Una panoramica sulle risorse psicoterapeutiche, mediche e alternative per il pieno recupero da relazioni traumatiche

Fonte: http://sobreviviendoasociopatasynarcisistas.blogspot.com/2015/05/recursos-psicoterapeuticos-medicos-y.html
Trad. C. Lemes Dias

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Con questo articolo vogliamo condividere gli strumenti utilizzati maggiormente e con più successo nel processo di recupero. Tutte le possibilità qui menzionate si sono dimostrate molto utili, tuttavia raccomandiamo il ricorso a un professionista in caso di dubbio, giacché ciò che descriviamo va visto come meramente orientativo.

Ricordiamo che è necessario scegliere bene quale terapia e/o terapista fa per voi, sulla base del rapporto che avete vissuto.

Una terapia con un profondo profilo psicoanalitico in questi momenti potrebbe aggravare lo stress post traumatico o gli attacchi di panico, mentre le terapie transpersonali, cognitive e comportamentali, in particolare quelle focalizzate sull’abuso narcisistico e psicopatico, hanno più probabilità di aiutarvi a mantenere il contatto zero e sviluppare modelli di relazione salutari. Una volta abbandonata la fase critica iniziale potete scegliere la psicoanalitica, se lo ritenete opportuno. In ogni caso, fate attenzione ai terapisti che tendono a etichettarvi subito. I termini “complementarità” o “codipendenza” sono solo alcuni dei tanti modi per spiegare il fenomeno delle relazioni abusive e, secondo diversi professionisti della salute che abbiamo consultato, questi termini fanno parte di teorie che non tengono conto dei cambiamenti biochimici e psicologici che gli aggressori causano alle loro vittime con tecniche di manipolazione subdole.

Prendiamo il caso di una persona che soffre per il mobbing e i comportamenti di uno psicopatico al lavoro…

Ha senso chiamare “codipendente” un lavoratore che subisce maltrattamento dal suo datore di lavoro o collega?

Non sarebbe, piuttosto, l’abuso di potere da parte di un sociopatico a dover essere considerato? Perché allora nelle relazioni di coppia sembra lecito suggerire che la vittima abbia permesso, in misura maggiore o minore, il danno? Se state aspettando per attraversare la strada e qualcuno vi spinge da dietro, è colpa vostra se siete stati colpiti? Usiamo questo esempio poiché molti terapeuti non comprendono che psicopatici e narcisisti nascondono il loro gioco e si mostrano come bravissime persone PRIMA di farvi del male. Se riescono a ingannare anche psicologi e psichiatri dobbiamo chiamare “professionisti complementari” quelli che non diagnosticano correttamente il problema? Non ci sembra il caso. È necessario richiedere terapie che abbiano una base scientifica verificabile, nonché una prospettiva di genere capace di rivedere i pregiudizi ancora presenti in alcuni tipi di approcci terapeutici.

Le terapie tradizionali possono essere integrate con corsi di crescita personale, coaching e gruppi di auto-aiuto che di solito sono preziosi, perché ci offrono la possibilità di mettere in contatto altre persone che stanno attraversando situazioni simili. Ad ogni modo, vi consigliamo anche di avere uno sguardo critico e una mente aperta, specialmente se qualcosa vi ferisce particolarmente o vi fa provare angoscia. Una delle idee che appare frequentemente in questi corsi o seminari è il concetto che attiriamo ciò che ci accade con i nostri pensieri. Mentre è vero che una visione negativa della realtà non ci consente di vedere il bene che ci circonda, essere un ottimista a prova di proiettile NON CI IMPEDISCE di urtare uno/a psicopatico/a o un/a narcisista. Al contrario, sono attratti da persone con alti livelli di energia e pensieri positivi. E per conquistare persone dotate di una buona dose di energia e solarità possono diventare automaticamente esseri con una visione elevata della vita e pieni di progetti creati a doc per farle sognare.

Per favore: non siete stati voi che con qualche pensiero negativo avete attratto persone malvagie nella vostra vita! Ancora una volta la colpa sembra ricadere sulle vittime. Se portassimo all’estremo questo pensiero, sarebbe come dire che i giornalisti che sono stati decapitati da gruppi fondamentalisti se la sono “cercata” grazie a un errore nel loro modo di pensare, come se avessero attratto la violenza più estrema contro se stessi. È evidente che soltanto le persone con pensieri deviati e carichi di odio possono credere che le ideologie vanno imposte con il terrore. Coloro che credono che solo con affermazioni positive sia perfettamente possibile garantire che maltrattanti spariscano dall’orizzonte non hanno ancora capito la natura del problema e lo stanno sottovalutando. Siamo convinti, però, che affermazioni positive, buoni libri e idee che nutrono l’anima ci spingano a prenderci cura del nostro cervello riempiendolo di immagini positive e di piacevoli sentimenti che ci fanno stare meglio e ci aiutano a guarire.

Insieme alla terapia, è essenziale consultare un medico di vostra fiducia. Innanzitutto spiegate la situazione che avete vissuto senza nascondere nulla. È molto comune che vi suggeriscano di fare una serie di analisi per escludere la trasmissione di una malattia sessuale, incluso il test di HIV. La maggior parte dei sopravvissuti abbandona le protezioni credendo di avere una relazione monogama e stabile. Sfortunatamente poi scoprono la vita sessuale attiva (e occulta) dei loro partner e si rendono conto che le bugie non solo lasciano tracce psicologiche, ma possono letteralmente portarli ad ammalarsi. Comprendiamo che aspettare un risultato clinico è un’angoscia aggiuntiva che viene a sommarsi a tutto ciò che state vivendo, ma è assolutamente necessario iniziare a prendervi cura di voi stessi in tutti i sensi. Tutte le malattie sessualmente trasmissibili sono curabili o controllabili se prese in tempo.

In secondo luogo, un buon medico sa darvi consigli utili per il vostro benessere, nonché linee guida per il riposo notturno che vi aiuteranno ad affrontare questi momenti difficili. Provate a costruire un piano realistico e sostenibile con il vostro curante. Deciderete insieme se la terapia che farete dovrà essere integrata con un antidepressivo o ansiolitico. Non avete dei pregiudizi nel valutare le vostre scelte anche su quest’argomento: il tempo del trattamento, il tipo di trattamento (ci sono diversi tipi per diversi problemi e quello che può fare miracoli in un organismo, non funziona in un altro) e se è davvero necessario poiché, a volte, le depressioni moderate possono essere trattate con successo usando altre risorse, più naturali. Ci sono innumerevoli studi scientifici seri che supportano cure più naturali per depressioni non gravi. Ad ogni modo, lasciatevi guidare da un medico che ispira fiducia. È essenziale stabilire un buon legame con la persona alla quale vi state affidando.

Una terapia che ha molto successo nel trattamento dello stress post traumatico è l’EMDR – (Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari). L’EMDR è un metodo psicologico per trattare le difficoltà emotive causate da esperienze difficili nella vita come guerre, aggressioni, calamità naturali, fobie, attacchi di panico, violenza domestica, abusi emotivi messi in atto da psicopatici e maltrattamento infantile. Combina elementi teorici e clinici di orientamenti come psicodinamica, cognitiva e comportamentale. Nella maggior parte dei paesi dell’America Latina ci sono centri specializzati in questo metodo. Se siete in Spagna, potete recarvi sul sito  http://www.emdr-es.org/ e per il resto dell’America Latina il riferimento è l’Emdria America Latina: http://emdr.org.ar/ (Italia: https://emdr.it/, n.d.T)

L’esercizio fisico moderato è una necessità assoluta in questo momento. L’yoga è altamente raccomandato. Se vi sentite fisicamente esausti, provate una versione leggera come l’Hatha Yoga; se siete in forma potete provare l’Ashtanga Yoga, molto più intenso. In entrambi i casi, i benefici per il corpo e la mente sono meravigliosi. Se soffrite d’insonnia, vi consigliamo di completarlo con l’Yoga Nidra. Possiamo assicurarvi che in breve tempo dormirete come dei bambini e farete sogni più piacevoli. Potete anche provare le arti marziali più soft come il Tai Chi o l’Aikido. Le arti e gli sport marziali più competitivi o aggressivi vanno bene solo quando si è già abituati a uno sport simile. Con loro potete trasformare la tipica rabbia post-abuso in energia. Ricordatevi di consultare sempre il proprio medico o istruttore fisico se intendete iniziare un’attività più impegnativa di quanto non l’avete fatto finora.

La meditazione, sia nelle sue versioni più tradizionali come la stella del momento, la “mindfulness”, riesce a controllare i pensieri invadenti e ricorrenti che vi assalgono quando ricordate l’abuso, tutte le volte in cui siete stati zitti, tutte le volte in cui non vi siete difesi, tutto quello che soltanto ora riuscite a capire e che prima non avevate visto. Qualsiasi tipo di meditazione implica rimanere immobile in una posizione comoda che vi permetta di sentire e di osservare ciò che accade dentro di voi senza giudicarvi o intervenire fino a quando la mente non si calma. La “mindfulness” pone particolare enfasi sul momento presente. È una tecnica del buddismo zen che è stata praticata per oltre 2.500 anni e che ora la psicologia scientifica sta studiando e incorporando come parte della psicoterapia. L’idea è che tutti i vostri sensi sono messi in ogni azione che fate. Con la pratica, percepirete ciò che vi circonda in modo più completo e vivido poiché la vostra mente è calma, completamente focalizzata sul momento presente.

