I sei passi per uscire dalla nuvola tossica narcisistica e perché molti restano (con la morte negli occhi)

Fonte: https://www.linkedin.com/pulse/20141112145846-40373462-narcissistic-abuse-from-victim-to-survivor-in-6-steps
Autore: Dr. Sam Vaknin, autore di  Malignant Self Love – Narcissism Revisited  (2015)
Trad. C. Lemes Dias
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Siete stati maltrattati, abusati, molestati e stalkerizzati.

Avvertite di essere stati depredati da persone narcisiste o psicopatiche.

Tuttavia è necessario passare da vittime a sopravvissuti.

Nessuno lo farà o può farlo per voi: nemmeno i vostri terapisti, i vostri migliori amici o i membri più cari della vostra famiglia.

Solo voi potete scegliere la sopravvivenza al posto del vittimismo.

  1. ABBANDONARE IL NARCISISTA

Il narcisista forza il proprio abbandono a causa della sua paura. È così terrorizzato di perdere le sue fonti di nutrimento narcisistico (e di essere emotivamente ferito) che preferirebbe “controllare”, “padroneggiare” o “dirigere” la situazione potenzialmente destabilizzante.

Ricordate: la personalità narcisista ha un basso livello di organizzazione. È precariamente equilibrata.

L’abbandono potrebbe causare una lesione narcisistica così grave che l’intera struttura potrebbe crollare. Non c’è da stupirsi se molti narcisisti coltivano idee suicide in questi casi. Tuttavia, se sono stati loro ad aver iniziato o forzato il proprio abbandono, se questo viene percepito come un obiettivo che si sono posti – ecco che possono evitare tutte queste conseguenze spiacevoli.

  1. ANDARE AVANTI SEMPRE

Per preservare la propria salute mentale, bisogna abbandonare il narcisista. E andare avanti sempre.

Andare avanti è un processo, non una decisione o un evento. In primo luogo, bisogna riconoscere e accettare una realtà dolorosa. Tale accettazione è una serie vorticosa, sconvolgente e angosciante di pensieri che vi portano a rimuginare e a opporre forti resistenze. Una volta che la battaglia è vinta, e la realtà dura e angosciante viene assimilata, si può passare alla fase di apprendimento.

  1. IMPARARE

Noi etichettiamo. Ci istruiamo da soli. Confrontiamo le esperienze. Digeriamo e abbiamo le nostre intuizioni.

Poi DECIDIAMO e AGIAMO. Questo è “andare avanti”. Dopo aver raccolto sufficiente sostentamento emotivo, conoscenza, sostegno e fiducia, affrontiamo i campi di battaglia delle nostre relazioni, fortificati e nutriti. Questa fase caratterizza coloro che hanno smesso di piangere – e ora combattono; che hanno smesso di lamentarsi – e ora curano la loro autostima; che non si nascondono più – ma cercano contatti; che non restano fermi – ma vanno avanti.

  1. LUTTO

Dopo essere stati traditi e maltrattati, siamo addolorati. Ci addoloriamo per l’immagine che avevamo del traditore, del maltrattante: quell’immagine che era la più fugace e più sbagliata di lui. Piangiamo il danno che ci ha fatto. Sperimentiamo la paura di non poter mai più amare o fidarci di nuovo – e CI ADDOLORIAMO PER QUESTE PERDITE. In un colpo solo, abbiamo perso qualcuno di cui ci fidavamo e persino amavamo, abbiamo perso la nostra fiducia e l’amore per noi stessi e abbiamo perso la fiducia e l’amore che sentivamo. C’è qualcosa di peggio?

Il processo emotivo del lutto ha molte fasi.

In un primo momento siamo mutilati, scioccati, inerti, immobili. Facciamo la parte dei morti per evitare i nostri mostri interiori. Siamo ossificati nel nostro dolore, gettati nello stampo delle nostre omissioni e delle nostre paure. Dopodiché ci sentiamo infuriati, indignati, arrabbiati, ci ribelliamo e agiamo in modo odioso… Finché accettiamo. E piangiamo. Alcuni di noi imparano a perdonare e/o provare persino pietà. Ecco cosa significa GUARIRE.

Tutte le fasi sono assolutamente necessarie e utili per voi. Non fa bene non arrabbiarsi, non vergognarsi per aver amato coloro che ci hanno fatto vergognare, ci hanno rifiutato, ci hanno mentito, ci hanno abbandonati. Ma è ugualmente dannoso restare fissi sulla nostra rabbia. Il lutto permanente è la perpetuazione del nostro abuso con altri mezzi.

