Autrice: Karyl McBride, Ph.D.
Testo originale in: Narcissistic Parents: Contact or Not?
Traduzione: C. Lemes Dias
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Una delle domande più frequenti dei figli adulti nati da genitori narcisisti è se devono restare in contatto con i loro genitori, con il resto della famiglia disfunzionale, oppure no.
Si tratta di un tema difficile e profondo. Decidere il meglio da fare in questi casi è molto complesso.
Evidentemente le radici, la famiglia, l’infanzia e la propria storia sono parte integrante e significativa della persona: siamo chi siamo sulla base del nostro vissuto personale. In questo senso, l’altalena di decisioni da prendere – pur di raggiungere una buona sanità mentale – può essere avvolta da un complesso e angosciante rimuginare cognitivo ed emotivo. Certe volte, tali imminenti decisioni sono fondamentali nella vita quotidiana di ognuno di noi, fino al punto di rendere i nostri cuori prigionieri da questa dinamica.
Una simile domanda e la sua conseguente lotta interna non vanno mai sopravalutate.
Nel ricupero della vostra autostima, le decisioni da prendere vanno fatte nel rispetto di cosa faccia bene al vostro cuore. Senza il lavoro di ricupero, tuttavia, tali decisioni possono andare verso la direzione sbagliata. Se cercate semplicemente di scollegarvi dalla famiglia togliendo il vostro progenitore narcisista dalla vostra vita, ma senza lavorare in profondità sul vostro intimo, ve ne accorgerete che il dolore non diminuirà e che il vostro vero essere non riuscirà a raggiungere la tranquillità che tanto desiderate. Come ci ricorda il Dott. Murray Bowen, grazie alla sua esperienza clinica acquisita sul campo della terapia familiare, “le persone meno differenziate (distaccate) si ritrovano mosse da tensioni emotive, un po’ come le pedine da scacchi. Le persone più differenziate, invece, sono meno vulnerabili alla tensione.[1]”
Togliendoci fuori dalla situazione familiare senza completare la nostra crescita interna, le realizzazioni che auspichiamo compiere possono avere un retrogusto amaro, giacché i nostri problemi interni non sono risolti.
È importante per i figli adulti nati da genitori narcisisti capire l’esistenza di padri/madri davvero tossici, considerati “intrattabili”. Se qualcuno è abusante e crudele, continuando ad esserlo senza rimorsi perché sprovvisto di empatia, non può essere sano per nessuno restare accanto a questa persona. È importante capirlo e accettarlo. I narcisisti patologici non cambiano, non avvertono il bisogno di cambiare, non si sentono responsabili e non accettano le richieste dei loro figli.
Dovuto al fatto che il narcisismo è un disturbo dallo spettro continuo, ci sono molte persone con dei tratti narcisisti che non sono necessariamente perverse. Molte di queste persone possono arrivare a cercare un aiuto terapeutico se armate di buona volontà.
La vostra decisione per quanto riguarda, invece, il mantenimento del contatto con un progenitore narcisista intrattabile, oppure con un narcisista perverso, può essere meglio valutata durante il vostro ricupero, periodo nel quale vi concederete tempo abbastanza per lavorare su di voi fino ad arrivare alla fine del trattamento.
Quando ho sviluppato il modello delle cinque tappe di ricupero, ho ritenuto che le decisioni sul mantenimento del contatto non vanno mai prese prima del raggiungimento della tappa 4. Significa che dobbiamo prima lavorare sull’accettazione, sul dolore, sulla separazione e sulla costruzione di un senso più forte del Sé prima di decidere che tipo di contatto continuare ad avere con il progenitore narcisista. Il modello delle 5 tappe lo potete trovare nel libro “Will I Ever Be Good Enough? Healing the Daughters of Narcissistic Mothers’’[2] perché è molto complesso spiegare tutto in un solo articolo.
