Genitori narcisisti e coazione a ripetere nei legami sentimentali, i collegamenti

Autrice: Shahida Arabi, libro Power: surviving & thriving after narcissistic abuse (Ed. Thought Catalog Books, New York, 2017, p. 185-197)

Trad. C. Lemes Dias

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Freud la chiamava coazione a ripetere, ma io preferisco denominarla programmazione subconscia dell’infanzia il motivo per il quale restiamo invischiati con dei partner e amici narcisisti in età adulta dopo essere stati cresciuti da genitori narcisisti. È da dove partono tutti i nostri schemi affettivi di tipo freddo (di sicuro è questo il termine clinico corretto!).

C’è da dire che non tutte le vittime di maltrattamenti narcisistici da un partner l’hanno subito nell’infanzia. Ho incontrato molti sopravvissuti che non hanno mai subito maltrattamenti infantili, il che dimostra che chiunque può essere vittima di maltrattamenti narcisistici. Sappiamo che alcuni metodi sono talmente subdoli e insidiosi che le persone nemmeno si accorgono di avere una relazione con uno di loro finché non è troppo tardi.

Tuttavia, non possiamo negare che aver subito abusi di qualsiasi tipo sin da piccoli può avere un impatto negativo sulle nostre relazioni interpersonali.

È necessario riconoscere quali sono i modelli deleteri se non vogliamo finire per dare la colpa a noi stessi per il male che ci infliggono.

Gli effetti dei traumi infantili, tra cui la trascuratezza emotiva o gli abusi nell’infanzia, possono avere conseguenze allarmanti sulla nostra psiche quando entriamo nell’età adulta. Possono arrivare persino a cambiare i processi cognitivi del cervello (Van der Kolk, 2016). I figli di genitori narcisisti – quelli che soddisfano i criteri diagnostici del Disturbo Narcisista della Personalità – sanno fin troppo bene come funziona, essendo stati cresciuti da qualcuno con una limitata capacità di empatia e un eccessivo senso di grandiosità, falsa superiorità e diritto (Ni, 2016). Lo sanno perché sono stati programmati sin dalla tenera età a cercare una convalida laddove non c’era, credere che il loro valore fossi legato alla reputazione della famiglia e interiorizzare il messaggio che potevano rivendicare la loro dignità soltanto da quanto bene potevano “assecondare” i bisogni dei loro genitori: hanno vissuto un’esistenza dove l’amore dato raramente era incondizionato, SE è stato dato in qualche momento.

Ciò non significa che i sopravvissuti all’abuso narcisistico durante l’infanzia non possano superare il loro condizionamento infantile, anzi, possono essere sopravvissuti più forti e vittoriosi grazie alla resilienza che hanno sviluppato e ai modi in cui canalizzano i loro traumi affinché le loro vite si trasformino radicalmente (Bussey e Wise, 2007). Ci vuole un vero lavoro interiore e coraggio per dipanare i traumi che abbiamo dovuto sopportare da bambini e affrontare le avversità da adulti. Essere in grado di comprendere le nostre relazioni e i nostri modelli comportamentali, così come ogni discorso negativo sorto come risultato dei maltrattamenti infantili può essere rivoluzionario perché mette in discussione i miti e le falsità alimentate riguardo al nostro valore e alle nostre capacità.

Scrivo questa lista come figlia di un genitore narcisista. Vi spiego come e perché possiamo facilmente rimanere “intrappolati” in un altro ciclo di abusi. Tutto ci è fin troppo familiare perché parte integrante della nostra educazione.

  1. IL LOVE BOMBING RAPPRESENTA L’ATTENZIONE ECCESSIVA CHE FORSE NON ABBIAMO MAI RICEVUTO DAI NOSTRI GENITORI

I genitori narcisisti maltrattanti, come i partner narcisisti nelle relazioni, patologizzano e invalidano le nostre emozioni al punto da lasciarci senza voce. Non ci è permesso di sentire, quindi finiamo per andare agli estremi: o diventiamo repressi e insensibili o diventiamo bambini ribelli che “sentono” troppo, troppo presto. Le nostre emozioni sono travolgenti in entrambi i casi, giacché il nostro dolore non viene elaborato in modo sano sin dall’infanzia.

Anche se chiunque può cadere vittima del love bombing, l’eccessiva attenzione che un narcisista usa per manipolarci nella fase di idealizzazione della relazione può agganciare i sopravvissuti ai maltrattamenti infantili in modo ancora più forte, fino a re-traumatizzarli.

A causa di queste passate esperienze traumatiche, possiamo essere ancora più suscettibili al love bombing e all’idealizzazione narcisistica. Semplicemente perché siamo più motivati a cercare la convalida che non abbiamo mai avuto e a credere nella svalutazione a posteriori. Questo si traduce non solo in un rafforzamento delle nostre vecchie ferite, ma anche in nuove ferite emotive che ci vengono inferte con gli stessi identici metodi. Attenzione, però: ciò non rende l’abuso una nostra colpa! Significa soltanto che abbiamo più aspetti da trattare di quei sopravvissuti che per la prima volta subiscono maltrattamenti narcisistici.

  1. CI È FAMILIARE L’IDEALIZZAZIONE QUANDO I NOSTRI GENITORI AVEVANO BISOGNO DI QUALCOSA E LA SVALUTAZIONE QUANDO NON ERAVAMO PIÙ UTILI

I genitori narcisisti trattano i loro figli come trofei e oggetti, pupazzi che debbono fare il diavolo a quattro per servirli. Mentre i figli fanno l’impossibile per accontentarli, questi genitori mantengono un atteggiamento perennemente insoddisfatto nei loro confronti. Un tale modello di idealizzazione e svalutazione finisce per insegnare a questi figli che l’amore è instabile, spaventoso e, in ultima analisi, imprevedibile. Ci fa camminare sui gusci d’uovo, temendo di dispiacere agli altri. Dopodiché ci desensibilizza e ci rende sordi agli abusi verbali in età adulta (Streep, 2016). Anche se abbiamo potuto imparare a identificare gli abusi emotivi e verbali, avremo meno probabilità di sottrarci di qualcuno che ha ricevuto un’educazione molto più sana perché non riconosciamo quanto possa essere dannoso o quanto sia veramente inaccettabile il tipo di comportamento che ci è ‘familiare’. Questo accade perché si tratta dell’unica versione di amore che ci è stata propagata. Quindi, essere “traumatizzati” da genitori violenti ci rende di conseguenza più inclini a legare con partner violenti/maltrattanti in età adulta (Carnes, 1997).

