L’auto-compassione: uno dei più sottovalutati segreti della felicità

Fonte: https://happyproject.in/self-compassion-underutilized-secret-happiness/
Autrice: Sophia Godkin, è Dottore di Ricerca in Psicologia (Chapman University, California), professoressa universitaria e psicologa.
Trad. C. Lemes Dias
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 Da bambini, a molti di noi è stato insegnato in modo diretto o indiretto che l’auto-giudizio e l’autocritica aumenterebbero la nostra motivazione interiore per diventare persone migliori.

Sfortunatamente molti di questi consigli erano sbagliati.

L’auto-giudizio e l’autocritica, ogni volta che vengono utilizzati rendono le persone impotenti, demotivate e con la sensazione di essere incapaci di gestire le sfide del mondo che ci circonda. Questo perché lavorano attraverso la paura del fallimento, imponendosi un senso di perfezionismo e coltivando la sensazione di non essere mai abbastanza brave.

Lasciateci suggerire un altro approccio: l’auto-compassione.

L’AUTO-COMPASSIONE

L’auto-compassione è la nostra capacità di sentire e comprendere le nostre esperienze emotive sospendo il giudizio e la critica a riguardo. Secondo Kristin Neff, professore associato di Psicologia dell’Educazione dell’Università del Texas, ideatrice della scala di auto-compassione:

l’auto-compassione implica essere coinvolti e aperti alla propria sofferenza, senza evitarla o disconnettersi da essa, il che genera il desiderio di alleviare il proprio dolore e di guarire se stessi con gentilezza.

L’auto-compassione implica anche offrire una comprensione non giudicante al proprio dolore, al proprio senso di inadeguatezza e/o insuccessi, di modo che l’esperienza di una persona venga vista come parte della più ampia esperienza umana.

A quanto pare, l’auto-compassione è uno dei più importanti motori di soddisfazione nella vita.

Evidenziamo tre grandi cambiamenti che potete aspettarvi nella vostra vita quando trasformate l’auto compassione in un’abitudine quotidiana:

  1. Motivazione — La vostra motivazione aumenterà. La credenza comune che l’auto-compassione porti all’autoindulgenza, alla pigrizia e alla mancanza di motivazione è un mito. In realtà, essere auto-compassionevole rafforza la motivazione e vi aiuta a considerarvi più competenti.
  2. Emozioni — Il vostro benessere emotivo avrà una spinta. Le persone auto-compassionevoli, rivela la letteratura scientifica, hanno un senso di benessere molto maggiore rispetto alle altre. Rispetto a coloro a cui manca l’auto-compassione, le persone compassionevoli con se stesse hanno una maggiore capacità e stabilità emotiva, meno stress percepito ed emozioni negative. Essere auto-compassionevoli aiuta anche ad avere una risposta sana e adatta alle sfide della vita. Man mano che diventate più compassionevoli, è più probabile che le interazioni con gli altri verranno focalizzate sull’emozione piuttosto che sulla diffidenza e che tenderete ad accettare (piuttosto che negare) la vostra esperienza emotiva. E quando si tratta di salute mentale, più siete auto-compassionevoli, minore è la probabilità che sperimentiate sintomi depressivi, di ansia o di stress.
  3. Relazioni — Le vostre relazioni miglioreranno notevolmente. Secondo la scienza, se volete migliorare le vostre relazioni, praticate l’auto-compassione. Quei comportamenti positivi di relazione (come essere autentici, premurosi, solidali e disposti a scendere a compromessi) che gli scienziati affermano di portare a una sana risoluzione dei conflitti – è molto più probabile che li sviluppiate praticando l’auto-compassione. Imparare ad accettare voi stessi insegna anche ad accettare gli altri e giova immensamente ai rapporti. E potrebbe benissimo essere la pratica che vi mantiene felicemente sposati piuttosto che divorziati dalla vostra anima profonda perché…la relazione più importante in questa vita è quella che avete con voi stessi.

5 PASSI PER LAVORARE SULL’AUTO-COMPASSIONE

Quindi, l’auto-compassione rafforza la motivazione, costruisce il benessere emotivo e aiuta le relazioni. Possiamo tutti imparare ad essere migliori. Ecco cinque semplici passaggi che possiamo intraprendere per diventare più compassionevoli e amorevoli verso noi stessi.

Step 1: Rispettare il modo come vi sentite

Imparate a fermare tutto ciò che state facendo, darvi la priorità e ascoltarvi.

Spesso sperimentiamo eventi e sentimenti associati che implorano la nostra auto-compassione, tuttavia li sorvoliamo e continuiamo con la vita di sempre. Questi sentimenti, tuttavia, sono il vostro cuore e la vostra anima che vi parlano, informandovi su tutto ciò che non va bene.

I sentimenti sono messaggeri e, proprio come la posta che appare a portata di mano o il messaggio istantaneo che si apre sul telefono, vanno aperti e letti.

È importante sapere che va bene sentire, che i sentimenti non devono essere soppressi. Chiedetevi “cosa sto davvero provando adesso?” e appena questa domanda viene posta dentro di voi, lasciate che la risposta insorga in qualsiasi modo, sia che si tratti di un’espressione verbale (come un grugnito oppure con un’affermazione ad alta voce, ad es. “mi sento molto triste”), un’azione fisica (come calpestare i piedi per terra per la frustrazione), una sensazione fisica (come una lacrima che vi cola lungo la guancia) o semplicemente rendendovi consapevoli dei vostri sentimenti.

Step 2: Separarvi dalla voce critica nella vostra testa

 Pensate a voi stessi mentre vi descrivete con parole poco belle…

Rendetevene conto delle espressioni poco gentili che usate automaticamente e inconsciamente per riferirvi a voi stessi…

Cercate di riconoscere che questa abitudine si è formata attraverso le interazioni che avete avuto con altre persone nella vostra infanzia e adolescenza.

Capire che ogni commento negativo che la vostra mente fa su di voi è stato semplicemente condizionato da episodi passati (cioè interiorizzati quando eravate bambini dalle voci spesso critiche degli adulti e, quindi, immeritati), può darvi gli strumenti per trasformare la voce critica che avete introiettano in auto-apprezzamento.

Iniziate separando la voce critica da chi siete veramente. Studi scientifici suggeriscono che potrebbe essere utile persino riferirvi a voi stessi usando la terza persona in questo esercizio di auto compassione (“tu”, “lei”, “lui” o il vostro nome) piuttosto che i pronomi in prima persona (“io”, “me” o “mio”). Cercate di riconoscere che le parole poco gentili che affiorano silenziosamente nel vostro cervello per auto sminuirvi sono a servizio di ciò che avete imparato mentre crescevate; non rispecchiano chi siete. Vi meritate che si rivolgano a voi con cura, gentilezza e attenzione.

Step 3: Sintonizzarvi con il vostro cuore

Finché state operando con la mente razionale, i sentimenti e l’intuizione che vivono nel vostro cuore e nella vostra anima saranno offuscati.

Osservate e apprezzate il desiderio radicato che dovete affrontare le situazioni con logica e ragione e scegliete, solo per un momento, di mettere da parte la razionalità. Potete sempre tornare più tardi alla vostra mente “pensante”.

