Che cosa ci dicono i ricercatori del comportamento umano sulla connessione tra narcisismo e violenza domestica?

Fonte: https://journals.sagepub.com/doi/full/10.1177/2158244019846693
Autori:  Ava Valashjardi è dottore di ricerca e lecturer presso l’Edinburgh Napier University, Regno Unito; Kathy Charles è professoressa associata e psicologa (Edinburgh Napier University, Regno Unito).
Titolo originale: Voicing the Victims of Narcissistic Partners: A Qualitative Analysis of Responses to Narcissistic Injury and Self-Esteem Regulation
Trad. C. Lemes Dias

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Affrontando un aspetto poco studiato del narcisismo, questo studio ha indagato il narcisismo subclinico[1] di tipo “grandioso” e “vulnerabile” nel contesto della violenza domestica. Sono stati esplorati i fattori scatenanti comuni che evocano la rabbia narcisistica e le differenze nella risposta alla ferita narcisistica. Sono state analizzate le interviste qualitative semi-strutturate di sette partecipanti che hanno riferito di avere una relazione con un partner narcisistico. Sono emersi tre temi generali: (a) espressioni palesi e segrete di abuso, (b) sfida all’autorità percepita di Sé, e (c) paura dell’abbandono. I risultati suggeriscono che le reazioni dei narcisisti, tanto i caratterizzati da grandiosità quanto da vulnerabilità alle ferite narcisistiche, possono essere subdole o palesemente aggressive e violente; tuttavia, le motivazioni alla base del comportamento differiscono. Per i narcisisti grandiosi, la violenza è stata comunemente innescata da minacce all’autostima, mentre i narcisisti vulnerabili hanno manifestato ferite significative e rabbia mossi dalla paura dell’abbandono. Si sostiene che i tentativi di regolare e ripristinare l’autostima per i due sottotipi di presentazione narcisistica saranno diversi, fornendo così un ulteriore supporto alle distinzioni teoriche tra narcisisti grandiosi e narcisisti vulnerabili nelle relazioni intime. Si conclude che le immagini popolari del narcisista sono eccessivamente semplicistiche in quanto il tratto di personalità è più complesso rispetto al tipo grandioso tipicamente presentato. Questo studio contribuisce a una nuova comprensione della natura del narcisismo nella violenza domestica. Vengono discussi limiti e suggerimenti per la ricerca futura.

INTRODUZIONE

La psicopatologia del narcisismo è stata ampiamente studiata (Larson, Vaughn, Salas-Wright, & Delisi, 2015Miller, Widiger, & Campbell, 2010Ronningstam, 2005), con le forme estreme e malsane del narcisismo considerate un disturbo della personalità (Disturbo Narcisistico di Personalità – DNP – American Psychiatric Association [APA], 2013). Sebbene la ricerca clinica ed empirica identifichi costantemente due tipi di caratteri narcisistici, ovvero il narcisismo grandioso e vulnerabile, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (Ed. 5, o DSM-5APA, 2013), tra i criteri del DNP, sottolineava il carattere grandioso a scapito dei contenuti vulnerabili. In questi criteri, la patologia narcisistica è rappresentata come grandiosa, arrogante, dotata di un senso smisurato del diritto, invidiosa e sfruttatrice. La personalità vulnerabile, al contrario, viene osservata come palesemente rappresentata da timidezza, ipersensibilità e inibizione, mentre nasconde sentimenti di grandiosità inconfessati e senso di diritto (Levy, 2012). È degno di nota il fatto che molti tratti descrittivi della diagnosi di DNP esistono nella popolazione generale, in cui gli individui mostrano tratti narcisistici che possono riflettere sia caratteristiche adattive che disadattive (ad esempio, narcisismo subclinico). Nella letteratura empirica, le valutazioni dominanti del narcisismo subclinico si basano sulla descrizione del DNP, con oltre il 75% della ricerca che coglie soltanto gli elementi grandiosi del narcisismo. (Cain, Pincus, & Ansell, 2008). Il presente studio indaga le percezioni del narcisismo grandioso e vulnerabile attraverso un’analisi qualitativa delle risposte sottostanti alle ferite narcisistiche nelle relazioni intime. L’attenzione si concentra in particolare sugli individui con stili di personalità narcisistica subclinica, in contrasto con l’attuale DNP.

IL NARCISISMO SUBCLINICO E IL SUO RAPPORTO CON LA VIOLENZA

Uno dei comportamenti interpersonali consequenziali del narcisismo più frequentemente studiati è la perpetrazione di aggressioni a seguito di minacce all’Ego (Twenge & Campbell, 2003). Le teorie hanno postulato il concetto di “ferita narcisistica” nello spiegare come l’auto-preoccupazione narcisistica possa alimentare un circolo vizioso di rabbia intensa, violenza e vendetta quando l’autostima viene messa in discussione (Freud, 1914/1957; Kohut, 1977). Logan (2009) ha proposto che quando il potenziale di una minaccia (REALE O IMMAGINATA) viene percepito dal narcisista, emozioni intollerabili sotto forma di vergogna, umiliazione e rabbia vengono evocate, seguite istantaneamente o in seguito da una risposta difensiva di auto-giustizia intesa ad attaccare o eliminare la fonte della minaccia per ripristinare l’autostima.

Di conseguenza, la reazione e l’intensa rabbia in risposta al dolore e ferite interpersonali percepite si tradurranno inevitabilmente in un fenomeno definito “rabbia narcisistica” (Krizan & Johar, 2015). Si ritiene che la rabbia narcisistica sia istigata da sottostanti sentimenti di vergogna e inferiorità vissuti come estremamente gravi, che culminano in un’intensa rabbia nei confronti delle fonti di vergogna percepite. Queste emozioni intollerabili, se prolungate, possono provocare reazioni di rabbia cronica, che aggravano ulteriormente i sentimenti di colpa e di vergogna esistenti, alimentando a loro volta l’odio e creando in ultima analisi una “spirale di vergogna e di rabbia” che si auto-incensa (Krizan & Johar, 2015). Sebbene tale comportamento catturi la rabbia narcisistica come uno stato di rabbia esplosiva, I NARCISISTI POSSONO ANCHE RISPONDERE ALLE PROVOCAZIONI E AGLI INSULTI IN MODO PASSIVO-AGGRESSIVO (Miller et al., 2010; Roark, 2012). TALE COMPORTAMENTO PUÒ COMPORTARE CHE I NARCISISTI NUTRANO RANCORE NEI CONFRONTI DI COLORO CHE SONO PERCEPITI PER AVER FATTO LORO UN TORTO, PIANIFICANDO ATTENTAMENTE TRAME DI VENDETTA PER RIAFFERMARE IL DOMINIO E IL CONTROLLO, E QUINDI RIPARARE I DANNI FATTI ALL’AUTOSTIMA (Roark, 2012).

Una serie di studi sui tratti di basi della personalità indica tratti narcisistici che predispongono alcuni individui a comportamenti criminali (Blinkhorn, Lyons, & Almond, 2016; Campbell & Foster, 2002; Hepper, Hart, Meek, Cisek, & Sedikides, 2014; Miller & Campbell, 2008). Ad esempio, Hepper et al. (2014) hanno indagato sul ruolo del narcisismo (sia il DNP che il narcisismo subclinico) confrontando i livelli dei giovani detenuti con quelli di coloro che non avevano precedenti penali. In breve, i risultati hanno mostrato che, mentre i partecipanti detenuti avevano livelli di narcisismo significativamente più alti rispetto al gruppo di controllo, questo risultato è stato mediato in modo significativo dai livelli di narcisismo del tratto piuttosto che dai sintomi clinici del DNP. SI È SCOPERTO CHE IL NARCISISMO E LA CONSEGUENTE MANCANZA DI EMPATIA ERANO I PRINCIPALI FATTORI PREDITTIVI DI UN COMPORTAMENTO OFFENSIVO. Gli autori hanno concluso che i risultati potrebbero essere sintomatici del confine sfumato tra narcisismo patologico e subclinico, in quanto il narcisismo patologico, invece di essere un costrutto qualitativamente distinto, potrebbe semplicemente riflettere l’estremità alla fine di una singola dimensione, con il senso di diritto e la mancanza di empatia come componenti più disadattativi.