Un ciclo abusivo che oscilla tra il dolce e l’amaro ci fa sentire stranamente a “casa” nel nostro subconscio, abituato a un modello comportamentale che si basa sul desiderio di approvazione dei nostri genitori. È questo modello comportamentale che verrà ad essere trasferito al nostro nuovo partner. Impariamo a diventare dipendenti da briciole di amore e approvazione altamente condizionati, mentre ci aspettiamo molto meno nelle aree legate alla lealtà e al rispetto.

Possiamo anche andare all’altro capo dello spettro ed escludere chiunque assomigli ai nostri genitori nel tono o nell’atteggiamento. Anche se potrebbe trattarsi di iper vigilanza, molto si basa sui nostri tentativi di auto proteggerci e sulla nostra intuizione sui comportamenti che ci hanno traumatizzato in passato.

I figli di genitori narcisisti debbono rendersi consapevoli dal fatto che l’abuso non è parte normale o sana di qualsiasi relazione e affrontare la loro tendenza a compiacere alle persone. Serve un importante lavoro di impostazione dei propri limiti e di sostituzione delle vecchie narrazioni in cui venivano descritti come bambini non degni di attenzione e amore, oltre che un tipo di empowerment focalizzato sul tipo di amore e di rispetto che meritano di avere. Possono essenzialmente “ripararsi” in un luogo sicuro e protettivo (Walker, 2013) attraverso un lavoro di rivalutazione della loro storia di vita.

  1. SIAMO STATI ABITUATI AD ESSERE MICRO GESTITI E CONTROLLATI. PER NOI IL CONTROLLO, LA PAURA E LA COERCIZIONE SONO STATI NORMALIZZATI COME UNA FORMA DI INTIMITÀ, NON DI ABUSO.

I bambini figli di genitori narcisisti tendono a farsi sopraffare dalle richieste e dall’identità dei loro genitori prepotenti e controllanti. Questo tipo di genitore è noto per violare spesso i limiti dei loro figli e la loro privacy. In buona sostanza egli lavora per erodere l’identità del bambino al fine di farlo diventare la sua perfetta fonte di nutrimento narcisistico. Ciò significa tentare di controllare eccessivamente gli interessi, gli hobby, le aspirazioni, le relazioni e persino i tratti della personalità del bambino attraverso la manipolazione, le minacce, nonché gli abusi verbali, fisici o talvolta anche sessuali.

Una volta adulti si rendono conto di aver vissuto un infanzia nella quale non era loro permesso rendersi indipendenti e di essere stati nutriti con la pillola blu della accondiscendenza.

È necessario un bagno di realtà sul fatto che il loro addestramento al conformismo è nato per soddisfare eccessivamente persone che non meritavano la loro dedizione assoluta. La paura, dunque, viene considerata parte integrante e normale dei loro rapporti e senza di essa possono sentirsi stranamente “annoiati” dalla mancanza di adrenalina, dopamina e ossitocina alla quale erano abituati attraverso il periodico love bombing e la svalutazione partita dai loro stessi genitori.

  1. TESTIMONIARE LE DINAMICHE TRA UN PARTNER MALTRATTANTE E L’ALTRO PUÒ PORTARCI A REPLICARE I RUOLI NELL’ETÀ ADULTA

Non è una novità sapere che bambini cresciuti in famiglie oggetto di violenza domestica hanno molte più probabilità di diventare essi stessi vittime o carnefici (UNICEF, 2006). I ragazzi hanno più probabilità di diventare violenti con i/le loro partner quando iniziano la loro vita affettiva e le ragazze corrono un rischio maggiore di cadere vittime di tali abusi (Jeltsen, 2016). Secondo Liz Roberts, vice direttrice di Safe Horizon, un’organizzazione no profit nata per aiutare vittime di violenza domestica a New York City, i bambini che subiscono violenza domestica hanno più probabilità di fare i bulli e mostrare aggressività verso i loro coetanei.

Tuttavia, è importante tenere presente che non tutti i maltrattanti sono stati vittime di abusi e che non tutte le vittime di abusi si trasformano in maltrattanti. MALTRATTARE È COMUNQUE UNA SCELTA PERSONALE. I NARCISISTI A PIENO TITOLO POSSONO AVERE DIFFICOLTÀ AD EVOLVERSI O POSSONO SCEGLIERE DI NON EVOLVERSI A CAUSA DELLA LORO RIDOTTA EMPATIA, MA I SOPRAVVISSUTI AI MALTRATTAMENTI SONO PERFETTAMENTE IN GRADO DI EVOLVERSI E DI SUPERARE IL LORO TRAUMA.

Credo che i figli di genitori narcisisti, maschi o femmine, corrano un rischio maggiore di diventare vittime di partner narcisisti o di copiare il modello comportamentale malsano di uno o dei due genitori narcisisti. Questo perché tendono ad identificarsi con il genitore vittima o possono presentare tratti narcisistici nel corso della crescita. Si tratta di una corazza che va abbandonata durante il nostro percorso di guarigione.