Sinteticamente, io di solito raccomando la presa di distanza temporanea per lavorare sulla propria guarigione. Significa che potete semplicemente spiegare il vostro bisogno di spazi al progenitore narcisista, affinché possiate risolvere i vostri problemi mantenendo il foco su voi stessi. Quando arriverete alla quarta tappa siete pronti per prendere la decisione che fa per voi: la risoluzione terapeutica, il contatto zero oppure la connessione civile con il vostro progenitore.
Soffermiamoci un po’ su ogni decisione da prendere:
Risoluzione terapeutica: Alcuni genitori con dei tratti narcisisti leggeri sono aperti alla terapia familiare, il che può essere molto proficuo con il terapeuta adeguato. I frutti, tuttavia, potrebbero arrivare soltanto se il progenitore sente di essere una persona responsabile, se ha voglia di lavorare sul dolore della sua infanzia e sui suoi problemi familiari. Per coloro che hanno la fortuna di avere dei genitori così, un terapeuta familiare esperto può fornire strumenti utili all’intera famiglia.
Contatto zero: La decisione di tagliare ogni contatto è enorme, tuttavia va considerata quando il progenitore è molto tossico, non ammette mai alcun tipo di responsabilità e continua ad essere abusivo con il figlio diventato adulto. È una soluzione triste, ma vitale in molti casi. Tale decisione può essere presa unicamente da una mente sana, ossia, quando il figlio ormai adulto ha davvero lavorato sul suo ricupero interno. Se non si è preso cura del suo intimo i sensi di colpa possono trasformarsi in un fardello terribile per il figlio adulto, perché comunque il dolore resta inalterato. A volte, dopo il ricupero, la decisione del contatto zero può trasformarsi nel desiderio di ricreare il legame attraverso il mantenimento di una connessione civile.
Connessione civile: la decisione di mantenere una connessione civile è la più comune. Si tratta di mantenere una postura educata, nella quale il figlio adulto sa e accetta che la connessione con il suo progenitore narcisista non implica necessariamente avere un vincolo emotivo con lui, oppure un rapporto normale. Il contatto è civile, educato, breve ed emotivamente distaccato. A causa del lavoro interno fatto dal figlio adulto su se stesso, egli arriva a comprendere la superficialità e la mancanza di prospettiva di cambiamento nel suo rapporto con i genitori tossici.
Quando il figlio adulto compie il suo distacco psichico, egli vive l’accettazione e il dolore, di modo tale che si ritrova pronto per sviluppare dei sani limiti. Diventa possibile, allora, mantenersi “separato e presente’’ contemporaneamente restando pur sempre collegato al suo vero Sé, oramai consolidato.
Un Sé che non viene più risucchiato dalla disfunzione familiare, rimasta intatta.
Se siete in lotta per la decisione di mantenere il contatto con il vostro progenitore narcisista o la vostra famiglia disfunzionale, sappiate che il ricupero funziona e che facilita molto le cose.
Siamo noi i responsabili per la nostra crescita, anche quando ci vuole tempo e sforzo per realizzarla.
Come afferma la psichiatra infantile Margaret Mahler “la misura in cui lo sviluppo del Sé del bambino accade nel contesto della dipendenza dalla madre, il risultato ci offrirà l’impronta delle sue cure.” Questa impressione del narcisismo materno o paterno può essere ridisegnata quando il vero Sé è portato a gala e nutrito nel modo adeguato, verso la rieducazione e la crescita.
Cosa può essere più importante di un nuovo senso di sé accolto con gioia e che ci fa ritorno in forma di amore vero? L’eredità dell’amore distorto va sradicata per fare spazio all’autentica e incondizionata compassione per noi stessi.
Io, comunque credo nella fratellanza: l’amore restaurato che comincia dall’interno vale il viaggio intrapreso.