Infine, vogliamo menzionare altri strumenti un po’ più controversi e che molti ritengono senza alcun supporto scientifico. Altri, invece, assicurano di aver raggiunto dei risultati. Poiché non hanno effetti collaterali comprovati e visto e considerato che siete lettori adulti in cerca d’informazione, deciderete voi se dare loro una possibilità o meno, ecco perché abbiamo deciso di includerli comunque: sono l’omeopatia, i fiori di Bach e il Reiki. Molti sopravvissuti ci hanno detto che alcuni preparati omeopatici tradizionali o il “rescue remedy” dei fiori di Bach in combinazione con la psicoterapia hanno funzionato più che bene e che quindi hanno evitato gli psicofarmaci. Per quanto riguarda il Reiki, abbiamo consultato le persone che lo praticano. Ci hanno spiegato che quest’antica tecnica funziona con l’energia che hanno tutti gli organismi. Sostengono che una relazione andata male lascia un carico energetico nel nostro corpo fisico che andrà a turbare la nostra naturale energia. Se prendiamo in considerazione che l’energia degli psicopatici e narcisisti si basa sull’inganno, sul tradimento, sull’odio e la violenza, la pulizia di questi rifiuti energetici sarebbe assolutamente necessaria, secondo i praticanti.

Con questo elenco, per nulla esaustivo, abbiamo cercato di darvi alcuni indizi sui modi scelti dai sopravvissuti per recuperarsi, per essere più felici, per sentirsi di nuovo sani, per godersi la vita e fidarsi delle persone prima possibile.

Trad. O que sobrou do céu (Ciò che ci rimane del cielo) – Int. Maria Rita by O Rappa

È finita la corrente ma era giorno/ Il sole ha invaso il salotto/ Trasformò la TV in uno specchio/ Per riflettere ciò che dimenticavamo/ È finita la corrente ma era giorno
È finita la corrente ma era giorno giorno giorno/ Il suono dei bambini che giocano per la strada/ Come se fosse un cortile/ La birra ghiacciata presa nel bar all’incrocio/ Come se schiacciasse il male/ Un tè per guarire il bruciore allo stomaco/ Un buon tè per guarire questo bruciore/ Tutte le scienze/ Di bassa tecnologia/ Tutti i colori nascosti/ Tra le nuvole della routine/ Per farci vedere/ Tra i palazzi e i nodi/ Per farci vedere/ Ciò che ci rimane del cielo.

43 pensieri su “Una panoramica sulle risorse psicoterapeutiche, mediche e alternative per il pieno recupero da relazioni traumatiche

  1. Grazie Claudileia, ottimo articolo.
    La maggior parte delle vittime non è dipendente affettiva, non ha ferite, non ha attirato proprio un bel nulla, non se l’è cercata. Non mi stancherò mai di ripeterlo.
    E gli psicoterapeuti che rivittimizzano le vittime non fanno altro che far stare peggio le vittime.

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    1. vero, aggiungerei che tra alcune vittime e i loro persecutori non era nemmeno una questione di amore o sesso. C’è stato solo l’errore di dargli la propria fiducia e ascoltare le loro parole.

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  2. Porto molto brevemente la mia esperienza, molto positiva e tuttora in corso anche se a ritmi molto rallentati, col mio terapeuta.
    Onestamente non so che tipo di terapeuta sia, se analitico, comportamentale o altro, e la cosa non è mai stata rilevante per me.
    Posso solo dire che non mi sono mai sentito colpevolizzato, ma sono sempre stato “coccolato” per le ferite subite; e mai sono stato chiamato codipendente; anzi il terapeuta ha smontato di volta in volta i miei eccessivi e irrealistici sensi di colpa, riportandomi alla realtà dei fatti e delle responsabilità.
    Abbiamo analizzato insieme i perchè io mi sia fatto trattare in un certo modo, anche facendo riferimento alle mie ferite primarie; ma mai sono stato nemmeno velatamente considerato corresponsabile del male che stavo subendo.
    Il lavoro è sempre stato orientato al farmi stare meglio, prendendo consapevolezza della realtà dei fatti e della patologicità della mia relazione e di quella di mia moglie; indipendentemente dai nomi che a queste patologie il mio terapeuta ha dato.
    Ma la cosa più importante è quella di sentirsi compresi; in un primo tentativo con un altro terapeuta la cosa non era avvenuta, e io dopo un po’ lo avevo lasciato spiegandogli i miei motivi.
    Concludo con un messaggio di speranza: ci sono ottimi terapeuti, tecnicamente parlando, ma ci sono anche ottime persone tra i terapeuti. L’insieme delle due cose rende la terapia estremamente efficace, anche se rimane un percorso lungo e doloroso.
    Un abbraccio!

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      1. Scusa vedo solo ora.
        Chiedo a Claudileia come fare in questo caso. Nessun problema a darti il nome (magari prima chiedo direttamente anche a lui).
        Non so cosa sia possibile fare in questi casi per questioni di privacy. Non credo di potertelo dare pubblicamente.
        Ciao

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  3. Ciao a tutti,
    quando mi sono resa conto che ero crollata, ho cercato uno psicoterapeuta con profilo psicanalitico che ho abbandonato dopo sei mesi (e lui mi ha perseguitata via mail e telefono per due settimane per riprendere la terapia. No comment). Il secondo aveva un approccio comportamentale ma non aveva esperienza – e io però non gliel’ho chiesto se l’avesse – di np. Ulteriori sei mesi gettati al vento con un crescente senso di impotenza e disperazione.
    A giugno 2018, dopo attacchi di panico, insonnia e pensieri suicidari mi sono decisa a fare uno specifico “piano d’azione”: sono andata da un neurologo-psichiatra che mi ha prescritto farmaci per l’ansia, gli attacchi di panico e l’insonnia (sintomi spariti in due mesi). Ho ripreso a dormire e a curare i progetti lavorativi dello studio che avevo deciso di abbandonare per timore di commettere errori gravi. Nel frattempo ho accettato il consiglio di un’amica che mi ha indirizzata a una psicoterapeuta che impiega la terapia EMDR. Mi sono sentita subito compresa, guardata con umanità, ho trovato pace e un posto in cui stare. La terapia EMDR è iniziata alla seconda seduta ed è stata molto efficace nel depotenziare rapidamente tanti nodi del passato lontano e del presente. Sono rimasta molto colpita dal fatto che eventi che avevo sempre percepito come dolorosi si siano sciolti anche in una sola seduta di EMDR e che non si siano più ripresentati. Il presente, leggi np per quanto mi riguarda, è più complesso da annientare, ma la terapeuta mi accompagna nella lettura delle situazioni e se si trovano altri nodi si interviene ancora con EMDR. Questo approccio compensa il mio bisogno di sentirmi accolta, ma anche di lavorare con strumenti concreti per liberare la mia mente da errori cognitivi.
    Scrivere qui, infine, è stato fondamentale, leggere che altre persone provavano lo stesso mio sconcerto per le stesse situazioni ha allontanato il mio timore di essere diventata pazza. E qui ho trovato un nome a tutto il caos che si era impossessato della mia esistenza. Non mi sono mai sentita co-protagonista con np, semmai non sono stata in grado di difendermi e quindi ho accettato tutto quello che veniva proteggendomi come meglio potevo. Il primo psicoterapeuta mi bollò come “dipendente affettiva” e io tornai a casa molto perplessa. Il secondo mi chiese di espormi al dolore affacciandomi alla finestra che dà sulla casa di np per annotare il tipo di sensazione (è stato paralizzante e al secondo tentativo mi sono astenuta). Dalla terza psicoterapeuta avrei voluto mettermi a dormire tanto ero stanca. Mi sembrava un sogno essere finalmente ascoltata e compresa.
    EMDR è una terapia che continua la sua efficacia anche su altri nodi, come fosse un pattern esportabile che il cervello assimila in via definitiva. Spero di essere stata utile, grazie Claudileia per tutto.
    Un abbraccio