  1. IMPARIAMO AD ASSOCIARE L’ESSERE TRATTATI COME UN OGGETTO CON L’ESSERE VALORIZZATI

Come figli di uno o più genitori narcisisti forse vi è stato insegnato che non eravate intrinsecamente degni e che il vostro valore dipendeva da ciò che potevate fare per il genitore narcisista o da quanto eravate compiacenti. L’enfasi sull’aspetto, sullo status e sulla reputazione è ai massimi livelli nelle famiglie con un genitore narcisista. A causa della grandiosità di questi individui, della falsa maschera e della necessità di essere “i migliori” probabilmente facevate parte di una famiglia che veniva “presentata” nella sua luce più splendente con dei maltrattamenti e svalutazioni che avvenivano a porte chiuse.

All’interno della casa la storia era molto diversa da quella presentata al pubblico: potete essere stati testimoni della terribile dinamica nella quale avete visto un genitore abusare verbalmente o anche fisicamente dell’altro, potete essere stati sottoposti ad abusi e trascuratezze e/o aver sofferto per le violenze fisiche perpetrate da genitori che si coalizzavano per maltrattarvi, così come ai vostri fratelli. Chi osava minacciare la perfetta falsa immagine della famiglia o faceva qualcosa per denunciare gli abusi molto probabilmente veniva punito.

I figli di genitori narcisisti che subiscono violenza emotiva e psicologica quando non rispecchiano esattamente le aspettative e le convinzioni della famiglia possono subire punizioni terribili con degli effetti che possono durare tutta la vita e che andranno ad intaccare la loro immagine di sé, il loro agire e la loro personale fiducia.

Esistere con lo scopo di preservare la reputazione di qualcun altro è un’esperienza piuttosto limitativa per un bambino. È spaventoso sentirsi dire che la nostra esistenza ha senso solo allo scopo di servire un altro!

Essere un fidanzato, una fidanzata, una moglie o un marito trofeo può essere inizialmente lusinghiero perché da bambini, essere considerati un premio ci sembrava una garanzia di approvazione – l’unica fonte di attenzione “reale” e di convalida da parte dei genitori.

  1. SE SIAMO STATI CAPRI ESPIATORI DA BAMBINI PROVEREMO UN SENSO DI VERGOGNA TOSSICA E DI INDEGNITÀ PERVASIVA CHE CI IMPEDISCE DI SAPERE CHE MERITIAMO DI MEGLIO.

Pete Walker (2013) la chiama “vergogna tossica”. È un sintomo del DPTS-Complesso che spesso può accompagnare abusi narcisistici. Quando restiamo invischiati in un rapporto tossico con un/a narcisista – che potrebbe essere l’immagine speculare di uno o di entrambi i nostri genitori – torniamo a quel senso di impotenza e di vergogna che ci affliggeva fin da bambini.

La sensazione di non essere mai abbastanza e di essere odiati per il semplice fatto di esistere è un’antica sensazione che una relazione con un narcisista in età adulta finisce per scatenare e cementare. Cosa pensate che accada quando continuiamo a rafforzare questa vergogna tossica? Finiamo per non sentirci di nuovo abbastanza bene con noi stessi e re-traumatizzati dal nostro maltrattante, che rappresenta per noi le persone che non siamo riusciti a soddisfare durante l’infanzia. Mentre la parte logica e razionale del nostro cervello ci dice di lasciar perdere, il nostro subconscio corre verso il maltrattante, che agisce e si comporta di modo simile a quelli da cui dipendevamo per la nostra sopravvivenza.

  1. LA NOSTRA SOGLIA DEL DOLORE È MOLTO PIÙ ALTA DI QUELLA DI CHI NON HA MAI SUBITO ABUSI; SIAMO MOLTO PIÙ DESENSIBILIZZATI ALLA TOSSICITÀ E QUINDI PIÙ PROPENSI A RESISTERE ANCHE QUANDO LE COSE SONO TERRIBILI

Quando si è cresciuti da un narcisista o da due genitori narcisisti, il disprezzo è considerato parte dell’amore e “normale” in una relazione. Siamo trattati bene solo quando siamo utili e poi rapidamente sottoposti al disprezzo e alla terrificante rabbia narcisistica quando “ci ribelliamo” e minacciamo l’eccessivo senso di diritto del genitore (Goulston, 2012). La condiscendenza, il disprezzo e l’odio usato da un genitore narcisista per rimproverare i propri figli non solo è offensivo ai massimi livelli, come riaddestra la mente ad accettare l’abuso come una forma di normalità.

Nel suo articolo “Perché le figlie non amate si innamorano dei narcisisti” l’autrice Peg Streep (2016) suggerisce che dopo aver subito abusi infantili, diventiamo “allenati” agli abusi verbali, desensibilizzati alle interazioni tossiche fino al punto di non vederle nemmeno più come abusi. Possiamo ancora essere incredibilmente feriti dall’abuso, ma possiamo elaborarlo in un modo diverso da coloro che sono cresciuti in famiglie più sane e che non hanno subito maltrattamenti, cioè, da persone più in grado di identificarli per quel che sono e di considerarli un motivo di rottura.

Man mano che ci acclimatiamo ad un ambiente tossico, possiamo anche sviluppare quelli che Patrick Carnes (2013) chiama “legami di tradimento” o legami traumatici – simili alla Sindrome di Stoccolma – per sopravvivere in una situazione così ostile. Questo legame traumatico può anche essere riproposto con un maltrattante in età adulta e quando lo è, è doppiamente pericoloso per il sopravvissuto, già vulnerabile. Infatti, il dottor Martin Teicher (2006) elenca con delle ricerche molto dettagliate il modo come l’abuso verbale nell’infanzia può cambiare le connessioni nel cervello, aumentando il rischio di ansia e di ideazione suicidaria in età adulta. Ricerche correlate confermano che l’aggressione verbale dei genitori può, di fatto, portare a cambiamenti nel cervello (Choi, et.al 2009; Teicher, 2006).

Essere cresciuti da un genitore narcisista può letteralmente cambiare il nostro cervello rendendoci potenzialmente persone molto diverse da quelle che saremmo stati se libere da traumi. Le aree cerebrali interessate dal trauma includono l’ippocampo, l’amigdala, il corpus callosum e la corteccia frontale.