Ricreando all’infinito le nostre esperienze strazianti, collaboriamo NOSTRO MALGRADO  alla perpetuazione delle azioni malvagie che hanno compiuto su di noi in passato. È andando avanti che sconfiggiamo il nostro maltrattante, che neutralizziamo non solo lui, ma anche la sua importanza nella nostra vita. È amando e fidandoci di nuovo che annulliamo ciò che ci è stato fatto. Perdonare interiormente non significa dimenticare, ma ricordare senza necessariamente re-vivere l’esperienza traumatica.

  1. PERDONARE E DIMENTICARE

Il perdono è una capacità importante. Beneficia più chi perdona che chi viene perdonato. Ma non dovrebbe essere un comportamento universale, indiscriminato. È legittimo non perdonare a volte. Dipende, ovviamente, dalla gravità o dalla durata di ciò che ci è stato fatto.

In generale, non è saggio e controproducente applicare alla vita principi “universali” e “immutabili”. La vita è troppo caotica per soccombere a rigidi editti. Le frasi che iniziano con “Io mai” o “Io sempre” non sono molto credibili e spesso portano a comportamenti autolesionistici, auto-limitanti e autodistruttivi.

I conflitti sono una parte importante e integrante della vita. Non bisogna mai cercarli, ma di fronte a un conflitto, non bisogna nemmeno evitarlo. È attraverso i conflitti e le avversità tanto quanto attraverso la cura e l’amore che cresciamo.

Le relazioni umane sono dinamiche. Dobbiamo valutare periodicamente le nostre amicizie, collaborazioni e persino i nostri matrimoni. In sé e per sé, un passato comune è insufficiente a sostenere una relazione sana, nutriente, solidale, premurosa e compassionevole. I ricordi comuni sono una condizione necessaria ma non sufficiente. Dobbiamo guadagnare e riguadagnare le nostre amicizie su base giornaliera. Le relazioni umane sono una prova costante di fedeltà ed empatia.

  1. RESTARE IN AMICIZIA CON UN NARCISISTA E’ POSSIBILE?

Possiamo avere rapporti civili e rimanere amici di un/a nostro/a ex narcisista?

Non dimenticate mai che i narcisisti (a tutti gli effetti) sono simpatici e amichevoli solo quando:

  1. Vogliono qualcosa da voi – nutrimento narcisistico, aiuto, sostegno, favori, denaro… Preparano il terreno, vi manipolano e poi se ne escono con un “piccolo favore” di cui hanno bisogno oppure ve lo chiedono palesemente o surrettiziamente qualcosa che serva da nutrimento narcisistico per loro: “Cosa hai pensato della mia performance?”,”Non pensi che è da Nobel ciò che ho fatto?“.
  2. Si sentono minacciati da voi e vogliono sterilizzare la minaccia soffocandola con piacevoli convenevoli.
  3. Hanno appena ricevuto una dose eccessiva di nutrimento narcisistico e si sentono magnanimi e magnifici, ideali e perfetti. Mostrare magnanimità è un modo per sfoggiare le proprie credenziali divine impeccabili. È un atto di grandiosità. Sarete un sostegno IRRILEVANTE in questo spettacolo, un semplice ricettacolo dell’infatuazione traboccante e soddisfatta del narcisista con il suo Falso Sé.

Questo “lato buono” è transitorio. Le vittime perpetue tendono spesso a ringraziare il narcisista per “piccole grazie”. Questa è la sindrome di Stoccolma: gli ostaggi tendono a identificarsi emotivamente con i loro rapitori piuttosto che con la polizia. Siamo grati ai nostri maltrattanti e torturatori per aver cessato le loro orribili azioni e averci PERMESSO di riprendere fiato.

Alcune persone affermano che preferiscono vivere con i narcisisti, soddisfare i loro bisogni e soccombere ai loro capricci perché è così che sono stati condizionati nella prima infanzia. È solo con i narcisisti che si sentono vivi, stimolati ed eccitati. Il mondo si illumina in Technicolor alla presenza di un/a narcisista e decade in colori seppia in sua assenza.

Non vedo nulla di intrinsecamente “sbagliato” in questo, anche se qui c’è un test da fare: SE QUALCUNO DOVESSE COSTANTEMENTE UMILIARVI E ABUSARE VERBALMENTE DI VOI USANDO IL CINESE ARCAICO, VI SENTIRESTE UMILIATI E MALTRATTATI? PROBABILMENTE NO. ALCUNE PERSONE SONO STATE CONDIZIONATE DAGLI OGGETTI PRIMARI NARCISISTICI NELLE LORO VITE (GENITORI O CURANTI) PER TRATTARE GLI ABUSI NARCISISTICI COME CINESE ARCAICO, PER NON “UDIRE”.

Questa tecnica è efficace in quanto consente al “narcisista rovesciato” (il compagno eternamente disponibile del narcisista) di sperimentare solo gli aspetti positivi della vita con lui: la sua intelligenza scintillante, il dramma e l’eccitazione costanti, la mancanza di intimità e attaccamento emotivo (alcune persone preferiscono vivere COSÌ).