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    1. Speranza, cara, sono felice che hai trovato la tua strada nella psicoterapia…deve essere stato terribile trovare incomprensione, impreparazione e soprattutto poca umanità nei primi terapeuti.
      Questo articolo necessiterebbe un lungo commento ma mi asterò, in questi mesi si è spesso affrontato il nodo della dipendenza affettiva e co-dipendenza con tante nostre opinioni diverse…a volte anche scontri accesi, ma che, almeno a me, hanno aiutato a maturare nuove consapevolezze.
      I nostri casi sono tutti diversi, anche se molti simili nelle dinamiche, ma c’e’ una cosa uguale per tutti: la ferita per le umiliazioni e le manipolazioni subite che perdura nel tempo.
      Tutti noi, consapevoli o meno del problema, siamo stati sottoposti a vere e proprie torture psicologiche ed emotive, anche persone che mai nella vita avevano sofferto di crisi di panico, insonnia e incubi si ritrovate a far fronte a questi sintomi terribili di sindrome da stress post traumatico.
      Come sapete io ieri ho avuto quello scambio tremendo con Np2 che mi ha letteralmente sommersa di insulti a sfondo sessuale, e se non avessi potuto parlarne qui oggi sarei nel panico e forse avrei provato a ricontattare Np.
      Ma non l’ho fatto e di questo sono grata a tutti e a Claudileia che ci ha donato questa casa-rifugio dove possiamo parlare di ogni cosa sapendo di essere sostenuti e capiti.
      Spesso questi rapporti malati vanno avanti perchè la vittima non sa cosa fare, a chi chiedere aiuto. La violenza psicologica non è sempre facile da dimostrare purtroppo così molti si ritrovano in un cerchio angoscioso di solitudine.
      Noi siamo fortunate perchè abbiamo trovato questo posto stupendo, ma penso a tante donne (e uomini) vittime di np che vivono il trauma di non capire cosa succede loro e non sapere a chi chiedere aiuto e sostegno.
      In tutto questo gli np sguazzano felici nelle loro scintillanti facciate, continuano a far danni in ogni ambito mentre tanti di noi si ritrovano spesso senza lavoro, economicamente a terra e per di più denigrate da infami campagne diffamatorie.
      Io non avevo la possibilità economica di pagare uno psicologo e mi sono affidata alla rete… ho fatto tante domande ad una bravissima dottoressa molto competente in materia di cui ho visto i video sul narcisismo su youtube (il canale si chiama Tu ed Io, Narcisimo e Seduzione), il web pullula di sedicenti esperti e non è facile trovare quelli giusti ma grazie a lei e alle sue pazienti risposte ho iniziato a vederci chiaro nella matassa della relazione con Np1 e sempre grazie alle sue indicazioni sono riuscita ad individuare la patologia in Np2 in tempi brevi.
      Nel mio caso specifico io ritengo di essere stata vittima in un caso e co-dipendente nell’altro, per me essere stata co-dipendente non è una vergogna ma un dato di fatto che ho voluto approfondire, dovevo capire perchè io abbia cercato una complicità con un uomo tanto disturbato e mi sia volontariamente relazionata a lui pur sapendo bene che fosse un narcisista patologico. Non è stato solo per via della sua manipolazione ma è stata anche una mia volontà ben precisa, ho creduto di potermi relazionare sapendo riconoscere e controbattere le manipolazioni, ma alla fine, tutto questo mi ha portata a riconoscere che con questi soggetti non ci sono possibilità di rapportarsi se non in modo malato e patologico, nessuna interazione con loro è sana, niente può dirsi normale.
      Ho avuto bisogno di affrontare il “mostro” per capirlo, e solo grazie a tanto studio e confronti con chi ha passato lo stesso inferno, ho poi avuto la forza di staccarmi.
      Ma sono altresì convinta che non basti cacciarli dalla propria vita per liberarsene…quello è solo il primo passo, poi bisogna lavorare moltissimo alla ricostruzione della propria identità che loro cercano di minare facendoti sentire inadeguata, al ritrovare motivazioni per alzarsi al mattino che non siano “cosa devo scrivergli” “cosa accadrà oggi con np” ma rimettere il focus su noi stessi e le nostre priorità, gli affetti e le cose che a causa di np abbiamo trascurato perchè troppo impegnati a cercare di capire con chi avessimo a che fare e a difenderci dai loro attacchi.
      Oggi leggevo Tudor che parla di tre fasi nella battaglia con i narcisisti: la battaglia emotiva, quella cuore-ragione e quella finale in cui abbiamo maturato la consapevolezza e finalmente riusciamo a respingere loro e i loro abusi con successo.
      Tuttavia, lui dice che questa guerra con finisce solo in un caso: con la loro morte.
      Pertanto non dobbiamo mai e poi mai abbassare la guardia, anche dopo anni che pensiamo che siano spariti dalle nostre vite loro potranno tornare in qualunque momento….ma confido nel fatto che in caso di una loro ricomparsa saremo capaci di combatterli e non ci faremo più sopraffare. Forse ogni tanto potranno ancora destabilizzarci, ma non potranno mai più sottometterci.
      Un abbraccio a tutti

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      1. Ciao Spirito,
        Mi fa tanta impressione leggere che le storie e le sensazioni si ripetono uguagli. Svegliarsi col pensiero fisso di np è qualcosa di sconvolgente (pensa che io ho la finestra della sua camera di fronte alla mia…) e agire per estrometterlo dalla nostra vita è semplicemente rivoluzionario.
        I terapisti non sono tutti all’altezza, questo è certo. Io ero pure inesperta e anche piena di vergogna, quindi sicuramente reticente. Ma i primi due non sono stati all’altezza, mi hanno dato l’impressione evidente di essere una persona fragile che non si rassegnava per una storia d’amore finita male. Ed np intanto picchiava duro, veniva sera ed io avevo paura di tornare a casa mia. Un capolavoro di terrore, vero?
        E come te, non sono stata depredata di patrimoni, nè picchiata, nè dovevo proteggere i miei figli da lui: ma l’abuso emotivo è qualcosa di mostruoso perché invisibile e potente, un killer silenzioso che vedi solo tu e chi vive la tua stessa situazione.
        Il nostro cervello riconosce gli schemi che ha vissuto in passato e trova normale confrontarsi con essi, non è previsto lo scarto a destra e il percorrere una via semplicemente diversa. Si trova normale rivivere quella scena che tanto fa male ma che si è convinti di sapere ormai governarla perché è la nostra prova del 9. Ci diciamo che siamo adulti, ma dentro di noi tremiamo al cospetto di certe antiche emozioni. Solo che si perde sempre a fare così e la nostra prova è esattamente il contrario: quando incontri quel pattern lì, ti giri e vai dalla parte opposta.
        Goditi la giornata senza lo schifo di np, tu al sole e alla luce, lui al buio e nella fogna.

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      2. Cara Spirito Libero, ho l’impressione che nell’ultimo caso il soggetto voleva trasformarti in una sorta di amica Charlie Brown (vide l’articolo a riguardo). Le orecchie delle Charlie Brown sono il “confessionale” al quale possono raccontare le peggiori nefandezze senza sentirsi giudicati. Alla lunga tutto il male che fanno alle altre donne viene riportato alle orecchie della Charlie Brown, che si abitua (grazie al lavoro certosino di erosione identitaria e distruzione dell’autostima!) a fare buon viso a cattivo gioco pur di dimostrare al n.p. che regge psicologicamente il peggio del peggio. Il prezzo da pagare per la strumentalizzazione delle proprie orecchie è ricevere in regalo una dose massiccia di cinismo, di orrore, di disincanto e di sfiducia nel mondo. Considera che i perversi o psicopatici amano convincere le loro prede che il mondo intero (gli uomini) la pensano come loro, con la differenza che solo loro sono “onesti” abbastanza da dire “la verità”. Sono davvero contenta di sapere che ti sei sottratta a questo schifo perché restare ad ascoltare le sue fantasie perverse significa riempirsi il cervello di immagini tossiche che vedono te nella condizione di donna NON LIBERA, ma sessualmente cosificata. In più, aver detto “vabbè, tu non sei la mia donna quindi…” dimostra il livello di primitività del suo cervello misogino. Incrocio le dita perché sparisca definitivamente della tua vita. Un abbraccio caloroso a te!

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      3. Cara Claudileia, la tua analisi è giustissima.
        Mi ero illusa nella fattispecie che il livello culturale vicino al mio potesse permettere una sorta di dialogo alla pari ma non è stato così, anzi, ho notato una pervicace determinazione nel cercare di sottomettermi anche intellettualmente, cosa che non gli è mai riuscita perchè la sua è una cultura nozionistica mentre la mia è il frutto di studi e moltissime letture nonchè esperienza di vita, e questa mia superiorità oggettivamente invalicabile ha creato il lui molto risentimento e innescato il desiderio di umiliarmi rendendomi oggetto di fantasie in cui ero oggetto sessuale alla mercè di maschi vogliosi che mi “punivano”.
        Si, anche l’avermi detto chiaro “non sei tu la mia donna” era in chiaro senso dispregiativo: sapevo bene di non esserlo, ma ha voluto calcare la mano sul fatto che per questo meritassi di essere svalutata nella dignità, che per inciso non riconoscono nemmeno alle compagne visto che le tradiscono anche con un palo della luce se possono, ma le considerano “inviolabili” solo per facciata.
        Stamattina ho riletto il mio ultimo messaggio prima di bloccarlo: “Non voglio più avere a che fare con te per nessun motivo”.
        Ho posto l’accenno sulla parola VOGLIO perchè mentre lui pensa che io non possa fare a meno di lui, la verità è che sono IO che decido e non lui.
        Per nessun motivo significa che non lo voglio più come amante sessuale e nemmeno come “amico”, che è il ruolo in cui poi cercano subdolamente di riciclarsi quando chiudi con loro (tentativo fallito anche da Np1).
        La nostra volontà in questi rapporti è regina, dobbiamo imparare ad allenarla ed esercitarla: NON VOGLIO PIU’ ABUSI DA QUESTA PERSONA, dobbiamo dircelo ogni giorno appena svegli e ogni sera prima di addormentarci.
        I loro tentativi di tenerti agganciata ci saranno sempre e ci saranno anche i pensieri subdoli a fare capolino, ma noi possiamo essere più forti, non è vero quel che ho letto ovvero che una co-dipendente lo sarà a vita, ma questo è possibile solo con il lavoro costante che dobbiamo fare ogni giorno senza mai smettere di abbassare la guardia.
        Purtroppo quello che scrive Tudor è vero: queste guerre finiscono solo con la loro morte.
        Un abbraccio di cuore

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    2. Utilissima, cara Speranza! Anche perché molte persone si scoraggiano dopo aver cambiato professionisti più volte, passando a non credere più al superamento di un legame traumatico con l’aiuto della giusta terapia. Sono felice che hai trovato la giusta strada con l’EMDR. Mi rendo conto che è una delle più raccomandate e ora mi stai dando la conferma della sua efficacia. Grazie per questo commento! Abbracci!