Sappiate che il vostro intelletto è vincolato da ciò che fate e non solo da ciò che sapete, da ciò che avete e non avete ancora sperimentato, e da tutte le paure che ne derivano. Il vostro cuore, invece, non ha confini; conosce solo l’amore.

Quindi, per ora, mettete la mano sul vostro cuore e sintonizzatevi sulla saggezza che vive lì. Una volta che la saggezza del vostro cuore si rivela a voi, agite su di essa per essere veramente e pienamente buoni con voi stessi.

Fase 4: smettere di giudicarvi negativamente

Per una volta, farete bene a smettere di giudicarvi in toni aspri e modalità negative.

Avete delle imperfezioni? Sicuramente. Abbiamo tutti delle imperfezioni? Certamente. Cosa vi rende meno degni e meritevoli di amore di tutti gli altri esseri del pianeta Terra? Assolutamente niente.

La prossima volta che vi capita di dire “Non sono bravo abbastanza”, “Non sono importante”, “Sono un fallito”, “Non merito di essere amato”, o qualunque cosa sia l’equivalente per voi in quel momento, mettete in discussione la vostra sentenza mentale, sfidatela e cambiatela.

Chiedetevi “è proprio vero?” E “ci sono prove nella mia vita che contraddicono ciò che penso su di me?”. Per far uscire la mente dall’abitudine di accettare ogni pensiero come verità assoluta è necessario riconoscere la vostra imperfezione come perfezione. Da questo nuovo modo di vedere le cose nasce l’auto-compassione.

Step 5: Diventare i vostri migliori amici

Siate i vostri migliori amici, smettete di essere severi con voi stessi. Costruite, invece, una voce di auto compiacimento una volta tanto.

Quando il vostro amico fa qualcosa di male che lo porta a sentirsi triste, arrabbiato o frustrato, cosa fate? Cosa dite a lui/lei? Cosa vi assicurate di non fare o non dire?

Imparate a trattarvi come faresti con un amico. Potrebbe sembrare sciocco, ma pensare e relazionarsi con voi stessi come degli amici genera un’auto-compassione perennemente affidabile. Se all’inizio vi sembra difficile o semplicemente non sapete da dove cominciare, chiedetevi: “Se davvero amassi me stesso, cosa farei per me in questo preciso momento?” Poi, e soprattutto, concedetevi ciò di cui avete bisogno appena potete.

Chiamate un amico e parlate per ore, fate una passeggiata nel parco, appoggiate la testa sul cuscino e piangete, mangiate il vostro dolcetto preferito. Qualunque cosa sia, sappiate che non si tratta di qualcosa di egoistico o auto indulgente perché estremamente utile e persino necessario per vivere una vita gioiosa.

PAROLE FINALI

Il fatto è: non avete mai potuto essere troppo buoni con voi stessi.

La relazione più importante in questa vita è quella che avete con voi, come già detto.

Ed è ora che tutti la riconoscano come vitale per voi.

Non ha senso ipotecare il vostro futuro per gli errori del passato. Perdonatevi, liberatevi dal bisogno di farlo e andate avanti. – Melanie Koulouris

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66 pensieri su “L’auto-compassione: uno dei più sottovalutati segreti della felicità

  1. “Non sono bravo abbastanza”, “Non sono importante” difficile non pensare a queste cose quando ti sembra che le cose si rovinino comunque Ti muovi.
    “Smettere di giudicarsi negativamente” è incoraggiante anche solo leggere che nel dubbio di aver sbagliato qualcosa o di “non essere abbastanza”…. ci si possa in qualche modo perdonare ed accettare.

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    1. Cara Morgana, il pessimo giudizio degli altri, sopratutto quello dei nostri genitori quando ci condizionano a vederci come “goffe”, “meno intelligenti di…”, “una che devi faticare negli studi perché è stupida e non geniale come suo fratello”, “lente”, “cicciotelle”, ecc. è funzionale a renderci dipendenti da loro, eterni bambini. I vampiri che arrivano dopo amano nutrirsi dalle stesse ferite per generare la medesima cosa: dipendenza, disponibilità assoluta, servilismo… Solo tu puoi distruggere l’immagine distorta che ti hanno dato, ben consapevole che la forza per farlo non può provenire da chi te l’ha tolta in partenza. Abbracci a te.

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      1. “perdonarsi” o “smettere di pensare a cosa puoi aver sbagliato” e smettere di pensare che la responsabilità nel perdere la persona a cui volevi bene sia tua. Pensare perché ti meriti sguardi di “ripresa o disprezzo” fa parte della stessa radice e lo so, solo io posso cambiare le cose credendo in me stessa, e soprattutto come dice l’articolo perdonarmi se non sono “perfetta”, accettare anche se ho sbagliato. Grazie Claudileia, un abbraccio

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      2. Mi interessa molto il passaggio sui genitori: possono arrivare a sminuire i figli perché inconsciamente vogliono tenerli legati a loro? Ho capito bene?

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      3. Caro Giovanni, intanto ben ritrovato, cominciavo a sentirmi un po’ solo in mezzo a tutte queste donne…. Scherzo naturalmente ma ben ritrovato sul serio.
        Ti parlo per esperienza personale, avendo sviscerato tutte le dinamiche genitoriali nel mio percorso di terapia, ed avendo anche potuto osservare le dinamiche genitoriali piuttosto distorte subite da mia moglie (se poi è diventata una np ci sarà anche un motivo).
        Spesso i genitori, più o meno consapevolmente, hanno bisogno di tenere il controllo sui figli, per svariate ragioni, prima di tutto spesso le loro insicurezze e i loro dubbi sulle capacità di essere dei buoni genitori (vale per tutti, entro certi limiti, lo dico da genitore).
        Uno dei modi “patologici” di mantenere il controllo su una persona è svalutarla; è quello che fanno anche i np nelle relazioni di coppia; questa cosa è molto più potente verso i figli, perchè loro non hanno, almeno fino all’età adulta, pari potere verso i genitori e anche in età adulta se non razionalizzano la cosa continuano a porsi in posizione sottomessa. Se aggiungi la possibilità, anche qui più o meno consapevole, di mandare messaggi ambivalenti (sei il migliore figlio del mondo ma allo stesso tempo ti svaluto e non puoi mai mancare le mie aspettative), la frittata è fatta. I figli che vivono queste dinamiche spesso crescono insicuri, non riescono a staccarsi (che è quello che vuole un genitore np per mantenere il controllo) e sono facili prede di altri np, perchè inconsciamente tentano di riprodurre gli stessi scenari relazionali subiti dai genitori, nella speranza di sanarli.
        Spero di non aver detto baggianate; io sono arrivato a capire questo; se fosse errato prego chiunque di correggere le mie elucubrazioni mentali.
        Abbraccio.

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      4. Grazie per la delucidazione Gianni, ben trovato anche a te :).
        Si, ultimamente non sto scrivendo molto sui post ma continuo a seguire con viva attenzione, è una questione di rispetto verso il vostro dolore che posso capire solo in parte, non vorrei correre il rischio di urtare la sensibilità di qualcuno con qualche baggianata da ignorante.