Di tanto in tanto il narcisista abusa di loro in cinese arcaico…

“E allora? Chi capisce il cinese arcaico?” dice tra sé e sé il “narcisista rovesciato”, suo partner…

Ho solo un fastidioso dubbio, però:

SE LA RELAZIONE CON UN NARCISISTA È COSÌ GRATIFICANTE, PERCHÉ I LORO PARTNER SONO COSÌ INFELICI, COSÌ EGO-DISTONICI E PERCHÉ HANNO BISOGNO DI AIUTO (PROFESSIONALE O NO)?

NON SONO VITTIME CHE SEMPLICEMENTE SPERIMENTANO LA SINDROME DI STOCCOLMA (= IDENTIFICANDOSI CON IL RAPITORE PIUTTOSTO CHE CON LA POLIZIA) E CHE NEGANO IL PROPRIO TORMENTO?

Mr. Sun – Greentea Peng

Oggi mi sono svegliata e il sole splendeva/ Ho detto ‘hey Signor Sole’ dove sei stato?/ Mi ha detto scusa, cara/ Sono dovuto andar via/ Ma non avere mai paura/ Sono sempre tornato/ Dovevo mostrarti il ​​buio/ Quindi ora puoi riconoscere la vera luce/ Lo sai che non posso mentire, ho bisogno di te, Signor Sole/ Non posso mentire, ho bisogno di te, Signor Sole/ Ti sto inseguendo, sono in fuga/ Ti sto inseguendo, sono in fuga/ Signor Sole, ho bisogno di te/ Sono felice solo con te/ Nessuno mi solleva come fai/ Tu sei veramente un tipo vitale, giusto?/ Con la tua presenza mi sento super verde/ So che mi piace sentirmi più leggera/ Voglio nuovi ordini, niente vie di mezzo/ Sono tutto o niente, sai cosa intendo/ Non posso mentire, ho bisogno di te, Signor Sole/ Non posso mentire, ho bisogno di te, signor Sole/ Ti sto inseguendo, sono in fuga/ Ti sto inseguendo, sono in fuga/ Comincio a ballare come se il sole splendesse/ So che c’è/Anche se non lo vedo/Sembra tutto molto grigio/ Il mio verde che scompare/Avevi detto di essere venuto per restare/Non lasciare che la tua mente distratta ti porti via/ Troppo lontano/Non posso mentire, ho bisogno di te, Signor Sole/ Non posso mentire, ho bisogno di te, Signor Sole/ Intrappolata in Babilonia, niente sole/ Intrappolata in Babilonia, niente sole

149 pensieri su “I sei passi per uscire dalla nuvola tossica narcisistica e perché molti restano (con la morte negli occhi)

  1. E’ un classico che le persone davvero narcisiste considerano gli altri narcisisti quando vengono pubblicamente smascherate nei loro tentativi di manipolare le conversazioni/situazioni allo scopo di “apparire” migliori degli altri (causa insicurezza cronica che si manifesta cercando di sminuire gli altri e le loro opinioni per avere luce riflessa).
    Le allusioni tipiche della persona narcisista non sono opinioni ma provocazioni, e tuttavia, il narcisista lancia spesso il sasso e poi nasconde la mano, o si atteggia a “vittima” di chi non cade nel suo gioco (“nessuno mi capisce”, “hanno tutti invidia di me” “io sono solo me stesso e voi malvagi” ecc ecc.).
    😉

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    1. Un’altra cosa tipica dei narcisiti è agganciarsi a una persona che li ascolta e li sostiene solo per poter attaccare indirettamente altre persone (che il vero scopo del suo agire e non perchè abbia a cuore la persona).
      Per cui occhio, soprattutto nei posti di lavoro, o anche in gruppi di vario tipo, prima di dare fiducia a chi vi “lecca” cercate sempre di capire come mai quella persona sembra interessarsi a voi. Probabilmente vi sta solo usando.