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      1. Comprendo molto bene il senso di scoraggiamento che si prova quando si ha davanti un professionista non sufficientemente preparato. Per chi si trova in questa situazione, suggerisco di pensare che si tratta di professionisti e non di super eroi. Se non ci troviamo bene, cambiamo senza troppi drammi, facciamo loro domande senza timore (io ad esempio temevo di nominare la parola “np” perché non sapevo come l’avrebbero presa: beh, ho sbagliato, perché come paziente – e cliente – ho diritto e dovere di esprimere ciò che sento e ciò che so), diciamo loro quando non ci sentiamo a nostro agio. La psicoterapeuta che mi segue sostiene sia assolutamente normale provare più di un professionista.
        Per quanto riguarda la terapia EMDR devo dirti che ero totalmente scettica e anche dopo la prima seduta, di fronte allo strano benessere intervenuto, continuavo ad esserlo perché lo attribuivo a una suggestione. Tanto che alla psicoterapeuta dissi che mi sembrava una “fanfaronata”; lei – per nulla offesa – mi spiegò il funzionamento e l’importanza di eseguirla con precisione, così come mi raccontò di tutte le volte in cui gli esperti in EMDR vengono chiamati per sanare subito lo stress derivante da eventi traumatici quali terremoti, stragi etc. Mi spiegò infine che anche lo stress post traumatico derivante da uno stupro può essere azzerato con una sola seduta di EMDR (ed è infatti una tecnica molto usata in questi casi. Ovviamente le ferite non spariscono all’istante, ma viene eliminata la paura che l’evento si ripeta e soprattutto si evita che il cervello riproponga le stesse scene all’infinito, impedendo così l’avvio del processo di elaborazione).
        Nel mio caso, la terapia EMDR affiancata al lavoro psicoterapeutico tout court mi ha aiutata a sanare tanti nodi del passato aventi a tema soprattutto la vergogna verso me stessa e il senso di rifiuto e abbandono ricevuto dalla mia famiglia. Nodi che diventano tali perché processati in maniera scorretta dal nostro cervello che stratifica le successive esperienze procedendo sempre allo stesso modo.
        Indipendentemente dall’approccio psicoterapeutico, è importante procedere senza timore, perché non ci sono imprese epiche da superare anche se si torna indietro nel tempo, e non è mai troppo tardi per iniziare a stare bene, proprio grazie alle nostre risorse straordinarie troppo a lungo tenute in silenzio.
        Qualunque sia il punto in cui ci troviamo abbiamo il vantaggio straordinario di avere – per usare le parole di Spirito – una casa rifugio come questa grazie a te, Claudileia. Non dobbiamo mai perdere la speranza che staremo meglio di quando eravamo nelle mani di np.

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  4. leggendo queste risposte sono contento per voi che siate state più fortunati, e mi viene anche un po’ di invidia e un po’ da piangere. io tra psicologi/psichiatri nel corso di tanti anni ne ho cambiati 7, ho perso anni soldi e aggiunto altro dolore. tutti hanno dato a me la colpa sia per il fatto di aver subito del male sia per il fatto che continuassi a soffrirne (dovevo smettere di “fare” la vittima dicevano) finchè ho smesso di chiedere aiuto. comunque, in questo post volevo fare 2 domande, spero non troppo lunghe, per scambiare delle opinioni:

    1) fino a che punto si può dare la colpa alla depressione? ad esempio, io pian piano iniziai a chiudermi in me stesso, smisi di frequentare persone università e poi di uscire di casa. i miei dicevano che facevo così a causa della mia pigrizia e del mio carattere pessimista, gli ex-amici che facevo così perchè avevo paura di affrontare il mondo e gli psicologi, per l’appunto, dicevano che era colpa della depressione, e quindi che ero malato. però io facevo così perchè ero convinto di essere una persona schifosa e inetta. qualcuno mi aveva convinto che facevo schifo. (parlo al plurale perchè il tizio di cui parlo non era solo, ma c’era altra gente che lo aiutava). non ero un buon amico, non ero un buon fidanzato ed ero anche una persona di mer**. smisi di frequentare persone perchè non sapevo letteralmente più come comportarmi, atteggiamenti che a me sembravano semplicemente normali,scontati, invece erano diventati la prova della mia cattiveria. insomma, smisi di vivere e iniziai a pensare al suicidio perchè mi ero convinto di essere un buono a nulla e che ciò che mi era sempre piaciuto non valesse nulla. cosa c’entra la depressione in tutto questo?

    2) al di là di tutto ciò che mi è stato fatto o detto, ma secondo voi percepire l’odio gratuito e l’ostilità gratutita delle altre persone non è di per sè un buon motivo per soffrire? cioè in fondo sentire l’affetto e l’amicizia delle persone fa stare bene e allora perchè il contrario non è un buon motivo per star male? in fondo, basta il pensiero…persone che desiderano il tuo male senza che tu abbia fatto nulla di male, ma solo perchè sei vivo o felice, come se non ne avessi diritto o non te lo meritassi, come se ci fosse qualcosa di male. persone che quando qualcosa ti va bene si incupiscono e quando qualcosa ti va male vengono lì a consolarti ma con la gioia nel cuore e anche sul volto a volte. persone che quando qualcosa ti va bene ti vedono come uno stro***, quando qualcosa ti va male allora diventi simpatico. e poi quando questo odio arriva da persone arriva da persone di cui ti fidi e che consideri amiche…fa ancora più male. almeno per me è stato così. lo chiedo perchè ogni volta che dicevo che mi avevano fatto del male senza mettermi le mani addosso…l’accusa di essere un vittimista a quel punto era dietro l’angolo, ci voleva il sangue per essere preso sul serio.

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    1. Ciao rep rip,

      come puoi immaginare, se siamo in questo luogo è perché non stiamo proprio benissimo e non si può certo dire che siamo stati baciati dalla fortuna quando abbiamo incontrato np.
      Per cui, non provare né invidia né tristezza: sei al sicuro qui, ci sono molti documenti seri da leggere e tante persone non giudicanti che ti possono sostenere, anche se non ti conoscono.

      Per il resto, si arriva a un punto – e parlo prima di tutto a me stessa – in cui la nostra ri-costruzione non è più rimandabile. Le priorità cambiano e anche le persone che ci stanno attorno devono essere messe al proprio posto. Converrai che è un lavoro che possiamo fare solo e soltanto noi per noi stessi. Con tutta l’energia che serve. Energia che di solito abbiamo già e pure in abbondanza ma che “sprechiamo” in questioni meno centrali per noi.
      Mi sento di dirti che stare qui ti farà sicuramente sentire bene.
      Un abbraccio

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  5. Caro Re Rip, hai tutti i motivi per ritenere di non essere stato aiutato come meritavi e inoltre c’e’ l’aggravante della depressione che non è assolutamente uno scherzo e che spesso nemmeno i familiari capiscono, accusando la persona depressa di “mancanza di volontà”, “ignavia” e cose simili.
    Ti capisco benissimo perchè anche io ho sperimentato la stessa incomprensione quando dopo alcuni mesi dalla nascita di mio figlio sono caduta in una grave depressione ed ero a malapena in grado di prendermi cura di lui, figuriamoci di me stessa. Eppure vista da fuori “non mi mancava nulla”: bella casa, marito con buon lavoro ecc.
    Sembravo agli occhi dei più una persona ingrata, mi dicevano “puoi permetterti di non lavorare” mentre non ero nemmeno in grado di lavarmi la faccia ed ero veramente disperata e in più mio marito (ora ex) non faceva nulla par sostenermi psicologicamente ma mi accusava di essere una moglie incapace.
    Anche i due narcisisti da me conosciuti hanno cercato in ogni modo di farmi sentire “immeritevole”, hanno cercato di umiliarmi e di farmi passare il messaggio che sono una persona che merita solo di essere trattata come oggetto sessuale.
    Le persone amiche a cui parlavo di queste cose rincaravano la dose dicendo che ero io a sbagliare e che sicuramente i loro comportamenti erano dovuti a miei errori.
    In mezzo a questa tremenda solitudine, mi sono aggrappata a due cose: la mia fede e la consapevolezza di essere una persona intelligente, e che potevo accrescere le mie conoscenze su queste problematiche per imparare a superarle.
    Ho trovato aiuto nel web come dicevo, ma ci ho messo anche veramente molto del mio nel senso che ho capito che purtroppo non possiamo aspettarci che qualcuno ci capisca veramente in queste situazioni, troveremo anzi spesso incredulità, scetticismo e porte chiuse. Dobbiamo essere noi per primi a dire dei sani “vaffanculo”, desiderare di uscire da questi circoli viziosi, rimboccarci le maniche e lavorare per tirarci su.
    Caro Re Rip, qui troverai aiuto per iniziare questo percorso, vedrai che non sei solo e che riuscirai a trovare la strada per rialzarti.
    Un grosso abbraccio

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  6. Ecco si una cosa volevo aggiungere in merito ai metodi di guarigione che davvero sono molto personali e quindi non per tutti uguali. Io posso dire il mio…per quanto riguarda la terapia farmacologica e comportamentale. L EMDR lo avevo fatto anni fa ma con poco risultato ,quando l anno scorso stavo male i primi giorni il medico ovviamente per dormire mi aveva consigliato un ansiolitico che ancora oggi non ho tolto ma in dosi a scalare .poi mi consiglio uno stabilizzatore d umore quello che chiamano antidepressivo di nuova generazione ma assolutamente non l avevo preso. E cominciato poi tutto a distanza di 4 mesi circa,i dolori. ..la schiena …i sintomi che poi erano l inizio della fibromialgia. E li ho capito che i farmaci e la terapia comportamentale dovevano lavorare in sinergia. Sono andata dal neurologo il quale mi ha chiesto se avessi subito un trauma..ma in quel momento io stavo bene. Comunque mi consiglio ‘ uno stabilizzatore di umore ..e ho pensato nooo di nuovo. L ho tenuto sul frigo per un mese e mezzo. Poi ho deciso . Ho cominciato a prenderlo e insieme tutti i giorni e dico tutti ho dedicato 30 minuti con l insegnamento della fisioterapista a esercizi di yoga e pilates..con lei in studio per una decina di volte e poi a casa da sola ..sempre….respirazione e esercizi,magnesio, carnitina ,e la sera le mie gocce …purtroppo la fibromialgia rende le notti con mille risvegli…ma so che anche questo passerà. ..quindi per quanto riguarda la mia esperienza. ..i farmaci hanno agito in grande sinergia con la mia mente e mai li demonizzero’ come molti fanno…sono stati un grande aiuto ,avevo tra l altro perso molto peso in modo troppo veloce e avevo compromesso molto la mia fibra muscolare e quindi anche il cervello. La carnitina ,il nicetile che tuttora prendo mi ha dato anche forza su questo. Quindi che dire…viva anche la ricerca farmaceutica che non è poi così orribile e dannosa se usata con giusta misura. Un abbraccio

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    1. Carissima Mirna, intanto è molto bello leggerti, sapere che stai combattendo alla grande contro la fibromialgia e tutti i malesseri correlati al trauma che hai subito grazie al lavoro di squadra di bravi professionisti ci riscalda il cuore! Un abbraccio enorme e sempre che puoi torna a farci sapere dei tuoi progressi. Sono certa che saranno un faro per chi ha perso le speranze di trovare una soluzione valida per superare uno pseudo rapporto molto destabilizzante come quello che hai vissuto. Buon w.e, cara!