        Quello che mi sento di dire è che mi piace molto l’umanità che trovo su queste pagine, per quel che può valere.

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    2. Caro Giovanni, non ho mai trovato nei tuoi interventi niente che assomigli a una mancanza di rispetto verso il dolore che ciascuno di noi prova avendo a che fare a vario titolo con dei narcisisti; quindi non porti il problema e scrivi ogni volta che vuoi; anzi un po’ di aria fresca, cioè qualche osservazione rispettosa portata dall’esterno, non può che fare bene a tutti.
      E quello che ti senti di dire sull’umanità che trovi su questo blog vale moltissimo!
      Quindi grazie e alla prossima.

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  2. Condivido al 100%; se c’è una cosa che sono veramente riuscito a fare in terapia, al di là delle problematiche di relazione con np, è quella di essere riuscito a perdonarmi; sono riuscito a perdonare a me stesso i miei errori, che non vuol dire metterci una pietra sopra e chi si è visto si è visto, vuol dire concedersi la possibilità di aver sbagliato, e magari anche quella di sbagliare ancora; l’importante è imparare dai propri errori, evitare di ripetere gli stessi; altrimenti l’auto assoluzione è troppo comoda.
    E soprattutto ho imparato che nessuno è perfetto, nemmeno io, e che la vita va presa per quello che ti da, senza essere sempre insoddisfatti e alla spasmodica ricerca di qualcosa di sempre migliore.
    Così facendo si diventa indulgenti verso gli altri e si apprezzano le persone anche con i loro limiti.
    Piano: fino a un certo punto; quando dall’altra parte manca il rispetto dei tuoi di limiti, non c’è proprio niente o nessuno da apprezzare.
    L’auto compassione ci aiuta a prenderci cura di noi stessi e delle nostre esigenze, ma non è egoismo, anzi attiva, verso le persone dotate di empatia, un circolo virtuoso di affetto e reciproche attenzioni.
    E’ proprio per questo che con i nostri np non c’è partita; loro si auto assolvono sempre ma nel profondo si odiano, e trasferiscono il loro odio verso l’esterno proprio come chi si auto compatisce trasferisce compassione.
    Staccarci da loro è la forma di auto compassione migliore in questo caso.
    Un abbraccio!

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    1. Caro Gianni, per gli n.p. il “trucco” è l’auto assoluzione completa e immediata. Ragionano più o meno così: “Ok, ho fatto questa cosa. Nessuno è perfetto.” all’insegna di quei finti cristiani che rubano, vanno in Chiesa a dire un paio di padrenostri (perché tanto Dio è MOLTO compassionevole e quindi perdona TUTTO!), ma poi tornano a rubare e persino a uccidere. Questo perché secondo la loro logica distorta essendo Dio tanto, MA PROPRIO TANTO compassionevole, è OVVIO che capisce le loro ragioni grazie alla sua misericordia infinita che, a proposito, sembra cucita addosso a loro. E giacché ci siamo, visto che Dio la pensa come loro, perché non sentirsi onnipotente come Lui? Anzi, perché non sostituirsi a Lui, facendosi letteralmente adorare? Dio non metteva alla prova i bravi cristiani? Non era una cosa del tipo: “Se credi in me abbandona tutto e seguimi?”. Accogliere la vittima e perdonare nel contempo la malvagità del suo assassino, non è il massimo? Il delirio di onnipotenza narcisistico utilizza questo tipo di parametro quando pretende che NONOSTANTE la profonda disonestà emotiva in cui avvolgono le loro prede, esse restino “innamorate” dei loro carnefici e che siano disposte ad accettare il peggio del peggio in materia di umiliazione. Metto la cosa in una chiave religiosa per dirti che la visione che gli n.p. hanno dell’auto compassione equivale a dirsi: “Mi accetto così come sono: sarò pure bugiardo, ladro, traditore seriale, sleale con tutti, diffusore di malattie veneree e tante altre cose, ma chi mi ama DAVVERO deve accettare queste mie ‘particolarità’, altrimenti sta solo facendo finta di amarmi”. Come vedi hanno una visione totalmente personalizzata (appunto, disturbata) del concetto di accettazione, compassione e amore. Abbracci a te, caro!

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      1. Claudileia, nel mio caso l’auto assoluzione funzionava addirittura così “io sono una brava persona, tutti lo sanno e per questo mi rispettano! Solo con te ho questi problemi! Tu tiri fuori il peggio di me! Mi provochi una rabbia tale che poi io non posso più controllarmi perché ne divento succube!”
        Ecco questa era la realtà con cui io mi confrontavo. In sostanza lui non sbagliava mai e se lo faceva era per colpa mia o delle circostanze. Non ha mai cambiato idea a riguardo.

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      2. Cara Claudileia, seppure mia moglie non abbia tutte le caratteristiche del np seriale che hai elencato, sicuramente si è posta come tu hai descritto nei miei confronti: “io sono così, prendere o lasciare, altrimenti vuol dire che non mi ami”; anzi mi aveva convinto che la dovevo amare proprio per tutte le sue “stranezze”, che lei ha sempre spacciato come originalità e diversità dalla massa di gente “comune”, e che invece sono solo i suoi limiti da np, inaccettabili in un rapporto di coppia sano.
        Un abbraccio e grazie veramente per questo spazio salvifico!

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  3. Sono cresciuta con l’idea che le cose me le dovevo meritare e che dovevo impegnarmi al massimo pena rimanere senza. E così ho mutuato questo atteggiamento anche nelle relazioni: l’affetto bisogna meritarlo e guai a sbagliare! Ecco che con questa logica far leva sul senso di colpa è un attimo e chi l’ha fatto con me ha vinto a mani basse (benché abbia giocato sporco).
    Con la terapia sto imparando questa cosa sconosciuta dell’indulgenza verso me stessa. Cerco di accettare i miei stati d’animo anche quando non corrispondono alle aspettative degli altri che mi vorrebbero sempre forte, attiva e energica come sono sempre stata o come mi sono sempre mostrata negandomi la possibilità di essere semplicemente me stessa, con le mie paure, fragilità e difficoltà. Cerco di concedermi il tempo che ho sempre centellinato per me perché troppo presa dall’occuparmi di altri, cerco di ascoltare quello che sento anche quando fa male, cerco di capire cosa mi va, cosa mi fa stare bene e cosa no senza sentirmi in difetto con qualcuno.
    Nelle persone oggi cerco la gentilezza, la compassione, la tolleranza e la pazienza. Ne ho sentito troppo la mancanza. Non voglio dimenticarmi degli altri ma voglio imparare a ricordarmi che esisto anch’io e che occuparmi di me ne vale veramente la pena.

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    1. Cara Miro’, mi fa davvero piacere leggerti così motivata. La strada è lunga, come sappiamo, ma oramai la consapevolezza non ti permetterà più di rimandarla. E’ possibile dare a noi stesse tutto l’amore che diamo agli altri senza crederci “egoiste” per volerci bene. Concediti tutto il tempo del mondo per consolidare le tue nuove scoperte. Un abbraccio fortissimo a te!