Il trauma provoca alterazioni nei sistemi neurali chiavi responsabili delle risposte allo stress, come l’asse HPA – questa attivazione cronica reca conseguenti anomalie ippocampali/limbiche nei bambini (Perry, 2000).

Il trauma interferisce con il modo come il nostro cervello elabora ulteriori dolori, lo indebolisce impedendoci di sentirci abbastanza forti per scappare da maltrattamenti posteriori. È come se non riuscissimo a trovare la giusta forma di sostegno dentro di noi. Quando ci troviamo in quella che Pete Walker chiama “modalità di lotta, sorvolo, congelamento o fuga”, è improbabile che riusciamo a concentrare le nostre risorse su come sviluppare un sano distacco emotivo dalla situazione – il nostro cervello avverte come una morte reale ogni abbandono, soprattutto da un partner tossico che tanto si somiglia a una figura genitoriale. Per questo motivo possiamo provare ad impedire quell’abbandono in qualsiasi modo, anche se significa tornare alle stesse situazioni che ci facevano sentire impotenti e umiliati nell’infanzia.

  1. DATO CHE NON SIAMO MAI STATI VALORIZZATI O RICOMPENSATI PER I NOSTRI SUCCESSI – A MENO CHE NON ABBIANO SERVITO AI NOSTRI GENITORI – CI SIAMO ABITUATI A RICEVERE UN’APPROVAZIONE CONDIZIONATA

I genitori narcisisti ci insegnano che dobbiamo essere perfetti e avere successo, ma che non bisogna mai essere ricompensati per questo o “darsi le arie”. I narcisisti sono maestri nello spostare i pali della porta in modo che nulla di ciò che fanno le loro vittime sia mai abbastanza. Come sopravvissuti agli abusi dell’infanzia non facciamo eccezione a questa regola. I nostri successi sono raramente riconosciuti a meno che non soddisfino un criterio arbitrario per “ciò che sembra agli occhi della società” o confermino le grandiose fantasie del genitore narcisista. Il nostro genitore abusivo non è mai veramente orgoglioso di noi, a meno che non possa rivendicare il merito di quel nostro particolare successo. Alcuni genitori narcisisti possono anche invidiare o guardare dall’alto in basso il successo dei loro figli, soprattutto se quel successo permette a quel bambino di diventare indipendente da loro, al di fuori del loro regno di potere e di controllo.

Non è raro che simili genitori tentino di sabotare il successo e la felicità dei figli nel caso in cui interferiscano con la loro grandiosa immagine di sé, con le loro idee su cosa sia la “felicità” – di solito ciò che fa apparire belli anziché recare benessere psicofisico ai loro figli! – o con il loro impegno nel gestire e controllare ogni aspetto della vita della prole.

Nella mente malata di un genitore narcisista i figli non in grado di eseguire i suoi ordini non dovrebbero essere stati nemmeno concepiti. Vorrebbe figli che “realizzassero” l’identità che vorrebbe e che incarnassero o raggiungessero gli esatti obiettivi prefissati nel suo cervello. In ogni caso, anche se fossero figlie o figli perfetti i pali della porta sarebbero spostati ancora e ancora.

Ecco perché per i figli di genitori narcisisti l’espressione “i tuoi genitori devono essere così orgogliosi di te!” evoca un brivido e un viaggio nel viale dei ricordi del trauma.

A cosa pensiamo veramente quando ascoltiamo questo?

“I miei genitori raramente sono orgogliosi di me. Qualunque cosa faccia non è mai abbastanza per loro. Ho l’impressione di essere cresciuto da solo e di aver raggiunto dei risultati nonostante la loro opinione contraria a tutto.”

Sappiate che questi luoghi comuni, seppur ben intenzionati, possono essere causare dolore ai sopravvissuti ad abusi o traumi infantili. Parliamo di adulti che non sono mai stati convalidati o amati incondizionatamente dai genitori – o per lo meno da uno dei nostri genitori. Di conseguenza, i figli di genitori narcisisti bramano la considerazione positiva che non hanno mai ricevuto durante l’infanzia, bramano l’eccessiva attenzione che solo un narcisista può apparentemente fornire. Nelle fasi iniziali di una relazione di tipo affettivo con un narcisista le vittime potrebbero ricevere tonnellate di sostegno, ammirazione e lode. Si tratta di una condizione che genera dipendenza nei figli di narcisisti, che potrebbero essere indotti a pensare di aver trovato finalmente una fonte di sostegno incondizionato. Ciò che stanno realmente sperimentando, tuttavia, è inconsciamente ciò a cui sono abituati da una vita, ossia, una fase di sostegno condizionato che dura soltanto finché c’è idealizzazione.

  1. POTETE AVER SVILUPPATO L’OSSESSIONE DI SERVIRE AL VOSTRO O AI VOSTRI GENITORI NARCISISTI PER STARE BENE

Con un genitore o dei genitori narcisisti, violenti, rabbiosi o indifferenti i figli possono abituarsi a dover misurare bene le parole o persino a fungere da genitori ai loro padri o madri sin da piccoli.

Questa inversione di ruoli accade soprattutto quando uno o entrambi i genitori sono affetti da qualche dipendenza. I narcisisti possono anche essere inclini all’abuso di sostanze in aggiunta al loro disturbo della personalità. Se sviluppiamo la tendenza a riparare tutto – molti terapeuti usano il termine codipendente, anche se si tratta di un termine controverso nella comunità dei sopravvissuti – pur di proteggere chi ci fa male è probabile che continueremo a sentire di dover servire o aiutare qualcuno eternamente bisognoso anche nelle nostre relazioni amorose.