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      1. Grazie infinite Claudeleia…il percorso e sempre insieme a voi anche se solo possiamo aiutare un pizzico …per me sara sempre tanto. …Mai mollare! Mai!

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    2. ..grazie Mirna, personalmente ho sempre avuto una sorta di preconcetto per i farmaci e le terapie farmacologiche (riuscita da sola ad uscire da anni di problemi alimentari, con mille ricadute, ma poi quando la tiroide ha cominciato a fare capricci, qualsiasi cosa è passata in secondo piano..e i problemi alimentari sono stati sistemati). Però ora che continuo a svegliarmi o addormentarmi con continuo senso di nausea, flashback, potendo iniziare una terapia, forse non sarei più così restia…visto che ci sono momenti del giorno che ho il cervello a rallentatore (con rischio di problemi sul lavoro..).
      La fibromialgia…l’ha una mia amica e la sua è una lotta continua e silenziosa, ora si è trasferita all’estero almeno ha più tutele sul lavoro…

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      1. Ciao Eva sono contenta che ho potuto fare chiarezza sul discorso farmaci io non trovo niente di sbagliato degli aiuti che possono arrivare da ogni parte demonizzare alcune tecniche anche farmacologiche Secondo me non è giusto Poi ti ripeto può essere una cosa molto personale ogni ogni aiuto ben venga E quindi anche quello farmacologico Un abbraccio Ciao

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      2. Grazie Mirna,
        ovviamente senza rivolgersi prima a un terapeuta è presto per parlare di quel tipo di supporto. Ma devo dire che, visto che sto accusando più “dopo” (dopo i mesi di discussione continua) e che i pensieri “intrusivi” rendono più complicato il focalizzarsi su tutto (e tutto sono le questioni pratiche a 360 gradi) forse meglio non essere prevenuta.
        Mentre leggevo di Speranza, pensavo che certi tipi di pensieri negativi (quelli più estremi…) arrivano quando la sensazione di impotenza, difficoltà a pensare di riuscire ad affrontare tutto insieme, è maggiore. E’ la rabbia lì è il pensiero di sapere di dover sistemare cose pratiche e trovarsi, invece, con in mente le frasi e i flashback delle discussioni.
        LEggo di chi ci ha messo un paio di anni e capisco questi tempi, solo che il mondo esterno non viaggia alla stessa velocità..e il blocco è spesso nell’incapacità di stare dietro a tutto.

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      3. Cara Eva,

        come te ero molto scettica e timorosa a riguardo della “chimica”, ma quando ho cominciato a non dormire più e a svegliarmi di colpo con gli attacchi di ansia e di panico, avrei bevuto anche acqua di mare pur di stare meglio.
        Tanto per dare indicazioni specifiche, il neurologo mi ha diagnosticato il disturbo da stress post traumatico (senza che gli raccontassi la storia per filo e per segno, ma solo i sintomi, perché non ero in grado di parlare senza piangere e quindi la visita è stata piuttosto assurda da questo punto di vista). Mi ha prescritto inoltre un inibitore selettivo della ricettazione della serotonina per almeno 9 mesi. Per i primi 15 giorni ho dovuto anche prendere farmaci specifici per dormire. Questo è lo stato in cui mi ero ridotta, con l’aggravante – va detto – di un carico di lavoro allucinante e che ha giocato un ruolo centrale.

        Il pensiero estremo di farla finita, Eva, è stato sconvolgente, il segno inequivocabile che dovevo fare qualcosa ed è arrivato come risposta a una somma insostenibile di stress, dolore e caos. Quando l’ho raccontato alla psicoterapeuta, lei non ha dato a questo pensiero estremo una rilevanza eccessiva (dopo che si è accertata ovviamente che esso non fosse ancora presente), ma mi ha confermato che quando si superano certi livelli, la nostra mente cerca QUALUNQUE via di fuga, pur di far cessare il caos e la pressione che sta subendo.
        Senza sapere né come né perché mi ero ritrovata stordita da un np che aveva avuto con me una condotta così folle che il mio cervello non riusciva a mettere in ordine nonostante innumerevoli tentativi.
        Nel frattempo, np continuava a disturbare i miei disperati tentativi di raddrizzarmi, aumentava il suo tasso di violenta mortificazione e io mi sentivo completamente persa, avevo una sensazione costante di un soffitto che scendeva sempre più basso sopra la mia testa. Ovviamente la qualità delle altre relazioni era totalmente inquinata da parte mia, dimagrivo giorno dopo giorno e non avevo più il controllo della situazione lavorativa che – neanche farlo apposta – non era mai stata così complessa e nutrita.
        Io mi ricordo come stavo sul quel binario il venerdì sera, contavo quanti passi avrei dovuto fare per far terminare tutto questo. I farmaci sono stati utili a mettermi in sicurezza, il resto lo sta facendo la psicoterapia e quel galantuomo del tempo. Se sono qui a scrivere è sia perché trovo giusto dare il mio piccolo contributo, sia perché non mi sento ancora riabilitata: immagino sia dovuto all’impossibilità di un vero no contact così come dal mio stesso modo di essere. Il tempo e la compassione verso se stessi sono due alleati potentissimi.
        Ti abbraccio cara Eva

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  7. Per Claudileia: sono andata a leggere l’articolo sui Charlie Brown.

    Leggo: Charlie Brown’ può essere l’amica-amante di vecchia data che gode del racconto dettagliato della sofferenza che il perverso infligge alle altre donne o alla moglie, convinta che tutte le donne che hanno occupato il suo posto meritano l’orrore e l’incubo che ha vissuto anche lei. Una donna, cioè, senza alcun tipo di empatia verso il femminile e che ride sotto i baffi delle peripezie dell’uomo che in fondo vorrebbe per sé senza apertamente ammetterlo, oppure l’amico-spalla, il compagno di orgia e di bordelli che cerca di convincervi dell’incondizionato amore del perverso per voi.

    Sinceramente, non mi riconosco in questa figura…

    Non ho mai provato questo genere di cose per le donne vittime di Np.

    Fortunatamente ho mantenuto durante la relazione una forte lucidità sulla sua perversione e il suo modo misogino di trattare le donne, ne ho sempre parlato anche qui in molte occasioni manifestando il disagio che provavo riguardo ai racconti di Np, per cui non ritengo di appartenere a questo genere di “amicizie compiacenti”.

    Ci tenevo a precisarlo, e comunque credo che tutti i miei commenti di questi mesi siano stati chiari in merito e tutti possano testimoniarlo.
    Un abbraccio

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    1. Cara Spirito, non ho mai pensato questo su di te e credo che nessuno qui l’abbia fatto. Il mio commento inizia con… “ho l’impressione che nell’ultimo caso il soggetto voleva trasformarti in una sorta di amica Charlie Brown” perché è questo il progetto finale quando cominciano a raccontare le loro fantasie perverse oppure confessano di sentirsi attratti da questo e quello. Scelgono donne che hanno una mente aperta e lanciano la sfida: “vediamo se sei capace di reggere questo senza battere ciglia?”, “vediamo se veramente hai la mentalità che NORMALIZZA le mie perversioni?”. Tu ti sei ribellata, ma ribadisco che dai tuoi commenti la SUA intenzione era questa. Se un giorno (speriamo non accada mai!!!!) verrà a bussare sulla tua porta come successo a Blume, vedrai che nonostante le solite rassicurazioni del tipo che non voleva offenderti sparerà qualcosa legata al fatto che in fondo si sentiva libero di parlare con te su tutto, incluso le sue fantasie mai confessate alla “sua donna”. Ora, se lui davvero ti voleva trasformarti in Charlie Brown come penso vuol dire che giocherà fino alla fine la carta dell’amicizia NEI SUOI TERMINI. Perciò massima attenzione e contatto zero totale. Abbracci a te e buon w.e. Scusami se ho scritto qualcosa che ti ha in qualche modo ferita, ma ci tenevo a metterti in guardia sul tipo di operazione che LUI stava cercando di condurre sulla tua psiche.