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      1. Grazie Claudileia, è che ho passato tanti anni a cercare di fare bene, a non mancare di nulla, a non far mancare nulla, ho rinunciato a tante cose, ho messo da parte i miei bisogni eppure non è bastato. Quindi oltre il danno la beffa. Ecco che capisci che quel sistema non funziona e va cambiato. Come? Boh, ci provo sperimentando nell’ascolto di me. Conosco così bene le esigenze altrui ma fatico a sapere bene le mie…
        L’esperienza con un soggetto abusante mi ha fatto toccare con mano fino a che punto può spingersi la cattiveria e la crudeltà umana contro la quale non c’è altra difesa se non fortificarsi, lavorare sulla propria autostima. Come dici tu la strada è lunga ma è anche l’unica percorribile. E capisci anche che lo spessore umano di una persona è tutto e che la compassione per il dolore e la sofferenza non possono mai mancare così come l’empatia, la tolleranza e la responsabilità.
        Molte di queste cose le ho imparate qui, con voi e da ognuno di voi.
        Un abbraccio a te!

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      2. Cara Mirò, lavorare sulla tua autostima è la cosa migliore, perchè loro hanno lavorato ben bene per distruggerla; pensa che nel momento di massimo scarto, quando mi rifilava qualsiasi tipo di umiliazione, e quando io stavo arrivando alla mia fine fisica, mi ha detto che secondo lei io non avevo sufficiente autostima per stare con lei……
        Come se lei fosse un premio, e come se la distruzione della mia autostima (mai avuto particolari problemi in merito prima) non dipendesse dalla distruzione che lei mi stava riservando.
        Chiaramente mai rivista la sua posizione, mai chiesto scusa.
        Un abbraccio!

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  4. C’è voluto tempo affinché anziché sentirmi continuamente in colpa per le accuse sui miei presunti difetti caratteriali cominciassi a perdonare me stessa per aver permesso che il np mi manipolasse e rovinasse le mie giornate.
    Ho cominciato ad essere gentile verso me stessa, a sorridere con gli amici, quelli veri che mi hanno sostenuta e ad essere contenta per le piccole cose, per una passeggiata da sola con il mio cane, per un buongiorno dettomi per strada da un semplice conoscente che aveva stima di mio padre che era suo insegnante e che ora non c’è più.
    Mi sono detta: “se c’è qualcuno che ha stima di me e dei miei genitori che non ci sono più significa che non è vero che non valgo proprio niente come diceva il np”.
    Claudileila il discorso sui finti cristiani mi ha fatto ricordare quando il mio np mi disse che era tornato da me dopo 3 mesi perché tanto ci si può pentire in ogni momento, ci sono le persone che si pentono pure in punto di morte!”.
    E quindi prima mi distruggi e poi vuoi che chiedendomi scusa a parole e non con i fatti (perché come ben sappiamo i np non cambiano) io ti perdoni anche tra 20 anni???

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    1. Cara Oliver è bellissimo quello che hai scritto e sono sicura che qualcuno dall’alto ti protegge e ti dà forza.
      Gli Np e il loro concetto di “perdono”? Sono a dir poco ridicoli e incoerenti..mai come in questo caso vale il detto due pesi e due misure…perché si aspettano che una perdoni sempre tutte le loro cattiverie mentre se tu gli fai anche solo un minimo appunto banale se la legano al dito per l’eternità e te la faranno pagare anche nelle vite successive….dove si spera di non incontrarli mai più (e pure in questa) 😅

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      1. Grazie Spirito Libero per le tue parole.
        Hai ragione, se tu dici una parola che a loro non garba ti bloccano per settimane o addirittura per mesi mentre loro te ne possono dire e fare di tutti i colori e ti dicono pure che sei tu quella troppo sensibile e che te le leghi al dito o addirittura che rinfacci.

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      2. ‘mi si possono anche dire le cose, ma se non le vedo non le risolvo’. E dopo questa risposta, come si fa a non avere l’assoluzione perpetua? Ed è una delle enormi differenze tra una ‘svista’ normale e quella di un narc. Ci sta che nel relazionarsi con una persona diversa ci sono delle incomprensioni, ma il dopo fa la differenza. Il meccanismo perverso con i narc è quello di un ciclo continuo sulla stessa cosa, stessa dinamica. Per i genitori..un genitore narc, almeno nella mia esperienza, ti può paralizzare, soprattutto durante il divorzio dall’altro genitore (attivando sensi di colpa, punizioni -anche fisiche- se si ‘sceglie’ l’altro, sottintesi, bugie, frasi che proiettano l’odio per l’altro su chi resta). E più sei piccola, più resta dentro. Incubi, sonno agitato, silenzi, isolamento, problemi con il cibo, forse possono essere dei segni da osservare nei minori.

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      3. Assolutamente cara Eva…il nostro corpo segnala con malesseri di vario tipo le situazioni di abuso specie nei bambini/adolescenti che non hanno tutti gli strumenti degli adulti per comprendere quello che accade loro. Questo rende ancora più terribili tali abusi perché perpetrati su chi non si può difendere.

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    2. Bello Oliver …la passeggiata con il cane. Sono piccole cose che ti fanno stare bene e sorridere,sicuramente si è più selettivi anche nelle amicizie ma questo perché si è venuti a contatto con la manipolazione allo stato puro e la si riconosce ormai è non si è più disposti a subire ne maschere di ipocrisia ne critiche fatte per il gusto di farle e basta. Ci si rinnova interiormente Oliver almeno io sento questo.. Non so se è normale ma è così..

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      1. Cara Mirna, si cambia e credo sia normale…sull’essere più selettivi non posso che concordare in pieno….basta avere intorno persone che approfittano o manipolano (pertner, amicizie ecc)…il mio probletema ora però è che non riesco nemmeno più ad iniziare una conoscenza nuova senza sentirmi in allarme…questa cosa mi preoccupa, é come se fossi dentro una bolla che da una parte mi protegge dal dolore e crea i giusti “confini” ma allo stesso tempo mi impedisce di cogliere le possibilità perché ogni avvicinamento lo considero pericoloso e temo di non riuscire a gestirlo, quindi rinuncio in partenza e mi sento meglio. Ma temo che se andrò avanti così non riuscirò mai più a fidarmi di qualcuno e a lasciarmi andare.

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      2. È esattamente quello che succede a me e non è una bella cosa, è la paura di una nuova sofferenza, è la paura di non essere in grado, nonostante tutto, di riconoscere il bene dal male.