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  2. Da un mese continuo a fare letture e seguire video sulle relazioni con narcisisti patologici, tutti predicano il no-contact per uscire dalla relazione, però nel mio caso non sono convintissima sia la cosa migliore. Sono uscita dalla relazione che è durata sei mesi attuando da subito un brusco (del resto non può che essere così) no-contact: messaggio finale e addio, bloccato ovunque. Il no-contact mi ha fatto più male di tutto il resto; mi è servito comunque per lavorare su me stessa, cosa che sto continuando a fare, ma ora mi pare che esso mi prenda più energia rispetto al salutarlo comunque o rispondere ad una sua chiamata (decidendo prima io quando può chiamarmi ed esercitando la comunicazione assertiva). Insomma la mia impressione è che accettare i contatti necessari e non fuggire come proibirmi di frequentare un locale che ho sempre frequentano solo perchè ci va lui, sia più dannoso e pesante per me che lavorare sul fatto di essere più consapevole possibile durante questi ‘contatti’. Anzi, mi pare che essi mi servano da palestra per smascherare le sue manipolazioni e dimostrare innanzitutto a me stessa che esse non hanno più effetto su di me. Ed in effetti è così, non sto affatto male dopo averlo visto, anche se regolarmente mette in piedi il suo teatrino nel quale cerca di rendersi appetibile e di ingelosirmi (figuriamoci, un uomo che ha almeno due-tre donne fisse più le varie occasionali, può ormai ingelosirmi?), commento con le mie amiche le sue azioni e le trovo ridicole, quindi perchè devo costringermi ad evitarlo, scappando dalle situazioni (locali, feste) che mi fanno star bene come se fossi una ladra? Certo, io non lo cerco, non lo chiamo, non sono (più) così masochista, ma perchè devo costringermi al no-contact anche adesso che non tornerei più insieme a lui solo perchè il no-contact viene ‘predicato’ come mossa giusta? Ammetto che il fatto che lui si senta frustrato dalla mia indifferenza mi dà un certo piacere (so che sto esercitando il mio narcisismo), però questo è così sbagliato? La mia sensazione è che questa nuova situazione sia per me una palestra utile per rafforzarmi… O mi sto illudendo?

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    1. Cara Magdamaddalena, purtroppo penso di sì e ti spiego esattamente perché il contatto zero viene raccomandato da tutti gli specialisti che ho tradotto in questo blog, a meno che non ci siano figli di mezzo o un grado di parentela stretto (anche in caso di parentela stretta e secondo la gravità del caso il contatto zero resta la prima scelta, se può essere attuato)… Allora, tu scrivi: 1. “Il no-contact mi ha fatto più male di tutto il resto; mi è servito comunque per lavorare su me stessa, cosa che sto continuando a fare, ma ora mi pare che esso mi prenda più energia rispetto al salutarlo comunque o rispondere ad una sua chiamata” – perché il contatto zero ti ha fatto più male di tutto il resto? Perché eri condizionata ad accettare il suo “trattamento” come qualcosa che apparteneva alla tua vita e quando ti sei ritrovata sola con te stessa, il vuoto rappresentato dall’assenza della persona che ti trattava più male che bene, che ti svalutava e ti sviliva triangolando o tradendoti con altre donne, ti è sembrato una sfida troppo dura da superare. Era come vedersi senza una regola, senza una “normativa” imposta dall’alto nella quale uno detta il buono e il cattivo tempo e l’altro lo devi accettare. Non è un caso se gli studiosi affermano che anche quando la gabbia è aperta le persone fortemente condizionate dal rinforzo intermittente (bastone e carota) non se ne vanno. 2. “la mia impressione è che accettare i contatti necessari e non fuggire come proibirmi di frequentare un locale che ho sempre frequentano solo perché ci va lui, sia più dannoso e pesante per me che lavorare sul fatto di essere più consapevole possibile durante questi ‘contatti'”: il contatto zero non va visto come una fuga, come un atto di coraggio e di rispetto per se stessi. Significa volersi talmente bene da non sottoporsi o esporsi a ciò che è deleterio per te. Quindi, sostanzialmente è smettere in via definitiva di partecipare al teatrino perverso prestando i tuoi occhi e le tue orecchie a chi ha abusato psicologicamente di te. Dopodiché, non va visto come un’imposizione ma come una raccomandazione per tutte le persone che possono permetterselo; 3. “commento con le mie amiche le sue azioni e le trovo ridicole, quindi perché devo costringermi ad evitarlo, scappando dalle situazioni (locali, feste) che mi fanno star bene come se fossi una ladra? Certo, io non lo cerco, non lo chiamo, non sono (più) così masochista, ma perché devo costringermi al no-contact anche adesso che non tornerei più insieme a lui solo perché il no-contact viene ‘predicato’ come mossa giusta?” – Intanto il contatto zero non viene “predicato” come la mossa giusta, il contatto zero è l’unica mossa giusta in caso di abuso psicologico. Questo perché l’abusante non cambierà atteggiamento e perché conoscendo i tuoi punti deboli troverà un modo per farti crollare. E’ solo una questione di tempo e di occasione per farti ricascare nella rete nuovamente, a maggior ragione se lui continua ad essere ‘l’argomento’ non dal punto di vista di una persona che prova a uscire dalla rete, ma di una ex che gode del teatro che fa e ci ride sopra. Penso che se sei arrivata a questo grado di spensieratezza nei confronti di una persona che ha commesso su di te ogni sorta di abuso psicologico, vuol dire che non c’è più sofferenza e che tutto sommato hai superato alla grande il trauma affettivo che hai subito. 4. “Ammetto che il fatto che lui si senta frustrato dalla mia indifferenza mi dà un certo piacere (so che sto esercitando il mio narcisismo), però questo è così sbagliato?” – Ognuno ha il suo modo di provare piacere e ognuno è libero di decidere con chi e cosa vuole imparare dalla vita. Se interagire con un narcisista patologico si traduce in una lotta di potere che alla fine ti dà piacere, nessuno al mondo, nemmeno i migliori terapeuti potranno farti cambiare idea. Io qui cerco di traghettare le persone con tanto di informazione verso una realtà più sana, mica cerco di imporre la mia visione di mondo agli altri. Per me ‘una palestra utile per rafforzarmi’ non potrà mai essere rappresentata dai meccanismi e attrezzi di prevaricazione psicologica subdola o dichiarata messi in atto da un narcisista patologico qualunque, da un manipolatore di donne seriale. Raccomando e raccomanderò sempre il contatto zero semplicemente perché esistono teatri migliori, attori migliori, drammi e commedie migliori e più degne dei miei occhi. Un abbraccio grande a te e spero davvero che la tua esposizione a questa persona non sia fonte di ulteriori danni e dolore!

