti. Mentre sto guardando su Rai tre “amore criminale ” dove alla fine Eris queste poverette.e giovani donne non ci sono più e quasi tutti i soggetti erano degli psicopatici invisibili. Anche se ormai noi sappiamo gli schemi. Eris mi ritrovo in tutte le parole che hai scritto e ti capisco benissimo cervello sta funzionando il cuore e fermo e io sembra che non riesco a fare passi in avanti ma credimi sento le stesse cose e combattere stanca molto . Oggi pensavo …basta lasciatemi portare via in un altro mondo …Sono stanca e così mi sento. Però di una cosa sono più che sicura solo il no contact butta le basi per cominciare a staccarsi …vedersi anche solo un momento e un rischio non per il cervello ma per il cuore. Anche per me che devo entrare in quella casa a riprendermi le mie cose. Come diceva un articolo sono più potenti nella distanza . Però la proveremo questa distanza . Oggetti che devono rivendicare il loro bisogno di sentirsi amati. Questo siamo stati . Ho detto questa frase perché l ha appena detta la psicologa nell analisi che hanno fatto di questo assassino che ha ucciso questa bellissima ragazza di 30 anni. Era un narcisista Eris.. ti ho detto tutto. Noi siamo vive e salve e tutto il dolore finira anche se siamo stanche. Un abbraccio buonanotte a tutti

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  2. Ragazze e ragazzi, nessun dubbio: il no contact serve! Se si è in condizioni di farlo, va fatto. Per il resto, bisogna arrivare anche al no contact mentale, che è la vera via di liberazione totale.

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  3. Cari ragazze e ragazzi, vi assicuro che il no contact mentale (almeno il suo tentativo) ma non fisico, è un casino, soprattutto è difficilissimo mantenerlo costante.
    Ma sicuramente da quando sono riuscito a tenere distanza emotiva e mentale le cose sono drasticamente cambiate.
    E’ comunque uno sforzo notevole e continuo, che implica un elevato livello di consapevolezza. Spero che questo mio percorso un po’ controcorrente (cioè prima il distacco mentale poi quello fisico e non viceversa), mi renda più facile il passaggio al secondo step quando troverò il modo di farlo.
    Un abbraccio a tutte/i!

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  4. Ciao Gianni, ma cosa altro puoi fare se ci devi vivere insieme, se hai figli in comune? Il no contact fisico predispone quello mentale, ovviamente, ma se la condizione è di vedere np praticamente ogni giorno, di doverci contrattare cose sui figli, e tutto il resto che un lungo matrimonio comporta, è evidente che devi agire per forza sul distacco emotivo e mentale.
    Già è diverso il discorso per chi si trova nella situazione che capita di incontrare np, senza che vi sia accordo o intenzione. Io mi trovo in questa condizione, ad esempio. Non promuovo nessun contatto ma può capitarmi che lo incrocio (per fortuna mo’ c’ha da fa’, è tutto concentrato nell’opera di distruzione altrove), questo ha ovviamente anche ostacolato il processo di distacco, inutile negarlo, ma il no contact mentale e psicologico è un percorso avviato e faccio di tutto per propiziarlo. Magari ci metterò di più, ma conto di farcela. Già va molto meglio rispetto al periodo di inizio estate.
    Per chi invece può non incontrare np per niente, il blocco totale su tutto serve eccome.

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    1. Eh sì cara Blume, non ho altra scelta. Ma è durissima. Ieri per esempio ho apertamente respinto un suo tentativo di riavvicinamento e subito la cosa è diventata più difficile. Stamattina ha ritentato un contatto anche fisico e io l’ho trattata con tutta la freddezza possibile, ma è dura, non tanto per me (ormai quando si avvicina la sensazione più immediata è quella di fastidio, non mi mette in difficoltà nel senso di farmi arretrare dalla mia posizione) quanto per la tensione che questo genera nella quotidianità.
      Un abbraccio!

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  5. Buongiorno, mia suocera (NP) sta tentando di riavvicinarsi al figlio.
    Io non credo che lei cambierà e che le dinamiche perverse che sempre hanno caratterizzato il suo rapporto con il figlio (e con me e nostro figlio, di conseguenza) possano cambiare.
    Tuttavia mi domando che cosa sia peggio: questa fase di “guerra fredda” di mia suocera con continui messaggi, puntate sotto casa e atteggiamenti da stalker che si sente rifiutata (e che continua a imperversare), oppure un “finto riappacificamento”, considerato il fatto che lei verrà comunque tenuta a distanza dalla nostra vita?