IL NARCISISMO SUBCLINICO E IL SUO RAPPORTO CON LA VIOLENZA DOMESTICA

La ricerca empirica sul narcisismo dei tratti getta una luce negativa sugli individui narcisistici nelle relazioni intime (Miller et al., 2010). In tali relazioni, il narcisismo è stato associato a conflitti e ostilità (Moeller, Crocker e Bushman, 2009), basso impegno e infedeltà (Campbell, Foster, & Finkel, 2002; McNulty & Widman, 2014), comportamento di ricerca compulsiva, vendetta (Brown , 2004), gelosia disadattiva (Chin, Atkinson, Raheb, Harris e Vernon, 2017), un approccio di gioco e sfruttamento delle relazioni romantiche (Campbell et al., 2002) e un atteggiamento accettante nei confronti della violenza domestica (Blinkhorn et al., 2016). La violenza domestica comprende forme fisiche, verbali e psicologiche di comportamento offensivo; pertanto, qualsiasi modello di comportamento di controllo, coercitivo o minaccioso inteso a punire, danneggiare o spaventare un partner intimo è considerato illegale (legislation.gov.uk). Il narcisismo è stato collegato alla perpetrazione di abusi psicologici (Gormley & Lopez, 2010), abusi verbali (Caiozzo, Houston e Grych, 2016; Lamkin, Lavner e Shaffer, 2017) e abusi sessuali e fisici (Blinkhorn, Lyons, & Almond, 2015; Carton & Egan, 2017; Keiller, 2010; Ryan, Weikel, & Sprechini, 2008; Southard, 2010). È INTERESSANTE NOTARE CHE SEBBENE QUESTI COMPORTAMENTI DISADATTIVI POSSANO ESSERE APPLICATI ANCHE A RELAZIONI NON NARCISISTICHE, È DISCUTIBILE CHE, NEL CASO DEI NARCISISTI, POTREBBERO ESSERE PIÙ PREVALENTI (Fields, 2012; Peterson & DeHart, 2014).

Una linea di ricerca correlata indica la conclusione che i narcisisti considerano le relazioni interpersonali al servizio della regolamentazione, del potere e del controllo dell’autostima (Besser & Priel, 2010; Campbell et al., 2002). In modo allarmante, questi comportamenti che minacciano le relazioni possono riflettere, in parte, tentativi strategici di manipolazione e indebolimento dei partner intimi per riesaminare e ristabilire un senso di potere e controllo (Filippini, 2005; Määttä, Uusiautti, e Määttä, 2012; Peterson & DeHart, 2014; Tortoriello, Hart, Richardson e Tullett, 2017). Sebbene i partner romantici siano spesso visti come “oggetti” per l’auto-potenziamento e l’auto-esaltazione per gli individui narcisisti (Foster & Campbell, 2005; Rhodewalt & Eddings, 2002), IL RISULTATO SPESSO COMPLESSO E TRAGICO DI ENTRARE IN UNA RELAZIONE CON UN NARCISISTA È CHE IL NARCISISTA PUÒ INIZIALMENTE APPARIRE AFFASCINANTE, SEDUCENTE ED ECCITANTE DURANTE LE PRIME FASI DELLA RELAZIONE, MA LE CARATTERISTICHE OSCURE E TOSSICHE ASSOCIATE AL TRATTO DIVENTANO EVIDENTI SOLO NEL TEMPO (Moeller et al., 2009).

NARCISISMO GRANDIOSO VERSUS NARCISISMO VULNERABILE NEI RAPPORTI INTIMI

La maggior parte degli studi sul narcisismo e sulla violenza domestica sono stati dominati dalla componente grandiosa (cioè l’Inventario della Personalità Narcisistica o il sottocomponente diritto/sfruttamento) come principale valutazione del narcisismo (Blinkhorn et al., 2015; Caiozzo et al., 2016; Carton & Egan, 2017; Fields, 2012; Gormley & Lopez, 2010; Keller et al., 2014; Lamkin et al., 2017; Peterson & DeHart, 2014; Robins, Tracy, & Shaver, 2001; Ryan et al., 2008; Southard, 2010). Questi studi probabilmente non riescono a considerare il complesso e multidimensionale costrutto del tratto della personalità. Infatti, se è vero che tutti i narcisisti possono mostrare comportamenti simili, non sono tutti uguali. Rinker (2009) ha sostenuto che è necessario differenziare il narcisismo grandioso e vulnerabile, poiché la violenza contro il partner, il controllo dei comportamenti e l’abuso psicologico sono mediati dai due sottotipi di rappresentazione narcisistica.

Interpersonalmente, sia i narcisisti grandiosi e vulnerabili mostrano caratteristiche fredde, dominanti e vendicative, ma il motivo di fondo di questi comportamenti interpersonali può divergere in base al sottotipo predominante. Per esempio, Dickinson e Pincus (2003) hanno scoperto che i narcisisti grandiosi sono associati a un minore disagio interpersonale, a una maggiore autostima e a uno stile di attaccamento sicuro/dismissivo rispetto ai narcisisti vulnerabili. Al contrario, si è scoperto che i narcisisti vulnerabili sembravano mostrare uno stile di attaccamento ansioso e timoroso, un alto disagio interpersonale e una bassa autostima. Come risultato di queste difficoltà interpersonali, Dickinson e Pincus (2003) hanno affermato che i narcisisti vulnerabili sono in grado di promuovere il ritiro sociale e di evitare le relazioni intime, data la loro paura di delusioni e minaccia all’autostima.

Allo stesso modo, altre ricerche hanno scoperto che il narcisismo vulnerabile è stato associato a uno stile amoroso possessivo caratterizzato dalla dipendenza e dalla paura interpersonale (Rohmann, Herner, Bierhoff, & Neumann, 2012), mentre il narcisismo grandioso è stato associato alla rinuncia all’attaccamento e all’auto-costruzione indipendente. Besser e Priel (2010) hanno confrontato i due sottotipi in relazione alle reazioni emotive a scenari minacciosi che implicano il fallimento dei risultati e il rifiuto interpersonale. Sebbene entrambe le forme di narcisismo richiedessero una convalida esterna, i narcisisti vulnerabili erano particolarmente preoccupati per l’approvazione degli altri, come dimostra l’accresciuta sensibilità verso lo scenario del rifiuto interpersonale, mentre i narcisisti grandiosi erano particolarmente vulnerabili alle minacce relative al fallimento dei risultati e alla competizione, ma erano meno preoccupati per i domini che richiedevano l’approvazione degli altri. Sebbene la cautela debba essere esercitata nell’interpretare questi risultati in quanto si basano su risposte immaginarie alle minacce e non possono catturare e suscitare atti di rabbia incontrollata come sarebbe rappresentativo di esperienze di vita reale (Holtzman, Vazire, & Mehl, 2010), le reti nomologiche divergenti associate al narcisismo grandioso e vulnerabile suggeriscono che i due sottotipi differiscono nei domini in cui l’autostima è costruita e mantenuta.

Nonostante il narcisismo subclinico abbia ricevuto un crescente interesse nella letteratura empirica, l’eccessiva dipendenza dai metodi quantitativi che misurano la grandiosità ha portato a una scarsità di ricerche che indagano la concettualizzazione multidimensionale del narcisismo e le motivazioni alla base del comportamento grandioso e vulnerabile dei narcisisti in relazione alla minaccia del rapporto. Il presente studio inizia ad affrontare questa carenza attraverso un’analisi qualitativa di come gli individui narcisisti grandiosi e vulnerabili sono percepiti come diversi nelle loro risposte alla ferita narcisistica e nella regolazione dell’autostima nelle relazioni domestiche abusive. Questi concetti saranno esplorati attraverso l’uso di narrazioni informatrici, cioè i partner romantici di individui narcisisti. Così facendo, questo studio intende espandere le reti nomologiche associate alle caratteristiche grandiose e vulnerabili del narcisismo subclinico e mira ad offrire una visione più sfumata e approfondita di come gli individui narcisisti sono percepiti attraverso le esperienze vissute dei loro partner romantici.