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      1. Ti ringrazio tantissimo e di cuore per questa tua risposta, che mi rileggerò con calma e sulla quale devo meditare. E’ molto significativo il tuo paragone della gabbia aperta e dell’animale che continua a rimanerci dentro. E questa è una lezione da imparare, altrimenti oggi (o ieri) è stato lui, domani sarà un altro o anche un’amica. E come primo pensiero mi viene questo: ammetto che il mio crogiolarmi nella “lotta di potere” con il narcisista è chiaramente sintomo di una notevole dose di narcisismo da parte mia, infatti ammetto che ho effettuato qualche mossa contro-manipolatoria che ahimè ho compreso essere una mia modalità nel rapporto con gli uomini. Insomma… In conclusione “temo” tu abbia ragione, ma devo lavorarci su per far diventare tutto questo maggiore consapevolezza.

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      2. Cara Magdamaddalena, il pericolo di entrare nella logica del piacere per aver “vinto” o “turbato” un narcisista patologico con la nostra indifferenza è quello di restare nel circuito a causa di una disfunzione nel nostro modo di concepire le relazioni. Cioè, quando questa “lotta” viene a mancare perché abbiamo conosciuto una persona sana sentiamo che qualcosa manca e quindi tendiamo a svalutarla. Supponiamo che tu conosca un’altra persona mentre sei ancora invischiata in questa dinamica a distanza con il narcisista… Bene: suppongo che il tuo piacere aumenterà di molto immaginando il tuo ex narcisista che ti vede felice, innamorata, coinvolta dalla tua nuova relazione. E’ umano ragionare in questi termini. A quel punto inconsciamente (o consapevolmente, dipendendo dal tuo livello di narcisismo!) la new entry subirà in automatico una svalutazione: non sarà soltanto il tuo partner, degno di essere amato e rispettato, ma anche uno strumento nella tua lotta di potere con il narcisista. Sono situazioni più comuni di quanto possiamo immaginare. Ad un certo punto la persona strumentalizzata capisce di essere parte di un gioco e se è sana abbastanza si dilegua. La sensazione di avere la propria vita affettiva bloccata quando ancora interagiamo con un narcisista nella condizione di ex è la norma quando non c’è contatto zero. Ci sentiamo nel limbo senza capire bene perché e finché siamo nel limbo restiamo nostro malgrado a loro disposizione, non più come corpo, ma come platea, il che per loro equivale comunque a una vittoria.

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  3. Carissima, ti ringrazio di nuovo. Mi colpiscono soprattutto due aspetti delle tue risposte: il fatto che un uomo che non ingaggi con me competizioni di potere mi risulti ‘noioso’ ed il fatto che una persona sana se si sente usata come rivincita sul narcisista, si dilegua (giustamente). Prendere coscienza di ciò è fondamentale per poter costruire dentro di me i presupposti per una futura relazione amorosa sana. Ancora però ti chiedo un ulteriore chiarimento: ma davvero non devo più rispondere nemmeno al minimo messaggio (tipo ‘vieni giovedì sera alla festa?’ > ‘no, non vengo’) del narcisista perverso, anche se queste comunicazioni minime non mi fanno effetto? Devo considerarlo un pericolo per me per tutta la vita? Devo attribuirgli tutta questa importanza? Non verrà mai il momento in cui lui per me è un essere umano come tutti gli altri, un essere umano che non stimo, ma al quale rispondo educatamente come faccio con chiunque altro?