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Di grande importanza è la serie di articoli pubblicati su questo blog sulle dinamiche e le proposte terapeutiche di trattamento ai figli di genitori narcisisti contenute nei seguenti link:
- https://artedisalvarsi.wordpress.com/2015/10/01/la-famiglia-narcisista-le-dinamiche-abusive-invisibili-dei-genitori/
- https://artedisalvarsi.wordpress.com/2015/10/23/le-regole-di-funzionamento-di-una-famiglia-narcisista/
- https://artedisalvarsi.wordpress.com/2015/08/04/il-narcisista-perverso-in-famiglia-un-distributore-automatico-di-ansia-e-tensione/
- https://artedisalvarsi.wordpress.com/2016/06/06/saper-dire-di-no-imparando-a-porre-dei-limiti/
- https://artedisalvarsi.wordpress.com/2015/12/14/i-sentimenti-e-la-comunicazione-negli-adulti-nati-in-famiglie-narcisiste/
- https://artedisalvarsi.wordpress.com/2015/09/15/crescere-con-un-genitore-narcisista-il-lungo-processo-di-guarigione-prima-parte/
- https://artedisalvarsi.wordpress.com/2015/09/17/crescere-con-un-genitore-narcisista-il-lungo-processo-di-guarigione-parte-finale/
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[1] Vide il suo “Dalla famiglia all’individuo. La differenziazione del sé nel sistema familiare”, edito da Astrolabio. A cura di M. Andolfi; M. De Nichilo
Ho un padre np ed una sorella maggiore np perversa. Giunta allo stremo delle mie forze psichiche ho capito che dovevo andare via da quella casa. Da un anno vivo all’estero e senza dubbio, lontano da loro, sto meglio anche se vivo l’angoscia della solitudine affettiva. Mi manca terribilmente mia madre morta di tumore anni fà. Verso mio padre (74 anni) non nutro nessun senso di colpa, non mi manca né lui né mia sorella ma ammetto che non riesco a farmi scivolare addosso le loro provocazioni. Torno a casa una volta l’anno per amore del mio unico nipote (filgio di mio fratello) e chiamo casa per senso di civiltá una volta al mese. Chiamate brevi senza alcuna partecipazione. Lui, mio padre, parla solo di sé e cerca di manipolarmi attraverso il senso di colpa per essere rimasto solo. Per anni, dopo la morte di mia madre, sono stata la sua colf a tempo pieno. I suoi giochetti non fanno leva su di me ma ammetto di non aver ancora maturato un discatto totale dalle sue/loro provocazioni. Dovrei restare indifferente alla rabbia che cerca di vomitarmi addosso usando moltiplici scuse ma non riesco a non reagire. La morte di mia madre a cui ero legatissima, ha lasciato un vuoto immenso in me e l’idea di vivere in fuga e senza nessun affetto familiare, mi uccide.
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Carissima Valeria, tutte le persone nella tua condizione (ed io non sono stata diversa, essendo immigrata in Italia da 14 anni e senza nessun parente prossimo o lontano con cui contare) hanno bisogno di una mano santa per guidarci nel distacco. Da soli è veramente dura. Cosa ha lenito il mio dolore? Certamente aver costruito la mia famiglia sua base totalmente opposte. So che è dura, ma non possiamo condannarci a soffrire per sempre. Tu hai avuto il privilegio di avere una madre meravigliosa. Non è andata così nel mio caso. Spero che il ricordo di lei ti faccia da guida, più delle mie parole. Un abbraccio pieno di affetto e di comprensione.
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E´vero Claudileia! ho avuto una madre che ci ha amato di un amore grande! Non per nulla mi manca in modo angoscioso. Mi piacerebbe avere una famiglia mia ma non sono diposta a crearmela con chiunque! Tutto il dolore che sto vivendo da anni sulla mia pelle, mi ha insegnato a riconoscere da lontano certi mostri e soprattutto a distingue l’amore sano da quello malsano. Sono stata in terapia per anni. Ho ricevuto un valido aiuto ma la parte terribilmente sensibile di me fa comunque fatica ad accettare il doppi lutto: mia madre da un lato ed il resto della famiglia dall’altro.
Un abbraccio a te.
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Carissima Valeria, molto spesso arriviamo in terapia con un guazzabuglio di problematiche che rende davvero difficile far comprendere al terapeuta qual’è il punto che ci fa più male. Tu hai bisogno di fidarti nuovamente del mondo, di sentirti protetta e cullata dentro di te, in quel nucleo d’amore che la tua mamma ti ha lasciato dentro. Hai una marcia in più per uscire dalla tua angoscia, carissima. La fede nel vostro legame è la base della tua partenza.