Sulla base delle ricerche empiriche esistenti e delle distinzioni teoriche tra grandiosità e vulnerabilità, si è supposto che sarebbero stati identificati diversi fattori scatenanti o intenti per simili comportamenti abusivi e che ci sarebbero state differenze nel modo in cui i narcisisti grandiosi e vulnerabili cercano di regolare e ripristinare l’autostima a seguito di una ferita narcisistica. Ci si aspetta violenza sia per i narcisisti grandiosi che per i narcisisti vulnerabili nelle loro risposte alla ferita; tuttavia, nel narcisista grandioso, tale violenza può essere un mezzo per la promozione dell’ego e aumentato del controllo, mentre nel narcisista vulnerabile, la violenza è una protezione dalla vulnerabilità personale.

METODO

CAMPIONAMENTO E PARTECIPANTI

Data la natura della ricerca, è stata adottata una strategia di campionamento mirato. Ciò ha comportato una selezione specifica dei partecipanti in base alla loro rilevanza per il tema di ricerca (Silverman, 2010). I criteri di inclusione richiedevano ai partecipanti di percepire di avere avuto una relazione con un narcisista e di avere anche un’età superiore ai 18 anni. Non c’erano criteri di genere. Sette partecipanti (sei donne e un uomo) hanno partecipato a questo studio. Sette partecipanti si sono dimostrati sufficienti per raggiungere la “saturazione dei dati”, cioè quando il numero di interviste condotte genera la ripetizione di idee e temi, e la raccolta di eventuali nuovi dati tende quindi ad essere ridondante rispetto ai dati già raccolti (Saunders et al., 2018).

La maggior parte dei partecipanti è stata raggiunta attraverso un gruppo privato su Facebook (“NARH-Narcisism Abuse & Recovery Hotline”). Al momento del reclutamento, il gruppo conteneva 1.990 membri ed era considerato attivo con post giornalieri. All’amministratore del gruppo è stato chiesto di inviare un’e-mail di reclutamento come approccio per reclutare i partecipanti, invitando i membri a contattare direttamente il ricercatore se erano interessati a partecipare. Successivamente, coloro che erano interessati a partecipare hanno contattato direttamente il ricercatore volontariamente e nessuno è stato costretto a partecipare allo studio. Gli altri partecipanti hanno mostrato interesse per il progetto di ricerca attraverso il passaparola e si sono rivolti al ricercatore come vittime auto-percepite di partner narcisisti.

MODELLO

Per questo progetto è stato scelto un modello qualitativo, in quanto tale approccio permette di esplorare in modo sensibile un argomento difficile in un modo che un modello quantitativo non consentirebbe. Mentre gli studi quantitativi cercano dati numerici più ampi per la generalizzazione ad una popolazione più ampia (Wilson & MacLean, 2011), un modello qualitativo offre un approccio approfondito alla questione della ricerca per comprenderla più a fondo e per analizzare i concetti in modo più dettagliato (Ritchie & Lewis, 2003). Le interviste semi-strutturate sono state scelte per acquisire una conoscenza approfondita delle esperienze dei partecipanti in relazione all’incontro con un partner narcisistico. Le interviste semi-strutturate offrono flessibilità e permettono ai partecipanti di elaborare e raccogliere testimonianze delle loro esperienze (Gough & Lyons, 2016).

Il programma delle interviste conteneva domande ampie e aperte, incentrate su come i partecipanti percepivano i tratti narcisistici nei loro partner e sui loro ricordi relativi agli abusi subiti. Le domande dell’intervista sono emerse da concetti teorici e da ricerche empiriche nella rassegna della letteratura. Sebbene sia stato adottato un modello deduttivo, l’intervista ha permesso di far emergere, durante tutto il processo di intervista, flessibilità e apertura per temi e concetti alternativi, che potrebbero non rientrare nell’approccio teorico, ma che, tuttavia, valeva la pena di discutere. Sono state poste ulteriori domande tempestive nei casi in cui si desiderasse un’elaborazione e un chiarimento sia per il partecipante che per il ricercatore. Durante l’intero processo di intervista, il ricercatore ha lasciato spazio a domande aperte e non direttive per incoraggiare i partecipanti ad ampliare le loro risposte e le loro esperienze individuali. A volte, il ricercatore ha posto domande più specifiche in base alla natura dell’intervista; tuttavia, questo ha agito da stimolo per rafforzare la comunicazione ed evitare pregiudizi o influenze da parte del ricercatore (Camic, Rhodes, & Yardley, 2003).

RACCOLTA DATI E PROCEDURA

Sono state condotte quattro interviste online (utilizzando Skype) e tre interviste faccia a faccia nel centro della città in un luogo e in un momento conveniente per ogni partecipante. Prima del colloquio, a tutti i partecipanti è stato fornito un foglio informativo seguito da un modulo di consenso. I partecipanti sono stati inoltre informati che il colloquio sarebbe stato registrato dall’inizio alla fine su un’applicazione di registrazione vocale. Ogni intervista è durata circa 45 minuti, da 20 a 76 minuti. Tutte le interviste sono state trascritte alla lettera. Il bracketing è stato utilizzato per minimizzare il più possibile le distorsioni della ricerca. Il bracketing è uno sforzo consapevole per evitare idiosincrasie e pregiudizi personali durante tutta la ricerca, interpretando così in modo coerente ciò che è veramente articolato nei dati per riflettere il più accuratamente possibile i resoconti soggettivi dei partecipanti. Un processo di analisi passo dopo passo è stato documentato e supportato con estratti di dati rilevanti per illustrare ulteriormente l’approccio all’interpretazione. La serie di dati e le citazioni illustrative sono state discusse all’interno del team di ricerca prima della rappresentazione finale dei temi per eliminare ulteriormente le distorsioni interpretative e per garantire l’affidabilità degli intercodificatori.

Data la natura sensibile di questo tema di ricerca, è stato fatto uno sforzo consapevole per garantire un’atmosfera sicura in cui i partecipanti avessero la libertà di condividere le loro esperienze senza sentirsi a disagio o giudicati. Tutti i partecipanti sono stati informati che potevano ritirarsi dallo studio in qualsiasi momento e che i loro nomi sarebbero stati sostituiti con uno pseudonimo per motivi di anonimato. I partecipanti erano anche pienamente consapevoli delle informazioni che il ricercatore potrebbe non essere in grado di mantenere riservate, come le informazioni che contengono rischi potenzialmente gravi (sia per il partecipante che per qualcun altro) o informazioni che potrebbero comportare un rischio futuro o un atto di attività criminale. Al termine del processo di intervista, ogni partecipante è stato ringraziato per la sua partecipazione e gli è stato fornito un foglio di debriefing che illustrava in dettaglio le motivazioni dello studio, seguito da un elenco di contatti per le agenzie che forniscono supporto emotivo, nel caso in cui i partecipanti avessero provato un qualsiasi tipo di disagio seguito dalla partecipazione a questo studio.

ANALISI DEI DATI

Prima di condurre le interviste, il ricercatore ha deciso di non fornire indicazioni esplicite sulla definizione di narcisismo per evitare di influenzare la comprensione del narcisismo da parte dei partecipanti. Questa strategia è stata utilizzata sulla base del fatto che potenzialmente avrebbe offerto uno sguardo più accurato su come gli altri concepiscono il costrutto del narcisismo (suggerito anche da altre ricerche; Miller et al., 2011). Una volta condotte le interviste, è stato possibile prevedere che tipo di narcisista fosse il partner del partecipante attraverso l’uso della prima domanda dell’intervista, per esempio, “Come descriveresti una persona narcisista?” seguita da un’analisi approfondita delle descrizioni dei tratti e delle distinzioni teoriche tra i due sottotipi di narcisismo. Di conseguenza, quattro partecipanti hanno avuto partner che hanno mostrato caratteristiche grandiose e tre vittime hanno avuto partner che hanno mostrato tratti vulnerabili.