È chiaro che non c’è nulla di sbagliato nel provare empatia, compassione e voler aiutare gli altri. Nessuna di queste qualità deve essere sradicata, anche se potrebbero rendervi più vulnerabili ai predatori che amano sfruttare queste qualità. Tuttavia, soddisfare eccessivamente i bisogni di qualcun altro prima dei vostri è un modello comportamentale che potrebbe generare grande risentimento e mancanza di soddisfazione lungo la vostra strada. I figli di narcisisti conoscono intimamente le frasi “Mi dispiace”, “Non vorrei disturbarti” e “Faccio, non preoccuparti!”, perché le hanno usate 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

È una sfida per noi renderci conto che anche i nostri bisogni contano e che a volte abbiamo bisogno di privilegiare il nostro benessere prima dei desideri di un’altra persona.

  1. CERCATE DI FARE DI UNA PERSONA TOSSICA LA FAMIGLIA CHE NON AVETE MAI AVUTO, QUANDO IN REALTÀ È ESATTAMENTE COME LA FAMIGLIA CHE AVETE AVUTO

Secondo la psicoterapeuta integrativa Maxine Harley (2016), i genitori maltrattanti interrompono la piramide di Maslow e la gerarchia dei bisogni. Il nostro bisogno di appartenenza, di un posto sicuro e di una casa viene distorto dall’esperienza di avere un genitore narcisista. Ciò che porta un bambino cresciuto in una casa normale sentirsi al sicuro può sembrare sconosciuto e strano per un bambino cresciuto in una casa sprovvista di affettività e cure adeguate. Il nostro posto sicuro abbastanza morbosamente può sembrare tra le braccia di un altro narcisista come quello o quelli che ci hanno allevato.

Piuttosto che concentrarci sul nostro partner o ex partner come ci siamo concentrati sui nostri genitori (tossici o meno) è importante “ricominciare” da noi.

È imperativo prenderci cura di noi ed essere gentili con noi come se fossimo i nostri figli, consapevoli che qualunque cosa accada avremo sempre noi stessi come luce, guida e supporto.

Solo quando diventeremo i genitori di noi stessi e soffriremo per la perdita della nostra infanzia saremo pronti per essere completamente accoglienti e aperti a ricevere un partner che sappia sostenerci e amarci con lo stesso tipo di amore che proviamo per noi stessi nei momenti cruciali della vita.

20 pensieri su “Genitori narcisisti e coazione a ripetere nei legami sentimentali, i collegamenti

  1. Sono il prodotto paradigmatico di tutto ciò che ho letto in questo articolo. Come evitare che tutto ciò accada anche a mio figlio? Suo padre lo ha sottoposto (come ha sottoposto me) in questi anni a manipolazione, controllo, violenza verbale, sarcasmo, mischiato a dimostrazioni di affetto e condito con una incredibile immaturità nel suo ruolo di padre. Ha dovuto assistere a una dimostrazione a tratti terrificante di cosa sia il rapporto tra un uomo e una donna, e in generale è vissuto finora in un ambiente ben poco sano, poco libero, poco spontaneo.
    Io stessa non sono esente da errori. Riesaminando e ricostruendo in questi mesi la mia vicenda familiare passata e attuale, sto scoprendo che a tratti anche a me escono nei confronti di mio figlio alcuni atteggiamenti che possono essere rintracciati in quanto ho letto in questo articolo, soprattutto in una tendenza a voler avere tutto sotto controllo (anche se moooolto meno del mio compagno).
    Desidero che mio figlio cresca libero, a differenza di quanto è mi toccato subire da bambina, desidero che sia felice, sicuro di essere amato in quanto se stesso, in quanto persona unica al mondo, desidero che possa esprimersi, finalmente libero, in modo autentico senza dover compiacere nessuno…ma tutto questo non so se sarò in grado di trasmetterglielo, e soprattutto, non so se sarà possibile rimediare agli errori finora fatti. In questo momento è questo il mio più grande dolore, aver potuto permettere che a mio figlio venissero fatti dei torti, e io non posso chiamarmi fuori dalla responsabilità per ciò che è successo.

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    1. Cara Franci, certo che non puoi chiamarti fuori dalla responsabilità. Sei una persona sana di mente e dotata di una coscienza, quindi, perché dovresti dimenticare tutto e far finta di niente come fanno proprio i narcisisti? Così come sei stata onesta con te stessa e con noi qui, so che sarai onesta anche con tuo figlio nelle conversazioni che farete d’ora in poi man mano che la sua crescita avanza. Aver vissuto per tantissimi anni con una persona tossica può portare in un primo momento e inconsapevolmente a scimmiottare alcuni suoi comportamenti deleteri? Ecco, la risposta è sì. E QUESTO VALE PER TUTTI. Non pensare di essere l’unica persona a farlo ogni tanto. Sono comportamenti automatici messi in atto per sopravvivenza psichica anche. Quando una persona diventa il tuo unico punto di riferimento è chiaro che i suoi vizi, comportamenti e pensieri vengono normalizzati e visti come ‘non così tossici come possano sembrare’! Il punto è rendersi conto del processo e bloccarlo il quanto prima con l’arma dell’onestà. Ai figli va sempre detto qualcosa come: “Ho detto questo ieri, però ti volevo dire che mi sono sbagliata. Non è questo ciò che realmente intendevo dire. PERDONAMI.” I figli hanno bisogno di sentire da noi genitori alcune parole magiche: PERDONAMI, MI DISPIACE, NON AVREI MAI VOLUTO INFLIGGERTI QUESTO TIPO DI DOLORE. Se il tuo cuore è sincero loro lo capiranno e ti posso assicurare che ti rispetteranno ancor di più. Per un genitore narcisista è impensabile chiedere perdono a un figlio. Per loro significa una cessione totale di potere, figurati! Non lo farebbero mai. Se tu desideri che tuo figlio cresca libero da ogni forma di condizionamento credo che il metodo più infallibile fino ad oggi è renderti talmente libera da ammettere dove hai sbagliato con lui, quando, perché e chiedere scusa. Ho fatto questa operazione con la mia primogenita: “Per favore, se ti faccio sentire in colpa per qualcosa dimmelo immediatamente. Non lasciare che il tempo cancelli la cosa, dimmelo subito che correrò ai ripari.” Avevo già raccontato qui di una conversazione non facile avuta con lei, perché c’è sempre qualcosa nel rapporto tra genitori e figli che va migliorata e c’è sempre la possibilità di riparare, se siamo persone consapevoli. Non ci sono rapporti idilliaci da nessuna parte anche tra persone perfettamente sane. Dai rapporti umani tocca sempre a noi estrarre il meglio del meglio e sono certa che tu sei in grado di portare il tuo rapporto con tuo figlio a un livello molto alto e pieno di amore e dignità. Abbraccio e buona serata a voi!!!