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      1. Carissima Cluadileia, non preoccuparti, ho poi riletto meglio l’articolo e capito che si trattava di una fattispecie e non di tutte le cosddette “amiche” Charlie Brown…
        Sono daccordissimo con la tua analisi, è proprio come dici tu.
        Credo il suo sia stato proprio un gioco sadico per vedere fino a che punto poteva alzare il tiro con gli abusi verbali e cosa ero disposta a fare pur di vederlo…sapeva che avevo bisogno di contatto fisico, di sentirmi desiderata.
        Poi si, loro mascherano questo abuso da atto di fiducia in te e confidenza nello svelarti i loro lati più segreti e inconfessabili. Si crea questa specie di “patto segreto” che diventa il lasciapassare per dirti tutte le loro fantasie più perverse e abusare, mentre tu credi che sia perchè con te si sentono liberi di esprimersi come mai farebbero con la loro donna.
        Io ho sempre faticato ad accettare questo suo lato, facevo buon viso a cattivo gioco per poterlo vedere (ero lo scotto da pagare)…questa volta però ho compreso appieno il pensante intento svalutativo…e così ho detto basta.
        Proverà a scusarsi e a recuperare magari tra qualche tempo quando le acque si saranno calmate? Probabile…
        Ora è bloccato dappertutto tranne su facebook dove mi aveva bloccata lui…ecco, penso che se proprio volesse provarci dovrebbe sbloccarmi e scrivermi lì…ma spero non lo faccia e che le cose che gli ho detto lo abbiano sufficientemente ferito narcisisticamente.
        Un abbraccio e un sereno weekend anche a te : ***

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  8. Claudileia ciao e bentornata, spero tu abbia trascorso bellissime vacanze. Ho aggiunto 1 a Paola perchè ce ne sono diverse che scrivono qui. Alla luce dei 2000 messaggi pubblicati nei saluti estivi mi è sorto un dubbio: che utilità ha bloccare np se poi passiamo TUTTA la giornata a parlare di lui per iscritto, dato che le amiche non ci sopportano più? Non è che con l’impressione di sfogarci in realtà ci marchiamo a fuoco ancor più? Lei che anche in qs ultimi articoli, ove dovremmo parlare di noi e del recupero continuiamo a centrarci su di loro… Qual è la tua opinione?

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    1. Cara Paola1, parto dal presupposto che non stiamo parlando di rapporti normali, ma di situazioni limiti. I comportamenti paradossali degli n.p., psicopatici e manipolatori vari inducono persone sane a cercare delle risposte ai loro dubbi. Chi si affaccia per la prima volta a questo tema può pensare che qui sono tutte “ossessionate” da questi personaggi inventati. La realtà è molto più complessa e va spiegata attraverso i meccanismi non solo psicologi ma anche biochimici che si innescano nelle persone fortemente traumatizzate da uno pseudo legame affettivo. C’è un articolo molto interessante che potrebbe spiegare cosa scaturisce nella mente umana quando si ritrova ad avere a che fare con persone che lanciano messaggi paradossali tutto il tempo, eccolo: https://artedisalvarsi.wordpress.com/2017/05/16/come-una-rana-sullacqua-bollente-le-ragioni-dellinerzia-delle-prede/ Personalmente credo che il contatto zero totale aiuti enormemente a combattere i pensieri intrusivi che ci inducono a cercare una risposta a tutto. Il problema maggiore si pone quando l’attuazione del contatto zero non è possibile per motivi di lavoro, famiglia, figli in comune, vicinato, ecc. Cercare risposte è un bisogno umano che va accolto e sfogato. A volte le risposte si trovano, a volte no. La cosa importante è non tenersi dentro ciò che reca angoscia ma liberarla al fine di appiattirla piano piano verso la stabilità emotiva che non potrà mai provenire dalla fonte che l’ha causata, ma che potrebbe essere diminuita con l’aiuto e la comprensione di uno spazio neutrale e non giudicante. Abbracci a te e grazie per la domanda, molto pertinente!

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      1. “La cosa importante è non tenersi dentro ciò che reca angoscia ma liberarla al fine di appiattirla piano piano verso la stabilità emotiva che non potrà mai provenire dalla fonte che l’ha causata, ma che potrebbe essere diminuita con l’aiuto e la comprensione di uno spazio neutrale e non giudicante”

        …grazie Claudileia…è un bel conforto. La domanda di Paola1 ci sta tutta. Durante l’anno con il tipo, tranne alla scimmia e un’amica non dicevo quello che succedeva, non sapevo neanche come spiegarlo, sapevo che sarebbe stato ridotto a “se non ti ispira, lascialo e via”. O “stai esagerando, vedi che carino posta pure le vostre foto (tranne poi non dire che stavamo insieme quando voleva o tenere due ambienti separati, due associazioni, con relativo pubblico e c’è sempre il “lei è gelosa”, che funziona sempre). Ad oggi parlarne è come tirare fuori quel “ancora mi sembra assurdo che sia successo tutto questo”. Ma soprattutto a capire se davvero “non c’è un giusto e sbagliato” o “non voglio la pace” (con lui, con me, con l’associazione) o se, come sento io, la loro “pace” = star zitta per quieto vivere, coprire la sua pagina nera (e momentanea, a suo dire), anche perché chissà cosa altro ha detto alle spalle per dire la frase “nessuno pensa che tu sia pazza” (e io ho bisogno di ricordarmi che il punto di partenza era la sua pornodipendenza e desiderio di altre, con paura di fare cilecca). Per ora è come se “dimenticando” quest’ultima parte fossi totalmente persa nella “sua” verità, ovvero che si ha mentito perché aveva un problema, che ha superato in poco tempo e io ho esagerato. Scrivere qui, almeno per me, è un remind di cosa è stato, si può dire per me..prima di omologarmi del tutto a una visione diversa dalla mia, pur di “mantenere la pace” (come mi è stato rinfacciato in associazione di non voler fare..).

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      2. Grazie per le vostre riflessioni. Il mio “più di 2000 commenti” era scritto con ammirazione perchè dà un’idea della coesione di questo gruppo 🙂 Per me il contatto zero è stato facilitato dal fatto… di aver cambiato continente :-). Ciononostante per due anni il mio primo e ultimo pensiero é stato lui, anzi noi, come avremmo potuto essere, cosa avrei dovuto fare, cosa avrebbe potuto rispondermi… Poi mi son resa conto che sconfinavo in quella che chiamo la sindrome del Creatore, quasi potessi creare un essere perfetto con un po’ di terra e uno sputo. Una storia d’amore la si crea in due ed è questa la cosa meravigliosa, che ognuno ha a cuore il benessere dell’altro e la bellezza di quello che si sta costruendo. Questo luogo mi ha aiutato a capirlo, a inquadrare il soggetto, a non avere rimpianti. Però sessualmente mi sento ancora anestetizzata. Mi invaghisco ma non provo desiderio. Forse meglio così, gli ormoni sono una gran fregatura e mi restano tante di quelle energie fisiche e mentali da dedicare alla vita. Partecipo poco e quasi sempre per fare domande, non sono molto a mio agio con la scrittura, ma mi avete aiutato tantissimo. Un pensiero va a tutte le vittime di np che per carattere o mancanza di scolarizzazione non riescono a verbalizzare e ad esprimere quello che provano, quelle che sanno solo piangere. Io ero così, per questo ho dovuto partire. Chi non ha testa abbia gambe, dice il proverbio. Io ho avuto ali :-). Un abbraccio a tutte

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      3. Cara Paola1,
        Che bel messaggio il tuo. E anche che sana invidia per il tuo essere così lontana dalla fonte della tua sofferenza.

        Leggo che ci sono voluti due anni per liberarti dal pensiero di np. Fra un mese “festeggio” un anno di no contact da parte mia (con i dovuti distinguo visto che lui abita di fronte a casa mia e fino a due mesi fa insisteva a scrivermi) e l’idea di dover patire (forse) “solo” ancora un anno mi solleva.
        Il mio sogno è svegliarmi senza il suo pensiero e senza il timore di incontrarlo. Ma ci arriverò, altroché se c’arriverò.
        Un abbraccio

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    2. Per paola P. : la questione che poni è la stessa che mi sono posta io 11 mesi fa…quando ho scoperto questo bellissimo Blog.
      Ero in no contact da 10 mesi con il mio primo partner narcisista ed ero anche riuscita a respingere un tentativo di riaggancio, ma avevo ancora molte domande irrisolte nella mia mente che mi tormentavano e avevo bisogno di confrontarmi per riuscire a sciogliere quei nodi.
      Ad un certo punto mi sono chiesta se parlare così tanto dei narcisisti non fosse un segno del nostro non volerci sganciare da loro, ma poi Claudiliea mi ha rassicurata e invitata a proseguire nel raccontarmi, e ho colto con piacere il suo invito perchè ho capito che forse la mia esperienza, nel suo piccolo, avrebbe potuto aiutare qualcuno ad evitare gli stessi errori.
      So che la visione di oltre 2000 commenti su un post (credo sia un record assoluto mai visto altrove) possa sembrare un’assurdità ma è il risultato di un lavoro di gruppo straordinario fatto in tutti questi mesi dai/dalle partecipanti del blog, che ha permesso a molti di noi di affrontare meglio i traumi post traumatici e nel mio caso anche di arrivare alla chiusura con il mio secondo partner narcisista.
      Tuttavia, come molti di noi hanno sperimentato, arrivare a bloccare un narcisista non è certo la fine di tutto, anzi, è solo l’inizio di un altro lungo e difficile percorso di recupero (talvolta costellato da ricadute e passi indietro).
      Passati i primi momenti di euforia per essere riusciti a fanculare il narcisista patologico (perdona il termine, ma per me è stato così), subentra poi una fase in cui percepiamo la reale portata degli abusi subiti, per molti subentra anche un profondo senso di vergogna e indegnità per aver permesso tali abusi, per altri subentrano sintomi fisici importanti come depressione, insonnia, pensieri ossessivi.
      Sicuramente a leggere quei 2000 commenti alcuni possono pensare che si tratti di un pollaio di galline isteriche che si chiedono dove sia finito il gallo, di un chiacchiericcio tra donne deluse e frustrate che non rassegnano alla fine di un rapporto in cui sostanzialmente sono state usate e allora via alla caccia al narcisista cattivo e stronzo…in realtà questo parlare a lungo e nei dettagli, come ha anche spiegato molto bene Claudileia, è dovuto al fatto che questi rapporti non sono normali bensì relazioni altamente tossiche che richiedono molto tempo e pazienza per essere superati.
      L’essere state presenti tutti i giorni durante l’estate e l’assenza di Claudileia dal blog è stato un aiuto vitale per tante di noi, spesso avrai letto cose che all’apparenza possono sembrare superficiali e leggere (deridere i narcisisti o ironizzare sui loro difetti ecc.) ma è stato il nostro modo di sostenere chi in quel momento stava molto male, anche nascondendo un personale dolore.
      Per quanto mi riguarda potrei anche smettere di scrivere visto che sono arrivata al punto di non ritorno con entrambi i narcisisti e posso dire che questa brutta avventura per me è finita (nel senso che non voglio più risentirli nè rivederli da qui all’eternità) ma se resto e ne parlo ancora lo faccio per aiutare chi mi è stato accanto in questi lunghi mesi e che magari si trova ancora un pò indietro in questo percorso e ancora non riesce a staccare il cuore e la mente o a prendere distanze nette da questi rapporti malsani.
      Mi sentirei ingrata ad andarmene senza ricambiare tanto affetto e pazienza che mi è stato dedicato dai miei compagni e dalle mie compagne di viaggio.
      Tuttavia capisco perfettamente che alcune persone, una volta raggiunto lo scopo di sganciarsi dalla relazione tossica preferiscono stare fuori dal blog per recuperare e disintossicarsi in santa pace, e questo è assolutamente comprensibile e a tutti loro va sempre il nostro più affettuoso pensiero e gratitudine per aver condiviso un pezzo del cammino.
      Non importa in che modo si arriva a liberarsi…se condividendo o lavorando in solitaria…ogni metodo va bene se ci aiuta a stare meglio 🙂
      Abbi pietà per queste “galline in fuga”, ma siamo molto contente di essere qui e di aiutarci (e ogni nuova persona che si aggiunge al gruppo è più che benvenuta).
      Ti mando tanti saluti e ti auguro un buon cammino : )