I dati sono stati analizzati utilizzando un’analisi tematica basata sulle linee guida fornite da Braun e Clarke (2006). Queste linee guida contengono una fase di analisi tematica in sei fasi: familiarizzazione con i dati, generazione di codici iniziali, ricerca di temi, revisione dei temi, definizione dei temi e, infine, produzione dei risultati. Per eseguire l’analisi tematica, le trascrizioni sono state lette più volte per facilitare la familiarità con i dati. A ciò hanno fatto seguito annotazioni e sottolineature per identificare i codici iniziali che erano rilevanti per i temi e i concetti chiave sollevati nella revisione della letteratura. Dopo il processo di codifica, i dati sono stati analizzati in modo approfondito alla ricerca di modelli o temi ricorrenti che catturassero informazioni significative e importanti per raggiungere gli obiettivi di ricerca di questo progetto. Poiché questo studio ha una domanda di ricerca specifica, i temi e i modelli all’interno dei dati sono stati identificati utilizzando un approccio deduttivo (basato sulla teoria). Braun e Clarke (2006) notano che un approccio deduttivo è più orientato all’analisi, in quanto è strettamente correlato all’interesse teorico e all’argomento di ricerca del ricercatore.

I codici e lo sviluppo dei temi sono stati analizzati a un livello di interpretazione latente, poiché questo tipo di analisi va oltre le interpretazioni a livello di superficie e identifica i modelli e i significati sottostanti, che sono teorizzati come base di ciò che è veramente articolato nel set di dati (Braun & Clarke, 2006). Le tappe successive a queste fasi hanno richiesto un processo ricorsivo in cui i sottotemi sono stati rivisti e affinati per garantire una rappresentazione accurata dell’analisi tra i conti dei partecipanti e la descrizione tematica dei dati. Infine, è stata costruita una mappa tematica per consentire un’ulteriore visualizzazione tra i sottotemi, che sono stati generati dal processo di codifica e dai principali temi generali.

RISULTATI

ANALISI TEMATICA

Dalle trascrizioni delle interviste sono emersi tre temi generali che riguardano i resoconti soggettivi dei partecipanti sulle loro relazioni intime con i partner narcisisti. Questi temi sono (a) espressioni palesi e segrete di abuso, (b) sfida all’autorità percepita da se stessi e (c) paura dell’abbandono. Il primo tema cattura la varietà di abusi e di ostilità segnalati dai partecipanti nella loro vittimizzazione della violenza domestica. Il secondo e il terzo tema racchiudono le motivazioni alla base delle esplosioni aggressive rispettivamente per il narcisista grandioso e per il narcisista vulnerabile. La sezione seguente presenta ogni tema con le narrazioni dei dati che lo accompagnano, prima di procedere con una discussione su come i risultati dei dati si relazionano e si differenziano dalla letteratura esistente sul narcisismo nella violenza domestica.

ESPRESSIONI PALESI E SEGRETE DI ABUSO

Questo tema riguardava le espressioni comuni e frequenti della rabbia narcisistica nelle relazioni intime. I narcisisti descritti in questo campione sono stati percepiti come in un costante stato di rabbia, che sembrava manifestarsi esteriormente sotto forma di abuso verbale e fisico, e interiormente in termini di rabbia più sottile e repressa, manipolazione psicologica perniciosa e comportamento passivo-aggressivo. Il danno arrecato ai partecipanti è stato percepito come istigato da sentimenti di controllo, dominio e potere da parte dei loro partner narcisisti. A volte, la rabbia è stata vissuta come imprevedibile, spaventosa e si è verificata senza apparenti provocazioni:

. . . era sempre arrabbiato senza motivo. Era sempre fisicamente violento quando litigavamo. Una volta si è seduto sopra di me e mi ha dato una testata sul naso perché ha visto un messaggio che ho inviato a un amico che diceva che era “malato di mente”. Ho pianto e mi sono fatta prendere dal panico, ma lui ha detto che era colpa mia e più tardi ha mostrato rimorso e ha iniziato a fare la vittima. (Sarah – partner di un narcisista grandioso)

Sebbene l’aggressione fisica fosse un tema comune alla base della vittimizzazione del comportamento violento, molti partecipanti hanno vissuto l’abuso psicologico come più dannoso, con minacce violente, controllo coercitivo, e i tentativi sistematici di minacciare e invalidare la loro realtà percepita (cioè “il gaslighting”) come fattori significativi per la loro salute mentale.

Un esempio lampante di “gaslighting” è stato dato da Elisabeth, che ha sofferto di abusi psicologici prolungati durante la sua relazione:

Mi diceva qual era la realtà, la giustificava così bene ed era così convinto nelle sue argomentazioni che avrei accettato la sua realtà come la mia . . . Mi sentivo come se fossi parte della sua realtà al punto che non avevo più nemmeno i miei pensieri. (Elisabeth – partner di un narcisista vulnerabile)

Allo stesso modo, ha osservato un’altra vittima di un grave tormento psicologico,

Alla fine la rabbia era enorme, violenta, spaventosa e molte minacce di uccidere me e i miei figli. Voglio dire che ha minacciato di bruciare vivi me e i miei figli. (Jessica – partner di un narcisista grandioso)

La natura di sfruttamento interpersonale e subdola delle loro relazioni è stata descritta dai partecipanti come rapida e feroce, ma anche lenta e insidiosa. I partecipanti hanno espresso l’impressione che l’attaccamento che hanno formato con i loro partner narcisisti li abbia lasciati con sentimenti di inutilità, confusione, ansia, stress post-traumatico e ideazione suicida come risultato dei comportamenti tormentosi, delle tendenze a spostare le colpe e del disconoscimento delle conseguenze del maltrattamento a cui sono stati sottoposti.

SFIDA ALL’AUTORITÀ AUTO-PERCEPITA

Questo tema illustrava il comune innesco di fondo che evocava la rabbia nei partner narcisisti che mostravano caratteristiche grandiose. Durante la codifica tematica, sono emersi diversi elementi di personalità grandiose, come le espressioni palesi di arroganza, l’auto-assorbimento e l’esibizione di superiorità nell’atteggiamento e nel comportamento senza alcuna necessità di giustificazione. Queste caratteristiche definitorie sembravano essere sostenute da richieste gonfiate di diritto e da illusioni di grandezza. L’analisi ha mostrato che la rabbia associata a partner narcisisti grandiosi sembrava essere comunemente provocata dal confronto o da minacce percepite alla loro autostima (esemplificate nei seguenti estratti di dati):

“Nel momento in cui mi oppongo a lui o sente che sta perdendo il controllo, diventa aggressivo e violento. . . una volta che stavamo litigando e lui sapeva che stava perdendo la discussione, ha afferrato il ferro da stiro, me l’ha tenuto a due centimetri dalla faccia e ha detto: “Ti brucerò la faccia e nessuno ti guarderà mai più”. (Jessica- partner di un narcisista grandioso)

E..,

Una volta ho detto qualcosa e lei, offesa, mi ha detto “be’, normalmente mi alzerei e ti darei un pugno in faccia”. (Lydia – partner di una narcisista grandiosa)

Raccontano di partner narcisisticamente grandiosi dediti a scoppi d’ira poi giustificati da sentimenti di diritto per essere “speciali” e “superiori”. Modelli di comportamento devianti si manifestano nei continui tentativi di riaffermare il dominio e il controllo in contesti interpersonali. Susan descrive,

Non gli piaceva essere contraddetto, avrei dovuto semplicemente ascoltarlo e fargli prendere il controllo completo. (Susan – partner di un narcisista grandioso)

La maggior parte dei partecipanti ha descritto la rabbia scatenata dalle minacce all’Ego derivanti da aspettative insoddisfatte. Nelle risposte alle ferite narcisistiche, le percezioni dei narcisisti grandiosi suggeriscono che il ripristino dell’autostima viene mantenuto attraverso l’assunzione di comportamenti autoregolatori per minare e svalutare i partner, spesso in modo abbastanza evidente, come un modo per difendersi da lievi lesioni e contesti di minaccia per l’ego. È evidente nei dati che c’è una dissonanza tra le aspettative dei narcisisti nei confronti delle relazioni intime (cioè il rafforzamento di sé attraverso l’ammirazione e l’attenzione) e la loro tendenza a andare verso l’ostilità quando il loro Sé viene minacciato. Paradossalmente, sembra che i narcisisti grandiosi utilizzino strategie autolesioniste nelle relazioni interpersonali, essenzialmente minando il Sé che stanno cercando di costruire e mantenere.