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      1. Questo é uno di quei messaggi che devo stampare… “perché c’è sempre la possibilità di migliorare”… ed è un bel messaggio quando sembra che tutto vada male, che non ci sia rimedio, che non ci sarà un futuro migliore…
        E tu sei qui come un dono d’amore e se penso a tutto quello che hai subito nella tua vita, sei ancora di più un messaggio di amore e speranza…
        Semplicemente grazie…

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  2. è tutto così drammaticamente vero. il mio primo amore e primo marito mi trattavano nello stesso modo dei miei genitori. una volta, avevo 17 anni, stavo litigando con mia madre, litigavamo, io mi sono ricordata di abusi pesanti fisici avvenuti quando ero piccola (mio padre ubriaco mi aveva camminato su un piede, rompendomi un dito, loro non mi avevano portata all’ospedale e mi avevano rinfacciato per mesi di “piangere di notte per attirare l’attenzione”. avrò avuto 7 o 8 anni), ricordo di averle urlato qualcosa di terribile sull’essere una cattiva madre, ricordo lei cambiare volto e strillare “e me? e le mie necessità allora? tu non hai fatto il tuo dovere, lui – mio padre- se n’è andato lo stesso”. lì ho cominciato a capire. è tragico pensare di essere messe al mondo per impedire che un marito, già traditore, scappi via. il mio primo amore e il mio primo marito davano per scontato che stessi lì ad aspettarli, che smettessi di lavorare per aiutarli col loro lavoro.. quando ho scoperto che il mio primo marito mi tradiva l’ho lasciato. ma ho perso tutte le persone che conoscessi in una città che non era mia, ho perso il lavoro perchè il mio capo non voleva mettersi contro la sua famiglia (che era potente in città). uscirne è stata durissima. ancora adesso, a 46 anni, ora che solo un anno fa ho trovato la mia città, ora che comincio ad avere una certa sicurezza in me stessa, la gente guarda il mio cv e si fa delle domande “una brillante come te, con un cv così strano” e io fatico a non giustificarmi. è una vita in salita. ma è anche una vita di consapevolezza e di resilienza. ce la possiamo fare!!!

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    1. Carissima Fiona, se ci fai caso una delle principali accuse dei partner narcisisti patologici alle loro o ai loro consorti è di “esagerazione”. La tua impronta infantile è stata quella di una bimba che ha imparato a stringere i denti, a soffocare il dolore e i sentimenti altrimenti esagerava! Per farla breve: hai imparato sin da piccolissima a rinunciare a te stessa pur di evitare che una figura maschile ti abbandonassi. Quel tradimento del passato e la tua capacità di dire ‘basta’ ha rotto però una catena importante: hai compreso che rinunciare a te stessa non garantiva la lealtà di un uomo e quindi ti sei ‘svegliata’ dal sonno profondo indotto dalle parole della tua mamma quando eri ancora piccola piccola. Certo che puoi risalire alla grande e festeggiare gli eccellenti risultati che stai ottenendo man mano che cominci a godere di questo nuovo senso di appartenenza mentre valorizzano sempre di più le tue capacità! Ci credo che non è stato facile per te perdere tutte le conoscenze e il lavoro, ma se ci pensi mi sembra che l’ambiente era così piccolo per il tuo potenziale, cioè, ancora con una “famiglia potente” con tanti satelliti che le giravano attorno! Oddio, Fiona, personalmente mi sembrava un tantino soffocante e provinciale, no? Un abbraccio enorme a te e W la scoperta di te stessa, sempre più forte e resiliente!

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  3. Non credo di aver avuto genitori narcisisti. Sicuramente ho avuto una famiglia problematica: un padre con un handicap fisico importante che cercava nella famiglia il “riscatto sociale” ed una mamma fragile, “crocerossina”, orfana, che cercava di fare del suo meglio ma era piena di paure e del tutto impreparata a gestire le situazioni complesse che si sono presentate nella sua vita da mamma…
    Persone fondamentalmente buone, ma che hanno fatto danni comunque per stanchezza o per negligenza o ignoranza… errori del tutto simili a quelli elencati qui e fatti dai narcisisti…
    Io di mio volevo una vita “banale” ed ho scelto quello che mi sembrava un ragazzo “normale”, con una vita ed una famiglia comuni ai più. Un ragazzo carino, allegro, “leggero” e divertente, intelligente ma senza grandi ambizioni… e quando finalmente siamo andati a vivere insieme, mi sono ritrovata in un incubo: era bugiardo, aggressivo, superficiale, egocentrico e viziato… abituato a prendere sempre scorciatoie pur di non fare o affrontare nulla… assente, ma sempre pronto a criticare… mi sentivo costantemente in lotta contro qualcosa di sconosciuto per mantenere un equilibrio che sembrava sempre precario… a casa mia c’era un equilibrio instabile, ma si lottava sempre contro qualcosa di concreto: una malattia, un incidente, un problema lavorativo!
    Nel caos della mia esistenza costantemente in affanno, non avevo notato il dettaglio… lui non si affannava per qualcosa di reale, lui i problemi li generava con le bugie, i tradimenti, l’indolenza… con quella rabbia repressa che vomitava sugli altri soprattutto nei momenti belli, sereni o importanti…
    Ci vorrebbe un articolo (forse c’è e non l’ho letto io) su come distinguere un narcisista da una persona sopraffatta dagli eventi… come quell’articolo su micromachisti e narcisisti che rende chiara la linea di demarcazione tra chi fa male involontariamente per “maleducazione” e chi per “scelta”…
    E ci vorrebbe una mano per chi come me e tutti quelli che vorrebbero “fare di meglio” per capire come spezzare la catena…forse professionisti più preparati?! Perché lo psicologo che ci ha “esortato” alle videochiamate giornaliere, al superamento dei conflitti e all’andare “tuttinsieme” a mangiarci una pizza ogni tanto certo non aveva capito molto bene quello che accadeva dentro casa mia… esattamente come è successo a Fiona in adolescenza…