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    1. Cara Magdamaddalena, se si tratta di un narcisista perverso o psicopatico il contatto zero è l’unica alternativa valida per il mantenimento della tua integrità psicofisica. Perché? Perché in nessun modo bisogna interagire con chi ti maltratta, denigra, infanga, fa accuse false, deturpa le cose, triangola, fa uso del gaslighting, semina zizzania, minaccia, ricatta, sfrutta economicamente, sessualmente e psicologicamente di una PERSONA. Tu non sei “cattiva” quando non rispondi, ma ti stai protteggendo da una persona che ha provato a compiere su di te un opera certosina di erosione identitaria. In questo caso il contatto zero va mantenuto a vita. Dopodiché, se nulla di ciò che ho descritto corrisponde a ciò che è successo a te, mantenere il contatto o meno con questa persona è una tua libera scelta. Nessuno può importi alcunché. Tutto dipende del livello di tossicità della persona. Ognuno di noi decide la qualità dei rapporti che coltiva e se vale la pena, in termini emotivi, avere nella propria rubrica ed essere contattato a qualunque momento da persone altamente disfunzionali. Il punto è che il percorso di liberazione psichica da questi esseri è lungo, tortuoso e pieno di alti e bassi. Quindi, il rischio è quello di restare invischiata più a lungo nelle dinamiche dettate da lui. Abbraccio grande a te e buona giornata!

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  4. Per Magdamaddalena.

    Ciao, intanto piacere di averti qui con noi.
    Rispetto a quanto racconti e chiedi, io posso portarti la mia esperienza, che riconosco molto simile alla tua.

    In breve, su di me: anche io ho avuto una relazione non lunga con np (più o meno quanto la tua), io anche sono stata quella che ha chiuso con nettezza il rapporto e anche per me la relazione è stata soprattutto una sorta di sfida (sia con me stessa nel volerlo guarire, sia con lui per controbattere alle sue cattiverie): avendo anche io marcati tratti narcisistici (soprattutto nelle autodifese, nella adrenalina che mi dà la “lotta” sentimentale, nella capacità contromanipolativa), capisco bene quello che vuoi dire. E anche io lo incontro perché frequentiamo gli stessi ambienti sociali (per me è il tango: una passione che ho da tantissimo tempo, da molto prima di incontrare np, e a cui non intendo assolutamente rinunciare: è per me una dimensione identitaria, molto al di là di np, e inoltre c’è un aspetto lavorativo). Questo mi ha esposto a interrelazioni con np anche dopo la chiusura della relazione (ora è 1 anno e mezzo), visto che neanche np rinuncia al tango (anzi, è il suo bacino privilegiato di pescaggio).

    Posso dirti che il protrarsi della mia esposizione a np, sebbene affrontata da me con determinazione e anche molta ironia (vederne il lato ridicolo), mi ha sicuramente condizionata nel processo di allontanamento non tanto da lui come soggetto con cui avere una storia sentimentale (da quando ho chiuso, non vi sono mai ricaduta e, consapevole dell’impossibilità di evoluzione positiva della storia dato il suo disturbo, ne ho tratto una forte determinazione in questo senso), ma piuttosto dai suoi teatrini manipolatori che sempre mette in atto né mai smetterà (anche per lui, con me, è una sfida: se lo è per noi, lo è a maggior ragione per loro), sempre i soliti ovviamente, quelli che dici anche tu. Allora, non è che np coi suoi teatri mi fa provare più né sofferenza né gelosia (che gelosia vuoi provare… anche a me sembra del tutto ridicolo), però indubbiamente mi ha condizionato: a lungo ho continuato a stare su un terreno di sfida che veramente non ha senso e anche mi ha riportato in passi indietro dal punto di vista emotivo (pur senza più soffrire, di nuovo pensieri su np, di nuovo riflessioni dopo che se ne erano andate dalla testa, etc.). Vederceli accanto a fare il teatro, pure se non ci fa soffrire e anzi ci fa ridere e non ci induce a riaccostarci a loro, tuttavia modifica senz’altro il nostro stare nel luogo comune. Inoltre, posso confermare che, mentre sei in questa dimensione, c’è il rischio concreto che chi si dovesse accostare a noi possa avvertire che ci sono anche dinamiche “altre” in cui siamo impelagati (pure se noi ci interessiamo davvero a questa nuova persona, anche perché in ogni caso ci pensa np a renderle palesi, anzi lo fa apposta per rovinarci le nostre cose… ad es., np si accosta a tutti gli uomini che vede collegati a me), quindi magari questa nuova persona si allontana da noi. A me è successo, ed era un uomo che mi interessava. Me lo ha proprio detto: non mi va di stare in questo tourbillon! e mi ha anche accusata di utilizzarlo per stuzzicare np (cosa non vera, ma lui l’ha vissuta così…).
    Dopo un anno e mezzo, soprattutto con l’aiuto della psicoterapia e di questo blog, e anche approfittando di varie e prolungate assenze di np dalle sale da ballo in corrispondenza a suoi fantastici fidanzamenti (che per fortuna, come da protocollo, si susseguono ininterrotti), sto riuscendo a raggiungere un maggiore equilibrio e a prescindere maggiormente da np (ad es., in una delle ultime serate di tango stavo parlando amabilmente con un uomo e non mi sono proprio accorta delle mosse di np che tentava di richiamare l’attenzione su di sé, me le hanno poi riferite: questo è la prima volta che mi accade ed è sicuramente un buon segnale).
    Io non posso del tutto evitare np, perché le sale da ballo sono quelle e ho una relazione ineliminabile col tango, l’unica cosa che posso fare è recarmi dove è meno probabile lui che ci sia, e anche lo faccio, ma ci sono alcune serate in cui mi capita di incontrarlo. Se non lo avessi visto più ci avrei messo senz’altro molto meno a procedere nel distacco (comunque fortunatamente sono a buon punto). Quindi, se per te è possibile, se hai agio, non recarti dove puoi incontrarlo, anche io te lo consiglio, in vista di una risoluzione diciamo alla radice del problema. Ma questo dipende molto da te: da quanto vuoi/puoi rinunciare ai luoghi comuni, da quanto la meravigliosa visione di np finisce per condizionarti, dalla valutazione dei rischi che corri rispetto a come sei fatta…