PAURA DELL’ABBANDONO

Il comune fattore scatenante che alimentava la rabbia narcisistica in individui che mostravano caratteristiche di vulnerabilità era la paura di essere abbandonati (cioè di perdere l’offerta narcisistica). Le caratteristiche di vulnerabilità erano evidenti nelle interviste, con caratteristiche di ipersensibilità, insicurezza, gelosia, paranoia, controllo e uno stile di sfruttamento interpersonale comune ai partner narcisisti, come ricordato dai partecipanti. I partner narcisisti vulnerabili sono stati percepiti come regolarmente arrabbiati al minimo timore di rifiuto o di abbandono, sostenuti da difese contro la vulnerabilità consapevole e il disagio interpersonale:

Proprio l’idea, la prospettiva di una nostra rottura lo spaventava così tanto che ho dovuto riprenderlo in qualsiasi modo, perché mi sembrava di distruggerlo completamente. (Elisabetta – partner di un narcisista vulnerabile)

Analogamente a quanto descritto da un’altra vittima,

Beh, il fatto che io e lui siamo stati sul punto di lasciarci per così tanto tempo e che non ci siamo mai lasciati la dice lunga su come non voleva che lo lasciassi mai. . . (Rebecca – partner di un narcisista vulnerabile)

I partecipanti hanno comunicato di aver gradualmente tagliato fuori le persone dalla loro vita e di essersi isolati quando hanno lottato per abbandonare le loro relazioni a lungo termine. I dati mostrano anche che i narcisisti vulnerabili sono stati percepiti come grandi manipolatori in modo da ispirare più simpatia, potere e controllo da parte dei loro partner e per mantenerli in uno stato di ansia codipendente. La citazione seguente fornisce un esempio di come la “carta della vittima” viene sfruttata nel tentativo di mantenere il controllo:

Non ammetterebbe mai quel “non voglio perderti”, ma credo che avesse così tanta paura di perdermi che si è trasformato nella vittima solo per tenermi. (Danielle – partner di un narcisista vulnerabile)

Nel caso dei narcisisti vulnerabili, come descritto in questo campione, le risposte alle ferite narcisistiche e ai fattori scatenanti della rabbia, per lo più comportamenti passivo-aggressivi e imbronciati, sono scaturiti dal timore di perdere la convalida esterna al servizio della regolazione dell’autostima. Questo stile di attaccamento timoroso è stato evidenziato in tutte le narrazioni ed è indicativo delle aspettative nascoste dei narcisisti vulnerabili, che hanno il diritto di soddisfare i propri bisogni nel timore di non riuscire a farlo. La percezione dei partecipanti delle tattiche segrete e manipolative che vengono loro inflitte nel tentativo di controllo e di isolamento suggerisce che i narcisisti vulnerabili si impegnano in comportamenti di autoregolamentazione volti a difendere la loro vulnerabilità.

DISCUSSIONE

I RISULTATI DI QUESTO STUDIO SUPPORTANO LE PRECEDENTI RICERCHE EMPIRICHE CHE HANNO STABILITO UN CHIARO LEGAME TRA NARCISISMO SUBCLINICO E COMPORTAMENTO CRIMINALE (Blinkhorn et al., 2016; Campbell & Foster, 2002; Hepper et al., 2014; Larson et al., 2015; Miller & Campbell, 2008) e concetti relativi a minacciare l’egocentrismo e la ferita narcisistica (Freud, 1914/1957; Kohut, 1977; Logan, 2009; Twenge & Campbell, 2003). Dai racconti dei partecipanti, i narcisisti di questo campione sono stati percepiti come portatori di un modello pervasivo di risposte difensive alle fonti di minacce e lesioni dell’ego accompagnate da scoppi di violenza. TALI RISULTATI FORNISCONO UN ULTERIORE SUPPORTO ALL’IDEA CHE LA FERITA NARCISISTICA NON È NECESSARIAMENTE SINTOMATICA DEL NARCISISMO COME UN VERO E PROPRIO DISTURBO DELLA PERSONALITÀ. In questo studio, i partner narcisisti sono stati descritti come soggetti che sperimentano reazioni di rabbia cronica sia in forma palese che subdola, aggiungendo ulteriore credito all’esistenza di tipi di rabbia esplosiva e passivo-aggressiva identificati in ricerche precedenti (Krizan & Johar, 2015; Miller et al., 2010; Roark, 2012). È INTERESSANTE NOTARE CHE LA LETTERATURA HA RIPETUTAMENTE RIBADITO CHE GLI SCOPPI D’IRA SONO QUASI INTRINSECI ALLA PERSONALITÀ NARCISISTICA. Nonostante ciò, il DSM-5 non fa specifico riferimento a questa caratteristica fondamentale nei suoi nove criteri (APA, 2013).

Il significativo disagio e il dolore provato dai partecipanti fanno luce sul contesto disfunzionale che i narcisisti creano attraverso la loro ostilità interpersonale, con il risultato di una mancanza di empatia e di sfruttamento insensibile degli altri (Blinkhorn et al., 2016; Brown, 2004; Campbell et al., 2002; Filippini, 2005; Foster & Campbell, 2005; Määttä et al., 2012; Miller et al., 2010; Moeller et al., 2009; Peterson & DeHart, 2014; Rhodewalt & Eddings, 2002; Tortoriello et al., 2017). È interessante osservare che nel corso delle narrazioni dell’intervista è emerso uno schema intrigante, suggerendo che le aspettative e le motivazioni di sfruttamento che guidano il comportamento e il tentativo di regolare l’autostima sembrano divergere per i due sottotipi di narcisisti. In termini di presentazione palese del grandioso sottotipo narcisistico, i partecipanti hanno condiviso l’esperienza di essere sottoposti a scoppi d’ostilità quando le pretese, le richieste di ammirazione e autorità percepita non venivano soddisfatte. Queste tendenze che riflettono il tipo grandioso sono coerenti sia con la teoria che con la ricerca (Besser & Priel, 2010; Campbell et al., 2002; Dickinson & Pincus, 2003; McNulty & Widman, 2014; Rohmann et al., 2012). I DATI HANNO DIMOSTRATO CHE I NARCISISTI GRANDIOSI SONO STATI PERCEPITI PER MOSTRARE POCO DISAGIO INTERPERSONALE, INSIEME ALL’INCAPACITÀ DI SOPPORTARE RELAZIONI IMPEGNATE A LUNGO TERMINE, SUGGERENDO CHE I PARTNER SERVONO DA SCORTA NARCISISTICA. I PARTECIPANTI HANNO RIFERITO DI ESSERSI SENTITI INGANNATI IN QUANTO L’INTERA RELAZIONE SEMBRAVA ESSERE UN’ILLUSIONE, PROPRIO COME L’IDENTITÀ RITRATTA DAL NARCISISTA.