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    1. Cara Francesca, ho l’impressione che certi professionisti capiscano esattamente chi hanno di fronte, però non hanno il coraggio di utilizzare la parola narcisista quando si tratta di affido per un motivo molto chiaro: se sei un narcisista patologico NON HAI LA CAPACITA’ DI FARE IL PADRE. Ora, nessuna persona sana di mente cambia dall’acqua al vino, giusto? Una persona sana di mente può avere i suoi alti e bassi, i suoi sentimenti possono pure cambiare e il suo carattere potrebbe non essere uno dei più estroversi e conviviali. La differenza tra un individuo normale e un narcisista patologico sta nella dismisura delle sue azioni; nella discrepanza tra il fare e il dire; nella profonda e intrinseca slealtà della sua persona; nelle bugie piccole e grandi che spiffera a tutti e senza alcuna necessità o logica. Poi ci sono le tecniche: il gaslighting, la triangolazione, la manipolazione quotidiana e nei confronti di tutti, il sarcasmo, la derisione, le svalutazioni, ecc. Un maleducato e cafone “per scelta” può fare danni? Certamente. Ma sono danni che non restano a lungo nel tuo cervello e non ti condizionano più di tanto: la tua mente “ci arriva” ai tanti perché della sua maleducazione e cafoneria e alla fine “si calma”. Un narcisista patologico, invece, ti bombarda di dubbi, astrazioni, non detti, accuse false e tutta una serie di parole e azioni tossiche che ti rendono come impantanata in una modalità esistenziale che ti fa tornare sempre e ossessivamente sui luoghi dei suoi delitti psichici per cercare di capire chi veramente è lui. Tu scrivi: “Nel caos della mia esistenza costantemente in affanno, non avevo notato il dettaglio… lui non si affannava per qualcosa di reale, lui i problemi li generava con le bugie, i tradimenti, l’indolenza… con quella rabbia repressa che vomitava sugli altri soprattutto nei momenti belli, sereni o importanti…”. Ecco, questo accade perché i narcisisti amano il dramma, al contrario delle persone comuni che tendenzialmente amano la serenità e la quiete. Quando non ci sono drammi, bugie, tradimenti, ruberia, raggiri vari, opportunismi, interessi, ecc., per un narcisista non c’è gusto interagire con gli altri. Una vita pulita per queste persone è semplicemente DEPRIMENTE. Dunque, come fa uno psicologo ad ammettere di aver di fronte un padre narcisista e costringere dei bambini a frequentarlo? La mia opinione è che molti professionisti sanno di aver di fronte un narcisista doc, ma mandano in pensione la propria coscienza pur di campare.

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      1. Triste, ma vero… L’unico che in modo quasi diretto mi ha detto “scappa il più lontano che puoi e in un luogo in cui puoi essere protetta, non avere paura perché sei sola con i tuoi figli da sempre” è stato un professionista affermato, fin troppo pieno di impegni, che si è assolutamente rifiutato di farci terapia di coppia e addirittura di mandarci in mediazione familiare… per lui non c’erano i presupposti… dal primo incontro individuale…
        Ho solo pensato alla componente “esperienza” perché, tra le tante, si occupa del recupero di “uomini maltrattanti”, ma hai ragione tu… un percorso di incontri settimanali è un guadagno a cui non tutti hanno voglia di rinunciare… grazie per avermelo fatto capire…

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      2. Cara Francesca, difficilmente hanno questa onestà ed etica professionale. Dire le cose come stanno è molto raro. Se lui, che si occupa di uomini maltrattanti ti ha detto “scappa via” vuol dire che ha capito la pericolosità del soggetto a volo. Dopodiché, a seconda del livello di narcisismo del tuo ex, c’era la reale possibilità per questo professionista di subire le stesse svalutazioni che hai subito tu, incluso aggressioni gratuite e persino stalker. Un professionista con una certa esperienza non può fare altrimenti perché significherebbe non solo prendere in giro la parte sana del rapporto come esporsi inutilmente alle manipolazioni di un soggetto che mai e poi mai cambierebbe i suoi comportamenti, oppure lo farebbe temporaneamente per puro opportunismo. Insomma, a che pro sottoporti a un massacro del genere? Se tu fossi andata da uno senza scrupoli stai certa che ti avrebbe proposto una tremenda terapia di coppia al volo… dalla quale usciresti devastata sempre di più.