    Poi, certo, in ogni caso prioritario è lavorare sulle nostre carenze (alcune di te stessa tu le hai già individuate, magari proprio riflettendo su np: a me è successo questo: attraverso di lui ho scoperto cose di me stessa che non sapevo), per non ricadere negli stessi tipi di rapporti in futuro, che è l’aspetto forse più importante: al di là di questo np, di cui ci libereremo senz’altro, occorre attrezzarsi per non essere più sedotte da altri disturbati.

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  5. Cara Blume, ti ringrazio. Capisco bene il tuo racconto anche perchè l’ambiente che sia io che lui frequentiamo è quello del ballo dove lui è maestro (anche per lui questo è l’ambiente privilegiato – ma non l’unico – di pescaggio). Ieri sera dopo un pomeriggio tormentato di nuovi pianti e disperazione, l’ho di nuovo bloccato sui vari mezzi di contatto. L’antefatto è che domenica sera, dopo un mese e mezzo, avevo di nuovo ballato con lui, gestendo la situazione “al top” (lo dico con una buona dose di auto-ironia), rifiutando il suo invito per il dopo-serata e ironizzando con le mie amiche sui suoi tentativi di rientro. Ieri pubblicano su un social una foto di domenica sera in cui io e lui balliamo, una foto “bellissima” ahimè, vedendo la quale sono entrata nuovamente in crisi. Il mio narcisismo mi suggeriva: saremmo una bellissima coppia, se lui mi amasse, se non fosse un np, se non fosse un incallito infedele, se non fosse bugiardo… insomma se non fosse tutto ciò che è, se lui fosse come io vorrei che fosse, saremmo una coppia perfetta. Contemporaneamente lui mi scrive ed io ho la sensazione emotiva di regredire, quindi al termine di un ulteriore conflitto interiore l’ho bloccato. La settimana prossima cambio terapista, voglio provare l’EMDR per rimappare le mie emozioni riguardo ad alcuni eventi dolori della mia infanzia che vengono attivati da questo tizio che chiamo Prince of Shit (scusate per la volgarità, ma è l’appellativo che gli ho dato, onorando le sue ‘nobili’ origini). L’aspetto che mi assorbe tante energie è una fortissima dissociazione: razionalmente potrei quasi fare da terapista a me stessa, emotivamente sono come una bambina di tre anni. La verità è che lui si è insinuato e collocato perfettamente in quel luogo malsano di me dove risiedono le ferite più profonde. Da lì è difficilissimo schiodarlo, per cui io posso fare la “splendida”, leggere, elaborare, persino bloccarlo nei contatti, ma so che una parte “ingestibile” di me non vuole lasciarlo andare per sempre. Per questo bloccarlo mi getta nell’angoscia: se non lo blocco la porta è aperta, lui continua ad esistere e anche senza avere contatti, solo questo mi mette più tranquilla. Avendolo bloccato, mi sento come un funambolo con le vertigini.