Contrariamente alle nozioni preconcette di lunga data del narcisista grandioso e stereotipato, il sottotipo vulnerabile è probabilmente l’immagine meno vista e compresa del narcisismo in contesti interpersonali, data la sua evidente presentazione di timidezza, imbarazzo e sensibilità emotiva. Questi comportamenti reticenti intrinseci alla presentazione palese del narcisista vulnerabile sono stati evidenziati nei racconti dei partecipanti, indicando che non avrebbero necessariamente etichettato i loro partner come narcisisti perché il loro comportamento non corrispondeva pienamente alle scoperte o alla letteratura esistente in materia di narcisismo. In linea con le ricerche precedenti, i narcisisti vulnerabili sembravano mostrare alti livelli di disagio interpersonale, sensibilità emotiva ed estrema fiducia nel partner per modulare l’autostima (Besser & Priel, 2010; Dickinson & Pincus, 2003). Tuttavia, in ricerche precedenti, si ritiene che i narcisisti vulnerabili siano inclini a evitare le relazioni, e questo evitare serve a sostenere un’elevata autostima contro la consapevolezza delle delusioni croniche e della minaccia dell’autostima (Dickinson & Pincus, 2003). In questo studio, tuttavia, i risultati forniscono nuove intuizioni su come i narcisisti vulnerabili sono percepiti per mantenere le loro relazioni intime e, cosa ancora più importante, identificano le dinamiche sottostanti che guidano i loro comportamenti minacciosi. In effetti, si suggerisce qui che, al centro del narcisismo vulnerabile, vi sia la profonda paura dell’abbandono, che sembra risiedere al centro del maltrattamento e dello sfruttamento interpersonale dei partner intimi dei narcisisti nel tentativo di difendere gli stati di vulnerabilità e i bisogni narcisistici sottostanti.

I risultati di questo studio forniscono un ulteriore supporto alla distinzione teorica tra sottotipi grandiosi e vulnerabili di stili di carattere narcisistico nel contesto delle relazioni intime. Nonostante l’evidenza di una distinzione teorica, è importante riconoscere che le espressioni dei sottotipi grandioso e vulnerabile si sovrappongono. I risultati di questo studio hanno dimostrato che i narcisisti vulnerabili, come i narcisisti grandiosi, mostrano comportamenti interpersonali dominanti e vendicativi. Questi possono essere sostenuti da alti livelli di sfruttamento interpersonale e di diritto in entrambi i sottotipi, che è una caratteristica fondamentale della personalità narcisistica. A sostegno di questa tesi, Pincus e Lukowitsky (2010) sostengono che le espressioni di grandiosità e vulnerabilità possono essere mostrate apertamente oppure no, e, quindi, questi stili di carattere possono essere giustamente considerati come stati che operano dialetticamente e reciprocamente. Ciononostante, le espressioni distintive di grandiosità e vulnerabilità narcisistica nella violenza domestica forniranno probabilmente un’idea delle motivazioni e dei comportamenti che ne hanno dato origine. I risultati attuali presentano un’immagine del narcisista più individualizzata e complessa di quanto non sia stato precedentemente compreso. Attraverso narrazioni qualitative della vita reale, questi risultati aggiungono comprensione alla natura dei comportamenti che minacciano la relazione dei narcisisti, abbracciano la diversità e la complessità degli stili di personalità narcisisti e identificano comportamenti di autoregolamentazione divergenti alla base delle risposte alle lesioni narcisistiche.

LIMITAZIONI E INDICAZIONI PER IL FUTURO

In termini di pregiudizio dei partecipanti, le narrazioni sviluppate durante il processo di intervista suggeriscono che i partecipanti si sono interessati ad essere membri di gruppi (cioè a riprendersi da “abusi narcisistici”), e a condividere le loro storie adattandosi a un particolare vocabolario, che è guidato e influenzato dal linguaggio usato nei libri di psicologia pop e di auto-aiuto. Per quanto riguarda l’autenticità dei dati, si può sostenere che i ricordi dei partecipanti sulle loro relazioni passate possono essere stati in qualche modo ristrutturati e riformulati attraverso ripetuti racconti in gruppi di auto-aiuto. Se così fosse, ciò potrebbe influire sulla validità dei risultati, poiché i partecipanti avrebbero più probabilità di parlare la lingua usata in questi gruppi piuttosto che usare la propria voce. Le trascrizioni dei dati dei partecipanti che sono stati con un narcisista vulnerabile sembrano avere uno stile più idiosincratico con un linguaggio meno psicologizzato nei loro ricordi. Questo potrebbe essere il risultato della scarsità di letteratura riguardante il narcisista vulnerabile nella violenza domestica, il che significa che i partecipanti non sono stati in grado di trovare un’etichetta o una causa per il comportamento dei loro partner e stavano “risolvendo questo problema” attraverso il dialogo nelle loro interviste. Può anche essere una prova del fatto che gli individui usavano il proprio linguaggio per descrivere le loro esperienze, e non il linguaggio e le etichette di cui avevano letto nella letteratura e nei libri di psicologia pop.

Si raccomanda che la ricerca futura incorpori i dati ottenuti dai racconti dei narcisisti nelle relazioni intime per distinguere con maggiore precisione quanto siano grandiose e vulnerabili le risposte narcisistiche alle ferite. Tali ricerche completerebbero quelle relative a questo caso e consentirebbero anche un confronto e un’ulteriore granularità per quanto riguarda la distinzione e la comprensione dei diversi tipi di rabbia narcisistica e dei loro impatti. L’elucidazione delle caratteristiche e dei fattori scatenanti di scoppi d’aggressività in un narcisismo grandioso e vulnerabile può aiutare i medici a sviluppare percorsi di intervento appropriati per dedurre il comportamento potenzialmente criminale a seconda del tipo di narcisista. Inoltre, alla luce delle ricerche che suggeriscono che le manifestazioni del narcisismo nelle donne e nei maschi tendono a differire (Morf & Rhodewalt, 2001; Ryan et al., 2008), si raccomanda qui che la ricerca futura esplori i narcisismi femminili e le loro risposte alle lesioni narcisistiche nelle relazioni intime per ottenere un’immagine più completa del ruolo del narcisismo nella violenza domestica.

I risultati attuali sostengono anche l’affermazione teorica che il narcisismo non è necessariamente fondato sulla grandiosità percepibile, come suggerito dal DSM-5 (Reynolds & Lejuez, 2012). Nel considerare le raccomandazioni per la pratica, si dovrebbe porre maggiore cautela e chiarezza sui criteri del DSM-5 relativi alla diagnosi di DNP. In particolare, un’enfasi sulle caratteristiche interpersonali e sui comportamenti di autoregolamentazione che sono alla base di temi narcisistici vulnerabili. È degno di nota il fatto che le versioni precedenti dei criteri della DNP (ad esempio DSM-III e DSM-III-R) riconoscevano aspetti vulnerabili del narcisismo, come la reattività vessata o l’umiliazione in risposta a lesioni narcisistiche. I temi vulnerabili sono stati eliminati dalle successive versioni dei criteri del DSM-5 per aumentarne l’enfasi sulla grandiosità (Cain et al., 2008) e, a loro volta, sono inclusi solo nella parte di sé e interpersonale della diagnosi (Criteri A), in contrapposizione alla prospettiva del tratto effettivo (Criteri B; American Psychiatric Association, 2013). Non riuscire a cogliere gli aspetti complessi e multidimensionali del narcisismo può impedire il riconoscimento clinico dei pazienti che presentano vulnerabilità narcisistiche (Pincus & Lukowitsky, 2010), insieme ai relativi comportamenti di autoregolamentazione che guidano la patologia narcisistica. La presentazione vulnerabile nei pazienti narcisisti può anche essere facilmente mal diagnosticata come altri disturbi di personalità, come il disturbo di personalità borderline (DPB; Ronningstam, 2011). La paura dell’abbandono, per esempio, è un indicatore centrale del Disturbo Bipolare (American Psychological Association, 2013). La ricerca futura dovrebbe identificare deviazioni significative nei problemi interpersonali vissuti da questi individui e smantellare le cause alla base della paura dell’abbandono.

APPENDICE

Scheda delle interviste

  1. Come descriverebbe una persona narcisista?
  2. Quando ha compreso per la prima volta di essere con un partner  narcisista/abusivo?
  3. Ha sperimentato una qualche manipolazione da parte del suo partner?