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      3. Cara Alma, ho letto subito dopo aver scritto il mio commento il tuo quello di Gianni ed è stato come rileggermi…credo sia un passaggio necessario, probabilmente ora va così, dobbiamo rinforzare noi stessi, ripartire dalla base e creare solide fondamenta per non permettere più rapporti disfunzionali….un abbraccio

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  5. Bellissimo questo articolo ma mi sento lontano anni luce  dal riuscire a mettere in pratica.
    Dovrei andare a vivere in un monastero tibetano lontano da questa “civilta” da cui ho ricevuto solo abusi: i miei genitori in primis, poi il marito e, chicca finale, il grandioso np, vera ciliegina sulla torta.
    Solo alla fine di tutto questo ho compreso le radici dei miei mali ed ora, nel cammino di fuga da np, mi rendo conto sì, di dovermi voler più bene, ma nel contempo ho costruito tutto intorno una fortezza valicabile  veramente a pochi, direi quasi a nessuno, non vedo più  possibile recuperare la sicurezza che non ho mai avuto sin da bambina, perché io sono così, io non sono capace di dosare i sentimenti nella giusta misura, gli altri ci saranno sempre prima di me perché questo è sempre stato il meccanismo per poter sopravvivere: se pretendi qualcosa per te sei cattiva, se non chiedi nulla sei buona.

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    1. Cara Alma, se te lo dici da sola vuol dire che hai la consapevolezza, ed è già un grande passo. Anche io ho fatto questo tipo di passaggio e le cose sono migliorate (parlo della mia autostima e della possibilità di guardare finalmente anche ai miei bisogni).
      Ti posso dire che non è facile, spesso sono assalito da dubbi e anche da veri e propri malesseri fisici; mi devo spesso sforzare di dirmi che mi posso permettere questo, che non faccio male a nessuno se faccio quest’altro, che non è giusto che rinunci sempre a me stesso. E se la cosa riguarda direttamente il rapporto con np il malessere diventa spesso una specie di limbo e disorientamento (credo dissonanza); ma l’unica è continuare a lavorarci sopra e mai mollare; in questo mi aiuta molto la terapia, con il mio terapeuta che non fa altro che incitarmi a prendermi i miei spazi, le mie soddisfazioni e magari anche qualche libertà che mai prima avrei nemmeno pensato.
      Un abbraccio!

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      1. Sì vero, consapevolezza c è eccome, consapevolezza di tutto il passato e il presente e ogni volta che mi soffermo a questa consapevolezza provo ancora tanto dolore.
        Non smetterò di lavorarci sopra ma è così talmente faticoso che a volte preferisco chiudermi nella torre blindata per non sentire il rumore là fuori….
        Sicuramente mi aiuterebbe un percorso terapeutico che, purtroppo, non posso permettermi, altro punto dolente.
        Grazie per le tue parole Gianni, un grande abbraccio

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  6. Buonasera a tutti, sono pienamente d’accordo con l’idea che bisogna imparare ad assolversi e ben più di una volta. Col tempo si capisce che quest’indulgenza verso se stessi fa leva sull ‘istinto di conservazione, che per fortuna è innato. Nonostante abbia compreso come mi sia cacciata passo dopo passo in una situazione assurda, non posso smettere di pensare al male che mi sono procurata, credendo che ciò che stavo vivendo era la storia che finalmente meritavo. È vero che ho dovuto fare un grosso lavoro su me stessa, ma i dubbi e le paure sono sempre tante. Com’è vero poi , che si è sempre attratti da ciò che ci fa male o dalle cose che sono impossibili da realizzare , ma che rappresentano una sfida e per questo le troviamo attraenti. Sarò indulgente verso le stessa, lo prometto, ma vorrei incontrare in futuro degli occhi che potessero guardarmi con la stessa compassione, che alla fine è empatia. Un abbraccio a tutti

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    1. E vero Ange quello che hai detto, che siamo attratti da quello che è sfida ..si ci traviolgiamo…anima e corpo e percepiamo ,almeno all inizio poco i pericoli,perché come ho detto in un altro post l adrenalina che ci rende magari euforiche.idealizzando l amore che sognamo…da rivedere qualcosa ce…credo

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  7. Buonasera a tutti ..interessante e bellissimo articolo. Imparare a volersi bene e coccolarsi ti fa sentire davvero bene. Ci sono momenti che io voglio staccare dal mondo per gua4darmi un film ridere da sola,andare a vedere una cosa che mi fa stupire o respirare in montagna, parlare anche da sola ,sarà anche stup9do ma in certi momenti aiuta,e poi ci sono giorni in cui mi sveglio e dico ..l ho scampata bella.. E sorrido .. perché penso sempre che ogni giorno e un giorno nuovo e ci porta cose inaspettate nonostante combatto con i mille problemi quotidiani con una madre da seguire una sorella e un figlio che alla fine anche se ha ormai 18 anni e me lo sono cresciuta da sola …E più da seguire che un bimbo piccino.ma ripeto volersi bene e davvero prendersi cura di sé stessi fa capire anche quanto siamo preziosi e fortunati perché certe persone non solo non possono confrontarsi tra loro ma non sanno nemmeno dove sbattere la testa perché non conoscono nessuna dinamica pericolosa e tossica di una relazione. Siamo fortunati almeno in questo credo. Un abbraccio e grazie Claudeleia anche per questo illuminante articolo .

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    1. Cara Mirna anche io devo dire che ho imparato a “lasciar andare” le cose e le persone negative e ora piano piano sto riprendendo in mano la mia vita e le mie giornate senza più sentirmi condizionata dalla presenza o meno di np…resta come ti scrivevo più su la difficoltà nell’iniziare nuove conoscenze ma credo sia una fase necessaria di passaggio….bisogna darsi il tempo per tutto. Questo è uno dei più lunghi periodi di “singletudine” della mia vita….prima di np1 sono sempre passata da una storia all’altra senza i famosi (e necessari) “tempi di recupero” perché per me era più importante avere qualcuno da amare…non importa se la storia facesse acqua da tutte le parti. Ora non sono più disposta a questo e capisco che la mia necessità di stare bene indipendentemente dall’avere o meno una relazione é oggi la mia priorità.
      Oltre al segno comune abbiamo anche un figlio di età uguale😊 anche io ho cresciuto il mio da sola e devo dire che questo mi da molta forza, un figlio bravo che non mi da problemi, un ragazzo dall’animo gentile e positivo, sorride sempre ed è come avere un piccolo sole accanto…mi dico che almeno ho fatto una cosa buona nella vita. Un abbraccio

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      1. Si spirito libero concordo in pieno con te e lo sai che te lo dissi in un post precedente. La ” paura” di conoscere e di provare di nuovo qualcosa per quaquno mi sembra assai lontana. E capisco perfettamente….Non sarà facile…anche questa è un eredità che ci hanno lasciato . ..questo periodo di singletudine.. che magari per me sarà così a vita e il periodo per capire,renderci più forti,stabilire una connessione con noi più profonda…so anche bene che per noi l amore rimane sempre una condizione di vita che ci piace,almeno parlo per me…ma dolore basta ,se penso…a tutte le cose mi dico…sola tutta la vita allora…Un abbraccione…

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  8. Quando la NP è una persona della famiglia (seppur acquisita), e quando c’è di mezzo un minore da tutelare dalla prsenza nociva di questa persona, ecco che non ci si sente dire altro che “avresti dovuto sopportare” “avresti dovuto sacrificarti” eccetera, eccetera, come se diventando madre o moglie di qualcuno, ci si dovesse dimenticare di se stessi, accettando di farsi devastare la vita da legami di parentela che non portano nulla di buono ma che sono “obbligatori”. Io dico NO!