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      3. Da quando sono qui rivedo la mia storia e mi sento “fortunata”… mi è andata bene… ho due figli bellissimi… e il resto si ricostruisce piano piano… serviranno solo amore e pazienza e coraggio…

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  4. “Il dottor Martin Teicher (2006) elenca con delle ricerche molto dettagliate il modo come l’abuso verbale nell’infanzia può cambiare le connessioni nel cervello, aumentando il rischio di ansia e di ideazione suicidaria in età adulta. Ricerche correlate confermano che l’aggressione verbale dei genitori può, di fatto, portare a cambiamenti nel cervello”. Tremo a leggere questo. È ciò a cui è stato sottoposto mio figlio per 13 anni.
    Urla e insulti anche molto pesanti per ragioni assolutamente insignificanti. Sarcasmo, derisione.
    Io ho fatto ciò che potevo per oppormi, ma avevo lo stesso trattamento.
    Sono così dispiaciuta di non avercela fatta prima a decidere di andare via e allontanare mio figlio da tutto questo…

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    1. Carissima Franci, attenzione: se da una parte è vero che gli insulti e le offese possono condizionare il cervello di un bambino fino al punto di farlo credere di essere quello che predica il genitore malvagio, è anche vero che ti sei ribellata a quello stato delle cose e l’hai sottratto da quella condizione. L’esempio è ciò che conta per un figlio in età preadolescenziale/adolescenziale e non più le parole. Se avverti che il tuo ragazzo ha la tendenza a scoraggiarsi troppo e a dare per scontato che non ce la farà a raggiungere i suoi obiettivi, ricordati che il tuo esempio ha il suo bel peso e che il cervello è PLASTICO. Lui, così giovane, ha tutto il tempo del mondo per re-direzionare i pensieri tossici che il padre ha introiettato in lui grazie a te e al lavoro che stai facendo su te stessa. Il penultimo articolo del blog parla proprio dell’ultima tappa post abuso, che implica riconoscere i danni collaterali di questi soggetti, sopratutto per quanto riguarda la psiche dei figli e correre ai ripari. Tutto ciò che io posso dirti, cara Franci, è di dialogare con il tuo ragazzo TANTISSIMO. Tu hai il potere – essendo una madre dotata di empatia e di intelligenza emotiva – di infondere nel tuo ragazzo un iniezione di fiducia senza paragoni al mondo. Fidati di te e dalle tue capacità. Ne usciamo tutti, cara. Il cervello disturbato del tuo ex ha molto meno potere del tuo nell’educazione del tuo ragazzo. Lui capirà e apprezzerà la tua forza e comprenderà quanto amore per lui e per te stessa ci è voluto per prendere la decisione di allontanare dalle vostre vite un individuo così tossico. Sarà pure suo padre, ma non potrà fare il padrone del suo cervello perché ci sei tu per guidarlo e donare i tuoi anticorpi contro ogni forma di condizionamento deleterio. Un abbraccio forte e non essere mai così severa con te stessa. Tu non hai vissuto una storia normale, ecco perché sei qui!

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  5. Carissima Claudileia, grazie di cuore per le tue risposte. Non vedo l’ora che lui sia fuori di qui e di riorganizzare una vita di nuove basi per me e mio figlio lontano dalla sua sfera di influenza. Non molto tempo fa, mio figlio mi ha raccontato che gli era venuto in mente un episodio di quando era molto piccolo, al parco giochi, e un altro bambino gli aveva fatto male. Io avevo detto, rivolta alla mamma dell’altro bimbo, che in fondo era colpa anche sua, perché non si era comportato bene. Insomma, non avevo preso le sue difese e lui ci era rimasto molto male. Me l’ha raccontato con semplicità, senza rancore, e in effetti io ho visto quanto questo sia stato da parte mia un comportamento ricorrente nei suoi confronti. Mi ha fatto enormemente piacere questa sua apertura e glielo ho detto chiedendogli scusa. È stato un momento davvero autentico e semplice.
    Ho pensato che questo modo di stare insieme possa essere il nostro futuro. Con tutte le difficoltà che ci saranno, evidentemente, nel crescere un adolescente. Ma senza menate inutili. Senza contorsioni mentali. Senza pesantezza, senza nuvola tossica. Lo spero…lo desidero.

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    1. Carissima Franci, certe cose che nemmeno ci rimangono impresse possono avere per i figli un valore totalmente diverso. Su questi atteggiamenti che vengano banalizzati da noi loro possono arrivare a convinzioni e idee che non hanno nulla a che vedere con la realtà. Lo fanno non perché sono “visionari” ma perché non vengono chiariti da noi con un gran bel dialogo nel quale riescono a comprendere che abbiamo la capacità di metterci nei loro panni e chiedere anche scusa per quei comportamenti che hanno causato un dolore in loro. Dobbiamo emotivamente e con intelligenza metterci accanto a loro e convalidare oppure soltanto disfare alcune impressioni non buone che possono aver avuto sul nostro modo di comportarci e come possiamo migliorarlo. Tu stai facendo un lavoro incredibile con lui, perché basato sul rispetto delle sue emozioni. Vedrai che bei frutti raccoglierete! Un abbraccio gigante e buona domenica a te!

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  6. Grazie per sostenermi così alla grande!!!
    In effetti io per me stessa non ho grandi preoccupazioni. Con una vita non facile e lavorando su me stessa ho costruito una grande resilienza. È come se sentissi che nulla mi può abbattere. Ho dentro di me la certezza fortissima che ho la capacità di restare in piedi e risollevarmi se le circostanze mi abbattono. La cosa che non riuscivo a fare l’ho fatta, la decisione di dividere la mia vita da quella di lui è presa, ci sono ormai solo tempi legali e tecnici. E poi il tempo lungo della ripresa in mano di me stessa…ma lo farò.
    Con mio figlio, invece, è altra faccenda…la preoccupazione di crescere da sola un adolescente. L’incognita di un rapporto nuovo a due senza il padre di mezzo. I sensi di colpa per ciò che è stato, ciò che ha dovuto vivere.
    Ma…sì, ce la faremo! Lui è un ragazzo straordinariamente in gamba, intelligente, intuitivo, solo a tratti un po’ viziato d egoista come molti figli unici. Buona domenica a tutti

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  7. Ho sempre sospettato che mia madre avesse un disturbo, nessuno può confermarlo, ma dopo aver letto il primo punto sono rimasto pietrificato.Una delle prime frasi che uscirono dalla bocca dello psicoterapeuta con il quale ho affrontato alcune sedute fu: ”Giordano, credo che tu tenda a patologizzare tutto” e ”Le emozioni sono importanti”.Mi sento sconvolto.Ho appena rafforzato l’dea di continuare il percorso.

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