– Se sì, perché pensa che il suo partner si sia comportato in quel modo?

  1. Il suo partner ha mai espresso comportamenti aggressivi o violenti improvvisi?
  2. In che modo il suo partner ha giustificato il comportamento abusivo?

– Se non ha giustificato il suo comportamento, come ha reagito quando l’avete affrontato sul suo comportamento? Credi che fosse consapevole del suo comportamento?

  1. Ha mai osservato se il suo partner fosse molto esigente e avvertisse il costante bisogno di controllo e di potere?
  2. Ha mai constatato che il suo partner fosse estremamente ossessivo e geloso?
  3. Nonostante le domande precedenti, ha mai avuto la sensazione di avere ancora un legame emotivo con il suo partner? Ti sentivi come se ti amasse, si preoccupasse per te e volesse avere una relazione con te?

DICHIARAZIONE DI INTERESSI CONTRASTANTI

L’autore o gli autori non hanno dichiarato alcun potenziale conflitto di interesse in relazione alla ricerca, alla paternità e/o alla pubblicazione di questo articolo.

FINANZIAMENTO

L’autore o gli autori non hanno percepito alcun sostegno finanziario per la ricerca, la paternità e/o la pubblicazione di questo articolo.

RIFERIMENTI

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[1] Di ogni fenomeno patologico che non manifestandosi con segni o sintomi obiettivi, in quanto in fase precoce o in forma lieve, sfugge all’esame clinico e può essere scoperto con indagini di laboratorio o strumentali.

15 pensieri su “Che cosa ci dicono i ricercatori del comportamento umano sulla connessione tra narcisismo e violenza domestica?

  1. Articolo molto importante che spiega bene la distinzione tra una forma di Narcisismo manifesto e una più nascosta, ma non per questo meno pericolosa.
    Io termine “narcisista vulnerabile” (immagino si riferisca alla tipologia Covert) può trarci in inganno allorché noi identifichiamo le persone vulnerabili come bisognose di aiuto e affatto violente o pericolose. Ma non è così.
    Il problema nell’avere a che fare con un narcisista vulnerabile o Covert é nella difficoltà di saperne riconoscere le manipolazioni e gli abusi, poiché ben mascherati da una personalità che, almeno inizialmente, si mosra gentile e attenta verso il partner.
    Ovviamente questa è solo una modalità per garantirsi l’attaccamento e l’offerta narcisistica. Prima o poi, il disturbo si maniesta ma la vittima ormai è troppo coinvolta e ingannata dal falso sé del narcisista per opporre difese alle manipolazioni e alle svalutazioni, spesso subdole e somministrate in modo graduale e mai così eclatante.
    Negli ultimi commenti abbiamo parlato di erosione identitaria e questa ricerca spiega molto bene come ciò avviene all’interno delle relazioni con partner narcisisti.
    Ottimo articolo davvero Claudileia.

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    1. Grazie, cara Spirito Libero! Il termine “narcisista vulnerabile” è stato coniato da Heinz Kohut, uno degli autori più menzionati dai ricercatori per la precisione delle sfumature del narcisismo quotidiano (o subclinico). Cioè, se senza arrivare al vero e proprio DNP il quadro è questo, figuriamoci quando si tratta di disturbati doc! Ti abbraccio. Ps: sì, è l’equivalente del covert. Premesso che la vulnerabilità alla quale allude Kohut sta nella facciata, nel modo di porsi.

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      1. Assolutamente, ma il termine “vulnerabile” é molto parlante, infatti molte di noi restano per salvarlo o quantomeno proteggerlo poiché si dimostra così sensibile e in balia di emozioni che non riesce a controllare, proprio come un bambino vulnerabile che ha bisogno di essere capito, accettato e guidato. E noi bambine che non ci siamo sentite né capite, né accettate né guidate cercando di occuparci di loro abbiamo l’impressione di occuparci delle bambine sole e spaventate che eravamo noi stesse. Claudileia, una domanda non facile, secondo te é controproducente continuare a frequentare un genitore che é stato malvagio, abusivo e non empatico quando eravamo piccole ma che ora é un/a vecchietto/a inoffensivo/a o é meglio restare a distanza anche se ci si sente in colpa? Io sono turbata perché negli ultimi anni é come se avessi bisogno di riscrivere la mia storia raccontandomi che i miei hanno fatto tutto il possibile e trovando loro mille giustificazioni. Mi é di conforto ma, anche se sul momento mi sento meglio, poi sono ancora più triste. Non so se si capisce cosa voglio dire…

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      2. Cara Paola, sul contatto zero con i genitori ci sono pareri discordanti tra gli psichiatri, perché tutto dipende dal carico di angoscia che questa decisione comporta dentro di te. Ci sono genitori violenti all’interno di un quadro familiare molto tossico dal quale puoi salvarti psichicamente soltanto levandoti di torno. A quel punto, quando guardi chi è rimasto indietro vedi persone in balia del tuo genitore tossico che continuano a pagare a caro prezzo la sua vicinanza e provi due cose: pena per loro e sollievo per la decisione presa. Il secondo quadro è quando sei proveniente da una famiglia narcisista velata, laddove la violenza non è stata palese, ma sempre travestita da “è la cosa migliore per te, ci pensiamo noi!”: non hai voce, sei sminuita, paragonata, derubata dai tuoi meriti, ecc. Il tutto senza mai aver ricevuto uno schiaffetto sul sedere. Dunque, la seconda famiglia è quella che più genera sensi di colpa e dubbi nei suoi elementi… Poi mettiamo anche la legislazione italiana: a prescindere se hai avuto un genitore violento, quando invecchia e non ha nessuno oltre te, è sulla tua porta che le autorità verranno a bussare per prendersi cura di lui. Ho una cara amica in questa situazione e nessuno vuole sentire cosa ha passato con la madre: è vecchia, occupatene tu! I sensi di colpa nei confronti dei genitori abusivi ci saranno sempre, perché veniamo manipolati sin dal primo respiro. Il punto è: siamo stati concepiti con la funzione unica di badare ai loro bisogni o per qualcosa che va oltre, tipo dare la vita e rendersi felice col solo fatto di averla data e poi assisterla prendere il volo e diventare indipendente da noi? Perché è questa la differenza tra una famiglia dominata da un/a narcisista e una sana. Abbracci! Spero di averti risposto!

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  2. Grazie! Giusto una precisazione: secondo te i “ritocchini”, cioè fotoshoppare un po’ la storia della propria infanzia onde vivere meno peggio il dovere di assistere chi non ti ama e potesse farti ancora del male lo farebbe, é una via pericolosa o tutto sommato é accettabile?