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    1. Cara Magdamaddalena, il ballo di mezzo è certo una ulteriore complicazione, perché la danza è un potente veicolo e amplificatore emotivo. Come vedi, infatti, i contatti danzerini con lui ti hanno riportato in regressione.
      Io ho avuto la fortuna di vederlo sparire dalle sale per parecchi mesi subito dopo la chiusura della nostra relazione, e questo mi ha aiutato molto in termini di distacco (quando è poi tornato ero già un pezzetto avanti e non ha avuto un impatto devastante). Sarebbe stato molto peggio se me lo fossi trovata lì ogni volta. La tregua delle forti emozioni è per noi necessaria nella prima fase del distacco.
      Anche io ho provato a lungo la tua stessa condizione: razionalmente lucidissima, emotivamente fragilissima. I pensieri intrusivi del “se non fosse così…se guarisse…che bella coppia saremmo”, il rimpianto, etc., sono frutto della famosa dissonanza di cui certo saprai: la realtà è invece che np non cambia e noi non possiamo cambiarlo. Se non ce la fai a bloccarlo, non farlo, ma nelle condizioni in cui sei (crisi e regressione) almeno non ballarci. Comprendo benissimo la vicenda della foto e la marea che ti ha causato dentro. È successo anche a me, pari pari. Il ballo è una grande illusione in cui np prospera, facendo leva su quelle corde non razionali ma analogiche ed emotive che sono le catene del cuore verso soggetti di questo tipo. Almeno, non ballarci.

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    1. Un’altra cosa voglio dirti, sempre sulla base della mia esperienza, ma penso valga anche in generale. Quando np riscontra (o meglio, si scontra) che qualcuno resiste, che contrattacca anche efficacemente (se conosci i suoi punti deboli e riesci a mantenere la calma…) e che non si mostra annullato, questo sicuramente alimenta il suo incastro nella sfida (e quindi tende a volere contatti con noi), ma fomenta soprattutto la sua rabbia. Per questo motivo, il trattamento riservato è veramente feroce: aspettati qualsiasi colpo basso e una pervicace volontà di piegarti e distruggerti. Infatti, np non può sopportare di sentire la sua propria rabbia (è una debolezza, vuole farla provare agli altri, vuole sbarazzarsene proiettandola sugli altri: se la provano gli altri, non è la loro), quindi la converte in disprezzo (rabbia a basso costo energetico) in modo che tu sia colpito è ne soffra o ti arrabbi, dunque la spirale sarà sempre più orientata verso l’odio vero e proprio (anche se finge amabilità). Questo è l’esito, e non avrà alcuna importanza se nella relazione tu hai messo anche tanta disponibilità e tanto affetto.
      Ora, noi possiamo anche provare soddisfazione per i “colpi” che mettiamo a segno, ma dobbiamo tener presente che tali colpi sono solo lì per là, poi, per la natura del disturbo, loro resettato la loro testa e noi usciamo del tutto dai loro pensieri e si vanno a ricaricare altrove, mentre noi invece restiamo con pensieri intrusivi su di loro, ci risucchiano energie vitali e ci incastriamo davvero per troppo tempo. Bisogna assolutamente deporre questa sfida, riacquistare la nostra centratura. Per far questo, il distacco psico-fisico da np è necessario.
      Ti abbraccio, buona giornata.

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      1. Grazie ancora, sì sono consapevole delle reazioni del np difronte all’indifferenza ed al distacco della sua preda, infatti come mi aspettavo ha iniziato l’opera di denigrazione dicendo “in giro” che non frequento più le sue lezioni perchè sono in crisi e depressa. Questo è il minimo di quanto mi aspettassi, comunque non ha generato in me alcuna reazione emotiva. Ho deciso che mantengo il no-contact ed evito proprio di andare a ballare nei luoghi in cui so che va lui, eviterò per quanto possibile anche i “miei” luoghi quando so che si presenterà. Ho bisogno di star bene.

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      2. Ciao Magdamaddalena,
        Dici molto bene e “Ho bisogno di star bene” è il concetto che deve guidarti da qui in avanti, qualunque sia la “sirena” che si metterà a cantare.
        Ne hai bisogno e ne hai anche diritto, non scordarlo.

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      3. Bravissima, cara Magdamaddalena. Preservati da tutto ciò che intossica la tua vita. Immaginarti in crisi, depressa, disperata e sull’orlo del precipizio è la benzina dei manipolatori: mors tua, vita mea. Si convincono che è proprio così che il mondo va perché non hanno ulteriori strumenti per nutrire il loro Falso Sé. Ovviamente lui deve giustificarsi con gli altri per preservare la sua immagine. Deve anticipare le tue mosse e ciò che potresti dire su di lui “in giro”. Capisci il quanto sono paranoici e il quantitativo di energia impiegato per provare a trionfare su di te? Potrebbe sembrare la storia del soldato giapponese Hiroo Onoda, quello che visse per 30 anni nascosto nella giungla filippina perché non ci credeva che la Seconda Guerra fosse finita… Il punto è che con loro il meccanismo psicologico della guerra che dichiarano contro di te – a colpi di campagna di fango – funziona ancora peggio di quello del povero soldato giapponese, giacché si tratta di una guerra che esiste solo nel loro cervello. Abbracci a te e buona serata!!!

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