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Cara Claudileia, ho bisogno di un consiglio. Mia figlia, vede suo padre una volta alla settimana ( mia figlia a maggio farà 18anni) ieri in uno di quei non dialoghi con lui, quando lui le dice che sono ormai sei mesi che è via di casa perché indotta, lei lo corregge, dicendogli che è stata sua (di mia figlia) la scelta di stare con me, perché troppe volte lui l’aveva ferita, a parole e con i fatti, e lei ha dovuto trovare un modo per proteggersi! Sembra che il np sia stato davvero male (oppure è ciò che voleva vedere mia figlia?) e la ragazza ora è più sollevata nel non doverlo vedere malvagio.
Le ho detto che era stata brava a chiarirsi con lui, ed ero contenta per lei se almeno con lei il rapporto poteva essere recuperato, anche solo in parte.Ora io che me ne faccio di ciò? È davvero possibile che sia così? Non parlo per me, perché non credo possa recuperare mai le schifezze che mi ha fatto, ma certamente non dover più avere paura quando è da lui, sarebbe già un bel sollievo. Cosa devo pensare, è il solito loro modo di fare per carpire di nuovo la fiducia di una persona? Grazie del consiglio……
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Carissima Alba, un n.p. raramente si smentisce, quindi dopo un po’ ricomincerà con i soliti atteggiamenti che feriscono, del tipo frecciatine e stuzzicate, aumentando poi la morsa per vendicarsi del senso critico manifestato dalla figlia. Direi di mantenere i piedi a terra perché i miglioramenti sono momentanei.
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Quindi cosa posso dire a mia Figlia? Non voglio rovinarle questo momento di speranza (lei è sollevata dal non doverlo più vedere come un uomo malvagio, quindi lei sa che uomo è) ma vorrei poterle dire ” se ricomincia parliamone”. Temo di perdere la sua fiducia e diventare ai suoi occhi, una menagramo.
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Cara Alba, meglio il silenzio. Purtroppo i figli hanno sempre la speranza del cambiamento del genitore. Togliere questa speranza da un figlio è crudele, soprattutto per te che sei direttamente parte in causa. Cosa puoi fare? Raccogliere i cocci della tua ragazza quando il padre comincerà fatalmente a triangolare o farla stare male, ma non puoi permetterti di dirle: “Non ti entusiasmare, amore mio, perché la cosa è momentanea…”. Tua figlia se ne accorgerà da sola che non c’è stato il cambiamento miracoloso auspicato. Non aspettarti, però, che ti dica: “Sai mamma, papà mi ha deluso per l’ennesima volta” perché i figli, così come capita a noi che siamo grandicelli, provano una gran vergogna quando ammettono di aver dato fiducia a chi non la merita per l’ennesima volta!
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Ma come è possibile che solo pensare a lui mi manda in pappa il cervello, se sarà cambiato, avrà l’ardire di farcelo sapere, altrimenti, magari non sarà più malvagio, ma un pezzo di merda si! Questa sera io ho incontrato una persona alla quale anni fa abbiamo fatto una vera e propia carognata, ero ancora completamente soggiogata dal np, e le ho chiesto scusa, con le lacrime agli occhi, veramente vergognosa di come mi sono comportata. Se sarà cambiato farà altrettanto, altrimenti è fuffa. Com’è possibile che se si parla di lui sono subito pronta a usare i guanti di velluto, sai lui….poverino…..non può, non capisce…..non è capace…….ma che cazzo !!!! Dinuovo tremabonda….devo ancora lavorare molto su di me……ma finirà, finirà io non impazziro’.