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  9. Buona sera a tutti. Ogni articolo è qualcosa di vissuto.
    Io sono in quei momenti in cui mi sento sprofondare. Cerco di volermi bene, di avere attenzioni x me ma c’è sempre una parte che cerca l’illusione dell’amore che mi è stata confezionata alla perfezione.
    Mi ritrovo a chiedermi come ho fatto arrivare a questo punto: ho permesso a quest’uomo di entrare nella mia vita come un uragano. Nonostante che la mia vocina si faceva sentire io nn l’ho mai ascoltata e ora sto cercando di rimettere insieme tutti i cocci della mia vita. Ma perché nn riesco ad andare avanti?
    Sono arrivata persino a chiedermi se nn fossi io la persona che nn sa amare e se lui nn fosse un narcisista….anche se ogni caratteristica che leggo su questi personaggi gli si calza alla perfezione.
    Mi sento profondamente ferita e usata, per me è l’uomo del quale mi sono innamorata (e credo che l’amore nn arriva molte volte nella vita), io invece per lui, sono stata solo una comparsa nella sua vita.
    Nn ha mi ha risparmiatto di nulla: la triangolazione, i silenzi senza motivo, la violenza psicologica etc etc e io sempre lì, nn volendo accettare quello che era veramente pur di sperare un po’ di amore…. Ho bisogno di capire che l’amore più grande è quello per noi stessi anche se ora nn riesco a sentirlo sono solo piena di tanto dolore.

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    1. Cara Samanta loro SONO degli uragani e come tutti gli uragani lasciano solo devastazione.
      Ti capisco bene, accettare che non siamo mai contate nulla per loro diventa impossibile, è questo che non ti fa andare avanti, lo sappiamo ma non lo comprendiamo e quindi non si accetta.
      C è tantissimo lavoro da fare per metabolizzare tale ferocia, bisogna darsi tempo e mantenere saldamente le distanze a 360 gradi.
      Coraggio, un abbraccio

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    2. Ciao Samanta, quello che provi è purtroppo la conseguenza di ciò che hai subito, i dubbi su di te e su di lui sono il tentativo disperato di non credere a quella terribile verità così come la sensazione di vuoto e di solitudine che ti accompagna durante il giorno. Il dolore che provi è indescrivibile lo so, ma ti posso assicurare che qui non sei da sola, qui puoi permetterti di essere fragile senza doverti vergognare o peggio difendere, qui puoi trovare umanità. Purtroppo, e questo vale per ognuno di noi, nessuno potrà toglierti quel dolore ma puoi trovare chi ti aiuta a sopportarlo finché nel tempo si farà meno forte. Abbi fiducia e perdona te stessa, concediti le lacrime quando vengono, sii gentile e compassionevole con te stessa: chi ha sofferto e sta soffrendo ha bisogno di carezze. Qui ne puoi trovare anche per te, un abbraccio forte

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    3. Cara Samanta.stai tranquilla che molte storie sono simili perché non ti sbagli. Non ce giorno nel quale io mo dica come ho permesso a qirst uomo di entrare come un uragano.in pochi giorni mi sono lasciata travolgere al 100 per 100 nonostante le mie titubanze….il love bombing messo in atto era come un incantesimo mentale che annulla va la razionalità. Io mi sentivo innamorata persa…E quello che è grave ” ricambiata ” Ma era una proiezione . Ce un articolo che parla proprio di questo,della velocità dell essere travolti. So che non per tutti e così ma per me è stato scioccante proprio anche questo.aveva programmato data del matrimonio 😂aveva preso e arredato una casa in montagna . L abbiamo usata una settimana . E ancora li.tutti i santi giorni era da me….lo trovavo sul treno con i fiori mentre tornavo a casa e lui saliva per farmi una sorpresa…insomma io tempo di pensare non ne avevo davvero ma quando riflettevo scrivevo un diario e il mio sentore c era ora rileggendo. Un saluto cara e stai tranquilla..davvero vedrai che passa,lo so ci vuole tempo ma sbiadiranno anche i ricordi …nel tempo..

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      1. Cara Mirna, ogni volta che leggo la tua storia mi vengono i brividi dato che con questi soggetti ci si può coinvolgere con molto ma molto meno…proprio stamattina ho guardato un video che parlava dei narcisisti sfuggenti o latitanti (quelli che sono capitati a me)…ma nel tuo caso il bombardamento è stato pazzesco…data di nozze…casa insieme…posso solo immaginare il legame che ha creato e lo choc conseguente alla rottura (mi ricordo che dicevi che è stato fulmineo anche nel chiudere).
        Ecco…forse bisognerebbe stare all’erta quando le tappe vengono bruciate così in fretta…ma non è per niente facile individuare un narcisista in questi casi e purtroppo lo capisci solo dopo, quando gran parte del danno è stato fatto. Un abbraccio

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  10. Si spirito libero e stato davvero molto forte ma io avevo avuto una storia con primo n.p durata 5 anni che si aveva rivoluzionato la mia vita,mi aveva fatto separare dal padre di mio figlio ,ma aveva modalità diverse,più pigre ,più subdole,diciamo meno maschie.era tra quelli che ogni tanto sento nei vostri racconti,molto latitante ,costruiva viaggi,progetti ,cose grandiose ma non realizzava nulla e ogni circa un mese spariva per una decina di giorni trovando le scuse che io ero assillante ,gelosa ecc ecc. .poi tornava con schema iniziale. Ecco 5 anni così ,con ritorni scenici da film ,regali ,riconquista, poi di nuovo instabile…E via via così…nel tempo. Intanto mi cresceva ormai da sola mio figlio che era piccolino e lavoravo e sapevo poco sul narcisismo . Mi ero all epoca comprata un libro che mi ha aperto un mondo: “i serial killer dell anima” di Cinzia mammoliti e li ho cominciato a capire…dopo quasi 5 anni e l ultima chiusura io sono stata in completo silenzio di no contact, anzi quasi tre. .in quel tempi ho lavorato su di me tantissimo ma forse non abbastanza o forse si..ora non so ..comunque per un caso e con la scusa del lavoro lui mi ha cercata .io ho accettato di vederlo . Schema identico come non fossero passati 3 a anni .io ero ancora coinvolta un pochino ma capivo bene le dinamiche ormai.l ho trovato più brutto,più spento poco curato,invecchiato ma ovviamente era chiaro che il legame c era ancora. Quindi schemi ripresi come sempre ma io ero davvero un altra Mirna. Poi più o meno qualche mese dopo di tira e molla e di contatti perlopiù virtuali perché appunto lui stava a casa e alla fine evitava gli incontri ma mi controllava con monitoraggio al telefono ogni 6 minuti. Ad un certo punto un sabato mattina mi manda un messaggio risentito.facendomi come da manuale, sentire in colpa per essere andata la sera prima senza lui ma con amiche ad un evento. Ma bada bene lui non voleva proprio andare,ma nemmeno io forse avrei dovuto andare secondo lui..beh l ultimo MESSAGGIO NON L HO MAI LETTO.DA QUEL MOMENTO L HO BLOCCATO SENZA MAI DARGLI UNA SPIEGAZIONE. STOP…sono stata un Po male ma non come tre anni prima. Purtroppo 2 anni dopo l incontro della storia recente . Comunque sia un altra persona ,schemi simili ma più forti e decisi…o forse non dando la possibilità di andare avanti non li ho potuto vedere . Mi sono fermata alla prima maschera caduta. Senza appello.scusate se mi sono dilungata.. Un abbraccio

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    1. Mirna questo dimostra che l’unica possibilità di difenderci è lavorare su stessi e acquisire consapevolezza. Hai incontrato un’altra persona tossica ma hai evitato di farti massacrare per anni trovando il coraggio di chiudere alla prima occasione in cui si è rivelato.