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    3. Cara Paola1,
      oltre duemila commenti sono un’enormità e – come scrive Spirito – possono sembrare il risultato di un gruppo di donne (prevalentemente) impazzite.
      Tuttavia, se sei su questo blog, credo tu sappia che le cose non stanno così, forse hai avuto la “fortuna” – se così possiamo dire – di potere applicare il contatto zero vero e proprio, senza doverti difendere quotidianamente dalla dissonanza cognitiva, dal dolore fisico e psichico e dai tentativi di ricattura da parte di np. Questo è un vantaggio che -credo – porti a una guarigione più rapida e quindi i duemila messaggi cominciano a sembrare una sciocchezza, questo posso capirlo.

      Per quanto mi riguarda, il giorno in cui Claudileia ha annunciato che ci saremmo riletti a settembre ho provato timore e a tratti anche paura di stare sola tutta l’estate con i miei pensieri non sempre lucidi. Così, in maniera del tutto spontanea è nato un gruppo di scrittori assidui che hanno offerto spunti, contributi, sostegno e autentica vicinanza.
      Trovo questo aspetto molto utile e molto umano, tanto che mi sto avvicinando a ottobre 2019 – ovvero un anno di no-contact-parziale visto che np abita di fronte a casa mia – con lucidità e forza moltiplicate per dieci. E questo è merito del dialogo che si è potuto avere qui; non tutti ne sentono la necessità, ma è importante che ci sia secondo me, anche come aiuto a chi arriva sul blog per la prima volta e può leggere tante sfumature e vedere come – in ognuno di noi – lo stress post traumatico si srotoli più o meno alla stessa maniera.

      A volte c’è un bisogno vitale di poter ripetere all’infinito quale emozione np ha inflitto. Ripetendolo ancora e ancora si finisce per vomitarlo fuori da sé quel pensiero maledetto. Se ci pensi, essere qui può essere l’anticamera dell’essere riabilitati a una vita dignitosa, in particolare per chi non può contare su un no contact totale.
      Ti mando un abbraccio

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      1. Proprio così cara Speranza, e aggiungo che purtroppo non tutti hanno la possibilità di andare dallo psicologo (ammesso di trovarne uno davvero competente in materia di abusi narcisistici)…e allora diventa vitale avere un posto qualificato dove non solo si trovano articoli illuminanti e di alto livello, ma anche il sostegno necessario e soprattutto “non giudicante” per non restare soli con i propri pensieri martellanti, specie quando, come nel tuo caso, l’np e a pochi metri da casa o lo incontri tutti i giorni sul posto di lavoro.
        Confermo che non avere sotto gli occhi Np ogni giorno aiuta molto ed è un vantaggio.
        Parte della mia fortuna nel riuscire a chiudere con np è dovuta al fatto che non c’era contatto quotidiano, nè visivo nè nei messaggi…e i giorni/settimane/mesi di loro assenza sono stati fondamentali per fortificarmi.
        Io qualche volta, lo ammetto, mi rendo conto di essere stata fin troppo ripetitiva nel raccontare tutti i passaggi e gli episodi chiave delle due relazioni ma come anche suggerisce l’approccio cognnitivo-comportamentale (ho seguito delle conferenze gratuite in biblioteca), scrivere anche più volte la stessa esperienza traumatica aiuta come dici tu a “vomitarla fuori”, elaborarla razionalmente e quindi a superarla, infatti alcuni psicologi consigliano proprio come esercizio che accompagna la terapia di tenere un diario e in fondo questo è un pò come il nostro diario quotidiano in cui registriamo l’evoluzione, i progressi, i momenti “no” (che ci sono e ci saranno) e vediamo anche nel percorso degli altri che ce la fanno la speranza per noi stessi e una vita migliore e soprattutto libera dall’abuso psicologico.
        Un abbraccio

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  9. Cara Paola, fa piacere sapere che hai messo le ali 🙂
    Io a tutti noi auguro lo stesso, anzi, auguro di mettere un bel turbo per allontanarci sempre di più da questi rapporti abusivi e tossici.
    Hai detto una cosa molto vera quando si chiude con loro: razionalmente si è fatto il passo, e si è capito che non si va da nessuna parte a dare possibilità su possibilità (io ne ho date decine al primo narcisista, solo un paio al secondo: la lezione precedente mi era bastata!) e tuttavia poi loro continuano a sostare nella mente anche molto a lungo…nel tuo caso addirittura due anni di pensiero costante.
    Questo ci dà la misura di quanto possano essere invasivi, quanto possano andare a condizionarci a fondo nella psiche.
    Io come ho raccontato, ho da poco attuato una chiusura molto severa con il secondo Np, troppo grande è stato lo schifo per le cose che mi ha scritto che non potevo semplicemente dire “sei troppo pesante, modera ai termini”…erano frasi una cattiveria talmente violenta e degradante che non ho avuto scelta, ma era anche quello di cui avevo bisogno per trovare il coraggio di tirarmi fuori. Toccare il fondo per poi poter finalmente riemergere.
    Tuttavia il pensiero permane e quando loro o tu li scarti, quella voragine che si apre si riempie di mille domande “se avessi detto” “se avessi fatto”…ma come dici giustamente tu i rapporti si fanno sempre in due, e qualunque cosa tu o io avessimo potuto dire o fare, si sarebbe comunque arrivati a questo perchè loro non possono fare a meno di tirare la corda in tutti i modi finchè si spezza.
    La cosa che per me è stata più difficile da interiorizzare è che loro, quando tornano, lo fanno sempre SOLO ED ESCLUSIVAMENTE per abusare e manipolare, magari inizialmente non lo fanno subito e si comportano “bene” per riprendere la tua fiducia, ma si può star certe che arriverà presto o tardi la nuova batosta sotto forma di svalutazione, triangolazione o silenzio punitivo immotivato.
    Noi, persone empatiche, non possiamo nemmeno lontanamente concepire una cosa del genere, per questo ci mettiamo tanto a capirlo, lottiamo e cerchiamo di portare questi rapporti su un piano umanamente accettabile, a volte anche mettendo da parte dignità e orgoglio, ma viene il momento in cui non è più possibile chiudere gli occhi di fronte alla realtà.
    L’unico linguaggio che lor signori capiscono è quello delle azioni concrete: se mi tratti male ti blocco, se sei scortese non ti rispondo, se mi aggredisci ti mando affanculo…ma questo non gli insegna nulla, anzi, se la legano al dito e poi tornano non perchè hanno capito che hanno sbagliato e desiderano migliorare (anche se ti spergiurano in ginocchio che è così) ma SOLO perchè vogliono vendicarsi.
    Quindi tirate due somme questi rapporti sono solo delle mega perdite di tempo inutili, circoli viziosi da cui non si esce e ogni volta che li facciamo rientrare nella nostra vita ci indeboliamo sempre di più finchè non ti danno la mazzata finale.
    Per quanto mi riguarda, aver tenuto il cuore fuori dal gioco nel secondo rapporto mi ha aiutata a non soffrire come nel primo, ma certamente le ferite ci sono state, e soprattutto la consapevolezza che questi soggetti sono completamente irrecuperabili.