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Carissima Alba, ognuno di noi ha bisogno di vedere il buono dell’umanità per non impazzire. Loro, però, non vanno misurati con lo stesso metro che usiamo con il resto delle persone che conosciamo. Sono individui sprovvisti dai meccanismi elementari che li portano a soffrire per DAVVERO. Non è un poverino. Cerca di dare il giusto peso alle azioni che coscientemente ha fatto per distruggerti SENZA PROVARE ALCUN RIMORSO. Soffriva quando andava a letto con mezzo mondo oppure si vantava di ingannarti? Chi soffri sei tu.
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Ciao,
avrei una domanda. Mia madre ha riconosciuto da poco (77 anni portati benissimo, da buona narcisista) di avere fallito con me e nella relazione tra i suoi due figli: io e mio fratello, che da piccoli (e poi in altri modi) mi ha menato, umiliato e fatto stare male in mille modi tanto che il risultato è che non abbiamo rapporti da mesi, e prima solo sporadici (andavamo d’accordo quando, entrambi diciottenni, siamo usciti di casa per stabilirci io in America e lui in Spagna, su due continenti diversi). Ora che mia madre ha riconosciuto il suo fallimento di madre con grande dolore, mi dispiace farla soffrire nel pensiero di avere due figli che si odiano. A volte penso che oggi, svelato compreso elaborato e anche perdonato il torto subito come figlia, potrei anche fare a mia madre un regalo riallacciando i rapporti, seppur formali e distanti, con mio fratello. A volte invece penso che chi mi ha fatto così male non merita il mio affetto, e faccio molta fatica a pensarmi vicina fisicamente a mio fratello. Però la tristezza negli occhi di mamma per un fallimento da lei solo ora davvero compreso, mi smuove sentimenti di pietà o forse compassione, per cui mi dico bene, posso fare per lei ciò che lei non ha fatto per me, ovvero volere – e fare – il Bene per lei.
Grazie per eventuali feedback.
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Il perdono è qualcosa di assolutamente personale. Per quanto mi riguarda non ha funzionato ed è servito solo a ripetere per l’ennesima volta la stessa dinamica.
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E con i figli non adulti?
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Cara Serena, non ho capito la domanda. Potresti essere più precisa nei dettagli della tua specifica situazione?
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Buongiorno Claudia, il mio compagno ha deciso dopo varie peripezie la chiusura dei rapporti con la madre narcisista (che si è “portata dietro” anche marito e figlia, aizzandoli contro il mio compagno e causando la rottura anche con loro), però la madre continua a tormentarlo/tormentarci (per uno spasmodico desierio verso il figlio e verso nostro figlio, un bambino di quattro anni). Sosta spesso sotto casa nostra nella speranza di incotrarmi (proietta su di me la responsabilità della decisione di suo figlio di rompere con lei), fa agguati continui davanti a scuola del nipote, e ora ha persino acquistato una casa vacanze proprio accanto alla nostra dove trascorriamo le ferie. Insomma, lei non “se ne vuole andare” dalla vita del mio compagno e da quella di nostro figlio…che fare in questi casi?
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Carissima Ofelia, se tuo marito è fermamente convinto di tagliare completamente i rapporti con la madre oramai diventata una stalker, non gli resta che passare alla denuncia. Nessuno può costringervi ad essere accettato per forza nella vostra vita. Certo che è tremendo denunciare la propria madre per il carico di sensi di colpa che tutto ciò comporta e l’odio viscerale che tua cognata e tuo suocero proveranno soprattutto per te. Lascia che te lo dica: la colpa di tutto sarà sempre tua, mentre tuo marito passerà per quello plagiato e debole. Tu sarai sempre la creatura che avrà spaccato la famigliola felice in cui la cosa migliore per tutti, nella visione distorta di una suocera come la tua, è che i figli restino con lei a vita. Ho descritto questo quadro nel mio romanzo “Nessun requiem per mia madre”: anche dopo la morte queste “mamme” continuano a dominare la vita dei figli attraverso la serie di sensi di colpa che non gli permetteranno mai di godersi a pieno la famiglia che hanno costruito. Consiglio meno drammatico della denuncia, ma radicale: considerate l’ipotesi di cambiare città se avete una situazione lavorativa che vi permette di scegliere. Loro, i nonni, non possono impedire alcunché anche minacciando cause varie. Purtroppo, carissima, contro un intero nucleo famigliare avvelenato, non avete una gran scelta. Ci sono dinamiche incresciose che non si risolvono con la terapia sistemica per il carico di odio patologico che c’è sotto. Tutelatevi con tutti i mezzi legalmente consentiti e valutate l’ipotesi di un inversione di ruota nella vostra vita. Mi dispiace enormemente per te, ma la mia personale esperienza con certi nuclei famigliari disfunzionali insegna che i rapporti tra i membri sono talmente morbosi e radicati che chiunque si opponga finisce fagocitato.