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    1. Cara Ofelia, cosa intendi per una finta riappacificazione? Bisogna vedere come tu ti senti comportandosi con lei di modo superficiale e distaccato e se lei è capace di “trattenersi”. Credo che tu abbia già provato questa via in passato e che “qualcosa” sia andata storta, altrimenti non avresti scelto il contatto zero. Penso che solo voi potete valutare quanto convenga al bambino e a voi come coppia cedere alla pressione della nonna. L’obiettivo di una suocera del genere è sempre quello di riportare il figlio a sé sabotando la sua vita di coppia. Non vorrei scoraggiarti, ma la decisione di tenere a bada la madre tocca a tuo marito. Non vorrei che lui, quando la madre non ci sarà più, venga assalito dai sensi di colpa e dia la colpa a te per averla tagliata fuori dalla vostra vita. La tua posizione è molto delicata. Se intendete di comune accordo raccoglierla vi consiglio di fare terapia di coppia perché il rischio di avvelenarsi l’anima e di conseguenza mandare a monte il tuo matrimonio con una “soggetta” così ingombrante è molto elevato.

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      1. Grazie Claudia. Si, un finto “riavvcinarsi” probabilmente non cambierebbe nulla anzi, darebbe maggior spazio alle scenate e alle recriminazioni. Comprendo appie o il tuo discorso. Per questo non ho mai preso posizione se non per quanto riguarda me. Da anni ormai lascio che la situazjone ma anche le decisioni siano in mano al mio compagno. Però mi preoccupa ciò che lui sta facendo: ignorando la madre. Silenzio e nessuna risposta ai messaggi continui. Lei sta impazzendo. E ho paura dell’escalation che potrebbe verificarsi ai danni del piccolo. L’ultimo episodio è stato recarsi (mia suocera ) dal medico curante del bambino. …so che come mi hai suggerito Claudia, esiste la denuncia. Però su questo davvero temo di essere quella mano che verra’ ritenuta responsabile dell’accensione di una grossa miccia conflittuale (più di cosi, che già in pieno conflitto siamo)

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      2. Cara Ofelia, oramai tuo marito ha capito che la mamma non è solo invadente, ma pure una stalker. Va a scuola, va sotto casa, va dal pediatra, insomma. Che lei voglia seminare il terrore nella vostra famiglia è roba risaputa. La cosa importante è che voi due siate d’accordo sulla decisione di tagliarla fuori ad ogni costo e che non ci siano ripensamenti e rinfacci tra di voi qualunque cosa accada. Immagino che prima o poi lei s’inventerà una malattia orrenda… Preparati perché è un classico del repertorio delle “mamme-bombe”. Un forte abbraccio e buon w.e a voi!

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    2. Ciao Ofelia. Se tua suocera è np, ovvio che non cambierà (in virtù di che?) né cambieranno le sue dinamiche (la sua ricerca del potere, o della distruzione, sarà sempre alla base delle sue azioni). Considerando questo, e considerando che essendo una parente non si può letteralmente cancellarla dalla propria esistenza, io penso che un finto riappacificamento sia pure praticabile. Se avete modo di darle l’illusione di essere in posizione vincente, di essere accettata, si placherà un po’, anche se sempre per poco, ovviamente, poi ripartirà in quarta perché non sanno vivere senza le dinamiche distorte. Ma se avete la possibilità di sopportare la “guerra fredda” senza molti contraccolpi, solidali fra voi, va bene anche lasciarla cuocere nel suo brodo. Molto, cioè, dipende dalle ripercussioni su di voi: considerando che np non cambia, cos’è che come nucleo familiare riuscite a fronteggiare meglio, con più coesione interna?

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  6. E allora… L’obiettivo deve essere sempre l’autotutela, ovviamente, in questo caso della famiglia. Comunque, complimenti al tuo compagno se è riuscito a sopravvivere a una madre del genere senza guastarsi in modo “orrimediabile” (= orrendo + irrimediabile).
    Buona fortuna! ;.)

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