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      1. Mirna mi piace pensare che anche nei momenti più bui riusciamo a trovare in noi la forza necessaria per uscirne anche se con grande dolore e con tanta pazienza

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    2. Cara Mirna, la tua storia dimostra come avere già esperienza di relazioni marcisistiche, anche di lunga durata, sebbene abbandonate, non ci evita purtroppo di ritrovare altri soggetti simili…magari più subdoli, visto che ognuno ha le sue personali “tattiche” di conquista.
      Io spero che np1 non torni di nuovo come il tuo primo ex np a distanza di due anni o più…come ho già raccontato lui ci ha provato a fare un cucù esplorativo a settembre dopo 8 mesi di mio no contact e non ha ottenuto nulla…sinceramente mi spiace anche solo di avergli risposto….perché per loro anche una risposta fredda significa che una comunque è lì, magari risentita, ma non del tutto persa….e ne godono narcisisticamente.
      Ovviamente dopo storie così si fa davvero tanta fatica a fidarsi di nuovo di chiunque….
      Oggi capisco che non ho più energie da dare ad una relazione perché sono troppo concentrata a rimettere insieme i pezzi, troppo é grande il timore di spezzarmi di nuovo dopo tanta fatica….
      Forse é questo il motivo che poi ho accettato la relazione con np2 già “impegnato” (per quanto possa significare per loro la parola impegno)…mi sono detta….ok se è impegnato non ci perdo nulla, prendo quello che mi dà e amen, le corna non le fa a me. Ma con loro alla fine si perde sempre.
      Un abbraccio

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      1. Cara Spirito Libero il tuo correttore automatico è semplicemente delizioso: “relazioni marcisistiche” e quanto mai azzeccato 😛 relazioni che più marce, corrotte e corrompenti non si può.

        Detto questo, uno dei miei tarli è proprio non essere più, mai più, nella condizione di preda, voglio saperli riconoscere al volo e stare alla larga, per questo (se possibile) ritengo sia importante farsi supportare da una terapeuta specializzata, sia per rafforzarsi sia per “imparare” a intercettarli.
        Perché ce ne sono e sono tanti in molti ambiti non solo affettivo.
        Non voglio passarci mai più, non voglio pensare di chi siano eventuali corna, di ragionare in termini di “prendo quello che posso” come se fossi indegna di una relazione appagante. 1000 volte meglio da sole, a patto di imparare a farlo, che non sia una rinuncia ma una scelta consapevole.
        Tanto, con certi figuri accanto o anche nei paraggi, si è sole come non mai.
        Da quello che emerge, nel mio personale viaggio, deve essere un’evoluzione non solo mentale ma anche di valorizzazione di se stessi, migliorarsi da un punto di vista delle competenze anche lavorative se necessario, prendersi cura di se in ogni aspetto possibile, crescere in senso profondo e perché no diventare selettive nel coltivare relazioni e persone.

        Un abbraccio.

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      2. Haha Babi verissimo😅, l’errore sottende una grande verità…relazioni marce dalle fondamenta, che mai portano nulla di buono…un abbraccio

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      3. Sono d’accordo con quello che dici sol non accontentarsi di briciole.. non solo dai “marcia sisti” ma proprio da nessuno. Per questo concordo che bisogna lavorare molto sulla propria autostima per non permettere a tali soggetti di gravitare attorno alle nostre vite….ogni aiuto/supporto in tal senso, dalle letture, allo specialista è prezioso👍

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      4. scusate ma a tal proposito, qualcuno della zona di Milano conosce una psicoterapeuta “specializzata” in queste problematiche?
        La mia è specializzata in rapporti di coppia
        Grazie

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      5. Ciao Morgana come sai sono di Milano ma non ho trovato qui un terapeuta che si occupa nello specifico di no ma faccio dei colloqui con una dottoressa di Roma a mio parere molto in gamba benché molto schietta. Se vuoi posso darti il riferimento ma dovresti contattarmi in privato

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      6. ciao Mirò come faccio a contattarti in privato? spero solo non sia sua madre, visto che so che fa la psico 😦

        Grazie un abbraccio

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      7. Oddio Morgana spero proprio di no! Per te e per me che la reputo una donna in gamba!
        Per contattarmi non saprei nemmeno io… forse scrivendo in privato a Claudileia, non mi vengono in mente altri modi

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      8. Hai ragione spirito libero e ti capisco benissimo ..due in una vita mi sembrano un buon numero…ora basta direi …per entrambe ..🙂

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  11. Grazie a tutte/i di cuore. Appena mi sentirò pronta racconterò la mia storia. Sperando che potrà servire come esperienza a qualcun’altra per nn commettere gli errori che ho fatto io. Per ora vi ringrazio perché so di non essere sola e questo è molto importante.

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  12. Buongiorno a Claudileia e a tutti! Mi sembra di aver capito che chi diventa vittima di dipendenza nei confronti di un np ha per forza avuto una relazione disfunzionale coi genitori. E’ forse per questo che nessuno chiede/trova aiuto e sostegno nei propri?

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    1. Ciao Paola tanti articoli spiegano che il nocciolo di tutto sta proprio nei rapporti disfunzionali con le figure genitoriali..sia da parte del narcisista che da parte delle vittime…

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  13. Buongiorno a tutti.. E grazie. Da quello che sento in giro tutti nel bene o nel male hanno avuto genitori così, chi beveva, preferenze più o meno marcate tra figli o nipoti, differenze di comportamento tra parenti… Fai questa scuola perché è meglio, fai questo lavoro che così porti avanti l’azienda di famiglia… Allora mi chiedo… Uno dei due genitori è narcy? L’altro succube? Parlo pure della generazione dei miei nonni ormai morti… Solo che probabilmente ai tempi non c’era questa informazione e se sposavi qualcuno violento o meno te lo dovevi tenere.Pensiero mio personale. Buona giornata a tutti

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    1. Cara Lalla, né tutti sono affetti da un disturbo della personalità. Anzi, direi che la maggior parte non lo è. Un alcolizzato può essere schiavo del suo vizio senza essere necessariamente affetto da qualsiasi disturbo. Dopodiché, un genitore narcisista patologico ha un’influenza talmente grande nella sua famiglia che naturalmente un figlio o figlia tenderà a copiare i comportamenti manipolatori per avere la meglio. Fatto sta che qui trovi persone che hanno un vissuto simile al tuo e quindi la tendenza è pensare che tutte le famiglie si somiglino… Un abbraccio grande a te.