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    1. Cara Paola1, si tratta di un meccanismo di difesa tipico dei figli maltrattati. Possiamo ‘ritoccare’ come vogliamo la nostra storia, ma vicino al genitore tossico proveremo sempre quel senso di malessere che ci accompagna sin dall’infanzia. I figli che si liberano da questo ‘senso di malessere’ che nasce dalla comprensione che quel genitore continua a manipolare, mentire e maltrattare anche se bisognoso, passano a provare un distacco tale da comportarsi come dei badanti: “faccio questo perché è il mio lavoro, ma non provo alcun trasporto.” E’ questa la fantasia ricorrente dei figli che si vedono obbligati ad accudire genitori tossici, molto spesso sotto pressione dei familiari per non sottostare al loro pesantissimo giudizio. Credo che bisogna anche valutare un’altro aspetto: quanto questo genitore tossico influisce sulla tua vita affettiva? Perché ci sono genitori tossici che minano la vita affettiva dei loro figli pur di detenere il potere di vita e di morte su di loro, anche dopo sposati. Gli articoli di Renee Pittelli qui sul blog sono molto chiari sul contatto zero con i genitori tossici: a volte è necessario per non ritrovarsi condannati alla solitudine perenne. La solitudine non è una cosa brutta, ma se viene imposta da un genitore che crede di avere il diritto esclusivo sulla vita di un figlio solo perché l’ha generato si prefigura come il peggior scenario possibile per la vita di una persona. Ti faccio un’esempio molto tragico, accaduto qui a Roma nel giugno 2019: la pediatra del mio ultimo bimbo si è lanciata dalla sua palazzina, morendo sul colpo. Aveva 63 anni. La mamma aveva commesso lo stesso gesto 20 anni prima: non era riuscita a sconfiggere la sua depressione. Era figlia unica e mai più s’era ripresa dalla drastica decisione materna. Si sentiva in colpa per non averla salvata, nonostante fosse un medico. A quel punto rimase intrappolata nei sensi di colpa e nessun rapporto affettivo andò avanti: le sembrava di tradire la memoria materna, le sembrava che facendosi una vita stava alla fine godendo della sua condizione di donna e non più di figlia. Pensa a una persona che sceglie per professione di fare la pediatra ma che alla fine si ritrova a casa completamente sola. Con me era sempre gentile e diceva che mio figlio sarebbe cresciuto fiducioso nel mondo perché si abbandonava alle sue visite senza piangere o lamentarsi. Cara Paola1, io non so se la mamma di quella dottoressa era tossica al punto di portar via con sé la sua povera figlia vent’anni dopo, ma so che tutto ciò accade a volte sotto il nostro naso e non riusciamo a intervenire per salvare il mondo. Sono venuta a sapere di tutta la storia dopo il decesso, dalla sua segretaria. Ti consiglio anche gli articoli di Stephanie Donaldson-Pressman che trovi qui. Buona serata, cara! Qualunque decisioni prenderai, pensa che di mezzo c’è la tua vita.

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  3. Grazie cara, articolo molto interessante, non si finisce mai di imparare.
    Ho fatto il test e ho letto attentamente, nella mia ignoranza posso dedurre che purtroppo sto vivendo con un narcisista vulnerabile, con la grande paura dell’abbandono. Ancora un grazie infinito.

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  4. Cara Paola ho assistito mia mamma fino alla fine anche se pretendeva – ancorché cosciente – cose faticosissime per me che soffrivo forti dolori di schiena e di anca che poi infatti mi è stata sostituita con una protesi-quando mi piegavo cercando una posizione che mi desse sollievo gridava che dovevo stare dritta! Guai se non avessi fatto quello che era giusto fare adesso i sensi di colpa mi massacrerebbero

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  5. Salve
    ho letto con attenzione l’articolo e i successivi commenti, ma non sono riuscita a collocare mio figlio tra i due tipi di narcisisti descritti: presenta tratti sia del grandioso che vulnerabile. In pratica con lui non si può parlare perché costantemente arrabbiato. Una personalità volta allo sfruttamento. Convivenza molto difficile. Faccio fatica a parlarne.
    Vorrei rispondere a Paola1, raccontandole che non ho assistito mia madre nell’ultimo anno di vita, sebbene mi avesse cercata, per autodifesa, non per vendetta. Mia madre, una vera narcisista perversa, si è divertita con me, fin dalla nascita, a farmi del male con offese, umiliazioni, maltrattamenti di ogni genere. Non sono riuscita ad andare neanche al suo funerale e non mi sento in colpa.
    Ho scoperto questo sito da poco e voglio ringraziare la generosità e il coraggio delle testimonianze riportate. Grazie, mi state aiutando molto.

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      1. Grazie cara Aurora, prendo nota, perché importante, che se la vendetta é opzionale, la propria salvezza non lo é mai. E, cara Melisenda, bisogna conoscersi molto bene per capire fino a che punto si sarà capaci di incassare ulteriormente e che non si tratti di coazione a ripetere.Tu sei riuscita a fare la scelta che si é rivelata giusta per te, complimenti!

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  6. Buongiorno, mio marito è di sicuro un narcisista vulnerabile. Gli abusi verbali non si contano ed è sempre colpa mia. L’altra sera il mio bimbo 4 anni piangeva perchè aveva avuto una giornata pesante che gli aveva lasciato del nervosismo e io gli stavo accanto attendendo con dolcezza che passasse rassicurandolo. Dopo un pò mio marito è entrato in bagno che è piccolo sbattendomi contro la schiena la porta più volte per spostarmi, e urlando di smetterla di massacrarlo che dovevo lasciarlo in pace che era tutta colpa mia se piangeva. Quando gli ho chiesto se si rendeva conto della gravità del suo gesto mi ha risposto che se io faccio piangere il bambino lui è in diritto di intervenire. Il giorno dopo ha preso a calci due bidoni della spazzatura. Io ho paura e i servizi contro la violenza al femminile mi dicono che devo pagarmi un avvocato e chiedere la separazione. Io vorrei solo lui fosse tenuto lontano da noi, almeno fino a che non abbia fatto un adeguato percorso psicologico, ma in questo paese non lo assecondano e noi siamo in pericolo perchè le sue esplosioni di rabbia man mano che la sua autostima viene minata anche da un semplice confronto sul DOVE riporre i vestiti asciutto in attesa che vengano stirati lui si sente attaccato, lui si sente trascurato, lui è l’unico che soffre a detta sue, e non considera minimamente cosa deve subire nostro figlio in termini di tensione nervosa. Nessuno ti aiuta, nessuno ti supporta davvero siamo sole.

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    1. Cara Valentina, intanto benvenuta! Purtroppo quando ci imbattiamo in professionisti poco preparati, gli scatti d’ira narcisistica vengono scambiati come semplice ‘cattivo umore’. Spesso ci chiedono se abbiamo fatto qualcosa per scatenare questo o quello, se magari non erano nervosi per qualche problema a lavoro, se magari non si tratta di una fasi critica in cui non accettano ancora l’arrivo di un bambino, se quando li abbiamo conosciuti non erano già così… insomma, praticamente incrociano le braccia in attesa che arriviamo da loro con le costole rotte e un occhio nero. Questo tipo di atteggiamento è un indizio preoccupante del quantitativo di rabbia repressa che possono covare e a me sembra, dal tuo racconto, che lui sta facendo il possibile per identificare nella tua persona la causa dei suoi problemi. Posso chiederti a quali servizi ti sei rivolta? Oltre agli scatti d’ira che ha con te davanti al bimbo, con il bimbo come si comporta? incolpa il bimbo per qualsiasi cosa? Lo guarda male? Ti abbraccio forte e ti sto vicina!!

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  7. Carissim*,
    in questi giorni in cui la nostra attenzione è rivolta, senza dubbio, alla pandemia che miete vittime senza sosta, vorrei portare alla vostra attenzione la vicenda della moglie del giudice. Quel giudice che ha chiesto la restituzione del risarcimento ottenuto dai figli di una donna vittima di femminicidio. Una donna che aveva denunciato il marito dodici volte prima di essere ammazzata. “Delitto inevitabile”. La mia mente scorge una inquietante correlazione tra i due fatti, ma forse sono paranoica io. Ad ogni modo, la moglie del giudice denuncia il marito per violenza fisica (in presenza di testimone, e poi refertata) e violenza psicologica (per il momento supposta, ma comunque plausibile, dal mio punto di vista).
    Sul quotidiano nazionale che riporta la notizia leggo “…ironia della sorte, (quel giudice) è protagonista di una gravissima vicenda di violenza sulle donne”. Ma quale ironia? Non c’è niente da sorridere!. La cosa è venuta fuori grazie al coraggio della donna che ha deciso di denunciare. Si, sono paranoica. No, non sono paranoica. Intanto, quel giudice ha umiliato due donne: quella che è morta (ed i suoi figli) e quella che viveva con lui.

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    1. Concordo con te, cara M. Non c’è niente di ironico. Il giudice in questo caso, essendo un violento, si identificava con chi faceva uso delle sue tecniche di violenza psicologica e fisica. Immedesimandosi con l’assassino – e non con la vittima barbaramente uccisa – ha deciso di colpire i suoi figli con una sentenza agghiacciante quanto l’omicidio commesso. Vicenda terribile. Abbracci a te!

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