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Grazie Claudia. La strada della terapia è stata tentata ma i suoceri hanno rifiutato anche solo un incontro.
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Non avevo alcun dubbio. Nella loro testa sono soltanto due nonni “amorevoli” che sono stati “improvvisamente e senza motivo” cacciati dalla vostra vita.
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Le dirò di più Claudia (purtroppo): sostengono anche (invenzione della loro mente malata) che nostro figlio di 4 anni venga deprivato del diritto di frequentarli, e che ci soffra. Quando in verità per fortuna il bambino è stagl salvato in tempo, avendoi frequentanti saltuariamente solo nei primi due anni di vita.
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Ciao Claudileia. In un blog che tratta temi di carattere legale ho letto che secondo il nostro ordinamento i figli adulti sono giuridicamente obbligati a prendersi cura dei genitori anziani e non autosufficienti fornendo loro i mezzi materiali per un’ assistenza adeguata ( e fin qui nulla di nuovo ). Ma in questo articolo leggevo anche che la presenza e il sostegno dei figli è legalmente obbligatorio anche quando i genitori anziani manifestino non necessariamente incapacità fisiche o malattie, ma anche solo disagio emotivo ( bisogno di contatto e compagnia, fragilità psicologica, ecc… ). Ora, fermo restando il fatto che un genitore narcisista ( come qualsiasi altra persona affetta da questo disturbo ) farà in modo di manipolare tutti ( figli compresi ) per mostrare un bisogno che in realtà non ha davvero, atteggiandosi a vittima, c’è anche la questione che a livello legale è molto difficile dimostrare un abuso psicologico ( come ad esempio la deliberata volontà del genitore abusivo di drenare energia psichica dal figlio ), e quindi in base all’ assunto di questo redattore che scriveva in quel blog, ci si potrebbe trovare costretti dalla legge ad ospitare il famigliare tossico a casa propria o a convivere con lui/lei sotto il suo stesso tetto, anche se non abbiamo nessuna intenzione di farlo. Mi sbaglio? E nel caso esista davvero un obbligo giuridico di questo tipo, secondo te ci sono dei mezzi legali per tutelarci da tale situazione nel momento in cui ci venisse imposta ? Lo chiedo non perchè io voglia abbandonare mia madre al suo destino quando non sarà più autosufficiente e non più in buona salute, ma solo perchè non voglio più condividere il mio spazio con lei consentendole ulteriori maltrattamenti emotivi a mio danno. Ti ringrazio e scusami per il disturbo.
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Mi duole non trovare (forse mi è sfuggita) una risposta a questa domanda poiché, al di là del percorso personale di ognuno di noi, dopo aver compreso, elaborato, accettato, tagliato o fatto tutto quanto possibile per combattere con questo disagio, e magari esserci riuscito, resta un problema pratico: come comportarsi con questo tipo di genitore quando si è di fatto l’unico famigliare che deve occuparsene, magari senza grandi possibilità economiche? Quando questi riesce ancora, nei momenti di debolezza, a ” tirare il filo giusto”? Quando ti fa vedere come il figlio crudele e ingrato agli occhi degli altri nonostante i tuoi sforzi? Si parla tanto di taglio dei rapporti, ma come fare se non è possibile? Con tanti anziani ingiustamente lasciati a loro stessi, nessuno immagina ci siano anche queste realtà.