    Sulla difficoltà di instaurare nuovi rapporti, confermo le tue sensazioni, ci vuole davvero molto tempo prima di ritrovare un equilibrio decente che ti permetta di relazionarti di nuovo serenamente e senza timori di ricadere in un’altra situazione del genere…però è anche un bene alla fine perchè questi rapporti dannosi, se ben elaborati, almeno ci insegnano a proteggerci da altri abusanti e similari.
    Un abbraccio

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  10. Buonasera ragazze, io scrivo raramente, ma leggo sempre.
    Sono reduce anche io da un rapporto malsano durato 8 anni. La ripresa è stata dura e lentissima. Tre anni di no contact assoluto e totale.
    Un rapporto che mi ha annientata. Avevo perso la voglia di fare tutto. Immobilizzata a lui. Plasmata. Quindi lo scarto brutale. Non so quale sia stato il motivo scatenante, ma sono stata piantata da una furia brutale e devastante. Ha chiuso il telefono ed è finita in quel secondo. Io non ho fatto niente per riprenderlo. Né una telefonata né un messaggio. Niente. Zero assoluto. Tanto sapevo che nulla avrei potuto fare. Ha proiettato su di me tradimenti e schifezze. Annichilita e con la voglia solo di morire. Da lì un crescendo di dolore. Non so neanche io come mi alzavo la mattina per andare a lavorare. Non dormivo. Attacchi di ansia, di panico. Tranquillanti. Pianti e disperazione. Lacrime e sangue. Ma non l’ho mai più cercato. Neanche per caso. Il dolore andava diminuendo in tre anni.
    Lo incontro nuovamente dopo tre anni e mezzo. Non lo amo più.
    Provo solo rabbia devastante.
    So che si sta coprendo di ridicolo in largo e lungo per via di tutte le storielle che accumula a destra e a manca. Sono fiera di non fare più parte del suo circo.
    Ma come si fa a gestire questa rabbia? Questi ominicchi pagheranno mai per le loro malefatte?
    Ancora oggi mi chiedo come ho potuto fare ad essere stata così ingenua da non vedere che razza di mostro mi ero messa accanto. Che razza di persona disgustosa era ….

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    1. Cara Saretta, come hai fatto? E’ che noi, tutte noi, proiettiamo sull’amato il nostro film . Non covare pensieri di vendetta, non serve a nulla e ti legano ancora a lui. L’importante è la tua serenità, non la sua infelicità. Concentrati su di te. La miglior rivincita è non pensarci più. Io ho riscoperto il piacere di viaggiare, di andare in giro da sola, di aprirmi al mondo e di lasciarmi sorprendere. Non perdere altro tempo pensando al tempo perso con lui. Un abbraccio

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    2. Ciao Saretta Sono contenta che hai scritto e ti assicuro che quello che è capitato a me è abbastanza simile a quello che è capitato a te non ho più avuto nessun contatto dall’ultima telefonata lo scarto è stato velocissimo telefonico è molto brutale l’ha fatto in modo molto confuso quasi come fosse una cosa normale dall’oggi al domani ovviamente sappiamo tutti che era già tutto nel calcolo Ma io Mai l’avrei immaginato però anch’io da quel momento attuato il no Contact completamente non ho mai mai mai cercato di sapere notizie su di lui anche se è stato un mio collega e dico ex perché Fortunatamente è stato licenziato sapere che era tutto programmato e non avere avuto le spiegazioni che che avrei voluto è stata abbastanza dura però anch’io come te non ho voluto appello Certo Poi ho dovuto ricostruirmi tatuare tutto quello che era possibile salvando Mi ma sicuramente lo ripeterò a vita il no contact è l’unica cosa che può salvarci e io l’ho adottato da subito Un abbraccio cara Saretta

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  11. Cara Saretta,
    non cercarli mai più, siano che chiudano loro (ma non chiudono mai, ti mettono solo da parte per un periodo, quindi guardia alzata sempre) o che ci stacchiamo noi é la cosa giusta da fare SEMPRE.
    I narcisisti hanno un continuo e disperato bisogno di attenzioni, di essere cercati (anche quando ti bloccano sperano che li ricontatti in qualche altro modo), di vedere che tu ti struggi per loro per riaverli ecc.
    Staccare la pompa della benzina é quello che li fa implodere, quando vedono che nonostante tutte le manipolazioni non ottengono più nulla da te.
    Noi pensiamo che siano loro ad averla vinta ma non cercandoli abbiamo noi il potere nelle nostre mani.
    Non di cambiarli….quello nemmeno gli psicologi riescono a farlo…ma di riprenderci in mano la nostra vita e di bloccare i loro abusi.
    Loro abusano finché gliene diamo la possibilità.
    Quindi brava a non averlo cercato più.
    Di sicuro loro trovano sempre nuove vittime….per questo sembra che nulla li sfiori e le loro vite siano sempre un successo …in realtà sono solo patetiche facciate dietro cui nascondonola loro pochezza e la loro incapacità di avere rapporti umani che non siano strumentali e opportunisti. Vite di merda, insomma.
    Un abbraccio

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  12. Grazie ragazze per il sostegno, sapete bene come si sta ad attuare il no contact, mi sentivo come quelle immagini che circolano sui social della dama che si sega il braccio. Comunque ho resistito, non ho voluto conoscere, deliberatamente, le sue spiegazioni, sarebbero state malate più di lui. Naturalmente e parallelamente ho iniziato un percorso cognitivo comportamentale per destrutturare i pensieri e cercare di incanalare il mio dolore. Non ho apprezzato la mindfullness preferisco capire i miei stato d’animo. (Si è insinuato nelle pieghe di in lutto gravissimo il furbo!)
    Rivederlo onestamente è un poco destabilizzante, conoscere le sue sporcizie è aberrante. Mi chiedo sempre come ha fatto a fingere tutto questo tempo. Sembrava fedele e forse lo è stato chi lo può sapere. È certo che oggi con disinvoltura frequenta altre donne con buona pace della moglie che conosce il tipo. Non so se abbia intuito la portata del disagio del marito.
    Ho ripreso ad uscire da sola, perché non lo facevo più, io pensavo fosse amore, invece era controllo aberrante. Mi pedinava. Ragazze un incubo durante, che stupidamente giustificavo perché lo credevo sinceramente innamorato. Per non parlare del telefono, vivevo appesa a quella linea, dodici ore al giorno e anche questo non era amore , ma possesso. Immaginate come sono stata quando di punto in bianco mi ha lasciata dicendo che aveva un altra! Delirio, non so come ho resistito. Volevo farla finita. Avevo crisi di astinenza vere e proprie. Non capivo più, non capivo se la colpa era mia, se davvero aveva un’altra. Per farla breve distrutta. Io che ero empatica piena di energia, piena di vita, di voglia di fare, ambiziosa. Ero finita. Professionalmente e come donna mi sono sentita brutta, una cessa. Io so di essere carina, avevo perso autostima faticavo a riconoscere perfino le mie qualità di intendere e volere. Isolata dagli amici, nessuno era all’altezza per lui. Lui era il mio guru, il mio amante, il mio amico, il mio collega era tutto, si tutto quello che mi avrebbe distrutto. Oggi, dopo tre anni, non lo amo più, vivo, esco da sola o in compagnia. Ho ripreso amicizie e finalmente apprezzo mio marito. Persona che ha capito e mi ha aiutata ad uscire dalla strettoia con pazienza e vero amore. Senza bla bla ma con i fatti. Devo molto a lui e a me stessa perché grazie a questa pessima esperienza ho rivalutato tutto, catalogato il “signore” ed archiviato il caso.
    Ho perso molto in questa drammatica storia, ma ho ritrovato me stessa, quella che ero prima di incontrarlo. Mai più fiducia a nessuno.
    Lui può pure rimanere a sguazzare nel fango, non è più un mio problema.
    Grazie ancora per avermi ascoltata. Un abbraccio a voi.

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    1. Cara Saretta, sei stata brava a non voler più sapere più nulla e a non ascoltare le eventuali patetiche spiegazioni e tentativi di riaggancio.
      Intuisco che la vostra è stata una storia di amanti..che dire…per esperienza posso dire che sono storie che partono già male come presupposti, se poi lui (o lei) sono narcisisti ancora peggio…un amante “in teoria” dovrebbe darti ciò che manca nella coppia, ma loro alla fine prendono e basta e poi tolgono tutto.
      Laciarti crudelmente per un’altra è un classico…quando si staccano è perchè hanno trovato una preda più “fresca” da dissanguare, quella di prima non interessa e al massimo la mettono da parte per “tempi di magra” (perchè anche con quella nuova andrà allo stesso modo).
      Per loro le persone solo solo strumenti, è terribile ma saperlo ti aiuta poi a mettere tutto nella giusta prospettiva…usano chiunque, senza eccezioni, per quello che gli conviene: la moglie per la facciata sociale, l’amante per il brivido segreto, gli amici per sentirsi ammirati o per usarli come scimmie volanti o alleati quando serve demolire qualcuno…in realtà a loro non importa nulla di nessuno. se non per i vantaggi che possono ricavarne.
      Io in queste storie ci sono stata male non tanto per le persone in sè ma per aver creduto che fossero migliori di quello che in effetti erano. Alla fine mi è anche andata bene…c’e’ chi ha perso 20 o 30 anni della propria vita credendo di avere un marito, chi ha perso il sogno di una famiglia unita, chi ha perso case, risparmi e lavoro…io alla fine ho perso solo due stronzi insieme al tempo che mi ci è voluto a liberarmene.
      Sei fortunata tu, Saretta…in questa brutta storia hai avuto un uomo che ha saputo starti accanto e capire: tuo marito. Tienitelo stretto perchè uomini così comprensivi ce ne sono pochi…
      Un abbraccio

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    2. Che bella testimonianza Saretta!

      E che bello che sia stato proprio tuo marito, con infatti e non con i bla bla, a portarti verso riva.

      Le emozioni e le sensazioni che hai descritto sono molto vivide e non lasciano spazio a troppa immaginazione, soprattutto per chi ci è passato. È terribile vedere come tutte noi riportiamo gli stessi disturbi fisici. Agghiacciante.

      Un abbraccio

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