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      1. Cara Claudileia,
        su questo argomento ho riflettuto a lungo. Il vissuto precedente ha moltissima importanza, non solo per evitare la relazione con l’np ma soprattutto per la capacità di reagire e tirarsene fuori.
        Credo però che una persona dotata di autostima granitica possa comunque non essere immune dall’np perché la loro abilità è davvero notevole, ma le basi per limitare i danni, o per uscirne più o meno ‘acciaccate’ è collegata a quanto questa autostima è stata nutrita.

        E sono sicura che valga il detto “le colpe dei genitori ricadono sui figli” in una infernale catena di sofferenza di cui tante persone buone non sono neppure consapevoli.

        Ragionando sulla mia situazione (sarà autoreferenziale ma posso parlare solo per me) non ho motivo di imputare granché ai miei genitori, padre severo, mamma super impegnata che metteva sempre le esigenze dei figli e marito al primo posto.
        Non sono titolata a fare diagnosi ma credo problematiche familiari non patologiche.
        Sono cresciuta in una famiglia numerosa ma, senza navigare nell’oro, non mi, non ci è mancato niente neppure l’affetto quindi perché a me?
        Certo condividere le attenzioni della mamma tra tanti bambini e tutti piccolini, magari in un momento evolutivo critico mio, mi fa pensare che forse tempo per me sola che ne dovesse essere ben poco. Però…
        A loro volta i miei genitori sono figli di persone che hanno vissuto il conflitto mondiale, uno dei miei nonni finito addirittura in un campo di prigionia, tornato vivo quando ormai non lo aspettavano più… insomma roba tosta aggiungi che ai tempi allevare i figli anzi mantenerli semplicemente in vita era un’impresa. Per me seppure
        tra tanti errori hanno fatto il meglio che hanno potuto.

        Non lo so, sicuramente una famiglia disfunzionale è condizione abilitante ma l’np con i suoi schemi riesce a mettere in crisi anche chi tanti problemi non ne ha.
        Poi che avrei potuto e dovuto essere più accorta, che avrei potuto e dovuto essere più solidare con i rispettivi partner, e che avrei potuto e dovuto ….a piacere , me lo sono ripetuta allo stremo.
        Rimane che io ho responsabilità e forse qualche falla emotiva ma l’np ne ha più di me perché ha agito scientemente per raggiungere il risultato, certo in un momento diverso non l’avrei guardato, in un momento diverso non avrebbe avuto una singola change ma loro continuamente provano a tessere reti e seminare trappole, prima o poi una preda più o meno succosa la trovano…..
        In sintesi noi forse abbiamo i nostri problemi ma loro sono parassiti disgustosi di sicuro.
        Poi che possiamo curare e guarire solo noi stesse lo capisco e capisco che quella è l’unica direzione in cui possiamo muoverci, ma anche che questa patologia np venga riconosciuta come tale potrebbe essere un bel passo avanti.
        Un abbraccio e grazie sempre.

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  14. Cara Baby,

    Secondo me c’è anche un’altra opzione, nella quale tu probabilmente ricadi, quella delle persone buone e fiduciose che non vedono facilmente il male o che, se lo vedono, pensano che chi ne è portatore soffra e che si possa aiutarlo. Ciò che forse fa più la differenza è la velocità con la quale si riesce a liberarsi dal vincolo di dipendenza e questo penso dipenda anche da una sorta di orgoglio interiore che ad un certo punto ti fa dire basta, questa non sono io, farmi trattare in questo modo è fuori dal mondo, dal mio mondo. Come sappiamo tutte loro tendono a colpevolizzarci ma anche qui l’orgoglio a me ha aiutato, a volte mi dicevo è vero, sono una bruttissima persona, ma solo CON LUI, anzi, è lui che fa uscire i lati peggiori di me. In entrambi i casi si finisce col non sopportare più la propria immagine. Bisogna imparare ad amare il bello, a tendere al bello. Io come ho scritto ne sono uscita grazie ad amiche care e alla lettura di libri divulgativi di filosofia antica. Non so chi diceva “la bellezza salverà il mondo”, nulla di più vero.

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    1. Hai ragione Paola, noi siamo senza dubbio empatiche e questo ci rende vittime predestinate.
      Con altri partner np non durano mezzo secondo, vale il detto “cane non mangia cane” (sempre con tutto il rispetto per i cani che adoro).

      Il mio cruccio, tra tutte le torture che mi sono autoinflitta, è cercare di capire quello che è successo, ma non per far decollare la relazione, piuttosto comprendere l’impossibilità di qualsiasi connessione e per lasciare andare senza dubbi e pentimenti ma, soprattutto, per scongiurare che possa mai ricapitare.
      Leggendo i commenti, anche altrove, non è raro che il ‘fenomeno’ si ripeta e non voglio assolutamente, ma non perché devo essere la più brava, ma solo perché non ce la farei a sopportarlo.
      Quindi analisi impietosa delle dinamiche, il vissuto, il contesto. Principalmente perché sono fatta così e non riesco a fare altrimenti.
      L’ho già scritto, per me è stato fondamentale leggere, documentarmi, studiare, rendermi conto dello schema ricorrente, confrontare le mie sensazioni e reazioni con quelle riportate nei commenti.
      Avevo già messo in atto l’allontanamento dalla fonte tossica, ma un conto è avere intuito una soluzione, tutt’altro è percorrerla con la consapevolezza di essere nel giusto e che non c’è altra via.
      In questo blog ho trovato anche la motivazione a farmi aiutare, inizialmente solo counseling per capire quale soluzione intraprendere poi si vedrà.
      Un altro punto dolente è quello che hai descritto anche tu, ovvero di essermi sentita una brutta persona, che siano emersi aspetti comportamentali che non sono da me e che spero non siano sostanziali, in altre parole che non sia np anche io.
      Tutto, anche la terapeuta, converge sul no, ma me lo sono chiesta a più riprese, avevo il timore che la metafora del vampiro fosse vera fino in fondo, nel senso che davvero il vampiro avesse resa una non-morta anche me.
      Il punto è che dopo avere (credo) metabolizzato l’accaduto, dopo avere sgomberato le macerie e demolito quanto pericolante, rimane da costruire o da ricostruire un sacco di ‘roba’ e credimi alla mia età non è facile, avrei voluto (come tutti qui) essere occupata in faccende del tutto diverse, non aver dovuto investire tanto tempo, e quello che ancora alimenta la mia rabbia è che i danni sono da attribuire a una relazione abusante a cui poco avrei potuto opporre (se non con il senno del poi) unita alla consapevolezza di essere stata bersaglio di cattiveria gratuita.
      Ma tant’è, posso solo andare avanti…

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  15. Buongiorno… Paola Baby condivido in pieno quello che avete scritto.. Sono possibili entrambi gli scenari, mi ci ritrovo in pieno. Grazie Cla per la risposta e buona giornata a tutti.

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