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Buongiorno gentile Claudileia,
ho 36 anni, sono figlio unico di genitori narcisisti patologici. Come può immaginare ho già affrontato varie crisi, pensieri di suicidio, ho fatto 12 anni di psicoterapia, preso psicofarmaci, ho creduto di impazzire, ho lottato per restare a galla mentre mi era stata fatta terra bruciata intorno con ogni mezzo, suonato per strada pur di non chiedere soldi ai miei, mi sono arreso e ho accettato il mio karma, ho fatto costellazioni familiari, meditazioni, training autogeno, reiki, ho fatto 2 anni e mezzo di pugilato quotidiano, tenuto decine di diari. Ma, come ha scritto Krishnamurti, «ho fatto tutto questo e ora sono al punto di partenza».
In sintesi ora sento di essere giunto a questo punto: ho compreso che solo attraverso il perdono è possibile la guarigione da abuso narcisistico genitoriale grave, e che le fasi di rabbia e dolore vanno attraversate senza illudersi di poterle bypassare. Ho capito che non è fuggendo che si può guarire (sono stato in Amazzonia per un totale di quasi dieci mesi). Vengo da l’ennesimo autosabotaggio lavorativo e relazionale, innescato da un narcisista. Per motivi di ricatto e raggiro economico mi trovo al momento a vivere ancora in una soffitta sopra l’appartamento dei miei genitori. Mio padre ha dato via tutte le proprietà e i soldi pur di non lasciarmeli in eredità, ha fatto rottamare la macchina mentre ero in un momento di grande depressione. Ho capito che se sono rimasto qui e ho accettato di esser trattato così è perché ho sperato fino all’ultimo di essere amato. So che solo io posso darmi l’amore che non ho ricevuto e che ogni promessa sarà solo una manipolazione. Ma so anche che solo amando i miei incondizionatamente posso guarire, e solo perché loro non sono stati in grado di amarmi non vuol dire che non possa riuscire dove loro hanno fallito.
Il no contact senza rancore e sensi di colpa è una soluzione? O frequentarli andandoci a cena ogni due settimane? Mi sento ancora in un doppio legame, e so che solo nel mio cuore posso sentire e scegliere ciò che fare di volta in volta. E che non esiste un metro di giudizio esterno a questo: non è né giusto né sbagliato, e non devo giustificarmi con nessuno delle mie scelte, solo assumerne la responsabilità. Ma la mia unica responsabilità è ora, e sempre, star bene e realizzarmi, e in questa famiglia non mi è mai stato possibile. Si tratta di diventare genitori di se stessi, totalmente responsabili della propria vita. Se noi cambiamo tutto cambia, ma forse semplicemente non c’è un “come” per realizzarlo. Grazie dell’eventuale commento.
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Caro Raffaele, se tu credi che soltanto l’amore incondizionato verso i tuoi genitori può portarti a guarire e a stare bene con te stesso, vuol dire che hai trovato la strada maestra per la tua serenità. L’amore incondizionato cosa significa? Affetto senza limitazioni. Tu scrivi anche di provenire dall’ennesimo autosabotaggio lavorativo e relazionale proveniente sempre da una persona narcisista, il che mi fa pensare che in realtà questa “strada maestra” debba essere tuttora consolidata affinché garantisca la tua stabilità in tutti i sensi. Se tuo padre è un narcisista avrà sperperato i soldi non per ripicca nei tuoi confronti, ma perché i narcisisti pensano esclusivamente ai loro bisogni, al loro piacere… Solo i genitori veramente tagliati per fare i genitori cercano di garantire il futuro dei figli per dormire sogni tranquilli nell’aldilà. Concordo che le fasi di rabbia e dolore debbano essere attraversate senza alcun tipo di illusione, ma discordo sul fatto che il perdono incondizionato sia l’unico modo di andare avanti a testa alta e molto meglio di prima. Questo perché il perdono è qualcosa di strettamente personale. Ognuno di noi ha un suo personale elenco di tutte le cose che dovrebbe perdonare a se stesso e agli altri. Per quanto mi riguarda, quando hai avuto un genitore psicopatico e violento, difficilmente puoi soprassedere sui momenti più bui della tua infanzia per sentirti in pace. Questo perché dall’altra parte non c’è pentimento. E quando non c’è il pentimento per parte del tuo genitore violento l’unica alternativa è prendere quel bambino in braccio, quel bambino che eri tu, e dargli tutta la compassione dell’universo. Questo però sono cose che hai capito già, anche grazie al tuo lungo percorso conoscitivo. Essere responsabili della propria vita implica rimboccarsi le maniche, guardarsi allo specchio e creare un piano concreto di indipendenza economica e affettiva. Il “come” realizzarlo dipende da tutto ciò che hai appreso nel corso di questi 36 anni di vita. Un abbraccio forte e benvenuto!
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Grazie di cuore della pronta risposta.
Mi trovo ancora in una fase in cui a volte riesco a vedere che “tutto è perfetto così come è”, e che non poteva andare altrimenti. In altri momenti, più frequenti ultimamente, tutto mi sembra un incubo troppo nero da sopportare. Probabilmente non è reale né l’una né l’altra cosa, e dipende solo da noi soffrire o meno, scegliere come vedere le cose. Di vero c’è solo quel che soggettivamente provo in ogni momento, e solo di quello dovrei curarmi. Spero solo di non punire inconsciamente i miei, sarebbe solo peggiorare le cose e allontanare l’autorealizzazione. Oggi ho scritto: “Grazie al narcisismo patologico di mio padre ho avuto il privilegio di provare una delle sofferenze maggiori che si possa provare. Chiunque viva e accetti totalmente tale sofferenza non può che uscirne, se ne esce, profondamente trasformato”. Siamo tutti vittime di vittime, ma questo non ci autorizza a continuare a comportarci come dei carnefici gli uni con gli altri.
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Raffaele, se vuoi star bene e realizzarti l’ unico sistema è distaccarti sia emotivamente che fisicamente dalla tua famiglia. Ti parlo per esperienza personale essendo anch’ io figlia di narcisisti ed essendo stata sempre il capro espiatorio della famiglia ( con tutto ciò che questo comporta ). Mio padre è deceduto nel 2012 per un tumore – era sempre teso e nervoso per qualunque cosa ed era inevitabile che prima o poi si sarebbe ammalato. Con mia madre invece ho rotto completamente i rapporti questa estate, adesso comunico con lei solo per lettera o tramite mio fratello, e solo per questioni urgenti. Ho anche deciso di rinunciare alla mia parte di eredità pur di non darle alcun appiglio a cui potersi attaccare ( fortunatamente la casa in cui vivo da sola è di mia proprietà e non mi occorrono altri lasciti ).
Se amare/perdonare oppure disprezzare i tuoi genitori, a mio avviso dev’ essere una tua scelta del tutto personale, devi fare quello che ti senti. L’ importante è smettere di sperare in un loro cambiamento in meglio anche minino, imparare a rinunciare del tutto all’ idea che potranno volerti bene e accettarti per come sei ( non riusciranno mai a farlo, i narcisisti NON POSSONO farlo ) e diventare del tutto incurante del loro giudizio nei tuoi confronti. La vera rinascita parte da qui.
Un abbraccio e in bocca al lupo!
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Grazie Grazia,
ora sta a me diventare il genitore e il figlio di me stesso. Ma per far questo devo fare interiormente pace con le mie radici. A volte penso che occorra accedere a uno statodi coscienza in cui restare o andarsene sia solo un dettaglio, non un dato essenziale. Ma non vorrei che questo faccia ancora parte di un perfezionismo autosabotante.
Un abbraccio, Raffaele
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“penso che occorra accedere a uno stato di coscienza in cui restare o andarsene sia solo un dettaglio, non un dato essenziale.”
Hai colto il punto fondamentale Raffaele, questa riflessione non è assolutamente segno di perfezionismo autosabotante ma è anzi la dimostrazione che sei avanti nel tuo percorso di evoluzione.
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